Il Punto
VIDEO SSCN - Drive&Talk, Simeone: "Mi piace portare allegria nello spogliatoio, sono curioso, amo il cinema, i videogiochi, il mare, faccio meditazione, vorrei visitare il Giappone quest'anno, studio gli avversari, mi piace scrivere di calcio e non solo, ho un piccolo rituale pre partita, in passato ero più scaramantico di adesso, essere figlio d'arte a volte è dura"
01.05.2024 18:13 di Napoli Magazine

NAPOLI - Giovanni Simeone, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai canali ufficiali del club azzurro all'interno del format 'Drive&Talk'. Il Cholito ha raccontato della sua passione per la scrittura e per il mondo orientale, passando dal peso di un cognome importante, il rapporto con la scaramanzia e la sua infanzia. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "La mia routine quotidiana? Di solito mi sveglio alle 8.30, anche se l'allenamento è alle 11 e dobbiamo stare lì alle 10. Io preferisco essere lì alle 9.30 perchè mi piace fare colazione lì, quindi mi sveglio presto. Parto alle 8.45/9 più o meno. Vado lì, faccio colazione, mi piace vedere un po' i miei compagni come stanno, mi piace portare un po' di allegria nello spogliatoio, mi piace essere tra i primi ad arrivare per portare un po' di allegria. Il rito del mate? All'inizio, come tutto, non ti piace. Quando sei piccolo te lo fanno assaggiare i tuoi genitori, ma non ti piace perchè è amaro, è tipo un tè un po' più amaro. Poi ogni tanto lo riassaggi, come col vino: da piccolo non ti piace, e poi ti piace. Il mate c'è in Argentina ma anche in Paraguay, in Brasile, l'Uruguay è il posto più classico, lì si beve molto di più, ma secondo me è uguale. Se ci sono tradizioni o leggende legate al mate? No, tante persone possono mettere la menta sopra, alcuni lo zucchero. Ognuno lo fa come lo preferisce. Non c'è un modo specifico per fare il mate, ognuno lo fa come gli piace ed è un modo per stare un po' insieme con la famiglia e gli amici. E' come per voi che dite 'andiamo a prendere un caffè', è la stessa cosa. Se sono un nerd visto che ho tanti interessi? Un nerd è una persona molto studiosa, io non sono studioso, sono curioso. Mi piace un po' tutto. Quello che non riesce a fare il mio papà, che io prendo sempre in giro, quando ci mettiamo a tavola con persone che non parlano di calcio, mio padre sta in silenzio. Io posso parlare di tutto. Mi puoi parlare di cinema, mi piace. Posso parlare di videogiochi con i bambini. L'altro giorno con noi c'era il figlio di Mario che stava giocando col Game Boy, l'ho visto e gli ho detto: 'guarda che c'è un trucco in quel gioco!', perchè ci avevo giocato e gli ho spiegato un paio di trucchi ed era contento. Mi piace parlare un po' di tutto, aiutare, parlare dei Pokemon, dei One Piece che mi piacciono, del mare che mi piace tantissimo, sto studiando per prendere la patente nautica. Quest'anno voglio andare in Giappone, un posto che mi piace tantissimo. Io faccio meditazione, mi piace conoscere le culture degli altri Paesi e le religioni. Due anni fa sono stato in India e ho visto l'Induismo, non l'ho studiato ma mi sono interessato tantissimo, ho guardato un sacco di musei, templi, sono stato dovunque, e se mi parli dell'Induismo, te ne posso parlare ugualmente. Ci sono tre Dei importantissimi. Se mi piace quello che vedo, approfondisco. Mi interessano molto le energie e le meditazioni. Se guardi la mia libreria a casa, ci sono tutti libri su quest'argomento, sull'auto-aiuto, meditazioni, libri spirituali. Ho una app su cui si guardano tutte le cose del calcio, hanno tutte le statistiche, i video, me la sono scaricata e in settimana quando ho un po' di tempo libero mi metto a studiare un po' la squadra avversaria da affrontare la domenica, quando guardo mi viene in mente qualcosa come una giocata, o vedo che c'è uno spazio, qualcosa che si può fare la domenica e me lo segno. Poi il giorno prima della partita ho il mio taccuino su cui scrivo tutte le cose che ho avuto in mente durante la settimana, mi piace essere un piccolo allenatore per me stesso. Un attaccante deve essere spontaneo quando tira in porta, ma un po' bisogna sapere le posizioni del portiere, come prepara il tiro, perchè tante volte i portieri, quando un attaccante sta per tirare, si comportano in maniera diversa l'uno