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IL SUPER PENSIERO - Pastore su "NM": "Lorenzo Insigne, 'o core 'e Napule"
11.04.2017 18:12 di Napoli Magazine

NAPOLI - Datecene atto, per favore. "Napoli Magazine", il suo direttore e chi scrive questa nota hanno avuto ragione. Non sono passati lustri da quando la quasi totalità del San Paolo si scagliava contro un giocatore piccolo ma dotato di un immenso talento. Qualsiasi gesto del ragazzo, nato in quel di Frattamaggiore, veniva criticato con livore, senza un minimo di comprensione nè per la sua giovane età nè per le doti sportive che erano state messe già ampiamente in mostra. Ricordo una sostituzione del ragazzo con un collega, il suo gesto di disappunto e la selva assordante di fischi che gli piovve addosso. Fu allora che mi venne in mente il "nemo propheta in patria", che i latini pronunciavano quando un civis, più o meno illustre, veniva giudicato dai suoi concittadini. Era quello che stava accadendo a Lorenzo Insigne e "Napoli Magazine" ne fece una battagia, con una denuncia circostanziata. Ricordo che, con l'avallo di Antonio Petrazzuolo, scrissi: "Badate bene a non favorire il trasferimento di Insigne ad altre società, che sarebbero felicissime di poter contare sulla indubbia classe del ragazzo. Il Napoli se ne potrebbe pentire amaramente". La "persecuzione", però, continuò indisturbata. Tutto dava fastidio, delle mosse di Insigne. La sua richiesta di ritoccare l'ingaggio, per esempio; oppure la testa ossigenata con la quale si era presentato ai primi appuntamenti dell'attuale stagione. Ci si era messo anche un certo Antonio Conte che lo aveva convocato suo malgrado in nazionale per gli Europei ma pretendeva di snaturarne le caratteristiche, imponendo al giovanotto compiti che non facevano parte del suo bagaglio tecnico. Così, alle amarezze con la sua maglia, Insigne aveva dovuto aggiungere quelle subite in Nazionale. Aveva stretto i denti, continuando ad andare avanti. Con l'arrivo di Sarri, era stato impiegato come trequartista dietro le punte e si era adattato, sia pure con alterne fortune. Per buona sorte, quell'esperimento durò pochissimo. Poi Sarri ne fece, alternandolo con Mertens, uno degli elementi del trittico d'attacco, al fianco di Higuain e di Callejon. Aveva trovato la sua dimensione ideale, Lorenzinho e, nella conquista del secondo posto e della partecipazione alla Champions, si era sentito il suo grande peso. Pian piano l'atteggiamento dei suoi detrattori si stava assopendo, quando venne fuori la storia del ritocco al contratto e delle richieste, definite immediatamente "pretese", dei suoi agenti. Una storia che risvegliò immediatamente il livore dei "nemici", che si scandalizzarono e gridarono: "Vuole lo stesso ingaggio di Higuain". La discussione venne rimandata, il temporeggiatore De Laurentiis, convinto che alla fine