L'APPUNTO
DIARIO SEMI SERIO DAGLI STATES - Nunzia Marciano racconta: "Una napoletana a New York"
24.07.2017 13:18 di Napoli Magazine

NEW YORK (USA) - PRIMO GIORNO: SI PARTEEEE!

 

Push-Pull. Le basi, almeno quelle le devo tenere. Ma giusto per non dare le capate nelle porte dei negozi e degli uffici, non per niente. Allora, check-in fatto, devo solo fare il controllo passapor… No ma che è sta fila esagerata?? No ma in che senso, ci vogliono due ore! Sono le 8 e c’ho l’aereo alle 9.40! Cioè ci simm’ avviat’ ieri sera per stare a Roma in tempo e non fare le corse, abbiamo aperto stamattina alle 7, cosa che non ci stava neppure l’aereo e mò rischio di fare tardi??!! Marò, è fisiologico: se non c’è stress, non so’ contenta, niente. Allora, forza si corre… Coi tacchi, è chiaro. Mica potevo tenere le scarpette, nooo. Vabbè, borsa, computer, bagaglio a mano. Volooooo! Marò, e che caldo, sto murenn. Un attimo, sto qua! Eh, sì, ho fatto tardi, eh sì lo so, si chiedo venia. Sentite, mi fate salire o facimm chest’? Apposto. Saaaalve, ehm, veramente è un biglietto di business clas… Maronna, mia ma che è??? Cioè, io voglio morire nella prima classe di Alitalia, ho deciso! Posto unico, sedile che diventa letto, prosecco di benvenuto e in regalo la pochette Bulgari. Ok. Quando tieni un’amica in Alitalia, alle volte. Ahhh. Ok, telefoniamo prima di decollare che poi lo devo spegnere che sennò già me lo immagino l’annuncio: “Gentili passeggeri stiamo precipitando per mezza della bionda che non ha spento il telefono. Addio”. No, no, e poi sarebbe troppo un peccato: è troppo bella la prima classe. Si decollaaaa. Azz, il menù addirittura?? Tutto a base di pesce. Ma manco la domenica da mammà proprio, con tutto il rispetto per le domeniche da mammà, si capisce. Allora, dunque, l’antipasto è eccezionale. Uh, la pasta… Ok, è cotta si può colare. In che senso non era un assaggio ma era la porzione intera? Rettifico: la cucina di mammà è un altro livello proprio. Però come sono gentili: sarà perché ognuno dei 20 biglietti qui costa più o meno uno stipendio? Mi sa di sì. 10 ore. Volano, però, mò ci vuole. Partenza alle 10, arrivo alle 13. No, non hanno fatto ancora la macchina del tempo che Roma-New York ci mette 3 ore: è il fuso che è un altro fatto. Però tra pranzo, cena, due film e un libro… Si atterraaaa. Eccoci qui. Arrivederci. Ma quant’è grande st’aeroporto? Mi viene in mente la battuta di Siani, sulle differenze tra Napoli e l’America: a New York l’aeroporto e JHON FIT-GERALD KENNEDY.  Napoli è CAPRICHIN’ ma arò c’abbiammm? Tiene ragione. Marò un’altra fila?? La dogana USA. Ok. E’ il mio turno. Hello. Yes, I am a Jurnalist. What? What do u want?? What is?? Ma c’bò chist?? I don’t understand… What?? Ahhhh, il tesserino! Mamma mì, cominciamo bene! Sì, sì eccolo. Ora il ritiro bagaglio da stiva o meglio il momento di ansia allo stato puro perché come sempre escono tutte le valigie pure di chi non è partito tranne la tua. E tu già ti immagini a dover stare 3 settimane con le due magliette e le tre mutande che ti sei portata nel bagaglio a man… Eccolaaaa! Incredibile! Dopo solo 24 giri del rullo. Mi sento una donna fortunata. Allora, mò devo arrivare nel Queens. Uh ma quello steward parla italiano: sempre più fortunata, devo dire. Becco uno steward della Meridiana.

 

- Scusi, lei è italiano??


- Sì, mi dica.


- Per arrivare a XXX, che metropolitana devo prendere?


- Guardi, qui oggi è peggio di Napoli, la metropolitana è ferma. Prenda un taxi che è megl...