dall'altro, non sono tutti uguali, c'è chi fa un piccolo salto, chi mette le braccia troppo indietro, quindi perdono un sacco di tempo, altri stanno fermi e in base a quello che fanno c'è una possibilità di fare gol. Ricordo la partita contro la Roma, quando l'anno scorso vincemmo 2-1. Avevo segnato sul taccuino che quando dovevi tirare vicino a lui, dovevi tirare alto perchè lui non aveva il tempo di arrivare. Se tiri forte, il portiere non ha il tempo di arrivare. Mi ero segnato che se dovevo tirare da lontano era meglio tirare basso, ma che se fossi stato vicino nell'area, era meglio tirare alto e mi è riuscito e l'ho pensato! Abbiamo vinto 2-1, può sembrare una cosa stupida però a me è servita e mi ha aiutato tantissimo. Il fatto di voler sapere di tutto deriva dalla mia curiosità. Da piccolo non immaginavo mai di poter essere in un posto come Napoli e vincere lo scudetto, per me era impossibile perchè non avevo la qualità che forse oggi ho acquisito durante gli anni e ho sempre voluto di più. Questa forza mi ha sempre aiutato, questa curiosità e il voler dare di più. Io so quali sono i miei limiti, li riconosco, vado avanti sapendo quello che ho e voglio vincere mentalmente rispetto agli altri, perchè so che qualitativamente i miei compagni sono più forti, però la testa comanda molto di più, quindi gioco con quello, se vedo uno che si abbatte è il mio momento. Guardo il momento giusto, che so che l'altro non sta bene e colpisco. E' una cosa mentale. Mio padre da piccolo mi diceva sempre: 'quando stai per tirare in porta, guarda la palla, non guardare la porta. La porta è sempre lì, non si muoverà mai!'. Da piccolo mi diceva di prendere bene la palla. A forza di giocare sempre, tu sai dov'è la porta, sai dov'è tutto in campo. Lo fai tante volte da piccolo e alla fine sai che ti giri e più o meno la porta è lì. Se scrivo solo di calcio o anche di altro? C'è stato un periodo a Firenze cinque anni fa in cui scrivevo su di me, come un diario, scaricavo le mie emozioni, momenti belli e brutti finchè ho conosciuto Giulia. Lì ho chiuso quel capitolo e mi è piaciuto perchè il giorno in cui ho smesso di scrivere è stato il giorno in cui mi sono sposato. Ho scritto del mio periodo quando ero piccolo, soffrivo perchè non stavo bene, mi sentivo solo, perchè non sapevo stare da solo, poi piano piano mi sono reso conto che mi piaceva e che stavo bene. Poi quando sono riuscito a capire che con me stesso stavo bene, sono riuscito a trovare una persona come Giulia e da lì ho capito che stavo bene. Se rileggo questi pensieri? Quando faccio meditazione, ogni tanto è bello rileggere. Quando sarò grande leggerò tutte le cose che avrò scritto. Ho un mio piccolo rituale prima della partita, mi guardo qualche video motivazionale, come Rocky Balboa, in genere cerco 'motivazione' e viene fuori qualcosa di Rocky. Mi scrivevo di un suo monologo nel quinto film in cui parla al figlio e gli racconta che la vita è dura, che non è bella come si pensa, che la vita è dura e ti lascerà sempre in ginocchio e non importa quanto colpisce, devi resistere ai colpi e andare avanti: queste motivazioni me le scrivevo nel diario tutto il tempo. Il mio rapporto con la scaramanzia? All'inizio ero fissato, poi ho iniziato a capire che quanto meno sei attaccato a quello meglio puoi vivere. Avevo uno psicologo, quando avevo 20 anni e prima di iniziare la partita facevo palleggi e se i palleggi non erano quanto mi piacevano, significava per me che non stavo bene. E il mio psicologo mi diceva: 'ma perchè devi aspettare di fare dei palleggi per capire se fare un gol o no?!'. Pensa a come fa la testa, a come ti riesce a bloccare una situazione per un palleggio. Bastava fare qualche palleggio sbagliato per pensare: 'oggi non è la mia partita', ed era sbagliatissimo, col mio psicologo abbiamo subito corretto questa cosa. Ogni tanto ho una scaramanzia, l'anno scorso un po' di più perchè ci stavamo giocando troppo. Avevo le mie scarpe, mutande speciali per la Champions, una maglia per il campionato. Braccialetto col cornetto portafortuna? Ce l'avevo, però mi piace che il destino te lo faccia sparire ad esempio. In Argentina, quando ti fa male la testa o altro, mia nonna fa delle preghiere e, non so come, ti sparisce il dolore alla testa. Prima della partita col Real Madrid in Champions nella gara di ritorno a Madrid, dico a mia mamma che ero un po' agitato per la partita e che mi faceva un po' male la gamba, che ero un po' nervoso e che non sapevo se potevo giocare. Mia mamma mi dice: 'tranquillo, fai una cosa, mettiti a pregare che domani andrà tutto bene, io ho già fatto le mie preghiere per te'. Quando comincio a farlo, tolgo la felpa e si rompe il cornetto rosso e le mando un messaggio e le ho chiesto come avesse fatto e mi ha risposto: 'vuol dire che quello ti ha protetto fino ad oggi, sei già pronto!'