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INFANZIA - Save the Children, Italia paese vietato ai minori, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40% non fa sport
12.05.2018 11:32 di Napoli Magazine

Un Paese vietato ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi[1] – il 12,5% del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40% non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l’attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze.

 

Dal nuovo rapporto di Save the Children “Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia” – diffuso oggi in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il Futuro per il contrasto alla povertà educativa – emerge che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro 5%). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di “resilienti”, ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio. 

Come favorire la loro resilienza? Uno studio inedito contenuto nel nuovo rapporto di Save the Children dimostra che i fattori che aiutano i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono l’aver frequentato un asilo nido (+39% di probabilità), una scuola ricca di attività extracurriculari (+127%), dotata di infrastrutture adeguate (+167%) o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+100%). Di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riduconotra il 30% e il 70% se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale.  

 

Il contesto nel quale si cresce, la “comunità educante” che può attivarsi attorno ad un bambino e ad un ragazzo, può avere dunque un ruolo decisivo nella riduzione delle diseguaglianze di origine.

 

E’ dunque fondamentale investire su questi aspetti per fronteggiare la drammatica condizione di povertà educativa che colpisce i minori in Italia. Nel nostro Paese, infatti, – sono alcuni dati in evidenza nel rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro - 1 minore di 15 anni su 5 non raggiunge le competenze minime in lettura e in matematica; quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi prima del tempo; circa la metà degli alunni non usufruisce della mensa a scuola, il tempo pieno è assente da 7 classi delle scuole primarie e da 9 classi delle scuole secondarie su 10, mentre appena 1 bambino su 10 frequenta l’asilo nido o un servizio per la prima infanzia.

 

Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise occupano i primi cinque posti della triste classifica della povertà educativa in Italia, secondo il nuovo indice di povertà educativa (IPE)[2] elaborato dall’Organizzazione. Regioni in cui bambini e i ragazzi sono maggiormente privati delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie capacità, nonché della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza necessari per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali. A fare da contraltare, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna che si segnalano invece come le aree che offrono maggiori opportunità educative per i minori.  

 

“L’Italia è un Paese vietato ai minori, dove assistiamo all’abbandono e al degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai bambini e dai ragazzi che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali. Luoghi che per tanti di loro potrebbero rappresentare un’opportunità reale per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni. Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente, a superare le onde degli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

 

In occasione del rilancio della campagna Illuminiamo il Futuro - giunta al suo quinto anno e attiva dal 12 maggio - Save the Children lancia oggi una petizione on line – disponibile su www.illuminamoilfuturo.it – per chiedere che tutti gli spazi abbandonati, spesso lasciati nel completo degrado, vengano restituiti ai bambini e siano dedicati ad attività sportive, educative e culturali gratuite. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata ai 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi pubblici, da nord a sud, sottratti ai minori nel nostro Paese.

 

Tra questi, l’ex scuola elementare di Via Cabella a Milano, nel quartiere Baggio, che ormai da 20 anni versa in stato di completo abbandono; oppure ilTeatro Principessa Isabella, nel quartiere Lucento/Vallette di Torino, che rappresentava uno dei luoghi più vivi della periferia e un punto di riferimento per l’intera comunità ma che risulta sbarrato dal 2016.

E, ancora, il parco nel quartiere Villaggio Falcone, nella zona di Ponte di Nona a Roma, inghiottito dall’erba alta e dal degrado, con i giochi per bambini distrutti e ormai ridotto a discarica a cielo aperto; la palestra nel quartiere Arghillà, a Reggio Calabria, completata da diversi anni ma mai stata consegnata e utilizzata, in un’area caratterizzata da grave disagio sociale ed economico dove i minori del posto non hanno un luogo dove fare sport; il parco San Gennaro nel rione Sanità di Napoli, con la sua vastissima area verde, un campo di calcetto e un’area per il pattinaggio, inutilizzato da anni per i continui atti di vandalismo; o l’asilo nido comunale “Galante” nel quartiere Danisinni, una zona fortemente degradata nella periferia di Palermo, che dopo essere stato chiuso per lavori più di 10 anni fa non ha ancora rivisto la luce.

 

Spazi fisici, concreti e visibili, a cui si aggiungono due luoghi particolarmente emblematici delle deprivazioni ai danni di bambini e adolescenti nel nostro Paese:L’Aquila, la città simbolo vietata ai minori – ma anche agli adulti – che a nove anni dal terremoto vede ancora i bambini e i ragazzi privati della possibilità di tornare a studiare nelle loro scuole e degli spazi educativi e ricreativi di cui hanno bisogno; e il Parlamento, il luogo per eccellenza dove troppo spesso i diritti dei minori vengono ignorati e la loro voce resta inascoltata.

