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MAFIA - Appello di Klaus Davi: "Il Comune di Messina intitoli una via a Giuseppe Mandanici"
20.11.2017 13:56 di Napoli Magazine

Ucciso da due sicari perché era gay e si travestiva da donna. Assassinato se non proprio dalla mafia, per effetto del barbaro sostrato sottoculturale di una classica mentalità mafiosa. Accadde il 13 agosto 1993 a Mazzarrà Sant’Andrea, provincia di Messina. Il ragazzo in questione si chiamava Giuseppe Mandanici, aveva 32 anni ed era figlio di un noto vivaista di quel paesino. Il padre di Giuseppe, Vincenzo (che morì suicida anni dopo), non si faceva una ragione dell’omosessualità del figlio e giunse ad assoldare due sicari per ucciderlo anche se poi in Corte d’appello fu assolto nel ‘95 nonostante le inequivocabili ammissioni dei due killers e nonostante le proteste dell’Arcigay che fece una dura battaglia. Secondo le cronache di allora i due raggiunsero il ragazzo nel luogo dove si prostituiva poco fuori paese e gli spararono ferendolo di striscio. Ma dopo 31 giorni, Giuseppe morì per effetto di quei colpi. In quelle ore che lo separavano dalla morte, ancora lucido, dichiarò “la vita con mio padre è stata orribile. Lui non mi accettava e la mia vita è diventata un inferno. Sono solo come un cane”. “Giuseppe è una vittima del pregiudizio, proprio come Ferdinando Caristena, trucidato dalla ‘Ndrangheta a Gioia Tauro anche lui per la sua omosessualità e alla cui memoria il comune di Gioia ha intitolato una via il 5 novembre scorso. Per questo darò vita a una raccolta di firme affinché la città di Messina gli riconosca una via. Quella Messina il cui sindaco ha destinato ben due edifici confiscati consegnandoli all’Arcigay e quindi città illuminata e sensibile ai diritti”, ha dichiarato Klaus Davi. “Le vittime LGBT della violenza mafiosa sono state cancellate dall’antimafia perché intrisa di cattocomunismo e ideologicamente incapace di accettare che la sola presunta diversità possa essere un motivo per morire. Le vittime gay di mafia sono decine ma non compaiono in nessuna lista, ignorate da tutti familiari, inquirenti, stato e anti-stato e Chiesa. Ora, ad una ad una, vorremmo fossero ricordate e commemorate” ha concluso Klaus Davi.

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MAFIA - Appello di Klaus Davi: "Il Comune di Messina intitoli una via a Giuseppe Mandanici"

di Napoli Magazine

20/11/2024 - 13:56

Ucciso da due sicari perché era gay e si travestiva da donna. Assassinato se non proprio dalla mafia, per effetto del barbaro sostrato sottoculturale di una classica mentalità mafiosa. Accadde il 13 agosto 1993 a Mazzarrà Sant’Andrea, provincia di Messina. Il ragazzo in questione si chiamava Giuseppe Mandanici, aveva 32 anni ed era figlio di un noto vivaista di quel paesino. Il padre di Giuseppe, Vincenzo (che morì suicida anni dopo), non si faceva una ragione dell’omosessualità del figlio e giunse ad assoldare due sicari per ucciderlo anche se poi in Corte d’appello fu assolto nel ‘95 nonostante le inequivocabili ammissioni dei due killers e nonostante le proteste dell’Arcigay che fece una dura battaglia. Secondo le cronache di allora i due raggiunsero il ragazzo nel luogo dove si prostituiva poco fuori paese e gli spararono ferendolo di striscio. Ma dopo 31 giorni, Giuseppe morì per effetto di quei colpi. In quelle ore che lo separavano dalla morte, ancora lucido, dichiarò “la vita con mio padre è stata orribile. Lui non mi accettava e la mia vita è diventata un inferno. Sono solo come un cane”. “Giuseppe è una vittima del pregiudizio, proprio come Ferdinando Caristena, trucidato dalla ‘Ndrangheta a Gioia Tauro anche lui per la sua omosessualità e alla cui memoria il comune di Gioia ha intitolato una via il 5 novembre scorso. Per questo darò vita a una raccolta di firme affinché la città di Messina gli riconosca una via. Quella Messina il cui sindaco ha destinato ben due edifici confiscati consegnandoli all’Arcigay e quindi città illuminata e sensibile ai diritti”, ha dichiarato Klaus Davi. “Le vittime LGBT della violenza mafiosa sono state cancellate dall’antimafia perché intrisa di cattocomunismo e ideologicamente incapace di accettare che la sola presunta diversità possa essere un motivo per morire. Le vittime gay di mafia sono decine ma non compaiono in nessuna lista, ignorate da tutti familiari, inquirenti, stato e anti-stato e Chiesa. Ora, ad una ad una, vorremmo fossero ricordate e commemorate” ha concluso Klaus Davi.