L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Napoli da tachicardia, ma ora suona una certa musichetta"
09.05.2016 10:58 di Napoli Magazine

NAPOLI - È che se non ci facciamo venire la tachicardia da ansia non siamo noi. Questo è. E questo è stata Torino-Napoli. Chiariamo: la stagione del Napoli passava da Torino. Ed è passata da lì anche la vittoria. Meritata. Soprattutto nel primo tempo. Il Napoli non ha giocato a calcio: ha fatto arricreare, che è diverso. All'arrivo di Sarri, i giochi di parole erano stati antitetici. Ve li ricordate? Sarricrea-sarripiglia-sarravoglia. Della tre, la prima. Poi tutti nello spogliatoio, in questa penultima di campionato. Al ritorno in campo, qualcosa non tornava. E giù con la solita ricerca di cardiologi in sala. Perché è così. Roba che il recupero diventa i 300 secondi più lunghi di tutta la stagione, roba che negli ultimi 40-50 secondi, con un gol è un uomo in più, ti ritrovi a fare il count down che nemmeno a Capodanno con lo bottiglia in mano. Ma in fondo, se non fa defibrillare il cuore, non è il Napoli. Lo abbiamo imparato. Tanto vale rassegnarsi e amen. Certo, se gli azzurri dominano, vedere che ne beccano uno per un'inadempienza di Peppino, pure è brutto. Il resto diventa ansia. Sul 1-2 per gli azzurri, i cuori si sono fermati. E hanno dato spazio all'ansia. L'attesa di Torino-Napoli è essa stessa ansia. A livelli altissimi. Lo era già da qualche giorno. Non se ne parlava troppo. Quasi ad esorcizzare il terrore di una partita fondamentale per non sprecare un'intera stagione. Non è ancora finita, questo è chiaro. Ma adesso i più temerari la musichetta della Champions se la sentono. Così, tanto per sorridere a denti stretti e con gli occhi chiusi. Tanto perché, è vero che il Napoli lo si sarebbe applaudito comunque, a prescindere, ma è vero anche che stanotte i sogni sono tranquilli. Quelli di gloria, soprattutto. Sabato prossimo c'è il Frosinone, quello della manita in casa loro, che torna in B e non ha nulla da chiedere. Così come il Napoli non ha nulla da recriminare a se stesso. Ha giocato il calcio, vero. Ha stabilito record, veri. Ha segnato, tanto. Ha Gonzalo: vivaddio. Un mostro. Veramente. Uno che segna e tu esulti, e poi solo quando torni in te, realizzi del portento che è. Un portento. Che gioca in uno squadrone. Manca l'ultima. Ne mancano ancora 90 di minuti. Saranno al San Paolo gli ultimi di questo campionato. E che bel campionato, ragazzi. Bello veramente. Forse non la pensano così le nostre coronarie, ma siamo sopravvissuti e questo conta. Almeno fino alla prossima volta. Fino alla prossima voglia di esultare, ancora. Sempre. Forza Napoli. Sempre.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

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L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Napoli da tachicardia, ma ora suona una certa musichetta"

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09/05/2024 - 10:58

NAPOLI - È che se non ci facciamo venire la tachicardia da ansia non siamo noi. Questo è. E questo è stata Torino-Napoli. Chiariamo: la stagione del Napoli passava da Torino. Ed è passata da lì anche la vittoria. Meritata. Soprattutto nel primo tempo. Il Napoli non ha giocato a calcio: ha fatto arricreare, che è diverso. All'arrivo di Sarri, i giochi di parole erano stati antitetici. Ve li ricordate? Sarricrea-sarripiglia-sarravoglia. Della tre, la prima. Poi tutti nello spogliatoio, in questa penultima di campionato. Al ritorno in campo, qualcosa non tornava. E giù con la solita ricerca di cardiologi in sala. Perché è così. Roba che il recupero diventa i 300 secondi più lunghi di tutta la stagione, roba che negli ultimi 40-50 secondi, con un gol è un uomo in più, ti ritrovi a fare il count down che nemmeno a Capodanno con lo bottiglia in mano. Ma in fondo, se non fa defibrillare il cuore, non è il Napoli. Lo abbiamo imparato. Tanto vale rassegnarsi e amen. Certo, se gli azzurri dominano, vedere che ne beccano uno per un'inadempienza di Peppino, pure è brutto. Il resto diventa ansia. Sul 1-2 per gli azzurri, i cuori si sono fermati. E hanno dato spazio all'ansia. L'attesa di Torino-Napoli è essa stessa ansia. A livelli altissimi. Lo era già da qualche giorno. Non se ne parlava troppo. Quasi ad esorcizzare il terrore di una partita fondamentale per non sprecare un'intera stagione. Non è ancora finita, questo è chiaro. Ma adesso i più temerari la musichetta della Champions se la sentono. Così, tanto per sorridere a denti stretti e con gli occhi chiusi. Tanto perché, è vero che il Napoli lo si sarebbe applaudito comunque, a prescindere, ma è vero anche che stanotte i sogni sono tranquilli. Quelli di gloria, soprattutto. Sabato prossimo c'è il Frosinone, quello della manita in casa loro, che torna in B e non ha nulla da chiedere. Così come il Napoli non ha nulla da recriminare a se stesso. Ha giocato il calcio, vero. Ha stabilito record, veri. Ha segnato, tanto. Ha Gonzalo: vivaddio. Un mostro. Veramente. Uno che segna e tu esulti, e poi solo quando torni in te, realizzi del portento che è. Un portento. Che gioca in uno squadrone. Manca l'ultima. Ne mancano ancora 90 di minuti. Saranno al San Paolo gli ultimi di questo campionato. E che bel campionato, ragazzi. Bello veramente. Forse non la pensano così le nostre coronarie, ma siamo sopravvissuti e questo conta. Almeno fino alla prossima volta. Fino alla prossima voglia di esultare, ancora. Sempre. Forza Napoli. Sempre.

 

 

Nunzia Marciano

 

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