 

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 14 maggio è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.  

 

Numerose le iniziative che si terranno nelle diverse città, promosse, tra le altre, da moltissime organizzazioni, tra cui UISP, Slow Food, Retake, CISV solidarietà, Acli, CSI, Arci e tanti gruppi scout dell’AGESCI: dalla manifestazione sportiva Rugbio, che a Cusago, nel milanese, ospiterà circa mille mini rugbisti e 500 scout da tutta la Lombardia alla “corsa delle scope” a Golfo Aranci, in provincia di Otranto, per ripulire 8 chilometri di costa dalla plastica e altre forme di inquinamento; dall’evento conclusivo della stagione teatrale al Teatro Biondo di Palermo, che ha offerto ai bambini del Punto Luce di Save the Children nel quartiere Zisa la possibilità di assistere gratuitamente agli spettacoli durante tutto l’anno, all’Istituto Nazionale di astrofisica che a Milano invita bambini e ragazzi a salire “Nello spazio con Samantha” (Cristoforetti) per osservare la terra senza confini ma anche i gravi danni provocati dall’uomo. E, ancora, il laboratorio musicale con gli smartphone “Smart Sound” di Torino per guidare i partecipanti alla scoperta delle possibilità creative che offrono i dispositivi tecnologici che usiamo tutti i giorni.

 

Il 16 maggio, inoltre, presso il Centro Congressi della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza – in via Salaria 113, a Roma a partire dalle ore 9.30 – Save the Children promuove il Forum Nazionale “Illuminiamo il futuro”, un’occasione di confronto e approfondimento sulla povertà educativa in Italia, con il coinvolgimento di attori, enti e organizzazioni impegnate a vario titolo sul tema in questione.

 

 

La povertà educativa in Italia

 

Dall’indice di povertà educativa 2018 di Save the Children, emerge che sono la Campania, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e il Molise le regioni italiane dove gli effetti della povertà educativa su bambini e ragazzi si fanno sentire maggiormente e dove minori sono le opportunità di attivare percorsi di resilienza.

 

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18,1%). L’Umbria, di contro, figura come la regione più virtuosa in tal senso con un 6,7%[3].

 

Quasi 9 bambini su 10 (87%), inoltre, non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia, percentuali che si avvicinano drammaticamente al 100% in Calabria e Campania dove solo rispettivamente l’1,2% e il 2,6% dei bambini può accedere a questi servizi. Il miglior risultato si registra invece in Emilia Romagna, dove la copertura di servizi per la prima infanzia non supera il 25,6%[4]. Più del 66% delle classi della scuola primaria e più dell’85% di quelle della scuola secondaria, inoltre, in Italia, non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, con il Molise che fa registrare le percentuali più alte sia per la primaria (94,3%) che per la secondaria (97,8%). Da sottolineare come nel caso delle scuole secondarie, sia una regione virtuosa come l’Emilia Romagna a seguire il Molise nella classifica negativa, con quasi il 96% delle classi senza tempo pieno[5]. Quasi la metà degli alunni (49%), nel nostro Paese, non accede invece al servizio di mensa scolastica, con punte dell’80% in Molise e del 74% in Puglia, mentre le regioni più virtuose in tal senso appaiono Valle d’Aosta (29,1%), Liguria (30%) e Piemonte (31,1%)[6].

 

Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che più della metà dei ragazzi, in Italia (52,8%) non legge libri; quasi il 43% non fa sport e quasi 1 su 3 (29,1%) non naviga su internet. E, ancora, quasi 7 su 10 non vanno a teatro o non visitano siti archeologici; quasi 8 su 10 non vanno a concerti e più della metà (55%) non visitano mostre o musei. Dati che, a livello regionale, confermano come le regioni in cima alla classifica IPE siano anche quelle dove l’offerta di attività culturali e ricreative è più bassa[7].

 

 

Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti

 

Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura[8]. Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%)[9].

 

“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

 

Tra gli alunni quindicenni più svantaggiati, infatti, più di 1 su 4 (26%) riesce a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, percentuale che si alza notevolmente prendendo in considerazione la singola materia (37% in matematica; 36% in lettura). Di essi, il 3,79% raggiunge i livelli di competenze più alti in matematica, mentre lo 0,75% (circa 1.000 alunni) sono considerati “top performer”, ovvero ottengono il massimo livello di competenza[10].