. Il giorno dopo ho fatto gol. Escape Room e giochi di società? Gioco con Alex, con Umberto. Abbiamo giocato ad un gioco che si chiama 'parola chiave', Alex mette le regole per aiutare se stesso (sorride, ndr). Escape Room? Mi piace tantissimo perchè è come inseguire qualcosa, senti di dover davvero trovare il modo di uscire da quella stanza, mi piacciono tantissimo gli enigmi. Con mia mamma abbiamo  giocato ad una Escape Room in un gioco di carte, ci sono enigmi e mi piace tantissimo, ho bisogno che la mia mente lavori sempre, non mi piace fermarmi mi fermo solo quando faccio meditazione, altrimenti faccio sempre qualcosa, o leggo, o studio o Escape Room, o quello che c'è. Se essere figlio d'arte è anche molto difficile? Non solo nel calcio dove ti guardano come se sei sempre 'il figlio di' e giochi a calcio perchè sei 'il figlio di' e quindi già inizi male, ma anche a scuola, non avevo tanti amici perchè tutti i miei compagni volevano essere miei amici per il mio papà, perchè dicevano che io avevo soldi. Nella mia vita non ho avuto tantissimi amici, per fortuna ho saputo riconoscere chi voleva il mio interesse e chi il mio bene e da lì ho capito che mi dovevo allontanare dai miei compagni di classe perchè non mi faceva sentire bene. Infatti, c'è stato un momento in cui mia mamma mi aveva visto molto triste in Argentina perchè era un sabato pomeriggio, c'era il sole e io ero a casa da solo. Mia mamma mi diceva: 'devi uscire di più, devi provare a fare amicizia', ma non è facile essere il figlio di una persona importante perchè ti guardano in un modo sempre un po' diverso. Ovviamente hai vantaggi in tantissime cose ma è dura".

Di seguito il video pubblicato dalla SSC Napoli sul proprio canale YouTube.

 

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di Napoli Magazine

01/05/2024 - 18:13

NAPOLI - Giovanni Simeone, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai canali ufficiali del club azzurro all'interno del format 'Drive&Talk'. Il Cholito ha raccontato della sua passione per la scrittura e per il mondo orientale, passando dal peso di un cognome importante, il rapporto con la scaramanzia e la sua infanzia. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "La mia routine quotidiana? Di solito mi sveglio alle 8.30, anche se l'allenamento è alle 11 e dobbiamo stare lì alle 10. Io preferisco essere lì alle 9.30 perchè mi piace fare colazione lì, quindi mi sveglio presto. Parto alle 8.45/9 più o meno. Vado lì, faccio colazione, mi piace vedere un po' i miei compagni come stanno, mi piace portare un po' di allegria nello spogliatoio, mi piace essere tra i primi ad arrivare per portare un po' di allegria. Il rito del mate? All'inizio, come tutto, non ti piace. Quando sei piccolo te lo fanno assaggiare i tuoi genitori, ma non ti piace perchè è amaro, è tipo un tè un po' più amaro. Poi ogni tanto lo riassaggi, come col vino: da piccolo non ti piace, e poi ti piace. Il mate c'è in Argentina ma anche in Paraguay, in Brasile, l'Uruguay è il posto più classico, lì si beve molto di più, ma secondo me è uguale. Se ci sono tradizioni o leggende legate al mate? No, tante persone possono mettere la menta sopra, alcuni lo zucchero. Ognuno lo fa come lo preferisce. Non c'è un modo specifico per fare il mate, ognuno lo fa come gli piace ed è un modo per stare un po' insieme con la famiglia e gli amici. E' come per voi che dite 'andiamo a prendere un caffè', è la stessa cosa. Se sono un nerd visto che ho tanti interessi? Un nerd è una persona molto studiosa, io non sono studioso, sono curioso. Mi piace un po' tutto. Quello che non riesce a fare il mio papà, che io prendo sempre in giro, quando ci mettiamo a tavola con persone che non parlano