L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Tutti pazzi per Mertens"
22.08.2016 15:14 di Napoli Magazine

NAPOLI - A volte basta un attimo per cambiare una vita. Altre volte ci vuole un Mertens per cambiare una partita. Ma poi basta un arbitro per cambiare un risultato. Chiariamo: il Napoli ha inspiegabilmente sprecato 45'. Inspiegabilmente. Ma un rigore non dato fa la differenza. Bizzarri dice la sua sostenendo che il fallo era su di lui, Rocchi fa lo stesso. E dicendo la sua annulla un rigore. Ma partiamo dal principio, da un fischio di inizio senza azzurro. Nera è la maglia, nero il risultato dei primi 45'. Assenti Gabbiadini e Insigne, seppur in campo entrambi. Non perviene Valdifiori e lascia dubbi anche Koulibaly. Dubbi che il Pescara neo promosso in A trasforma in gol. Un doppio vantaggio che manda gli azzurri nello spogliatoio a testa bassa. Nella ripresa la rivoluzione si chiama Mertens. Il belga esplode e in rete ne manda due, tripudio dei 2.000 partenopei e della stampa azzurra reclusa in quel che sembra un'aula bunker che da queste parti considerano "tribuna stampa". Due in quattro. Di gol in minuti della ripresa. E menomale, verrebbe da dire. Vincono le rivali nell'anticipo. Vince l'ex che segna. Vincono anche i biancocelesti. Il Napoli pareggia e deve anche ringraziare la provvidenza, Mertens e San Gennaro. Di certo pochi altri. Manolo tentenna. Resta fuori dal gioco. E forse anche fuori dalla rosa per un mercato ancora aperto che potrebbe vederlo in cessione. Fa meglio il subentrato Milik. Che subentra a lui. Insomma. Benedetto sia Dries che salva pelo pelo da una disfatta che male avrebbe fatto ad umore e risultato. Un umore messo già duramente alla prova. Ma il Napoli deve ripartire. Dallo stadio Adriatico. Da una squadra ancora non squadra. Da un arbitraggio che penalizza. Tanto. Troppo. È la prima. Una rondine non fa primavera. Un rigore dato e poi annullato fa la beffa di un pareggio amaro. Amaro. Che però poteva andare peggio. Il Pescara incredulo ha meritato. Il Napoli altrettanto incredulo ha invece, subito. Prima di rialzarsi. Prima di pareggiare i conti, per non ripetere lo start della scorsa stagione. Ma all'epoca Sarri era la scommessa di un Napoli con tante pedine. Oggi Sarri è la certezza di un Napoli che deve rimescolare le sue carte. Suo, del toscano, il compito di rimettere quelle carte in regola. Può farlo. Deve farlo. Senza se e senza ma. Senza parole nè chiacchiere. Nessuna conferenza (a invito o meno) nel post gara. C'era un volo da prendere per il rientro. E poco da aggiungere al gioco visto in campo. Si parte in sordina. Si punta in alto. A doppiare la scorsa stagione, a brillare in Champions. A regalare gioie ed emozioni. Di delusioni i tifosi azzurri ne hanno dovute subire abbastanza. Di bocconi amari ingoiare altrettanti. Ma contro il Pescara era solo il primo calcio di inizio. Erano solo i primi 90'. Di tempo ce ne sta. Di occasioni anche. Di gioco pure. E di voglia di vincere, soprattutto.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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22/08/2024 - 15:14

NAPOLI - A volte basta un attimo per cambiare una vita. Altre volte ci vuole un Mertens per cambiare una partita. Ma poi basta un arbitro per cambiare un risultato. Chiariamo: il Napoli ha inspiegabilmente sprecato 45'. Inspiegabilmente. Ma un rigore non dato fa la differenza. Bizzarri dice la sua sostenendo che il fallo era su di lui, Rocchi fa lo stesso. E dicendo la sua annulla un rigore. Ma partiamo dal principio, da un fischio di inizio senza azzurro. Nera è la maglia, nero il risultato dei primi 45'. Assenti Gabbiadini e Insigne, seppur in campo entrambi. Non perviene Valdifiori e lascia dubbi anche Koulibaly. Dubbi che il Pescara neo promosso in A trasforma in gol. Un doppio vantaggio che manda gli azzurri nello spogliatoio a testa bassa. Nella ripresa la rivoluzione si chiama Mertens. Il belga esplode e in rete ne manda due, tripudio dei 2.000 partenopei e della stampa azzurra reclusa in quel che sembra un'aula bunker che da queste parti considerano "tribuna stampa". Due in quattro. Di gol in minuti della ripresa. E menomale, verrebbe da dire. Vincono le rivali nell'anticipo. Vince l'ex che segna. Vincono anche i biancocelesti. Il Napoli pareggia e deve anche ringraziare la provvidenza, Mertens e San Gennaro. Di certo pochi altri. Manolo tentenna. Resta fuori dal gioco. E forse anche fuori dalla rosa per un mercato ancora aperto che potrebbe vederlo in cessione. Fa meglio il subentrato Milik. Che subentra a lui. Insomma. Benedetto sia Dries che salva pelo pelo da una disfatta che male avrebbe fatto ad umore e risultato. Un umore messo già duramente alla prova. Ma il Napoli deve ripartire. Dallo stadio Adriatico. Da una squadra ancora non squadra. Da un arbitraggio che penalizza. Tanto. Troppo. È la prima. Una rondine non fa primavera. Un rigore dato e poi annullato fa la beffa di un pareggio amaro. Amaro. Che però poteva andare peggio. Il Pescara incredulo ha meritato. Il Napoli altrettanto incredulo ha invece, subito. Prima di rialzarsi. Prima di pareggiare i conti, per non ripetere lo start della scorsa stagione. Ma all'epoca Sarri era la scommessa di un Napoli con tante pedine. Oggi Sarri è la certezza di un Napoli che deve rimescolare le sue carte. Suo, del toscano, il compito di rimettere quelle carte in regola. Può farlo. Deve farlo. Senza se e senza ma. Senza parole nè chiacchiere. Nessuna conferenza (a invito o meno) nel post gara. C'era un volo da prendere per il rientro. E poco da aggiungere al gioco visto in campo. Si parte in sordina. Si punta in alto. A doppiare la scorsa stagione, a brillare in Champions. A regalare gioie ed emozioni. Di delusioni i tifosi azzurri ne hanno dovute subire abbastanza. Di bocconi amari ingoiare altrettanti. Ma contro il Pescara era solo il primo calcio di inizio. Erano solo i primi 90'. Di tempo ce ne sta. Di occasioni anche. Di gioco pure. E di voglia di vincere, soprattutto.

 

 

Nunzia Marciano

 

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