Calcio
RAI - Venerato: "Sarri e Giuntoli, accoppiata vincente"
25.04.2018 21:59 di Napoli Magazine

"Giugno 2015. Il collega ed amico Lorenzo Marucci di Tuttomercatoweb mi chiede un parere sulla rivoluzione copernicana effettuata da De Laurentiis. Aveva rimpiazzato Benitez e Bigon con 2 maledetti toscani: sarri e giuntoli. Ansia e sgomento tra i tifosi - afferma Ciro Venerato a Tuttonapoli -, critiche da quasi tutti gli addetti ai lavori che valutavano senza conoscere, bocciavano per sentito dire, legati (come sempre) agli almanacchi e non ai fatti.

 
Io fui tra i pochi a elogiare il coraggio del patron. Ricordo ancora il titolo del sito: ”Napoli: fidati di sarri e giuntoli”. Solo chi vive il calcio a 360 gradi conosce a menadito uomini e cose. Vengo dalla gavetta e i campionati minori continuo a seguirli. Inoltre, vivendo da quasi 10 anni a Pescara, la serie cadetta la seguo anche professionalmente, facendo parte del team di “90esimo minuto di B”, il sabato pomeriggio.
 
Sapevo vita, morte e, soprattutto, miracoli dei due. Avevano sputato sangue prima di approdare in riva al golfo, mietendo consensi e vincendo campionati. Quello che è successo dopo è ormai sotto gli occhi di tutti. Il Napoli è in piena lotta per lo scudetto e domenica ha battuto la Juve a domicilio, costringendo Allegri a giocarsela per il pareggio. L’undici di Sarri aveva vinto la gara già sul piano della mentalità. L’acuto finale di Koulibaly ha fatto il resto. Impresa vicina, non vicinissima: la Juve ha 7 vite come i gatti. E Sarri, furbo di 3 cotte, fa bene a ricordarlo. Ma se in 5 giorni passi da meno 6 a meno 1, vincendo all’Allianz Stadium, non è peregrina l’idea del tricolore. Ma Sarri il suo trionfo lo ha già ottenuto, su questo non ci piove. In tre anni ha costruito una macchina da guerra. Elargendo spettacolo ed emozioni. Ha subito attacchi ingenerosi e fallaci. Lo hanno definito un perdente di successo, un maestro di provincia, un ottuso demiurgo. Lui ha fatto il verso al più famoso corregionale, non curandosi di loro. Epigono di Dante il cocciuto Maurizio, autore di una commedia divina che sta portando il Napoli ad un passo da uno storico ed inaspettato terzo scudetto. Se la Juve è parsa piccola il merito è esclusivamente del suo nocchiero. Beppe Marotta, il miglior dirigente del nostro calcio per distacco (l'Aurelio gli offrì la scrivania quando decise di lasciare la Samp), non ha nulla da rimproverarsi. Ha offerto ad Allegri una rosa extra large. E non è affatto vero che la juve ha giocatori adatti solo a quel tipo di gioco. Difendersi e ripartire non sempre paga. Anche questa è una bella lezione di vita per i tanti soloni che ridacchiavano sul tiki taka in salsa toscana. Quanti presunti maestri del regno di eupalla ci hanno ammorbato con i soliti discorsi, triti e ritriti. Conta vincere, il bel gioco non paga. Conta cambiare modulo, non arroccarsi solo su un sistema di gioco. Beh, Sarri ha messo tutti in fuorigioco. Ha espugnato il palazzo adottando il 4 3 3. Puntando sugli stessi 11 vituperati dopo Sassuolo. Pochi quelli che gli hanno concesso attenuanti. Bastava davvero poco. Magari un minimo di onestà intellettuale. Se il toscano avesse avuto una rosa di elevato spessore, avrebbe alternato piu’ giocatori. Lo stesso Marotta, prima del fischio d’inizio, gli ha concesso l’onore delle armi. Affermando che il Napoli aveva un gruppo ristretto. Ma se gli altri puntavano tutto sul mercato, lui ha giocato le sue fiches sulle idee. Gli avversari avevano i giocatori, lui (soprattutto) il gioco.
 