 

Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17,2% al 28,1%, per poi contrarsi sino all’attuale 26%[11]; mentre per quanto riguarda le differenze regionali emerge che le percentuali più alte si registrano soprattutto al nord, calando notevolmente nelle regioni meridionali dove bambini e ragazzi hanno meno opportunità di emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza. Ad eccezione della Liguria, infatti, nelle regioni del nord più di 1 minore su 3 é resiliente, con punte del 45% in Veneto e 46% in Lombardia; al centro tale percentuale si attesta tra il 20% e il 30% mentre al sud e nelle isole cala sotto la soglia del 20%, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica (rispettivamente al 12% e 14%)[12]. Se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%)[13].

   

 

Fattori protettivi della resilienza educativa

 

Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata[14], emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati.

 

I minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate.

 

Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura.

 

Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l'“andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%).

 

Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti. Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative[15].

 

“Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia. Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche - e soprattutto - aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese”, ha proseguito Raffaela Milano.

 

“L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce. Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese”.

 

 

Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa

 

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.  Attualmente la rete dei Punti Luce di Save the Children copre 18 comuni e 13 regioni: Ancona, Bari, Brindisi, Casal di Principe, Catania, Genova, L’Aquila, Marina di Gioiosa Ionica, Milano (2), Napoli (3), Palermo (2), Potenza, Roma (2), San Luca, Sassari, Scalea, Torino e Venezia. Dal 2014, più di 15.550 bambini e ragazzi hanno finora usufruito delle diverse attività nei Punti Luce, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie, realizzate grazie al coinvolgimento di 480 operatori di cui più di 330 volontari provenienti prevalentemente dalla rete delle organizzazioni locali coinvolte nel progetto. Negli spazi si offrono inoltre consulenze legali, psicologiche, pediatriche e di supporto alla genitorialità ai genitori o alle figure adulte di riferimento dei bambini, con oltre 4.160 genitori coinvolti nel solo 2017. Dall’inizio della campagna sono state infine assegnate 1.200 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.

  

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La Campagna “Illuminiamo il futuro” 2018

 

 

Giunta quest’anno alla sua quinta edizione, la campagna Illuminiamo il Futuro di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa sarà attiva a partire dal 12 maggio.

 

Nell’ambito della campagna, il 16 maggio presso il Centro Congressi della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza – in via Salaria 113, a Roma, a partire dalle ore 9.30 – Save the Children promuove il Forum Nazionale “Illuminiamo il futuro”, un’occasione di confronto e approfondimento sulla povertà educativa in Italia, con il coinvolgimento di attori, enti e organizzazioni impegnate a vario titolo sul tema in questione.

 

Dal 14 al 17 maggio, il Segretariato Sociale della Rai dedicherà alla campagna degli spazi per la sensibilizzazione e l’informazione sul tema della povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi in Italia, privandoli di luoghi e opportunità per sviluppare le proprie competenze, talenti e aspirazioni.

Tra i partner media e di comunicazione anche La7 e Lateral Creative Hub.

 

Hanno aderito alla campagna Illuminiamo il futuro, inoltre, vari personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura che sostengono la petizione on line lanciata da Save the Children per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado in tutta Italia da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e gli adolescenti. Alessio Boni e Roberta Capua hanno visitato i Punti Luce di Save the Children a Quarto Oggiaro, Milano, e a Torre Maura, Roma, spazi ad alta densità educativa per offrire opportunità educative e formative ai minori che vivono nei quartieri più svantaggiati.

 

 

I partner strategici

Numerose le associazioni che quest’anno hanno deciso di partecipare attivamente alla campagna: ACP - Associazione Culturale Pediatri; AIB - Associazione Italiana Biblioteche; ANPE -  Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani; CBS Onlus - Centro per la Salute per il bambino, Nati per leggere e Nati per la musica; Centro diritti umani; CGD - Coordinamento Genitori Democratici; Fondazione Cineteca di Bologna; CISMAI - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’infanzia; Città della Scienza Napoli; Cittadinanzattiva; CNOAS - Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali; Consiglio Nazionale degli Psicologi; CSI - Centro Sportivo Italiano; Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia; Lega Navale Italiana; Legambiente; Museo Archeologico di Napoli; Museo MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo; Rete Crescere al Sud; Salone del Libro di Torino; SIOI - Società italiana di Odontoiatria Infantile; SIP - Società Italiana di Pediatria; Sistema delle Orchestre e cori giovanili e infantili in Italia; Slow Food; Teatro Biondo di Palermo; Teatro Massimo di Palermo; UISP - Unione Italia Sport per Tutti.

