Golazo
GOLAZO - Mollichelli: "Napoli, con Don Rafè hasta la victoria siempre!"
25.08.2013 16:30 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si comincia sotto le stelle. Senza quella più luminosa che ha scelto di brillare nella ville lumiere, Parigi e i dollari di uno sceicco senza caffettano possono valere una messa in sicurezza economica, mantenere due famiglie costa. Senza nulla togliere alle capriole delle cheerleaders e i bandieroni a stelle e strisce con la N al centro, a meno che non ci sia sotto un piano Marshall in salsa calcistica, personalmente, preferirei una bella tarantella con relativa tammurriata e se proprio non si può fare a meno dei vessilli, allora inviterei gli sbandieratori di Cava dei Tirreni che sono di casa perfino a Liverpool, la città dei Beatles, la squadra rossa che fu di Benitez e che squadra! E giacché mi trovo, vi dico che le mimetiche per la Champions non mi entusiasmano. So che le vendite sono andate alla grande, ma non vi nascondo che quando vidi per la prima volta le maglie da marines - o se siete nazionalisti, da battaglione San Marco - il mio pensiero fotografico scattò immagini di Resina o del Ponte di Casanova. Si comincia sotto le stelle, dunque. Senza più Mazzarri ayatollah del tre-cinque-due e senza più la ristretta cerchia dei titolarissimi. S'inizia con una squadra double face nel senso che ogni elemento ha il suo alter ego, il nuovo Napoli si presenta rivoltabile come i trench di una volta. E soprattutto è una squadra nuova, diversa dal recente passato, molto meno italiana, certamente più internazionale con un idioma prevalente: lo spagnolo di Rafa Benitez detto Rafè, di Reina che vuol dire regina e il nome stona con il fisico imponente del portierone, di Britos l'uruguagio dallo sguardo triste, di Albiol il truce, di Callejon che significa corridoio, di Higuain detto el pipita, di Zuniga detto freccia nera, di Armero il buontempone, di Zapata la pantera. Insomma, suggerirei come leitmotiv di ogni golazo azzurro che si facesse festa con una bella ola urlando secchi e ritmati olè come accade in ogni Plaza de toros che si rispetti e non fa niente che non c'è più il matador per eccellenza. Habla espanol il Napoli nuovo che ha aggiunto un pò di Belgio (l'interessante Mertens) al collaudato trio svizzero che già c'era: Dzemaili, Inler, Behrami, un centrocampo non proprio di precisione, piuttosto combattivo. Un pò di fosforo in più non guasterebbe di certo. Le amichevoli internazionali con squadre di livello hanno lasciato intravedere la bontà del nuovo impianto di gioco: più varianti in fase offensiva, la volontà di creare gioco con continuità, il contropiede come ratio dettata quando s'intuisce lo sbilanciamento degli avversari. Allo stato, mi sembra di poter dire con certezza che siamo ancora nella fase embrionale e non potrebbe essere altrimenti. La squadra è paragonabile ad una villa di lusso in costruzione avanzata (occorreranno dunque le rifiniture), lavori affidati ad un architetto di chiara fama, Benitez, che si avvale della collaborazione di un ingegnere esperto di origine slovacca, insomma Marek Hamsik, il campione che ha deciso di entrare nella storia del Napoli e di vivere nella città che ama. Due parole su Higuain: sono sicuro che non farà rimpiangere Cavani. Lo spagnolo è attaccante con caratteristiche diverse rispetto all'uruguaiano. Non lo vedremo in ogni zona del campo, non si prodigherà in continui rientri difensivi, ma sarà egualmente letale in zona gol. Higuain ha tecnica, forza fisica, scatto bruciante in progressione, precisione e freddezza nelle conclusioni ed anche un'altra dote da non sottovalutare: l'altruismo, se vede il compagno in posizione migliore della sua non esita a servirlo. Ed ora non ci resta che l'ouverture, stasera, contro il Bologna di diverse amarezze. Partire col piede giusto è indispensabile. Per prendere la pole. Buon campionato (per il momento). Cullando il sogno!