Gli è stato a fianco in questi 3 anni belli e amari (sì, avete lette bene. Anche amari, per cio’ che ha letto e subito) un toscanaccio di buone maniere e ottime letture, Cristiano Giuntoli. Suo alter ego. Se maurizio è politicamente scorretto, Giuntoli è un inno alla diplomazia. In questo triennio ha dovuto spesso mediare tra 2 caratteri forti. Sarri e il patron non le mandano a dire quando gli girano. Lui è l’esatta sintesi tra 2 istrioni di grande spessore. Il fiorentino la sa lunga. Ha bazziccato i campi della provincia, spaccando il centesimo. Ha stravinto campionati senza budget. Ha portato il Carpi dalla serie D alla serie A facendo praticamente di tutto in emilia. Scouting di origine controllata. Conosce tutti i calciatori del mondo o quasi. Uno zingarelli del calciomercato. Intrattiene buoni rapporti anche con i boss della procura. Amico di Jorge Mendes, Branchini, Tinti, Pastorello, Ramadani eccetera. Ha riavvicinato Raiola a De Laurentiis. Per motivi contrattuali non può parlare (scelta opinabile a nostro avviso) ma è determinante sia in sede che nello spogliatoio. Sarri lo ha definito pubblicamente un fuoriclasse: avrà avuto le sue ragioni.
 
De laurentiis, manager lungimirante (questo gli va riconosciuto) e cane da tartufi, intuii subito che poteva contare sul tipo, proponendogli un contratto pluriennale. I fatti gli hanno dato ancora una volta ragione. Ora dovrà essere bravo a tenerseli stretti. Il duo è vicino a un’impresa storica. Il primo pensiero sarà blindarli ancora per tanti anni.  L'Aurelio è un guerriero pronto alla pugna. Anche perchèn on ama sfidare i mulini al vento. L’eroe antico era quello che affrontava la morte: quello moderno è colui che accetta la vita".
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RAI - Venerato: "Sarri e Giuntoli, accoppiata vincente"

di Napoli Magazine

25/04/2024 - 21:59

"Giugno 2015. Il collega ed amico Lorenzo Marucci di Tuttomercatoweb mi chiede un parere sulla rivoluzione copernicana effettuata da De Laurentiis. Aveva rimpiazzato Benitez e Bigon con 2 maledetti toscani: sarri e giuntoli. Ansia e sgomento tra i tifosi - afferma Ciro Venerato a Tuttonapoli -, critiche da quasi tutti gli addetti ai lavori che valutavano senza conoscere, bocciavano per sentito dire, legati (come sempre) agli almanacchi e non ai fatti.

 
Io fui tra i pochi a elogiare il coraggio del patron. Ricordo ancora il titolo del sito: ”Napoli: fidati di sarri e giuntoli”. Solo chi vive il calcio a 360 gradi conosce a menadito uomini e cose. Vengo dalla gavetta e i campionati minori continuo a seguirli. Inoltre, vivendo da quasi 10 anni a Pescara, la serie cadetta la seguo anche professionalmente, facendo parte del team di “90esimo minuto di B”, il sabato pomeriggio.
 
