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CANNES 2018 - I vincitori: Marcello Fonte (attore) e Alice Rohrwacher (sceneggiatura). Palma d’Oro a Kore-eda
19.05.2018 22:13 di Napoli Magazine Fonte: Corriere della Sera

Doppietta Italia a Cannes 71: miglior attore Marcello Fonte per «Dogman» (qui la recensione di Paolo Mereghetti) e miglior sceneggiatura a Alice Rohrwacher per «Lazzaro felice» (qui la recensione del Mereghetti). Un’edizione che chiude all’insegna delle sorpresa. Il primo colpo di scena si deve a Asia Argento che chiamata a dare il premio alla miglior attrice, prima di cominciare ricorda: «Nel 1997 qui a Cannes sono stata violentata da Harvey Weinstein. Questo festival è stato un terreno di caccia. Avevo 21 anni. Voglio fare una previsione: Weinstein non sarà più benvenuto qui». Il premio va all’attrice Samal Yeslyamova di «Ayka» del kazako Sergey Dvortsevoy. Alice Rohrwacher vince — ex aequo con Jafar Panahi (è la figlia a ritiralo, il regista dissidente è rimasto in Iran perché il governo non gli permette di lasciare il paese), per «3 faces» — il premio per la miglior sceneggiatura per «Lazzaro felice». «Grazie a tutti quelli che hanno preso sul serio questa storia un po’ bislacca come i bambini fanno con i giochi». E è Roberto Benigni, che nel 1997 con «La vita è bella» vinse il Gran prix della Giuria, a premiare Marcello Fonte per «Dogman». Lo chiamo con un urlo «Marcellooo» che ricorda il «Robertooo» di Sophia Loren, dopo aver incantato la platea in francese, «J’ai beaucopu de souvenir, tout se bouge. Sono felice, pieno di gioia vorrei abbracciarvi tutti». Marcello Fonte, 40 anni, adottato dalla stampa internazionale che lo definisce un misto tra Buster Keaton e Peter Lorre, è felicissimo. «Il cinema è la mia famiglia. Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sopra le lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Ora gli applausi mi arrivano calorosi da voi e sento che la mia famiglia è il cinema e lo siete anche voi».

 

Il trionfo giapponese
 
 
La Palma d’oro è il bellissimo «Shoplifters» (il titolo francese suona come: «Un affare di famiglia») del giapponese Hirokazu Kore-eda, che lo dedica ai due registi assenti per motivi politici a Cannes. La Miglior regia va a Pawel Pawlikowski per il suo «Cold War» e una Palma d’oro speciale va a Jean Luc Godard per «Le livre d’image». A «Capharnaüm» di Nadine Labaki il Prix de la Jury e la regista libanese si fa accompagnare sul palco dal suo straordinario protagonista Zain Al Rafeea: «Non possiamo girare la testa di fronte alla sofferenza di questi bambini». Il Gran Prix va Spike Lee di «BlacKkKlansman». E la Camera d’oro va a «Girl» del belga Lukas Dhont, certo grazie al suo straordinario interprete Victor Polster che già aveva vinto venerdì il premio come miglior interprete in «Un certain regard». Il nostro cinema torna a casa moderatamente soddisfatto grazie a due cineasti molto amati a Cannes. Matteo Garrone, 49 anni, Gran prix speciale della giuria nel 2008 con «Gomorra» e poi bis nel 2012 con «Reality». E Alice Rohrwacher, classe 1981, tenuta a battesimo nella Quinzaine all’epoca di «Corpo celeste», poi nel 2014 anche per lei Gran prix speciale della giuria con «Le meraviglie». Una buona annata questa per l’Italia, considerando anche il Label Europa Cinemas per il miglior film europeo vinto da Gianni Zanasi nella Quinzaine del Réalisaterur con «Troppa grazia» con Alba Rohrwacher. E, ancora, l’Oeil d’or come miglior documentario per «La strada dei Samouni» di Stefano Savona. «Può sembrare strano detto da chi guida la giuria, ma non sono interessata ai premi ma piuttosto al dialogo, allo scambio di idee», aveva detto Cate Blanchett e certo avrà discusso con i suoi compagni di avventura, Léa Seydoux, Kristen Stewart, la regista americana Ava DuVernay e la musicista del Burgundi Khadja Nin e i giurati uomini, tre registi Denis vVilleneuve, Robert Guédiguian, Andrey Zvyagintsev e il popolarissimo attore cinese Chang Chen. Una buona Palma d’oro? Prima dell’inizio di Cannes 71 l’avevano descritta così: «Un film che contiene tutto, le performance degli attori, la regia, la fotografia, la sceneggiatura, capace di durare nel tempo, nella mente e nell’immaginazione del pubblico». Ora sta proprio al pubblico giudicare se Cate e i suoi hanno compiuto la missione.
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CANNES 2018 - I vincitori: Marcello Fonte (attore) e Alice Rohrwacher (sceneggiatura). Palma d’Oro a Kore-eda