- Come scusi?!?!? Io sono Napoletana!


- No ma a Napoli avete il mare bello, il buon cibo, il vulcano...


- Ha dimenticato la pizza e il mandolino.


- Le belle donne come lei...


- Guardi, è meglio se la smette. Lei di dov'è?


- Firenze.


- Prima di tornarci, vada a Napoli: scoprirà che è molto meglio di quanto lei e quelli come lei, pensiate! E comunque a Napoli la metropolitana funziona.

 

Stu scem’. Si è fatto viola, stu’ cretin’. Ha ragione che non tengo tempo ha ragione. Allò, proviamo a rassicurare che sono arrivata sana e salva. Ah, bene: non prende nessun wi-fi! Andiamo di sms, và. Uh, uno di Uber: “Sorry, for arriving here? Yes, here? Cosa? 65$?? Ma mi porti in braccio?? Ah se mi prendo il taxi è il triplo?? E mi sa che resto dentro all’aeroporto, allora”. Fammi chiedere al taxi: “Sorry, for arriving here? 45? Ok! Let’s go. Hai capito a Uber, mi voleva fa, iss a me. Bah. Ma che ore sono in tutto questo? Le 4? Che poi sarebbero le 10 di sera in Italia, cioè sto scetata già da una vita. Che sonno! Eccomi. Nel Queens. Però, carino il quartiere. Anche la stanza e la casa. Non male, ya, spartana ma assai pulita. Uh, una coinquilina giapponese: “Hallo!”. Mah, non mi risponde: non m’avrà sentita, penso. Ok, disfiamo tutta la casa che mi sono portata appresso. Però che bel quartiere, che bella l’America. Ah, queste sono le chiavi? Solo due? Ma ci sono 4 porte! Ah, quelle esterne non le chiudete. Ottimo. Cioè, noi a Napoli facciamo delle porte talmente blindate che se perdiamo le chiavi c’ vonn’ e pumpier, e questi non solo c’hanno le porta di cartone ma non le chiudono nemmeno. Benissimo: poi dicono che fanno i film di terrore e l’assassino subito entra! Ma è normale!! Sai che pensiero a dormire così stanotte! Che stanchezza… No, non devo dormire! Vado in bagno… Ahhhhh! Ma che è quel cadavere sul divano?? Uh marò ci sta una a pancia sotto sul divano che dorme vestita. Ma che è?? Che impressione. Vabbè, me ne torno in camera che è meglio. Non devo dormire, però. Non fa niente che qui sono le 7 di sera che poi sarebbe l’1 di notte, ma non devo dormir… zzzzzzzzz

 

SECONDO GIORNO: LA GRANDE MELA.

 