 

 

I partner di progetto

Moltissime anche le realtà territoriali, in tutto il Paese, che sono al fianco di Save the Children nell’implementazione delle attività di contrasto alla povertà educativa e dei Punti Luce. Cooperativa Sociale La Gemma (Ancona); Associazione di promozione sociale Mama happy, Associazione Kreattiva (Bari); UISP Comitato provinciale Brindisi, cooperativa Genesi (Brindisi); Cooperativa Sociale E.V.A. (Casal di Principe); CSI Comitato provinciale Catania; UISP Comitato provinciale Genova; Associazione Don Milani (Gioiosa Jonica); UISP Comitato territoriale L’Aquila; associazione Civitas Soli (San Luca e Platì, Locride); associazione Don Milani (Brancaleone, Locride); Cooperativa sociale Comunità del Giambellino, ACLI Milano, IPSIA Acli (Milano); Cooperativa sociale Il Tappeto di Iqbal, Associazione di promozione sociale Coordinamento Genitori Democratici Napoli, Associazione Pianoterra (Napoli); : Associazione Zen Insieme, Associazione Inventare Insieme (Palermo); Cooperativa sociale AppStart (Potenza); Cooperativa Santi Pietro e Paolo, Associazione Antropos (Roma); UISP Comitato provinciale Sassari; Gianfrancesco Serio (Scalea); Vides Main, Cooperativa CISV Solidarietà (Torino); Cooperativa sociale Itaca (Venezia, Marghera); Cooperativa E.D.I. Onlus.

 

Le aziende partner

Molte aziende, alcune delle quali anche da diversi anni, sono al fianco di Save the Children per sostenere la campagna Illuminiamo il futuro. Bvlgari in particolare supporta le attività di 5 dei nostri Punti Luce che sorgono su tutto il territorio nazionale, da nord a sud. Si distinguono inoltre, per il loro importante contributo, ACF Fiorentina, Atlantia SpA, Gruppo Credem, IKEA e Tod’s. Sostengono la campagna anche Enegan Srl, Fondazione De Agostini, Nef - Nord Est Asset Management, Procter & Gamble.

 

 

 

[1] Fonte: Istat. Dato riferito al 2016

[2] L’IPE, ideato da Save the Children ed elaborato a partire dalla metodologia messa a punto dall’ISTAT in via sperimentale per il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia del 2015, è stato introdotto per la prima volta in Italia dall’Organizzazione nel 2014. L’IPE si compone di 12 indicatori riguardanti l’offerta educativa a scuola e fuori dalla scuola ed è derivato dalla media aritmetica dei punteggi in ciascuno degli indicatori selezionati, standardizzati rispetto al valore di riferimento per l’Italia, fissato a 100. La classifica riflette quindi il punteggio di ciascuna regione nell’Indice rispetto al valore nazionale. Punteggi superiori a 100 indicano maggiore povertà educativa, e di converso minori opportunità di resilienza per i bambini e gli adolescenti

[3] Fonte: Eurostat, 2017. L’indicatore contabilizza il numero di giovani tra i 18 e i 24 anni in possesso della sola licenza media e che non hanno concluso corsi di formazione riconosciuti di almeno 2 anni

[4] Fonte: ISTAT, 2014. La percentuale di bambini tra i 0 e i 2 anni che non usufruiscono dei servizi per l’infanzia, nidi e servizi integrativi, comunali o strutture private convenzionate o sovvenzionate dal settore pubblico, mentre sono esclusi dalla rilevazione gli utenti del privato tout-court

[5] Fonte: Miur, 2016

[6] Fonte: Miur, 2016

[7] Fonte: ISTAT, 2016. Bambini di 6-17 anni che non hanno svolto attività negli ultimi 12 mesi

[8] Fonte: OCSE, PISA, 2015

[9] Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children – Fonte OCSE, PISA, 2015

[10] Ibidem

[11] Ibidem

[12] Ibidem

[13] Agasisti,T. et al., Academic resilience: What schools and countries do to help disadvantaged students succed in PISA, OCSE, 2017

[14] Dati OCSE PISA: Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children

[15] Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children – Fonte OCSE PISA e ISTAT

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INFANZIA - Save the Children, Italia paese vietato ai minori, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40% non fa sport

di Napoli Magazine

12/05/2024 - 11:32

Un Paese vietato ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi[1] – il 12,5% del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40% non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l’attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze.