l'avrebbe spuntata, rimandava continuamente l'appuntamento decisivo. Ma davvero Insigne vuole guadagnare quanto Higuain? La storia è un po' diversa. Il giocatore vuole tornare padrone di una parte importante di se stesso, ovvero della sua immagine. Da quando l'attuale presidente è arrivato al Napoli, una delle sue battaglie è stata quella di togliere ai giocatori, in cambio di un ritocco dell'ingaggio, i diritti di immagine. In altre parole, nessuno del Napoli ha la facoltà di firmare un contratto pubblicitario personale ma è il club che gestisce questo aspetto. La pubblicità, lo sapete, è una delle principali fonti di reddito del calcio. Qualche anno fa, la società di appartenenza decideva, oltre alla divisa sociale, quali scarpette, per esempio, calzare. Poi c'era stata la liberalizzazione: oltre a poter decidere da quale medico farsi curare, da quale chirurgo operare e così via, il giocatore poteva firmare contratti pubblicitari personali, che rendevano cifre ragguardevoli. Una storia che al gruppo De Laurentiis non è andata bene da subito e così, in cambio di un ritocco dell'ingaggio, proponeva la cessione dei diritti d'immagine. E' stato per questo che il Napoli ha perso fior di giocatori, ai quali la clausola non andava bene. I vari dinieghi che il club ha collezionato negli ultimi anni non nascevano da antipatie verso la città o chissà che altro, ma dal rifiuto di cedere questi famosi diritti. Un giocatore come Nainggolan, fra i principali artefici dell'attuale secondo posto romanista, decise di firmare con la sociatà giallorossa quando pareva già d'accordissimo col Napoli. Il motivo? La Roma non si era assolutamente sognata di togliergli la possibilità di gestire personalmente la propria immagine. E' questo che, oggi, vuole Insigne, il cui obiettivo è, appunto, quello di riprendersi ciò che è suo. E' così scandaloso? Secondo il mio parere, assolutamente no. Ed il consiglio è che De Laurentiis non tiri troppo la corda. Perchè Insigne non è più "testa ossigenata", è un uomo, un atleta, un giocatore che sta raggiungendo la vetta delle proprie possibilità tecniche, che sono enormi. Non passa settimana che Lorenzo il Magnifico non confermi i suoi progressi. L'altro giorno, a Roma contro la Lazio, è stato perfetto: due gol, un contributo incredibile nel corso della gara, addirittura un salvataggio sulla propria linea di porta e questo sotto gli occhi del c.t. Ventura. Ed ora, cosa stiamo aspettando? Cosa sta aspettando De Laurentiis? Che Insigne si accordi con una delle tante società che gli stanno facendo il filo, e non da oggi? Il popolo del Napoli ha sotterrato l'ascia di guerra, non è più in lotta con Lorenzinho ma lo ammira come uno dei migliori fichi del bigoncio. Finalmente è consapevole del valore di Insigne. Sarà difficile fargli credere in un tradimento, difficilmente perdonabile..   