Sapevo vita, morte e, soprattutto, miracoli dei due. Avevano sputato sangue prima di approdare in riva al golfo, mietendo consensi e vincendo campionati. Quello che è successo dopo è ormai sotto gli occhi di tutti. Il Napoli è in piena lotta per lo scudetto e domenica ha battuto la Juve a domicilio, costringendo Allegri a giocarsela per il pareggio. L’undici di Sarri aveva vinto la gara già sul piano della mentalità. L’acuto finale di Koulibaly ha fatto il resto. Impresa vicina, non vicinissima: la Juve ha 7 vite come i gatti. E Sarri, furbo di 3 cotte, fa bene a ricordarlo. Ma se in 5 giorni passi da meno 6 a meno 1, vincendo all’Allianz Stadium, non è peregrina l’idea del tricolore. Ma Sarri il suo trionfo lo ha già ottenuto, su questo non ci piove. In tre anni ha costruito una macchina da guerra. Elargendo spettacolo ed emozioni. Ha subito attacchi ingenerosi e fallaci. Lo hanno definito un perdente di successo, un maestro di provincia, un ottuso demiurgo. Lui ha fatto il verso al più famoso corregionale, non curandosi di loro. Epigono di Dante il cocciuto Maurizio, autore di una commedia divina che sta portando il Napoli ad un passo da uno storico ed inaspettato terzo scudetto. Se la Juve è parsa piccola il merito è esclusivamente del suo nocchiero. Beppe Marotta, il miglior dirigente del nostro calcio per distacco (l'Aurelio gli offrì la scrivania quando decise di lasciare la Samp), non ha nulla da rimproverarsi. Ha offerto ad Allegri una rosa extra large. E non è affatto vero che la juve ha giocatori adatti solo a quel tipo di gioco. Difendersi e ripartire non sempre paga. Anche questa è una bella lezione di vita per i tanti soloni che ridacchiavano sul tiki taka in salsa toscana. Quanti presunti maestri del regno di eupalla ci hanno ammorbato con i soliti discorsi, triti e ritriti. Conta vincere, il bel gioco non paga. Conta cambiare modulo, non arroccarsi solo su un sistema di gioco. Beh, Sarri ha messo tutti in fuorigioco. Ha espugnato il palazzo adottando il 4 3 3. Puntando sugli stessi 11 vituperati dopo Sassuolo. Pochi quelli che gli hanno concesso attenuanti. Bastava davvero poco. Magari un minimo di onestà intellettuale. Se il toscano avesse avuto una rosa di elevato spessore, avrebbe alternato piu’ giocatori. Lo stesso Marotta, prima del fischio d’inizio, gli ha concesso l’onore delle armi. Affermando che il Napoli aveva un gruppo ristretto. Ma se gli altri puntavano tutto sul mercato, lui ha giocato le sue fiches sulle idee. Gli avversari avevano i giocatori, lui (soprattutto) il gioco.
 
Gli è stato a fianco in questi 3 anni belli e amari (sì, avete lette bene. Anche amari, per cio’ che ha letto e subito) un toscanaccio di buone maniere e ottime letture, Cristiano Giuntoli. Suo alter ego. Se maurizio è politicamente scorretto, Giuntoli è un inno alla diplomazia. In questo triennio ha dovuto spesso mediare tra 2 caratteri forti. Sarri e il patron non le mandano a dire quando gli girano. Lui è l’esatta sintesi tra 2 istrioni di grande spessore. Il fiorentino la sa lunga. Ha bazziccato i campi della provincia, spaccando il centesimo. Ha stravinto campionati senza budget. Ha portato il Carpi dalla serie D alla serie A facendo praticamente di tutto in emilia. Scouting di origine controllata. Conosce tutti i calciatori del mondo o quasi. Uno zingarelli del calciomercato. Intrattiene buoni rapporti anche con i boss della procura. Amico di Jorge Mendes, Branchini, Tinti, Pastorello, Ramadani eccetera. Ha riavvicinato Raiola a De Laurentiis. Per motivi contrattuali non può parlare (scelta opinabile a nostro avviso) ma è determinante sia in sede che nello spogliatoio. Sarri lo ha definito pubblicamente un fuoriclasse: avrà avuto le sue ragioni.
 
De laurentiis, manager lungimirante (questo gli va riconosciuto) e cane da tartufi, intuii subito che poteva contare sul tipo, proponendogli un contratto pluriennale. I fatti gli hanno dato ancora una volta ragione. Ora dovrà essere bravo a tenerseli stretti. Il duo è vicino a un’impresa storica. Il primo pensiero sarà blindarli ancora per tanti anni.  L'Aurelio è un guerriero pronto alla pugna. Anche perchèn on ama sfidare i mulini al vento. L’eroe antico era quello che affrontava la morte: quello moderno è colui che accetta la vita".