di calcio, mio padre sta in silenzio. Io posso parlare di tutto. Mi puoi parlare di cinema, mi piace. Posso parlare di videogiochi con i bambini. L'altro giorno con noi c'era il figlio di Mario che stava giocando col Game Boy, l'ho visto e gli ho detto: 'guarda che c'è un trucco in quel gioco!', perchè ci avevo giocato e gli ho spiegato un paio di trucchi ed era contento. Mi piace parlare un po' di tutto, aiutare, parlare dei Pokemon, dei One Piece che mi piacciono, del mare che mi piace tantissimo, sto studiando per prendere la patente nautica. Quest'anno voglio andare in Giappone, un posto che mi piace tantissimo. Io faccio meditazione, mi piace conoscere le culture degli altri Paesi e le religioni. Due anni fa sono stato in India e ho visto l'Induismo, non l'ho studiato ma mi sono interessato tantissimo, ho guardato un sacco di musei, templi, sono stato dovunque, e se mi parli dell'Induismo, te ne posso parlare ugualmente. Ci sono tre Dei importantissimi. Se mi piace quello che vedo, approfondisco. Mi interessano molto le energie e le meditazioni. Se guardi la mia libreria a casa, ci sono tutti libri su quest'argomento, sull'auto-aiuto, meditazioni, libri spirituali. Ho una app su cui si guardano tutte le cose del calcio, hanno tutte le statistiche, i video, me la sono scaricata e in settimana quando ho un po' di tempo libero mi metto a studiare un po' la squadra avversaria da affrontare la domenica, quando guardo mi viene in mente qualcosa come una giocata, o vedo che c'è uno spazio, qualcosa che si può fare la domenica e me lo segno. Poi il giorno prima della partita ho il mio taccuino su cui scrivo tutte le cose che ho avuto in mente durante la settimana, mi piace essere un piccolo allenatore per me stesso. Un attaccante deve essere spontaneo quando tira in porta, ma un po' bisogna sapere le posizioni del portiere, come prepara il tiro, perchè tante volte i portieri, quando un attaccante sta per tirare, si comportano in maniera diversa l'uno dall'altro, non sono tutti uguali, c'è chi fa un piccolo salto, chi mette le braccia troppo indietro, quindi perdono un sacco di tempo, altri stanno fermi e in base a quello che fanno c'è una possibilità di fare gol. Ricordo la partita contro la Roma, quando l'anno scorso vincemmo 2-1. Avevo segnato sul taccuino che quando dovevi tirare vicino a lui, dovevi tirare alto perchè lui non aveva il tempo di arrivare. Se tiri forte, il portiere non ha il tempo di arrivare. Mi ero segnato che se dovevo tirare da lontano era meglio tirare basso, ma che se fossi stato vicino nell'area, era meglio tirare alto e mi è riuscito e l'ho pensato! Abbiamo vinto 2-1, può sembrare una cosa stupida però a me è servita e mi ha aiutato tantissimo. Il fatto di voler sapere di tutto deriva dalla mia curiosità. Da piccolo non immaginavo mai di poter essere in un posto come Napoli e vincere lo scudetto, per me era impossibile perchè non avevo la qualità che forse oggi ho acquisito durante gli anni e ho sempre voluto di più. Questa forza mi ha sempre aiutato, questa curiosità e il voler dare di più. Io so quali sono i miei limiti, li riconosco, vado avanti sapendo quello che ho e voglio vincere mentalmente rispetto agli altri, perchè so che qualitativamente i miei compagni sono più forti, però la testa comanda molto di più, quindi gioco con quello, se vedo uno che si abbatte è il mio momento. Guardo il momento giusto, che so che l'altro non sta bene e colpisco. E' una cosa mentale. Mio padre da piccolo mi diceva sempre: 'quando stai per tirare in porta, guarda la palla, non guardare la porta. La porta è sempre lì, non si muoverà mai!'. Da piccolo mi diceva di prendere bene la palla. A forza di giocare sempre, tu sai dov'è la porta, sai dov'è tutto in campo. Lo fai tante volte da piccolo e alla fine sai che ti giri e più o meno la porta è lì. Se scrivo solo di calcio o anche di altro? C'è stato un periodo a Firenze cinque anni fa in cui scrivevo su di me, come un diario, scaricavo le mie emozioni, momenti belli e brutti finchè ho conosciuto Giulia. Lì ho chiuso quel capitolo e mi è piaciuto perchè il giorno in cui ho smesso di scrivere è stato il giorno in cui mi sono sposato. Ho scritto del mio periodo quando ero piccolo, soffrivo perchè non stavo bene, mi sentivo solo, perchè non sapevo