Attualità
NAPOLI - "TAMARRATA" entra nello Zingarelli che compie 100 anni
12.11.2017 18:47 di Napoli Magazine

Come nascono le parole nuove? C’è qualcuno che le crea? E perché? Per rispondere a queste domande lo Zingarelli va in classe. In occasione dei 100 anni (1917-2017) del vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, la casa editrice che lo pubblica, ha organizzato una serie di incontri nei luoghi in cui l’italiano si impara: le scuole. Quindici appuntamenti, per gli studenti di altrettanti licei, in 13 città d’Italia. 

A Napoli lunedì 13 novembre “Liceo Classico Jacopo Sannazaro” Via G. Puccini 12., 
Con il linguista e critico letterario Massimo Arcangeli dell’Università di Cagliari e la sociolinguista Vera Gheno, dell’Università di Firenze. 

Un vocabolario dalle radici napoletane 
All’incontro si celebreranno i 100 anni dalla prima edizione (1917) scritta dal linguista Nicola Zingarelli, originario di Cerignola ma che compì gli studi a Napoli: prima al Liceo Vittorio Emanuele, poi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli. Di seguito insegnò nel capoluogo partenopeo dal 1890 al 1901 al Liceo Genovesi e collaborò alla redazione napoletana del “Pungolo Parlamentare”. 

PROTAGONISTA IL VOCABOLARIO 
E’ lo strumento che, da un secolo, registra come un notaio i cambiamenti della lingua italiana. E’ lo specchio della società e rappresenta storia dell'Italia attraverso le parole. 
L’ultima edizione, lo Zingarelli 2018, contiene 145mila voci e oltre 380mila significati. Tra i nuovi ingressi la POST-VERITA’, ossia il fenomeno per cui nella discussione pubblica si affermano e si diffondono false verità, amplificate dalla rete…”. Come riporta il vocabolario. BREXIT che indica “l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, sancita dal referendum popolare del giugno 2016 (Brit(ain) + exit)”. DRONISTA, il manovratore di droni. Da internet viene l’HATER che è chi “usa la rete e in particolare i social network per offendere e denigrare qualcuno”. Poi il LIKE o MI PIACE, ovvero il pulsante di una pagina di Facebook su cui cliccare per esprimere consenso verso un contenuto. TAMARRATA (tutto ciò che è considerato volgare e vistoso). COMPRO ORO: negozio che acquista oro o oggetti contenenti oro. 
Sono voci che rappresentano i cambiamenti culturali e le innovazioni tecnologiche del nostro tempo. 

Quante e quali parole conosciamo? Un po’ di numeri 
Circa 2.000 parole – spiega il linguista Massimo Arcangeli - sono di uso frequentissimo, secondo i calcoli del linguista Tullio De Mauro, e costituiscono il “lessico fondamentale” della nostra lingua; se vi sommiamo 2.500 parole “di alto uso”, che anche chi è poco istruito riesce bene o male a capire, potremmo sostenere che la stragrande maggioranza dei parlanti italiani è in grado di comprendere circa 4.500 parole (molte di meno quelle effettivamente usate), che coprono poco più del 95% di tutto quel che normalmente diciamo. Per le persone di media cultura la quota delle parole comprese aumenta di diverse migliaia di unità: alle circa 2.000 parole di terza fascia, dette “di alta disponibilità” (anch'esse più o meno di uso quotidiano), che possono arrivare a coprire un ulteriore 2% circa dei nostri normali discorsi, se ne aggiungono moltissime altre, tra formali o raffinate, precise o specialistiche, gergali o regionali e così via. La dotazione di un parlante molto colto può rasentare le 50.000 parole. Fra queste anche molti vocaboli non più in uso”. 

Come può un vocabolario arricchire il lessico? Lo Zingarelli 2018 indica 5500 parole dell’italiano fondamentale. Ma segnala anche 3125 Parole da Salvare come fragranza, garrulo, solerte, voci che stanno cadendo in disuso perché si preferiscono dei sinonimi più comuni quali profumo, chiacchierone, diligente


PROTAGONISTI GLI STUDENTI 
Un “viaggio” tra le parole in cui saranno gli studenti a scegliere gli argomenti da approfondire come: 

1) Alla scoperta di parole perdute o dimenticate. 
Quanti osservando un dipinto antico saprebbero dare un nome agli oggetti rappresentati? Chi sa il significato di “serto” o “crinolina”? 
Ma le parole escono dal dizionario? E’ raro che una parola venga tolta ma non succede perché è passata di moda; le voci escono per scelte lessicografiche meditate (ad esempio alcuni arcaismi non documentati) o per cambiamenti sociali epocali (per esempio: alcuni termini sui macchinari degli anni ’50 ma che non hanno lasciato traccia in documenti significativi). 