 

Dal nuovo rapporto di Save the Children “Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia” – diffuso oggi in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il Futuro per il contrasto alla povertà educativa – emerge che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro 5%). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di “resilienti”, ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio. 

Come favorire la loro resilienza? Uno studio inedito contenuto nel nuovo rapporto di Save the Children dimostra che i fattori che aiutano i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono l’aver frequentato un asilo nido (+39% di probabilità), una scuola ricca di attività extracurriculari (+127%), dotata di infrastrutture adeguate (+167%) o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+100%). Di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riduconotra il 30% e il 70% se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale.  

 

Il contesto nel quale si cresce, la “comunità educante” che può attivarsi attorno ad un bambino e ad un ragazzo, può avere dunque un ruolo decisivo nella riduzione delle diseguaglianze di origine.

 

E’ dunque fondamentale investire su questi aspetti per fronteggiare la drammatica condizione di povertà educativa che colpisce i minori in Italia. Nel nostro Paese, infatti, – sono alcuni dati in evidenza nel rapporto di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro - 1 minore di 15 anni su 5 non raggiunge le competenze minime in lettura e in matematica; quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi prima del tempo; circa la metà degli alunni non usufruisce della mensa a scuola, il tempo pieno è assente da 7 classi delle scuole primarie e da 9 classi delle scuole secondarie su 10, mentre appena 1 bambino su 10 frequenta l’asilo nido o un servizio per la prima infanzia.

 

Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise occupano i primi cinque posti della triste classifica della povertà educativa in Italia, secondo il nuovo indice di povertà educativa (IPE)[2] elaborato dall’Organizzazione. Regioni in cui bambini e i ragazzi sono maggiormente privati delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie capacità, nonché della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza necessari per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali. A fare da contraltare, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna che si segnalano invece come le aree che offrono maggiori opportunità educative per i minori.  

 

“L’Italia è un Paese vietato ai minori, dove assistiamo all’abbandono e al degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai bambini e dai ragazzi che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali. Luoghi che per tanti di loro potrebbero rappresentare un’opportunità reale per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni. Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente, a superare le onde degli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

 

In occasione del rilancio della campagna Illuminiamo il Futuro - giunta al suo quinto anno e attiva dal 12 maggio - Save the Children lancia oggi una petizione on line – disponibile su www.illuminamoilfuturo.it – per chiedere che tutti gli spazi abbandonati, spesso lasciati nel completo degrado, vengano restituiti ai bambini e siano dedicati ad attività sportive, educative e culturali gratuite. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata ai 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi pubblici, da nord a sud, sottratti ai minori nel nostro Paese.

 

Tra questi, l’ex scuola elementare di Via Cabella a Milano, nel quartiere Baggio, che ormai da 20 anni versa in stato di completo abbandono; oppure ilTeatro Principessa Isabella, nel quartiere Lucento/Vallette di Torino, che rappresentava uno dei luoghi più vivi della periferia e un punto di riferimento per l’intera comunità ma che risulta sbarrato dal 2016.

E, ancora, il parco nel quartiere Villaggio Falcone, nella zona di Ponte di Nona a Roma, inghiottito dall’erba alta e dal degrado, con i giochi per bambini distrutti e ormai ridotto a discarica a cielo aperto; la palestra nel quartiere Arghillà, a Reggio Calabria, completata da diversi anni ma mai stata consegnata e utilizzata, in un’area caratterizzata da grave disagio sociale ed economico dove i minori del posto non hanno un luogo dove fare sport; il parco San Gennaro nel rione Sanità di Napoli, con la sua vastissima area verde, un campo di calcetto e un’area per il pattinaggio, inutilizzato da anni per i continui atti di vandalismo; o l’asilo nido comunale “Galante” nel quartiere Danisinni, una zona fortemente degradata nella periferia di Palermo, che dopo essere stato chiuso per lavori più di 10 anni fa non ha ancora rivisto la luce.

 

Spazi fisici, concreti e visibili, a cui si aggiungono due luoghi particolarmente emblematici delle deprivazioni ai danni di bambini e adolescenti nel nostro Paese:L’Aquila, la città simbolo vietata ai minori – ma anche agli adulti – che a nove anni dal terremoto vede ancora i bambini e i ragazzi privati della possibilità di tornare a studiare nelle loro scuole e degli spazi educativi e ricreativi di cui hanno bisogno; e il Parlamento, il luogo per eccellenza dove troppo spesso i diritti dei minori vengono ignorati e la loro voce resta inascoltata.