di Napoli Magazine

19/05/2024 - 22:13

Doppietta Italia a Cannes 71: miglior attore Marcello Fonte per «Dogman» (qui la recensione di Paolo Mereghetti) e miglior sceneggiatura a Alice Rohrwacher per «Lazzaro felice» (qui la recensione del Mereghetti). Un’edizione che chiude all’insegna delle sorpresa. Il primo colpo di scena si deve a Asia Argento che chiamata a dare il premio alla miglior attrice, prima di cominciare ricorda: «Nel 1997 qui a Cannes sono stata violentata da Harvey Weinstein. Questo festival è stato un terreno di caccia. Avevo 21 anni. Voglio fare una previsione: Weinstein non sarà più benvenuto qui». Il premio va all’attrice Samal Yeslyamova di «Ayka» del kazako Sergey Dvortsevoy. Alice Rohrwacher vince — ex aequo con Jafar Panahi (è la figlia a ritiralo, il regista dissidente è rimasto in Iran perché il governo non gli permette di lasciare il paese), per «3 faces» — il premio per la miglior sceneggiatura per «Lazzaro felice». «Grazie a tutti quelli che hanno preso sul serio questa storia un po’ bislacca come i bambini fanno con i giochi». E è Roberto Benigni, che nel 1997 con «La vita è bella» vinse il Gran prix della Giuria, a premiare Marcello Fonte per «Dogman». Lo chiamo con un urlo «Marcellooo» che ricorda il «Robertooo» di Sophia Loren, dopo aver incantato la platea in francese, «J’ai beaucopu de souvenir, tout se bouge. Sono felice, pieno di gioia vorrei abbracciarvi tutti». Marcello Fonte, 40 anni, adottato dalla stampa internazionale che lo definisce un misto tra Buster Keaton e Peter Lorre, è felicissimo. «Il cinema è la mia famiglia. Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sopra le lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi. Ora gli applausi mi arrivano calorosi da voi e sento che la mia famiglia è il cinema e lo siete anche voi».

 

Il trionfo giapponese
 
 
La Palma d’oro è il bellissimo «Shoplifters» (il titolo francese suona come: «Un affare di famiglia») del giapponese Hirokazu Kore-eda, che lo dedica ai due registi assenti per motivi politici a Cannes. La Miglior regia va a Pawel Pawlikowski per il suo «Cold War» e una Palma d’oro speciale va a Jean Luc Godard per «Le livre d’image». A «Capharnaüm» di Nadine Labaki il Prix de la Jury e la regista libanese si fa accompagnare sul palco dal suo straordinario protagonista Zain Al Rafeea: «Non possiamo girare la testa di fronte alla sofferenza di questi bambini». Il Gran Prix va Spike Lee di «BlacKkKlansman». E la Camera d’oro va a «Girl» del belga Lukas Dhont, certo grazie al suo straordinario interprete Victor Polster che già aveva vinto venerdì il premio come miglior interprete in «Un certain regard». Il nostro cinema torna a casa moderatamente soddisfatto grazie a due cineasti molto amati a Cannes. Matteo Garrone, 49 anni, Gran prix speciale della giuria nel 2008 con «Gomorra» e poi bis nel 2012 con «Reality». E Alice Rohrwacher, classe 1981, tenuta a battesimo nella Quinzaine all’epoca di «Corpo celeste», poi nel 2014 anche per lei Gran prix speciale della giuria con «Le meraviglie». Una buona annata questa per l’Italia, considerando anche il Label Europa Cinemas per il miglior film europeo vinto da Gianni Zanasi nella Quinzaine del Réalisaterur con «Troppa grazia» con Alba Rohrwacher. E, ancora, l’Oeil d’or come miglior documentario per «La strada dei Samouni» di Stefano Savona. «Può sembrare strano detto da chi guida la giuria, ma non sono interessata ai premi ma piuttosto al dialogo, allo scambio di idee», aveva detto Cate Blanchett e certo avrà discusso con i suoi compagni di avventura, Léa Seydoux, Kristen Stewart, la regista americana Ava DuVernay e la musicista del Burgundi Khadja Nin e i giurati uomini, tre registi Denis vVilleneuve, Robert Guédiguian, Andrey Zvyagintsev e il popolarissimo attore cinese Chang Chen. Una buona Palma d’oro? Prima dell’inizio di Cannes 71 l’avevano descritta così: «Un film che contiene tutto, le performance degli attori, la regia, la fotografia, la sceneggiatura, capace di durare nel tempo, nella mente e nell’immaginazione del pubblico». Ora sta proprio al pubblico giudicare se Cate e i suoi hanno compiuto la missione.
Fonte: Corriere della Sera