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G-FACTOR - Lucariello scrive su "NM": "Sarri integralista alla Benitez"
21.10.2016 18:34 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si rivedono a Castel Volturno, Sarri e gli azzurri. Allenatore e squadra hanno tantissime cose da dirsi, con molta franchezza, tanto per capire e interpretare il momentaccio della squadra del cuore che si porta dentro dei malanni che tanto oscuri per la verità non lo sono affatto. Aldilà delle tre sconfitte consecutive subite con Atalanta, Roma e Besiktas, c’è un dato piuttosto eloquente che in un certo senso spiega l’incredibile inversione di tendenza del gruppo che ha fatto vedere il più bel calcio in Italia, fino a pochissimo tempo fa e sono i sette gol incassati tra la trasferta di Bergamo e le due ultime partite a Fuorigrotta, un’enormità. Certo, gli strafalcioni personali sopratutto lì dietro non si contano più e si verificano puntualmente in ogni match, ma non si può dire che sia solo la difesa nel classico occhio del ciclone. La realtà offre l’immagine di una squadra che sul terreno di gioco manifesta improvvisamente incomprensibili stranezze tecniche, tattiche e di rendimento che portano agli smarrimenti che sono sotto gli occhi di tutti. Malanni e malumori interiori, ad ogni livello: controllati finchè si vuole e si può e che poi finiscono per venire fuori, attraverso i disorientamenti sul terreno di gioco e in tutte le altre manifestazioni a volte perfino pirotecniche, naturalmente tutti inclusi, dal patron all’allenatore e dal tecnico ai calciatori. Beh, a dirla tutta, negli ultimissimi tempi i fuochi d’artificio li hanno fatti esplodere proprio Sarri e don Aurelio: la sparata sugli arbitri, sottolineando l’assenza della società e la resa alla Juve già alla sesta giornata, da parte del tecnico, mentre dall’altro fronte, quello del club in una nota durissima la replica risentita di Adl e il richiamo a restare nell’ambito del proprio ruolo, oltre ad altri passaggi riguardanti il fatturato e i 130 milioni spesi al calciomercato. Uno scontro, insomma, al quale si è cercato di porre riparo nella press conference alla vigilia del match con la Roma, un’armonia di facciata? Il patron e Sarri insieme e quasi d’amore e d’accordo di fronte alla stampa del settore, gli occhi del mondo, un incantesimo. Dopo Bergamo il clima era diventato ancora più rovente e Adl se l’è presa un po’ con tutti, soprattutto con i giornalisti, chissà perché, vallo a capire. Peggio di peggio dopo la Roma e dopo la Champions, don Aurelio si è infuriato come mai lo è stato: improvvisamente si è complicato il passaggio del turno che si riteneva cosa quasi già fatta, un po’ per sfortuna, un po’ per un penalty sbagliato da Insigne, un po’ per gli errori lì dietro, un altro po’ per un fuorigioco non segnalato e per completare il quadro, le scelte nient’affatto condivisibili dell’allenatore negli uomini, nelle rotazioni e nelle strategie tecnico-tattiche senza varianti, come l’integralismo di Benitez condannato senza attenuanti, siamo punto e d’accapo. Cosa c’è in fondo al sacco? Gira e rigira viene a galla il solito ritornello di assoluta attualità negli ultimissimi tempi, il centrattacco che non c’è più. Dopo Higuain c’era Milik che si è bloccato per infortunio e dietro di lui nessuno. Poco, pochissimo per un team impegnato su tre fronti: campionato, Coppa Italia e Champions. Forse anche questo potrebbe aver reso un po’ tormentato il rapporto tra don Aurelio e l’allenatore toscano. Ora però serve qualcos’altro: soprattutto piedi per terra, umiltà, unità e calma e gesso. Da parte di tutti. Poi, come si dice, i conti si fanno alla fine: dipende da come ci si arriva.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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G-FACTOR - Lucariello scrive su "NM": "Sarri integralista alla Benitez"