 

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 14 maggio è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.  

 

Numerose le iniziative che si terranno nelle diverse città, promosse, tra le altre, da moltissime organizzazioni, tra cui UISP, Slow Food, Retake, CISV solidarietà, Acli, CSI, Arci e tanti gruppi scout dell’AGESCI: dalla manifestazione sportiva Rugbio, che a Cusago, nel milanese, ospiterà circa mille mini rugbisti e 500 scout da tutta la Lombardia alla “corsa delle scope” a Golfo Aranci, in provincia di Otranto, per ripulire 8 chilometri di costa dalla plastica e altre forme di inquinamento; dall’evento conclusivo della stagione teatrale al Teatro Biondo di Palermo, che ha offerto ai bambini del Punto Luce di Save the Children nel quartiere Zisa la possibilità di assistere gratuitamente agli spettacoli durante tutto l’anno, all’Istituto Nazionale di astrofisica che a Milano invita bambini e ragazzi a salire “Nello spazio con Samantha” (Cristoforetti) per osservare la terra senza confini ma anche i gravi danni provocati dall’uomo. E, ancora, il laboratorio musicale con gli smartphone “Smart Sound” di Torino per guidare i partecipanti alla scoperta delle possibilità creative che offrono i dispositivi tecnologici che usiamo tutti i giorni.

 

Il 16 maggio, inoltre, presso il Centro Congressi della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza – in via Salaria 113, a Roma a partire dalle ore 9.30 – Save the Children promuove il Forum Nazionale “Illuminiamo il futuro”, un’occasione di confronto e approfondimento sulla povertà educativa in Italia, con il coinvolgimento di attori, enti e organizzazioni impegnate a vario titolo sul tema in questione.

 

 

La povertà educativa in Italia

 

Dall’indice di povertà educativa 2018 di Save the Children, emerge che sono la Campania, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e il Molise le regioni italiane dove gli effetti della povertà educativa su bambini e ragazzi si fanno sentire maggiormente e dove minori sono le opportunità di attivare percorsi di resilienza.

 

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18,1%). L’Umbria, di contro, figura come la regione più virtuosa in tal senso con un 6,7%[3].

 

Quasi 9 bambini su 10 (87%), inoltre, non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia, percentuali che si avvicinano drammaticamente al 100% in Calabria e Campania dove solo rispettivamente l’1,2% e il 2,6% dei bambini può accedere a questi servizi. Il miglior risultato si registra invece in Emilia Romagna, dove la copertura di servizi per la prima infanzia non supera il 25,6%[4]. Più del 66% delle classi della scuola primaria e più dell’85% di quelle della scuola secondaria, inoltre, in Italia, non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, con il Molise che fa registrare le percentuali più alte sia per la primaria (94,3%) che per la secondaria (97,8%). Da sottolineare come nel caso delle scuole secondarie, sia una regione virtuosa come l’Emilia Romagna a seguire il Molise nella classifica negativa, con quasi il 96% delle classi senza tempo pieno[5]. Quasi la metà degli alunni (49%), nel nostro Paese, non accede invece al servizio di mensa scolastica, con punte dell’80% in Molise e del 74% in Puglia, mentre le regioni più virtuose in tal senso appaiono Valle d’Aosta (29,1%), Liguria (30%) e Piemonte (31,1%)[6].

 

Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che più della metà dei ragazzi, in Italia (52,8%) non legge libri; quasi il 43% non fa sport e quasi 1 su 3 (29,1%) non naviga su internet. E, ancora, quasi 7 su 10 non vanno a teatro o non visitano siti archeologici; quasi 8 su 10 non vanno a concerti e più della metà (55%) non visitano mostre o musei. Dati che, a livello regionale, confermano come le regioni in cima alla classifica IPE siano anche quelle dove l’offerta di attività culturali e ricreative è più bassa[7].

 

 

Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti

 

Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura[8]. Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%)[9].

 

“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie competenze scolastiche”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

 

Tra gli alunni quindicenni più svantaggiati, infatti, più di 1 su 4 (26%) riesce a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, percentuale che si alza notevolmente prendendo in considerazione la singola materia (37% in matematica; 36% in lettura). Di essi, il 3,79% raggiunge i livelli di competenze più alti in matematica, mentre lo 0,75% (circa 1.000 alunni) sono considerati “top performer”, ovvero ottengono il massimo livello di competenza[10].