2) Le parole nuove
Gli studenti impareranno che i neologismi non fanno male alla lingua ma sono un segno di vitalità dell’italiano. Comprenderanno come nascono e quali sono i criteri con cui entrano nel vocabolario: perché “flaggare” è entrato nello Zingarelli e invece “ciaone” non è stato ancora inserito? 
Che ruolo ha Internet nel creare e veicolare gerghi che si diffondono? 
Si farà una riflessione sulle parole straniere. Prendiamo il calcio: nato in Inghilterra, per anni i termini inglesi erano i più usati per descriverlo (per esempio: corner, penalty). Negli ultimi anni invece, con la crescita del calcio spagnolo, sono i vocaboli calcistici di origine iberica a imporsi (“manita”: cinquina, “remontada”: rimonta ecc.)”. I termini stranieri impoveriscono il nostro idioma? 

3) Di che genere sei? Parole di mestieri e professioni
Lavori che prima erano tipicamente maschili: ingegnereavvocatoministro, assessore, oggi sono anche al femminile: ingegnera, avvocata, ministra, assessora. Trent’anni fa, Tina Anselmi era definita senatore. Oggi, sarebbe senatrice. Ma si dibatte su “senatora”. E se fosse soprattutto questione di abitudine? Quando usare il maschile/femminile? Medico al femminile si può dire “medica”? 
E poi i nuovi mestieri come quelli collegati ai nuovi media, ai settori dell’economia o del “marketing”, spesso presi dall'inglese: Social media manager Content editor. Ci sono equivalenti in italiano? 
C’è un’alternativa a “blogger”?  Twitter manager: e se dicessimo “gestore del profilo twitter”? 

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NAPOLI - "TAMARRATA" entra nello Zingarelli che compie 100 anni

di Napoli Magazine

12/11/2024 - 18:47

Come nascono le parole nuove? C’è qualcuno che le crea? E perché? Per rispondere a queste domande lo Zingarelli va in classe. In occasione dei 100 anni (1917-2017) del vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, la casa editrice che lo pubblica, ha organizzato una serie di incontri nei luoghi in cui l’italiano si impara: le scuole. Quindici appuntamenti, per gli studenti di altrettanti licei, in 13 città d’Italia. 

A Napoli lunedì 13 novembre “Liceo Classico Jacopo Sannazaro” Via G. Puccini 12., 
Con il linguista e critico letterario Massimo Arcangeli dell’Università di Cagliari e la sociolinguista Vera Gheno, dell’Università di Firenze. 

Un vocabolario dalle radici napoletane 
All’incontro si celebreranno i 100 anni dalla prima edizione (1917) scritta dal linguista Nicola Zingarelli, originario di Cerignola ma che compì gli studi a Napoli: prima al Liceo Vittorio Emanuele, poi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli. Di seguito insegnò nel capoluogo partenopeo dal 1890 al 1901 al Liceo Genovesi e collaborò alla redazione napoletana del “Pungolo Parlamentare”. 

PROTAGONISTA IL VOCABOLARIO 
E’ lo strumento che, da un secolo, registra come un notaio i cambiamenti della lingua italiana. E’ lo specchio della società e rappresenta storia dell'Italia attraverso le parole. 
L’ultima edizione, lo Zingarelli 2018, contiene 145mila voci e oltre 380mila significati. Tra i nuovi ingressi la POST-VERITA’, ossia il fenomeno per cui nella discussione pubblica si affermano e si diffondono false verità, amplificate dalla rete…”. Come riporta il vocabolario. BREXIT che indica “l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, sancita dal referendum popolare del giugno 2016 (Brit(ain) + exit)”. DRONISTA, il manovratore di droni. Da internet viene l’HATER che è chi “usa la rete e in particolare i social network per offendere e denigrare qualcuno”. Poi il LIKE o MI PIACE, ovvero il pulsante di una pagina di Facebook su cui cliccare per esprimere consenso verso un contenuto. TAMARRATA (tutto ciò che è considerato volgare e vistoso). COMPRO ORO: negozio che acquista oro o oggetti contenenti oro. 
Sono voci che rappresentano i cambiamenti culturali e le innovazioni tecnologiche del nostro tempo. 