 

 

Rosario Pastore

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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di Napoli Magazine

11/04/2024 - 18:12

NAPOLI - Datecene atto, per favore. "Napoli Magazine", il suo direttore e chi scrive questa nota hanno avuto ragione. Non sono passati lustri da quando la quasi totalità del San Paolo si scagliava contro un giocatore piccolo ma dotato di un immenso talento. Qualsiasi gesto del ragazzo, nato in quel di Frattamaggiore, veniva criticato con livore, senza un minimo di comprensione nè per la sua giovane età nè per le doti sportive che erano state messe già ampiamente in mostra. Ricordo una sostituzione del ragazzo con un collega, il suo gesto di disappunto e la selva assordante di fischi che gli piovve addosso. Fu allora che mi venne in mente il "nemo propheta in patria", che i latini pronunciavano quando un civis, più o meno illustre, veniva giudicato dai suoi concittadini. Era quello che stava accadendo a Lorenzo Insigne e "Napoli Magazine" ne fece una battagia, con una denuncia circostanziata. Ricordo che, con l'avallo di Antonio Petrazzuolo, scrissi: "Badate bene a non favorire il trasferimento di Insigne ad altre società, che sarebbero felicissime di poter contare sulla indubbia classe del ragazzo. Il Napoli se ne potrebbe pentire amaramente". La "persecuzione", però, continuò indisturbata. Tutto dava fastidio, delle mosse di Insigne. La sua richiesta di ritoccare l'ingaggio, per esempio; oppure la testa ossigenata con la quale si era presentato ai primi appuntamenti dell'attuale stagione. Ci si era messo anche un certo Antonio Conte che lo aveva convocato suo malgrado in nazionale per gli Europei ma pretendeva di snaturarne le caratteristiche, imponendo al giovanotto compiti che non facevano parte del suo bagaglio tecnico. Così, alle amarezze con la sua maglia, Insigne aveva dovuto aggiungere quelle subite in Nazionale. Aveva stretto i denti, continuando ad andare avanti. Con l'arrivo di Sarri, era stato impiegato come trequartista dietro le punte e si era adattato, sia pure con alterne fortune. Per buona sorte, quell'esperimento durò pochissimo. Poi Sarri ne fece, alternandolo con Mertens, uno degli elementi del trittico d'attacco, al fianco di Higuain e di Callejon. Aveva trovato la sua dimensione ideale, Lorenzinho e, nella conquista del secondo posto e della partecipazione alla Champions, si era sentito il suo grande peso. Pian piano l'atteggiamento dei suoi detrattori si stava assopendo, quando venne fuori la storia del ritocco al contratto e delle richieste, definite immediatamente "pretese", dei suoi agenti. Una storia che risvegliò immediatamente il livore dei "nemici", che si scandalizzarono e gridarono: "Vuole lo stesso ingaggio di Higuain". La discussione venne rimandata, il temporeggiatore De Laurentiis, convinto che alla fine l'avrebbe spuntata, rimandava continuamente l'appuntamento decisivo. Ma davvero Insigne vuole guadagnare quanto Higuain? La storia è un po' diversa. Il giocatore vuole tornare padrone di una parte importante di se stesso, ovvero della sua immagine. Da quando l'attuale presidente è arrivato al Napoli, una delle sue battaglie è stata quella di togliere ai giocatori, in cambio di un ritocco dell'ingaggio, i diritti di immagine. In altre parole, nessuno del Napoli ha la facoltà di firmare un contratto pubblicitario personale ma è il club che gestisce questo aspetto. La pubblicità, lo sapete, è una delle principali fonti di reddito del calcio. Qualche anno fa, la società di appartenenza decideva, oltre alla divisa sociale, quali scarpette, per esempio, calzare. Poi c'era stata la liberalizzazione: oltre a poter decidere da quale medico farsi curare, da quale chirurgo operare e così via, il giocatore poteva firmare contratti pubblicitari personali, che rendevano cifre ragguardevoli. Una storia che al gruppo De Laurentiis non è andata bene da subito e così, in cambio di un ritocco dell'ingaggio, proponeva la cessione dei diritti d'immagine. E' stato per questo che il Napoli ha perso fior di giocatori, ai quali la clausola non andava bene. I vari dinieghi che il club ha collezionato negli ultimi anni non nascevano da antipatie verso la città o chissà che altro, ma dal rifiuto di cedere questi famosi diritti. Un giocatore come Nainggolan, fra i principali artefici dell'attuale secondo posto romanista, decise di firmare con la sociatà giallorossa quando pareva già d'accordissimo col Napoli. Il motivo? La Roma non si era assolutamente sognata di togliergli la possibilità di gestire personalmente la propria immagine. E' questo che, oggi, vuole Insigne, il cui obiettivo è, appunto, quello di riprendersi ciò che è suo. E' così scandaloso? Secondo il mio parere, assolutamente no. Ed il consiglio è che De Laurentiis non tiri troppo la corda. Perchè Insigne non è più "testa ossigenata", è un uomo, un atleta, un giocatore che sta raggiungendo la vetta delle proprie possibilità tecniche, che sono enormi. Non passa settimana che Lorenzo il Magnifico non confermi i suoi progressi. L'altro giorno, a Roma contro la Lazio, è stato perfetto: due gol, un contributo incredibile nel corso della gara, addirittura un salvataggio sulla propria linea di porta e questo sotto gli occhi del c.t. Ventura. Ed ora, cosa stiamo aspettando? Cosa sta aspettando De Laurentiis? Che Insigne si accordi con una delle tante società che gli stanno facendo il filo, e non da oggi? Il popolo del Napoli ha sotterrato l'ascia di guerra, non è più in lotta con Lorenzinho ma lo ammira come uno dei migliori fichi del bigoncio. Finalmente è consapevole del valore di Insigne. Sarà difficile fargli credere in un tradimento, difficilmente perdonabile..   

 

 

Rosario Pastore

 

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