 

Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17,2% al 28,1%, per poi contrarsi sino all’attuale 26%[11]; mentre per quanto riguarda le differenze regionali emerge che le percentuali più alte si registrano soprattutto al nord, calando notevolmente nelle regioni meridionali dove bambini e ragazzi hanno meno opportunità di emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza. Ad eccezione della Liguria, infatti, nelle regioni del nord più di 1 minore su 3 é resiliente, con punte del 45% in Veneto e 46% in Lombardia; al centro tale percentuale si attesta tra il 20% e il 30% mentre al sud e nelle isole cala sotto la soglia del 20%, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica (rispettivamente al 12% e 14%)[12]. Se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%)[13].

   

 

Fattori protettivi della resilienza educativa

 

Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata[14], emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati.

 

I minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate.

 

Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura.

 

Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l'“andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%).

 

Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti. Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative[15].

 

“Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia. Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche - e soprattutto - aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese”, ha proseguito Raffaela Milano.

 

“L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce. Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese”.

 

 

Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa

 

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.  Attualmente la rete dei Punti Luce di Save the Children copre 18 comuni e 13 regioni: Ancona, Bari, Brindisi, Casal di Principe, Catania, Genova, L’Aquila, Marina di Gioiosa Ionica, Milano (2), Napoli (3), Palermo (2), Potenza, Roma (2), San Luca, Sassari, Scalea, Torino e Venezia. Dal 2014, più di 15.550 bambini e ragazzi hanno finora usufruito delle diverse attività nei Punti Luce, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie, realizzate grazie al coinvolgimento di 480 operatori di cui più di 330 volontari provenienti prevalentemente dalla rete delle organizzazioni locali coinvolte nel progetto. Negli spazi si offrono inoltre consulenze legali, psicologiche, pediatriche e di supporto alla genitorialità ai genitori o alle figure adulte di riferimento dei bambini, con oltre 4.160 genitori coinvolti nel solo 2017. Dall’inizio della campagna sono state infine assegnate 1.200 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.

  

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La Campagna “Illuminiamo il futuro” 2018

 

 

Giunta quest’anno alla sua quinta edizione, la campagna Illuminiamo il Futuro di Save the Children per il contrasto alla povertà educativa sarà attiva a partire dal 12 maggio.

 

Nell’ambito della campagna, il 16 maggio presso il Centro Congressi della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza – in via Salaria 113, a Roma, a partire dalle ore 9.30 – Save the Children promuove il Forum Nazionale “Illuminiamo il futuro”, un’occasione di confronto e approfondimento sulla povertà educativa in Italia, con il coinvolgimento di attori, enti e organizzazioni impegnate a vario titolo sul tema in questione.

 

Dal 14 al 17 maggio, il Segretariato Sociale della Rai dedicherà alla campagna degli spazi per la sensibilizzazione e l’informazione sul tema della povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi in Italia, privandoli di luoghi e opportunità per sviluppare le proprie competenze, talenti e aspirazioni.

Tra i partner media e di comunicazione anche La7 e Lateral Creative Hub.

 

Hanno aderito alla campagna Illuminiamo il futuro, inoltre, vari personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura che sostengono la petizione on line lanciata da Save the Children per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado in tutta Italia da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e gli adolescenti. Alessio Boni e Roberta Capua hanno visitato i Punti Luce di Save the Children a Quarto Oggiaro, Milano, e a Torre Maura, Roma, spazi ad alta densità educativa per offrire opportunità educative e formative ai minori che vivono nei quartieri più svantaggiati.

 

 

I partner strategici

Numerose le associazioni che quest’anno hanno deciso di partecipare attivamente alla campagna: ACP - Associazione Culturale Pediatri; AIB - Associazione Italiana Biblioteche; ANPE -  Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani; CBS Onlus - Centro per la Salute per il bambino, Nati per leggere e Nati per la musica; Centro diritti umani; CGD - Coordinamento Genitori Democratici; Fondazione Cineteca di Bologna; CISMAI - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’infanzia; Città della Scienza Napoli; Cittadinanzattiva; CNOAS - Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali; Consiglio Nazionale degli Psicologi; CSI - Centro Sportivo Italiano; Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia; Lega Navale Italiana; Legambiente; Museo Archeologico di Napoli; Museo MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo; Rete Crescere al Sud; Salone del Libro di Torino; SIOI - Società italiana di Odontoiatria Infantile; SIP - Società Italiana di Pediatria; Sistema delle Orchestre e cori giovanili e infantili in Italia; Slow Food; Teatro Biondo di Palermo; Teatro Massimo di Palermo; UISP - Unione Italia Sport per Tutti.

