L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Napoli, dimentica la beffa, torna a vincere per i tifosi!"
14.02.2016 19:53 di Napoli Magazine

NAPOLI - Chiamiamola beffa. Chiamiamola sfortuna. Chiamiamola occasione fortuita (per la Juve). Chiamiamola come vogliamo. Ma dopo averla chiamata, accettiamola. E si riparta da qui. Da uno Juventus Stadium orfano dei tifosi colorati che ha ospitato Juve-Napoli, settima gara di un ancor aperto campionato. Perché per quanto se ne dica, il campionato resta aperto. Certo, dopo questo immeritato risultato, il morale è a terra (quello degli azzurri) e va ripreso. Di corsa. Il calendario è ancora lungo, le gare da disputare ancora tante, la strada ancora da tracciare ma l'importante è non farsi abbattere da un risultato capitato e immeritato, in una partita dove più giusto sarebbe stato lo 0-0, che oramai tutti si aspettavano. Ma, come si dice, il Diavolo c'ha messo le corna, Zaza il tiro e Albiol la deviazione. 1-0 per i padroni di casa. Una casa la loro che ci si aspettava bolgia infernale (a proposito di Inferno), ma che invece non lo è stata, eccezion fatta per qualche coretto qua e là e per la stranezza di sentir intonare "Quel giorno all'improvviso" alla maniera torinese. Strano davvero. Ma di sicuro meglio di un "Vesuvio-lavali-col-fuoco". Spalti a parte, in campo si è visto un Napoli preparato, contro una Juve altrettanto forte e due squadre consapevoli entrambe, dello spessore dei reciproci avversari e a cui un pareggio sarebbe andato bene, diciamocelo. E invece no, pareggio non è stato, e la formazione di mister Sarri deve cedere la vetta, e scendere ad un punto dietro la ora capolista torinese. Era un Big Match, era un partitone vissuto da tutti, colorati o no, come una gara da finale se non di Champions almeno di Europa League. E per questo la delusione è stata forte, pari alla beffa di subire un gol sul finale, insomma. Di quelli che per un attimo pensi che "subirne due al 45esimo quasi-quasi era meglio". Ma i giocatori e i tifosi non si abbattano: in questo Napoli bisogna crederci, bisogna avere coraggio e sfidare tutto e tutti, avversarie e sfortuna, sconfitta e arbitri. Ed esserci, sempre. Come ha fatto lui, Lorenzo, 9 anni, che con l'azzurro del suo cappellino e la sua maglia di Higuain incastrata sul giubbotto, spiccava tra il bianco&nero dell'avversaria tifoseria. Lui che allo Juventus Stadium ci è venuto per gridare "Forza Napoli Sempre", con la gioia di un bambino e la grinta di un tifoso. E che, mi immagino, ne sia uscito mogio mogio, ma con tanta voglia di tornare presto a gioire. Ed è per Lorenzo e per tutti i napoletani come lui che bisogna continuare a combattere, e vincere, per sognare e far sognare Lorenzo e non solo lui. E i tifosi lo sanno. Ed è in nome di quel sogno che fanno partire il Tam-Tam. Che scendono in strada, all'1 di notte. Si mettono in macchina, direzione Capodichino e vanno "a prendere" il Napoli che torna da Torino. E' così che Napoli gli fa sentire il suo calore, al di là del risultato, e gli chiede di poter davvero continuare a sognare. Perché quest'anno il sogno porta la firma di questo Napoli. Perchè il sogno non è infranto. Perché sognare è bello e non si può e non si deve smettere di sognare. Mai.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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14/02/2024 - 19:53

NAPOLI - Chiamiamola beffa. Chiamiamola sfortuna. Chiamiamola occasione fortuita (per la Juve). Chiamiamola come vogliamo. Ma dopo averla chiamata, accettiamola. E si riparta da qui. Da uno Juventus Stadium orfano dei tifosi colorati che ha ospitato Juve-Napoli, settima gara di un ancor aperto campionato. Perché per quanto se ne dica, il campionato resta aperto. Certo, dopo questo immeritato risultato, il morale è a terra (quello degli azzurri) e va ripreso. Di corsa. Il calendario è ancora lungo, le gare da disputare ancora tante, la strada ancora da tracciare ma l'importante è non farsi abbattere da un risultato capitato e immeritato, in una partita dove più giusto sarebbe stato lo 0-0, che oramai tutti si aspettavano. Ma, come si dice, il Diavolo c'ha messo le corna, Zaza il tiro e Albiol la deviazione. 1-0 per i padroni di casa. Una casa la loro che ci si aspettava bolgia infernale (a proposito di Inferno), ma che invece non lo è stata, eccezion fatta per qualche coretto qua e là e per la stranezza di sentir intonare "Quel giorno all'improvviso" alla maniera torinese. Strano davvero. Ma di sicuro meglio di un "Vesuvio-lavali-col-fuoco". Spalti a parte, in campo si è visto un Napoli preparato, contro una Juve altrettanto forte e due squadre consapevoli entrambe, dello spessore dei reciproci avversari e a cui un pareggio sarebbe andato bene, diciamocelo. E invece no, pareggio non è stato, e la formazione di mister Sarri deve cedere la vetta, e scendere ad un punto dietro la ora capolista torinese. Era un Big Match, era un partitone vissuto da tutti, colorati o no, come una gara da finale se non di Champions almeno di Europa League. E per questo la delusione è stata forte, pari alla beffa di subire un gol sul finale, insomma. Di quelli che per un attimo pensi che "subirne due al 45esimo quasi-quasi era meglio". Ma i giocatori e i tifosi non si abbattano: in questo Napoli bisogna crederci, bisogna avere coraggio e sfidare tutto e tutti, avversarie e sfortuna, sconfitta e arbitri. Ed esserci, sempre. Come ha fatto lui, Lorenzo, 9 anni, che con l'azzurro del suo cappellino e la sua maglia di Higuain incastrata sul giubbotto, spiccava tra il bianco&nero dell'avversaria tifoseria. Lui che allo Juventus Stadium ci è venuto per gridare "Forza Napoli Sempre", con la gioia di un bambino e la grinta di un tifoso. E che, mi immagino, ne sia uscito mogio mogio, ma con tanta voglia di tornare presto a gioire. Ed è per Lorenzo e per tutti i napoletani come lui che bisogna continuare a combattere, e vincere, per sognare e far sognare Lorenzo e non solo lui. E i tifosi lo sanno. Ed è in nome di quel sogno che fanno partire il Tam-Tam. Che scendono in strada, all'1 di notte. Si mettono in macchina, direzione Capodichino e vanno "a prendere" il Napoli che torna da Torino. E' così che Napoli gli fa sentire il suo calore, al di là del risultato, e gli chiede di poter davvero continuare a sognare. Perché quest'anno il sogno porta la firma di questo Napoli. Perchè il sogno non è infranto. Perché sognare è bello e non si può e non si deve smettere di sognare. Mai.

 

 

Nunzia Marciano

 

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