L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "A Mertens non basta il pallone: si porta a casa tutto il San Paolo!"
19.12.2016 18:26 di Napoli Magazine

NAPOLI - In gergo calcistico si chiama "CHIMICA": è quando tra i giocatori di una stessa squadra si crea un legame di intenti e di azione talmente forte da paragonarlo alla materia che studia le reazioni tra gli elementi. Ad essere più romantici, di CHIMICA si parla quando i protagonisti della reazione sono due, tra i quali scatta la scintilla, contro ogni se e ogni ma. E allora ecco che c'è chimica. Chiariamo: non siamo né a scuola né in un laboratorio di ricerca. Siamo a Napoli, a parlare del Napoli, a raccontare di una domenica al San Paolo contro il Torino, di tripudio, di una carica esplosiva che si può capire solo se la si vive. CHIMICA, come quella che c'è tra gli 11 e Sarri, come quella tra Zielinski e Callejon, tra Hamsik e Insigne, tra Chiriches e la rete, tra Dries e il calcio, come quella tra Napoli e il Napoli. Legami indissolubili, passione comune, grinta condivisa, amore smisurato. Perché è così che gioca questo Napoli, è così che ricambia l'amore di chi rinuncia al Ragù della domenica per passarla, quella stessa domenica, sugli spalti di uno stadio sgarrupato ma gremito. L'amore di chi, corpo e testa sta a Fuorigrotta ma con l'anima e il cuore sta già a Madrid. Di chi il coro allo stadio lo fa, ma canta pulito: "Chi non salta Juventino è". Ecco qua. Bravi tutti, bravi, seriamente. Bravi perché se il calcio è spettacolo, il Napoli allora è veramente spettacolare. La maglia è quella della scaramanzia, e questa sarà, per un bianco momentaneamente sostituto dell'azzurro. Ma questo Napoli segnerebbe anche in Bermuda e infradito, va detto. E Dries Mertens segnerebbe anche con le mani legate e i piedi incatenati. Lui che a fine partita non si deve portare a casa il pallone: si deve portare a casa direttamente Sarri con tutta la panchina, le Curve, i sediolini rotti, la tribuna stampa, pure se ci piove dentro e la pista di atletica. Lui, diavulillo, in realtà Demonio per gli avversari, la mette dentro. 3 volte. In 9 minuti. E poi ancora 1. Con la maglia 14. A momenti ne faceva 5. In fondo il calcio è questione di numeri, quelli che ad avercene si arriva in alto. Fino al cielo, e oltre. E tu vola alto, caro Napoli: i numeri sul serio ce li hai, tutti, dal 25 di Peppino al 17 del capitano, dal 21 di Chiriches (in gol pure lui) al 24 di Lorenzo e al 7 da assist di Josè. Ma soprattutto i numeri del San Paolo strapieno dei 50mila. I numeri sono questi: a te il dovere di giocarteli, fino alla fine.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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19/12/2024 - 18:26

NAPOLI - In gergo calcistico si chiama "CHIMICA": è quando tra i giocatori di una stessa squadra si crea un legame di intenti e di azione talmente forte da paragonarlo alla materia che studia le reazioni tra gli elementi. Ad essere più romantici, di CHIMICA si parla quando i protagonisti della reazione sono due, tra i quali scatta la scintilla, contro ogni se e ogni ma. E allora ecco che c'è chimica. Chiariamo: non siamo né a scuola né in un laboratorio di ricerca. Siamo a Napoli, a parlare del Napoli, a raccontare di una domenica al San Paolo contro il Torino, di tripudio, di una carica esplosiva che si può capire solo se la si vive. CHIMICA, come quella che c'è tra gli 11 e Sarri, come quella tra Zielinski e Callejon, tra Hamsik e Insigne, tra Chiriches e la rete, tra Dries e il calcio, come quella tra Napoli e il Napoli. Legami indissolubili, passione comune, grinta condivisa, amore smisurato. Perché è così che gioca questo Napoli, è così che ricambia l'amore di chi rinuncia al Ragù della domenica per passarla, quella stessa domenica, sugli spalti di uno stadio sgarrupato ma gremito. L'amore di chi, corpo e testa sta a Fuorigrotta ma con l'anima e il cuore sta già a Madrid. Di chi il coro allo stadio lo fa, ma canta pulito: "Chi non salta Juventino è". Ecco qua. Bravi tutti, bravi, seriamente. Bravi perché se il calcio è spettacolo, il Napoli allora è veramente spettacolare. La maglia è quella della scaramanzia, e questa sarà, per un bianco momentaneamente sostituto dell'azzurro. Ma questo Napoli segnerebbe anche in Bermuda e infradito, va detto. E Dries Mertens segnerebbe anche con le mani legate e i piedi incatenati. Lui che a fine partita non si deve portare a casa il pallone: si deve portare a casa direttamente Sarri con tutta la panchina, le Curve, i sediolini rotti, la tribuna stampa, pure se ci piove dentro e la pista di atletica. Lui, diavulillo, in realtà Demonio per gli avversari, la mette dentro. 3 volte. In 9 minuti. E poi ancora 1. Con la maglia 14. A momenti ne faceva 5. In fondo il calcio è questione di numeri, quelli che ad avercene si arriva in alto. Fino al cielo, e oltre. E tu vola alto, caro Napoli: i numeri sul serio ce li hai, tutti, dal 25 di Peppino al 17 del capitano, dal 21 di Chiriches (in gol pure lui) al 24 di Lorenzo e al 7 da assist di Josè. Ma soprattutto i numeri del San Paolo strapieno dei 50mila. I numeri sono questi: a te il dovere di giocarteli, fino alla fine.

 

 

Nunzia Marciano

 

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