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G-FACTOR - Lucariello su "NM": "Napoli, il dissenso di don Aurelio e la furia dei tifosi: una sconfitta per crescere"
17.02.2017 23:29 di Napoli Magazine

NAPOLI - In rivolta la Torcida, in dissenso con don Aurelio che in pubblico ha rifilato richiami a Sarri e a gran parte degli azzurri. Critiche e più che pepate osservazioni – giuste o sbagliate che siano – rivolte nella pubblica piazza al timoniere del Napoli e alla squadra del cuore. Aspro, furioso e irritatissimo per la sconfitta, il numero uno di Castel Volturno si è lasciato andare nei luoghi e in tempi sbagliati anziché parlarne a quattrocchi e in riservatezza con l’allenatore, giacchè secondo un principio incontestabile, se panni sporchi eventualmente ci sono, soprattutto nel calcio, vanno lavati in famiglia e non sbandierati ai quattro venti così come è stato fatto dal presidente, al quale e comunque nessuno può togliergli il diritto-dovere di intervenire. Ci mancherebbe. Ma non così. No, non è piaciuto affatto don Aurelio che si è infilato in un ruolo inconciliabile da quello rivestito, parlando perfino da allenatore, magari alimentato da qualche sbagliato consiglio. De Laurentiis ha sostenuto che il Napoli ha perso la partita anche perché ha giocato con il baricentro alto. E non è vero, giacchè è stato il Real a tenere pressato il Napoli nella propria metà campo. Così anche il riferimento alla mancata utilizzazione di Pavoletti che, detto esplicitamente, non si è ancora inserito negli schemi e nel gioco della squadra e che comunque e con tutto il rispetto non avrebbe capovolto la partita, considerando soprattutto la differenza e la qualità dei valori tecnici vantati dagli avversari. Così come è stato inutile infilare Milik a dieci minuti dalla fine. Ed è pure ora di finirla con questa storiella della cazzimma, identificata sbagliando nella mancanza di carattere e di personalità: un altro errore giacchè la cazzimma è tutt’altra cosa e non una carenza di quelle componenti lamentate dal presidente. Ed a proposito dei valori tecnico-tattici c’è bisogno di ricordare gli errorri commessi sul campo del Real in chiave difensiva, come ad esempio per quanto riguarda le marcature. Per carità nulla da insegnare a nessuno, ma va evidenziato però che nella zona nella propria area la marcatura va fatta ad uomo con l’avversario strettamente marcato di fianco. Così pure sulla fascia destra del Napoli, dove Marcelo ha creato lo scompiglio, favorito dalla posizione di Hysaj, sempre ad oltre cinque metri da lui. Perché? Non è tuttavia il caso di porre sotto processo e sotto pubblica accusa il Napoli in un modo così aspro e risentito. D’altronde proprio il patron ha fatto sempre riferimento ai sontuosi fatturati dei grandi club vantati nei confronti della società azzurra per spiegare le differenze di valore degli organici. E allora come la mettiamo visto che quelli del Real sono almeno cinque volte più alti di quelli del club di Castel Volturno? Forse è il caso di restare con i piedi per terra e che qualcuno spiegasse al presidente che la gente è con la squadra. Ed ancora di più in questa circostanza, cioè oggi più di ieri. Insomma di questa sconfitta subita nel tempio del Real, dalla squadra più grande del mondo nessuno ne ha fatto una tragedia: piuttosto va inserirla nella pagina della crescita collettiva, dove c’è posto per tutti. Anche per don Aurelio.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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17/02/2024 - 23:29

NAPOLI - In rivolta la Torcida, in dissenso con don Aurelio che in pubblico ha rifilato richiami a Sarri e a gran parte degli azzurri. Critiche e più che pepate osservazioni – giuste o sbagliate che siano – rivolte nella pubblica piazza al timoniere del Napoli e alla squadra del cuore. Aspro, furioso e irritatissimo per la sconfitta, il numero uno di Castel Volturno si è lasciato andare nei luoghi e in tempi sbagliati anziché parlarne a quattrocchi e in riservatezza con l’allenatore, giacchè secondo un principio incontestabile, se panni sporchi eventualmente ci sono, soprattutto nel calcio, vanno lavati in famiglia e non sbandierati ai quattro venti così come è stato fatto dal presidente, al quale e comunque nessuno può togliergli il diritto-dovere di intervenire. Ci mancherebbe. Ma non così. No, non è piaciuto affatto don Aurelio che si è infilato in un ruolo inconciliabile da quello rivestito, parlando perfino da allenatore, magari alimentato da qualche sbagliato consiglio. De Laurentiis ha sostenuto che il Napoli ha perso la partita anche perché ha giocato con il baricentro alto. E non è vero, giacchè è stato il Real a tenere pressato il Napoli nella propria metà campo. Così anche il riferimento alla mancata utilizzazione di Pavoletti che, detto esplicitamente, non si è ancora inserito negli schemi e nel gioco della squadra e che comunque e con tutto il rispetto non avrebbe capovolto la partita, considerando soprattutto la differenza e la qualità dei valori tecnici vantati dagli avversari. Così come è stato inutile infilare Milik a dieci minuti dalla fine. Ed è pure ora di finirla con questa storiella della cazzimma, identificata sbagliando nella mancanza di carattere e di personalità: un altro errore giacchè la cazzimma è tutt’altra cosa e non una carenza di quelle componenti lamentate dal presidente. Ed a proposito dei valori tecnico-tattici c’è bisogno di ricordare gli errorri commessi sul campo del Real in chiave difensiva, come ad esempio per quanto riguarda le marcature. Per carità nulla da insegnare a nessuno, ma va evidenziato però che nella zona nella propria area la marcatura va fatta ad uomo con l’avversario strettamente marcato di fianco. Così pure sulla fascia destra del Napoli, dove Marcelo ha creato lo scompiglio, favorito dalla posizione di Hysaj, sempre ad oltre cinque metri da lui. Perché? Non è tuttavia il caso di porre sotto processo e sotto pubblica accusa il Napoli in un modo così aspro e risentito. D’altronde proprio il patron ha fatto sempre riferimento ai sontuosi fatturati dei grandi club vantati nei confronti della società azzurra per spiegare le differenze di valore degli organici. E allora come la mettiamo visto che quelli del Real sono almeno cinque volte più alti di quelli del club di Castel Volturno? Forse è il caso di restare con i piedi per terra e che qualcuno spiegasse al presidente che la gente è con la squadra. Ed ancora di più in questa circostanza, cioè oggi più di ieri. Insomma di questa sconfitta subita nel tempio del Real, dalla squadra più grande del mondo nessuno ne ha fatto una tragedia: piuttosto va inserirla nella pagina della crescita collettiva, dove c’è posto per tutti. Anche per don Aurelio.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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