 

 

I partner di progetto

Moltissime anche le realtà territoriali, in tutto il Paese, che sono al fianco di Save the Children nell’implementazione delle attività di contrasto alla povertà educativa e dei Punti Luce. Cooperativa Sociale La Gemma (Ancona); Associazione di promozione sociale Mama happy, Associazione Kreattiva (Bari); UISP Comitato provinciale Brindisi, cooperativa Genesi (Brindisi); Cooperativa Sociale E.V.A. (Casal di Principe); CSI Comitato provinciale Catania; UISP Comitato provinciale Genova; Associazione Don Milani (Gioiosa Jonica); UISP Comitato territoriale L’Aquila; associazione Civitas Soli (San Luca e Platì, Locride); associazione Don Milani (Brancaleone, Locride); Cooperativa sociale Comunità del Giambellino, ACLI Milano, IPSIA Acli (Milano); Cooperativa sociale Il Tappeto di Iqbal, Associazione di promozione sociale Coordinamento Genitori Democratici Napoli, Associazione Pianoterra (Napoli); : Associazione Zen Insieme, Associazione Inventare Insieme (Palermo); Cooperativa sociale AppStart (Potenza); Cooperativa Santi Pietro e Paolo, Associazione Antropos (Roma); UISP Comitato provinciale Sassari; Gianfrancesco Serio (Scalea); Vides Main, Cooperativa CISV Solidarietà (Torino); Cooperativa sociale Itaca (Venezia, Marghera); Cooperativa E.D.I. Onlus.

 

Le aziende partner

Molte aziende, alcune delle quali anche da diversi anni, sono al fianco di Save the Children per sostenere la campagna Illuminiamo il futuro. Bvlgari in particolare supporta le attività di 5 dei nostri Punti Luce che sorgono su tutto il territorio nazionale, da nord a sud. Si distinguono inoltre, per il loro importante contributo, ACF Fiorentina, Atlantia SpA, Gruppo Credem, IKEA e Tod’s. Sostengono la campagna anche Enegan Srl, Fondazione De Agostini, Nef - Nord Est Asset Management, Procter & Gamble.

 

 

 

[1] Fonte: Istat. Dato riferito al 2016

[2] L’IPE, ideato da Save the Children ed elaborato a partire dalla metodologia messa a punto dall’ISTAT in via sperimentale per il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia del 2015, è stato introdotto per la prima volta in Italia dall’Organizzazione nel 2014. L’IPE si compone di 12 indicatori riguardanti l’offerta educativa a scuola e fuori dalla scuola ed è derivato dalla media aritmetica dei punteggi in ciascuno degli indicatori selezionati, standardizzati rispetto al valore di riferimento per l’Italia, fissato a 100. La classifica riflette quindi il punteggio di ciascuna regione nell’Indice rispetto al valore nazionale. Punteggi superiori a 100 indicano maggiore povertà educativa, e di converso minori opportunità di resilienza per i bambini e gli adolescenti

[3] Fonte: Eurostat, 2017. L’indicatore contabilizza il numero di giovani tra i 18 e i 24 anni in possesso della sola licenza media e che non hanno concluso corsi di formazione riconosciuti di almeno 2 anni

[4] Fonte: ISTAT, 2014. La percentuale di bambini tra i 0 e i 2 anni che non usufruiscono dei servizi per l’infanzia, nidi e servizi integrativi, comunali o strutture private convenzionate o sovvenzionate dal settore pubblico, mentre sono esclusi dalla rilevazione gli utenti del privato tout-court

[5] Fonte: Miur, 2016

[6] Fonte: Miur, 2016

[7] Fonte: ISTAT, 2016. Bambini di 6-17 anni che non hanno svolto attività negli ultimi 12 mesi

[8] Fonte: OCSE, PISA, 2015

[9] Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children – Fonte OCSE, PISA, 2015

[10] Ibidem

[11] Ibidem

[12] Ibidem

[13] Agasisti,T. et al., Academic resilience: What schools and countries do to help disadvantaged students succed in PISA, OCSE, 2017

[14] Dati OCSE PISA: Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children

[15] Elaborazione Università di Roma Tor Vergata per Save the Children – Fonte OCSE PISA e ISTAT