Adolfo Mollichelli



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25/08/2024 - 16:30

NAPOLI - Si comincia sotto le stelle. Senza quella più luminosa che ha scelto di brillare nella ville lumiere, Parigi e i dollari di uno sceicco senza caffettano possono valere una messa in sicurezza economica, mantenere due famiglie costa. Senza nulla togliere alle capriole delle cheerleaders e i bandieroni a stelle e strisce con la N al centro, a meno che non ci sia sotto un piano Marshall in salsa calcistica, personalmente, preferirei una bella tarantella con relativa tammurriata e se proprio non si può fare a meno dei vessilli, allora inviterei gli sbandieratori di Cava dei Tirreni che sono di casa perfino a Liverpool, la città dei Beatles, la squadra rossa che fu di Benitez e che squadra! E giacché mi trovo, vi dico che le mimetiche per la Champions non mi entusiasmano. So che le vendite sono andate alla grande, ma non vi nascondo che quando vidi per la prima volta le maglie da marines - o se siete nazionalisti, da battaglione San Marco - il mio pensiero fotografico scattò immagini di Resina o del Ponte di Casanova. Si comincia sotto le stelle, dunque. Senza più Mazzarri ayatollah del tre-cinque-due e senza più la ristretta cerchia dei titolarissimi. S'inizia con una squadra double face nel senso che ogni elemento ha il suo alter ego, il nuovo Napoli si presenta rivoltabile come i trench di una volta. E soprattutto è una squadra nuova, diversa dal recente passato, molto meno italiana, certamente più internazionale con un idioma prevalente: lo spagnolo di Rafa Benitez detto Rafè, di Reina che vuol dire regina e il nome stona con il fisico imponente del portierone, di Britos l'uruguagio dallo sguardo triste, di Albiol il truce, di Callejon che significa corridoio, di Higuain detto el pipita, di Zuniga detto freccia nera, di Armero il buontempone, di Zapata la pantera. Insomma, suggerirei come leitmotiv di ogni golazo azzurro che si facesse festa con una bella ola urlando secchi e ritmati olè come accade in ogni Plaza de toros che si rispetti e non fa niente che non c'è più il matador per eccellenza. Habla espanol il Napoli nuovo che ha aggiunto un pò di Belgio (l'interessante Mertens) al collaudato trio svizzero che già c'era: Dzemaili, Inler, Behrami, un centrocampo non proprio di precisione, piuttosto combattivo. Un pò di fosforo in più non guasterebbe di certo. Le amichevoli internazionali con squadre di livello hanno lasciato intravedere la bontà del nuovo impianto di gioco: più varianti in fase offensiva, la volontà di creare gioco con continuità, il contropiede come ratio dettata quando s'intuisce lo sbilanciamento degli avversari. Allo stato, mi sembra di poter dire con certezza che siamo ancora nella fase embrionale e non potrebbe essere altrimenti. La squadra è paragonabile ad una villa di lusso in costruzione avanzata (occorreranno dunque le rifiniture), lavori affidati ad un architetto di chiara fama, Benitez, che si avvale della collaborazione di un ingegnere esperto di origine slovacca, insomma Marek Hamsik, il campione che ha deciso di entrare nella storia del Napoli e di vivere nella città che ama. Due parole su Higuain: sono sicuro che non farà rimpiangere Cavani. Lo spagnolo è attaccante con caratteristiche diverse rispetto all'uruguaiano. Non lo vedremo in ogni zona del campo, non si prodigherà in continui rientri difensivi, ma sarà egualmente letale in zona gol. Higuain ha tecnica, forza fisica, scatto bruciante in progressione, precisione e freddezza nelle conclusioni ed anche un'altra dote da non sottovalutare: l'altruismo, se vede il compagno in posizione migliore della sua non esita a servirlo. Ed ora non ci resta che l'ouverture, stasera, contro il Bologna di diverse amarezze. Partire col piede giusto è indispensabile. Per prendere la pole. Buon campionato (per il momento). Cullando il sogno!





Adolfo Mollichelli



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