di Napoli Magazine

21/10/2024 - 18:34

NAPOLI - Si rivedono a Castel Volturno, Sarri e gli azzurri. Allenatore e squadra hanno tantissime cose da dirsi, con molta franchezza, tanto per capire e interpretare il momentaccio della squadra del cuore che si porta dentro dei malanni che tanto oscuri per la verità non lo sono affatto. Aldilà delle tre sconfitte consecutive subite con Atalanta, Roma e Besiktas, c’è un dato piuttosto eloquente che in un certo senso spiega l’incredibile inversione di tendenza del gruppo che ha fatto vedere il più bel calcio in Italia, fino a pochissimo tempo fa e sono i sette gol incassati tra la trasferta di Bergamo e le due ultime partite a Fuorigrotta, un’enormità. Certo, gli strafalcioni personali sopratutto lì dietro non si contano più e si verificano puntualmente in ogni match, ma non si può dire che sia solo la difesa nel classico occhio del ciclone. La realtà offre l’immagine di una squadra che sul terreno di gioco manifesta improvvisamente incomprensibili stranezze tecniche, tattiche e di rendimento che portano agli smarrimenti che sono sotto gli occhi di tutti. Malanni e malumori interiori, ad ogni livello: controllati finchè si vuole e si può e che poi finiscono per venire fuori, attraverso i disorientamenti sul terreno di gioco e in tutte le altre manifestazioni a volte perfino pirotecniche, naturalmente tutti inclusi, dal patron all’allenatore e dal tecnico ai calciatori. Beh, a dirla tutta, negli ultimissimi tempi i fuochi d’artificio li hanno fatti esplodere proprio Sarri e don Aurelio: la sparata sugli arbitri, sottolineando l’assenza della società e la resa alla Juve già alla sesta giornata, da parte del tecnico, mentre dall’altro fronte, quello del club in una nota durissima la replica risentita di Adl e il richiamo a restare nell’ambito del proprio ruolo, oltre ad altri passaggi riguardanti il fatturato e i 130 milioni spesi al calciomercato. Uno scontro, insomma, al quale si è cercato di porre riparo nella press conference alla vigilia del match con la Roma, un’armonia di facciata? Il patron e Sarri insieme e quasi d’amore e d’accordo di fronte alla stampa del settore, gli occhi del mondo, un incantesimo. Dopo Bergamo il clima era diventato ancora più rovente e Adl se l’è presa un po’ con tutti, soprattutto con i giornalisti, chissà perché, vallo a capire. Peggio di peggio dopo la Roma e dopo la Champions, don Aurelio si è infuriato come mai lo è stato: improvvisamente si è complicato il passaggio del turno che si riteneva cosa quasi già fatta, un po’ per sfortuna, un po’ per un penalty sbagliato da Insigne, un po’ per gli errori lì dietro, un altro po’ per un fuorigioco non segnalato e per completare il quadro, le scelte nient’affatto condivisibili dell’allenatore negli uomini, nelle rotazioni e nelle strategie tecnico-tattiche senza varianti, come l’integralismo di Benitez condannato senza attenuanti, siamo punto e d’accapo. Cosa c’è in fondo al sacco? Gira e rigira viene a galla il solito ritornello di assoluta attualità negli ultimissimi tempi, il centrattacco che non c’è più. Dopo Higuain c’era Milik che si è bloccato per infortunio e dietro di lui nessuno. Poco, pochissimo per un team impegnato su tre fronti: campionato, Coppa Italia e Champions. Forse anche questo potrebbe aver reso un po’ tormentato il rapporto tra don Aurelio e l’allenatore toscano. Ora però serve qualcos’altro: soprattutto piedi per terra, umiltà, unità e calma e gesso. Da parte di tutti. Poi, come si dice, i conti si fanno alla fine: dipende da come ci si arriva.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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