Ma che ore sono?? Marò le 7?’ Ed è domenica. E piove. I ch’ giornata che è schiarata! Vabbè faccio un po’ di telefonate che tanto in Italia è l’una di pomeriggio e stanno tutti svegli. E al mare immagino. Fatte. E ora che faccio? Vabbè, esco. Il cadavere. Sta ancora là. Vabbè s’è girato perlomeno. Ah si sveglia…” Goodmorning! I am Nunzia. Ah, tu sei la proprietaria di casa! Name? Aitinka, Atinka, Atina… Ma comm’ s’chiamma chest?? Vabbè. Posso fare il caffè!? Thanks”. Ok, non è la moka. E il latte che ho comprato ieri?? Ma è scaduto?? Ma ma!! Aspè: 7/23/2017… è oggi. Sti americani che scrivono le date al contrario! Maledetti! Vabbè vado a Manhattan a fa’ colazione. La giapponese: “Goodmornig…” Apposto: non è che non mi sente: nun m’salut. Tutto bene. Esco. Allora, Subway… è vicina però. Quante fermate per Times Square? 7?’ Si può fare. Sono già le 9. Ma che si sta mangiando questa?? Il tramezzino? E’ nov’ a matin?? No, vabbè. A pranzo cinghiali. Ma poi come so vestiti?? Tutti in tuta da corsa: ma arò corron a primma matina?’ Mah. Eccomi a Manhattan… Marò che bella! Un bar! Colazione… Ma che è sta puzza?? Ah, già: qua si mangiano i peperoni imbuttonati a prima mattina. “Goodmornig… Cake and coffee for me!” Uh, il pancake… Marò quanto fa schifo! E’ dolcissimo: 1.467 calorie alla modica cifra di 11$??? No, ma è ‘n affare. E il caffe?? Lungo. Una ciofeca. Ahhh. Ok, pago e fuggo. Direzione: MoMA. Bello qui. “Special ticket for press…” Uhm, proviamo! Uaaaa: se sei giornalista non paghi!! Io lo sapevo che pagare 100 euro all’anno serviva. Più in Amerca che in Italia oramai, ma vabbè. Marò che freddo in queste sale del MoMA! Ok, i quadri ma mò capisco come si piglia la bronchite: fuori 40 gradi nonostante la pioggia e qui meno 20! Sei piani?? Vabbè, è arte. Anche se io spero sempre che tra le opere non ci sia mai un divano che sennò mi siedo sicuro! Uh, Van Gogh… La notte stellata… Wonderful! Questo? Monet! Aspe che faccio una foto… ma è enorme. Indietreggio. Ancora, ancora, ancor… ma che è!! Come scusi?? Ma che vuole la guardi… Uh, marò per fare la foto al quadro di Monet mi sono appoggiata su un altro quadro di Monet! Eh, scusi! Non l’ho visto! Sorry, sorry. Apposto: se continuo così per stasera mi arrestano sicuro. Girato tutto… Usciamo và. Ha smesso di piovere. Il giro per negozi ci sta. Push… Pull. Marò non è automatico, che palle. Rischio ancora la capata nella porte. Però che meraviglia New York: come mi ha detto una persona stamattina “Sono nel centro del centro del Mondo”. Molti pensieri li ho lasciati a casa, altri non si può e mi fanno compagnia in questo centro del centro del Mondo. Uh, i mercatini! Ma come si vestono qui?? No, seriamente: ce ne fosse una o una vestito decentemente! E poi Carry di Sex and The city dettava moda. Mah. Subway. Torno a casa. Per oggi può bastare come primo vero giorno. L’anno scorso sono sopravvissuta al Cammino di Santiago: quest’anno devo sopravvivere alle porte push and pull. Ce la posso fare. See u tomorrow New York. 

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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24/07/2024 - 13:18

NEW YORK (USA) - PRIMO GIORNO: SI PARTEEEE!

 

Push-Pull. Le basi, almeno quelle le devo tenere. Ma giusto per non dare le capate nelle porte dei negozi e degli uffici, non per niente. Allora, check-in fatto, devo solo fare il controllo passapor… No ma che è sta fila esagerata?? No ma in che senso, ci vogliono due ore! Sono le 8 e c’ho l’aereo alle 9.40! Cioè ci simm’ avviat’ ieri sera per stare a Roma in tempo e non fare le corse, abbiamo aperto stamattina alle 7, cosa che non ci stava neppure l’aereo e mò rischio di fare tardi??!! Marò, è fisiologico: se non c’è stress, non so’ contenta, niente. Allora, forza si corre… Coi tacchi, è chiaro. Mica potevo tenere le scarpette, nooo. Vabbè, borsa, computer, bagaglio a mano. Volooooo! Marò, e che caldo, sto murenn. Un attimo, sto qua! Eh, sì, ho fatto tardi, eh sì lo so, si chiedo venia. Sentite, mi fate salire o facimm chest’? Apposto. Saaaalve, ehm, veramente è un biglietto di business clas… Maronna, mia ma che è??? Cioè, io voglio morire nella prima classe di Alitalia, ho deciso! Posto unico, sedile che diventa letto, prosecco di benvenuto e in regalo la pochette Bulgari. Ok. Quando tieni un’amica in Alitalia, alle volte. Ahhh. Ok, telefoniamo prima di decollare che poi lo devo spegnere che sennò già me lo immagino l’annuncio: “Gentili passeggeri stiamo precipitando per mezza della bionda che non ha spento il telefono. Addio”. No, no, e poi sarebbe troppo un peccato: è troppo bella la prima classe. Si decollaaaa. Azz, il menù addirittura?? Tutto a base di pesce. Ma manco la domenica da mammà proprio, con tutto il rispetto per le domeniche da mammà, si capisce. Allora, dunque, l’antipasto è eccezionale. Uh, la pasta… Ok, è cotta si può colare. In che senso non era un assaggio ma era la porzione intera? Rettifico: la cucina di mammà è un altro livello proprio. Però come sono gentili: sarà perché ognuno dei 20 biglietti qui costa più o meno uno stipendio? Mi sa di sì. 10 ore. Volano, però, mò ci vuole. Partenza alle 10, arrivo alle 13. No, non hanno fatto ancora la macchina del tempo che Roma-New York ci mette 3 ore: è il fuso che è un altro fatto. Però tra pranzo, cena, due film e un libro… Si atterraaaa. Eccoci qui. Arrivederci. Ma quant’è grande st’aeroporto? Mi viene in mente la battuta di Siani, sulle differenze tra Napoli e l’America: a New York l’aeroporto e JHON FIT-GERALD KENNEDY.  Napoli è CAPRICHIN’ ma arò c’abbiammm? Tiene ragione. Marò un’altra fila?? La dogana USA. Ok. E’ il mio turno. Hello. Yes, I am a Jurnalist. What? What do u want?? What is?? Ma c’bò chist?? I don’t understand… What?? Ahhhh, il tesserino! Mamma mì, cominciamo bene! Sì, sì eccolo. Ora il ritiro bagaglio da stiva o meglio il momento di ansia allo stato puro perché come sempre escono tutte le valigie pure di chi non è partito tranne la tua. E tu già ti immagini a dover stare 3 settimane con le due magliette e le tre mutande che ti sei portata nel bagaglio a man… Eccolaaaa! Incredibile! Dopo solo 24 giri del rullo. Mi sento una donna fortunata. Allora, mò devo arrivare nel Queens. Uh ma quello steward parla italiano: sempre più fortunata, devo dire. Becco uno steward della Meridiana.