Quante e quali parole conosciamo? Un po’ di numeri 
Circa 2.000 parole – spiega il linguista Massimo Arcangeli - sono di uso frequentissimo, secondo i calcoli del linguista Tullio De Mauro, e costituiscono il “lessico fondamentale” della nostra lingua; se vi sommiamo 2.500 parole “di alto uso”, che anche chi è poco istruito riesce bene o male a capire, potremmo sostenere che la stragrande maggioranza dei parlanti italiani è in grado di comprendere circa 4.500 parole (molte di meno quelle effettivamente usate), che coprono poco più del 95% di tutto quel che normalmente diciamo. Per le persone di media cultura la quota delle parole comprese aumenta di diverse migliaia di unità: alle circa 2.000 parole di terza fascia, dette “di alta disponibilità” (anch'esse più o meno di uso quotidiano), che possono arrivare a coprire un ulteriore 2% circa dei nostri normali discorsi, se ne aggiungono moltissime altre, tra formali o raffinate, precise o specialistiche, gergali o regionali e così via. La dotazione di un parlante molto colto può rasentare le 50.000 parole. Fra queste anche molti vocaboli non più in uso”. 

Come può un vocabolario arricchire il lessico? Lo Zingarelli 2018 indica 5500 parole dell’italiano fondamentale. Ma segnala anche 3125 Parole da Salvare come fragranza, garrulo, solerte, voci che stanno cadendo in disuso perché si preferiscono dei sinonimi più comuni quali profumo, chiacchierone, diligente


PROTAGONISTI GLI STUDENTI 
Un “viaggio” tra le parole in cui saranno gli studenti a scegliere gli argomenti da approfondire come: 

1) Alla scoperta di parole perdute o dimenticate. 
Quanti osservando un dipinto antico saprebbero dare un nome agli oggetti rappresentati? Chi sa il significato di “serto” o “crinolina”? 
Ma le parole escono dal dizionario? E’ raro che una parola venga tolta ma non succede perché è passata di moda; le voci escono per scelte lessicografiche meditate (ad esempio alcuni arcaismi non documentati) o per cambiamenti sociali epocali (per esempio: alcuni termini sui macchinari degli anni ’50 ma che non hanno lasciato traccia in documenti significativi). 

2) Le parole nuove
Gli studenti impareranno che i neologismi non fanno male alla lingua ma sono un segno di vitalità dell’italiano. Comprenderanno come nascono e quali sono i criteri con cui entrano nel vocabolario: perché “flaggare” è entrato nello Zingarelli e invece “ciaone” non è stato ancora inserito? 
Che ruolo ha Internet nel creare e veicolare gerghi che si diffondono? 
Si farà una riflessione sulle parole straniere. Prendiamo il calcio: nato in Inghilterra, per anni i termini inglesi erano i più usati per descriverlo (per esempio: corner, penalty). Negli ultimi anni invece, con la crescita del calcio spagnolo, sono i vocaboli calcistici di origine iberica a imporsi (“manita”: cinquina, “remontada”: rimonta ecc.)”. I termini stranieri impoveriscono il nostro idioma? 

3) Di che genere sei? Parole di mestieri e professioni
Lavori che prima erano tipicamente maschili: ingegnereavvocatoministro, assessore, oggi sono anche al femminile: ingegnera, avvocata, ministra, assessora. Trent’anni fa, Tina Anselmi era definita senatore. Oggi, sarebbe senatrice. Ma si dibatte su “senatora”. E se fosse soprattutto questione di abitudine? Quando usare il maschile/femminile? Medico al femminile si può dire “medica”? 
E poi i nuovi mestieri come quelli collegati ai nuovi media, ai settori dell’economia o del “marketing”, spesso presi dall'inglese: Social media manager Content editor. Ci sono equivalenti in italiano? 
C’è un’alternativa a “blogger”?  Twitter manager: e se dicessimo “gestore del profilo twitter”?