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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Classifica antica, le due migliori sono il Napoli e la Juve, per Hamsik un sentimentale cambio di nome"
18.12.2017 10:53 di Napoli Magazine

NAPOLI - D'in su la vetta della classifica antica. Viene da parafrasare l'incipit del leopardiano passero solitario per esternare una mia convinzione, del tutto personale naturalmente. La classifica lassù è cortissima. Quattro squadre in un fazzoletto. E' logico che ognuna nutra la legittima ambizione di arrivare fino in fondo, cioè al titolo. Classifica antica, perché le due migliori sono rispettivamente prima e seconda: il Napoli e la Juve. E l'Inter e la Roma? direte. Bene, credo poco alla capacità dei nerazzurri e dei giallorossi di soppiantare le due battistrada. Avevo previsto - in una trasmissione televisiva - la battuta d'arresto dei cinesi spallettiani. Avevo maturato la convinzione del bluff nerazzurro mettendo insieme le prove fornite da Icardi e compagnìa in tre circostanze: contro il Napoli, la Juve ed il Pordenone. Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie. Inter scialba ed arroccata al San Paolo, rinunciataria allo Stadium, fantozziana in casa contro il Pordenone e sapete tutti com'è andata avanti nella italica coppa. Ora, che si possa mettere insieme figure barbine (pur salvando il risultato, due 0-0) in casa degli azzurri e dei bianconeri rientra nel calcolo delle probabilità. Ma è stata la pochezza e l'impotenza manifestata contro la simpatica squadra friulana - tra regolamentari e supplementari - che mi ha indotto al convincimento finale: i nerazzurri non sono da scudetto. Quanto alla Roma, dico che non si vincono i campionati soltanto con colpi di fortuna. Come l'ultima vittoria (al 94') contro il Cagliari che ho sintetizzato così in un post: Fazio, un gol da vero ro-mano. Restano in due per una sfida all'Ok Corral: il Napoli e la Juve. Entrambe autrici di sonanti vittorie in campo esterno. E sarà lotta dura, fino alla fine. E credo che allungare (con elementi di qualità) la rosa a disposizione di Sarri sia necessario. Per lo sprint in campionato e per andare avanti in Europa, anche se non è la Champions dei sogni. La prova esibita a Torino è stata scintillante. Anche se si è avuta la conferma che gli azzurri una volta annichiliti gli avversari, preso il largo nel punteggio, mollino un po' la presa e chiudano in affanno certe partite che hanno a lungo dominato. E questa è una supponenza - magari inconscia - che va eliminata e che fa, giustamente, inviperire Sarri. Non posso non aggiungermi al coro di laudi per Marek Hamsik che ha raggiunto Diego nella classifica dei marcatori azzurri. "Ho segnato quanto Maradona, ma non sarò mai Maradona", ha dichiarato il capitàno. Il sigillo su un attestato di modestia che gli fa onore. Marek è così. Si scatenerebbe soltanto nel caso che si riuscisse nell'impresa (avrete capito a che cosa mi riferisco) che regalerebbe ai napoletani la realtà di un sogno. Perché Marek considera Napoli la sua città d'adozione ed ha l'azzurro nel cuore, l'unico colore indossato, da Bratislava sin qui, il suo regno scelto, passando per Brescia. Comunque, rubo l'idea del mio amico Gianni Mura e dopo Torino lo chiamerò Gennarek. Non so se gli piacerà. Ma merita questo sentimentale cambio di nome. Anche Dries, qui, è diventato Ciro. Ad maiora.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Classifica antica, le due migliori sono il Napoli e la Juve, per Hamsik un sentimentale cambio di nome"

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18/12/2024 - 10:53

NAPOLI - D'in su la vetta della classifica antica. Viene da parafrasare l'incipit del leopardiano passero solitario per esternare una mia convinzione, del tutto personale naturalmente. La classifica lassù è cortissima. Quattro squadre in un fazzoletto. E' logico che ognuna nutra la legittima ambizione di arrivare fino in fondo, cioè al titolo. Classifica antica, perché le due migliori sono rispettivamente prima e seconda: il Napoli e la Juve. E l'Inter e la Roma? direte. Bene, credo poco alla capacità dei nerazzurri e dei giallorossi di soppiantare le due battistrada. Avevo previsto - in una trasmissione televisiva - la battuta d'arresto dei cinesi spallettiani. Avevo maturato la convinzione del bluff nerazzurro mettendo insieme le prove fornite da Icardi e compagnìa in tre circostanze: contro il Napoli, la Juve ed il Pordenone. Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie. Inter scialba ed arroccata al San Paolo, rinunciataria allo Stadium, fantozziana in casa contro il Pordenone e sapete tutti com'è andata avanti nella italica coppa. Ora, che si possa mettere insieme figure barbine (pur salvando il risultato, due 0-0) in casa degli azzurri e dei bianconeri rientra nel calcolo delle probabilità. Ma è stata la pochezza e l'impotenza manifestata contro la simpatica squadra friulana - tra regolamentari e supplementari - che mi ha indotto al convincimento finale: i nerazzurri non sono da scudetto. Quanto alla Roma, dico che non si vincono i campionati soltanto con colpi di fortuna. Come l'ultima vittoria (al 94') contro il Cagliari che ho sintetizzato così in un post: Fazio, un gol da vero ro-mano. Restano in due per una sfida all'Ok Corral: il Napoli e la Juve. Entrambe autrici di sonanti vittorie in campo esterno. E sarà lotta dura, fino alla fine. E credo che allungare (con elementi di qualità) la rosa a disposizione di Sarri sia necessario. Per lo sprint in campionato e per andare avanti in Europa, anche se non è la Champions dei sogni. La prova esibita a Torino è stata scintillante. Anche se si è avuta la conferma che gli azzurri una volta annichiliti gli avversari, preso il largo nel punteggio, mollino un po' la presa e chiudano in affanno certe partite che hanno a lungo dominato. E questa è una supponenza - magari inconscia - che va eliminata e che fa, giustamente, inviperire Sarri. Non posso non aggiungermi al coro di laudi per Marek Hamsik che ha raggiunto Diego nella classifica dei marcatori azzurri. "Ho segnato quanto Maradona, ma non sarò mai Maradona", ha dichiarato il capitàno. Il sigillo su un attestato di modestia che gli fa onore. Marek è così. Si scatenerebbe soltanto nel caso che si riuscisse nell'impresa (avrete capito a che cosa mi riferisco) che regalerebbe ai napoletani la realtà di un sogno. Perché Marek considera Napoli la sua città d'adozione ed ha l'azzurro nel cuore, l'unico colore indossato, da Bratislava sin qui, il suo regno scelto, passando per Brescia. Comunque, rubo l'idea del mio amico Gianni Mura e dopo Torino lo chiamerò Gennarek. Non so se gli piacerà. Ma merita questo sentimentale cambio di nome. Anche Dries, qui, è diventato Ciro. Ad maiora.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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