 

- Scusi, lei è italiano??


- Sì, mi dica.


- Per arrivare a XXX, che metropolitana devo prendere?


- Guardi, qui oggi è peggio di Napoli, la metropolitana è ferma. Prenda un taxi che è megl...


- Come scusi?!?!? Io sono Napoletana!


- No ma a Napoli avete il mare bello, il buon cibo, il vulcano...


- Ha dimenticato la pizza e il mandolino.


- Le belle donne come lei...


- Guardi, è meglio se la smette. Lei di dov'è?


- Firenze.


- Prima di tornarci, vada a Napoli: scoprirà che è molto meglio di quanto lei e quelli come lei, pensiate! E comunque a Napoli la metropolitana funziona.

 

Stu scem’. Si è fatto viola, stu’ cretin’. Ha ragione che non tengo tempo ha ragione. Allò, proviamo a rassicurare che sono arrivata sana e salva. Ah, bene: non prende nessun wi-fi! Andiamo di sms, và. Uh, uno di Uber: “Sorry, for arriving here? Yes, here? Cosa? 65$?? Ma mi porti in braccio?? Ah se mi prendo il taxi è il triplo?? E mi sa che resto dentro all’aeroporto, allora”. Fammi chiedere al taxi: “Sorry, for arriving here? 45? Ok! Let’s go. Hai capito a Uber, mi voleva fa, iss a me. Bah. Ma che ore sono in tutto questo? Le 4? Che poi sarebbero le 10 di sera in Italia, cioè sto scetata già da una vita. Che sonno! Eccomi. Nel Queens. Però, carino il quartiere. Anche la stanza e la casa. Non male, ya, spartana ma assai pulita. Uh, una coinquilina giapponese: “Hallo!”. Mah, non mi risponde: non m’avrà sentita, penso. Ok, disfiamo tutta la casa che mi sono portata appresso. Però che bel quartiere, che bella l’America. Ah, queste sono le chiavi? Solo due? Ma ci sono 4 porte! Ah, quelle esterne non le chiudete. Ottimo. Cioè, noi a Napoli facciamo delle porte talmente blindate che se perdiamo le chiavi c’ vonn’ e pumpier, e questi non solo c’hanno le porta di cartone ma non le chiudono nemmeno. Benissimo: poi dicono che fanno i film di terrore e l’assassino subito entra! Ma è normale!! Sai che pensiero a dormire così stanotte! Che stanchezza… No, non devo dormire! Vado in bagno… Ahhhhh! Ma che è quel cadavere sul divano?? Uh marò ci sta una a pancia sotto sul divano che dorme vestita. Ma che è?? Che impressione. Vabbè, me ne torno in camera che è meglio. Non devo dormire, però. Non fa niente che qui sono le 7 di sera che poi sarebbe l’1 di notte, ma non devo dormir… zzzzzzzzz

 

SECONDO GIORNO: LA GRANDE MELA.