stare da solo, poi piano piano mi sono reso conto che mi piaceva e che stavo bene. Poi quando sono riuscito a capire che con me stesso stavo bene, sono riuscito a trovare una persona come Giulia e da lì ho capito che stavo bene. Se rileggo questi pensieri? Quando faccio meditazione, ogni tanto è bello rileggere. Quando sarò grande leggerò tutte le cose che avrò scritto. Ho un mio piccolo rituale prima della partita, mi guardo qualche video motivazionale, come Rocky Balboa, in genere cerco 'motivazione' e viene fuori qualcosa di Rocky. Mi scrivevo di un suo monologo nel quinto film in cui parla al figlio e gli racconta che la vita è dura, che non è bella come si pensa, che la vita è dura e ti lascerà sempre in ginocchio e non importa quanto colpisce, devi resistere ai colpi e andare avanti: queste motivazioni me le scrivevo nel diario tutto il tempo. Il mio rapporto con la scaramanzia? All'inizio ero fissato, poi ho iniziato a capire che quanto meno sei attaccato a quello meglio puoi vivere. Avevo uno psicologo, quando avevo 20 anni e prima di iniziare la partita facevo palleggi e se i palleggi non erano quanto mi piacevano, significava per me che non stavo bene. E il mio psicologo mi diceva: 'ma perchè devi aspettare di fare dei palleggi per capire se fare un gol o no?!'. Pensa a come fa la testa, a come ti riesce a bloccare una situazione per un palleggio. Bastava fare qualche palleggio sbagliato per pensare: 'oggi non è la mia partita', ed era sbagliatissimo, col mio psicologo abbiamo subito corretto questa cosa. Ogni tanto ho una scaramanzia, l'anno scorso un po' di più perchè ci stavamo giocando troppo. Avevo le mie scarpe, mutande speciali per la Champions, una maglia per il campionato. Braccialetto col cornetto portafortuna? Ce l'avevo, però mi piace che il destino te lo faccia sparire ad esempio. In Argentina, quando ti fa male la testa o altro, mia nonna fa delle preghiere e, non so come, ti sparisce il dolore alla testa. Prima della partita col Real Madrid in Champions nella gara di ritorno a Madrid, dico a mia mamma che ero un po' agitato per la partita e che mi faceva un po' male la gamba, che ero un po' nervoso e che non sapevo se potevo giocare. Mia mamma mi dice: 'tranquillo, fai una cosa, mettiti a pregare che domani andrà tutto bene, io ho già fatto le mie preghiere per te'. Quando comincio a farlo, tolgo la felpa e si rompe il cornetto rosso e le mando un messaggio e le ho chiesto come avesse fatto e mi ha risposto: 'vuol dire che quello ti ha protetto fino ad oggi, sei già pronto!'. Il giorno dopo ho fatto gol. Escape Room e giochi di società? Gioco con Alex, con Umberto. Abbiamo giocato ad un gioco che si chiama 'parola chiave', Alex mette le regole per aiutare se stesso (sorride, ndr). Escape Room? Mi piace tantissimo perchè è come inseguire qualcosa, senti di dover davvero trovare il modo di uscire da quella stanza, mi piacciono tantissimo gli enigmi. Con mia mamma abbiamo  giocato ad una Escape Room in un gioco di carte, ci sono enigmi e mi piace tantissimo, ho bisogno che la mia mente lavori sempre, non mi piace fermarmi mi fermo solo quando faccio meditazione, altrimenti faccio sempre qualcosa, o leggo, o studio o Escape Room, o quello che c'è. Se essere figlio d'arte è anche molto difficile? Non solo nel calcio dove ti guardano come se sei sempre 'il figlio di' e giochi a calcio perchè sei 'il figlio di' e quindi già inizi male, ma anche a scuola, non avevo tanti amici perchè tutti i miei compagni volevano essere miei amici per il mio papà, perchè dicevano che io avevo soldi. Nella mia vita non ho avuto tantissimi amici, per fortuna ho saputo riconoscere chi voleva il mio interesse e chi il mio bene e da lì ho capito che mi dovevo allontanare dai miei compagni di classe perchè non mi faceva sentire bene. Infatti, c'è stato un momento in cui mia mamma mi aveva visto molto triste in Argentina perchè era un sabato pomeriggio, c'era il sole e io ero a casa da solo. Mia mamma mi diceva: 'devi uscire di più, devi provare a fare amicizia', ma non è facile essere il figlio di una persona importante perchè ti guardano in un modo sempre un po' diverso. Ovviamente hai vantaggi in tantissime cose ma è dura".

Di seguito il video pubblicato dalla SSC Napoli sul proprio canale YouTube.