 

Ma che ore sono?? Marò le 7?’ Ed è domenica. E piove. I ch’ giornata che è schiarata! Vabbè faccio un po’ di telefonate che tanto in Italia è l’una di pomeriggio e stanno tutti svegli. E al mare immagino. Fatte. E ora che faccio? Vabbè, esco. Il cadavere. Sta ancora là. Vabbè s’è girato perlomeno. Ah si sveglia…” Goodmorning! I am Nunzia. Ah, tu sei la proprietaria di casa! Name? Aitinka, Atinka, Atina… Ma comm’ s’chiamma chest?? Vabbè. Posso fare il caffè!? Thanks”. Ok, non è la moka. E il latte che ho comprato ieri?? Ma è scaduto?? Ma ma!! Aspè: 7/23/2017… è oggi. Sti americani che scrivono le date al contrario! Maledetti! Vabbè vado a Manhattan a fa’ colazione. La giapponese: “Goodmornig…” Apposto: non è che non mi sente: nun m’salut. Tutto bene. Esco. Allora, Subway… è vicina però. Quante fermate per Times Square? 7?’ Si può fare. Sono già le 9. Ma che si sta mangiando questa?? Il tramezzino? E’ nov’ a matin?? No, vabbè. A pranzo cinghiali. Ma poi come so vestiti?? Tutti in tuta da corsa: ma arò corron a primma matina?’ Mah. Eccomi a Manhattan… Marò che bella! Un bar! Colazione… Ma che è sta puzza?? Ah, già: qua si mangiano i peperoni imbuttonati a prima mattina. “Goodmornig… Cake and coffee for me!” Uh, il pancake… Marò quanto fa schifo! E’ dolcissimo: 1.467 calorie alla modica cifra di 11$??? No, ma è ‘n affare. E il caffe?? Lungo. Una ciofeca. Ahhh. Ok, pago e fuggo. Direzione: MoMA. Bello qui. “Special ticket for press…” Uhm, proviamo! Uaaaa: se sei giornalista non paghi!! Io lo sapevo che pagare 100 euro all’anno serviva. Più in Amerca che in Italia oramai, ma vabbè. Marò che freddo in queste sale del MoMA! Ok, i quadri ma mò capisco come si piglia la bronchite: fuori 40 gradi nonostante la pioggia e qui meno 20! Sei piani?? Vabbè, è arte. Anche se io spero sempre che tra le opere non ci sia mai un divano che sennò mi siedo sicuro! Uh, Van Gogh… La notte stellata… Wonderful! Questo? Monet! Aspe che faccio una foto… ma è enorme. Indietreggio. Ancora, ancora, ancor… ma che è!! Come scusi?? Ma che vuole la guardi… Uh, marò per fare la foto al quadro di Monet mi sono appoggiata su un altro quadro di Monet! Eh, scusi! Non l’ho visto! Sorry, sorry. Apposto: se continuo così per stasera mi arrestano sicuro. Girato tutto… Usciamo và. Ha smesso di piovere. Il giro per negozi ci sta. Push… Pull. Marò non è automatico, che palle. Rischio ancora la capata nella porte. Però che meraviglia New York: come mi ha detto una persona stamattina “Sono nel centro del centro del Mondo”. Molti pensieri li ho lasciati a casa, altri non si può e mi fanno compagnia in questo centro del centro del Mondo. Uh, i mercatini! Ma come si vestono qui?? No, seriamente: ce ne fosse una o una vestito decentemente! E poi Carry di Sex and The city dettava moda. Mah. Subway. Torno a casa. Per oggi può bastare come primo vero giorno. L’anno scorso sono sopravvissuta al Cammino di Santiago: quest’anno devo sopravvivere alle porte push and pull. Ce la posso fare. See u tomorrow New York. 

 

 

Nunzia Marciano

 

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