In Primo Piano
KALIDOU - Koulibaly: "Scudetto? Ci crediamo, ma non ci dobbiamo pensare, mi diverto a giocare in questo Napoli, Mertens è un fuoriclasse, quando Sarri arrivò mi disse..."
12.10.2017 11:27 di Napoli Magazine

Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Messaggero: "Roma-Napoli? Non sarà un duello tra me e Dzeko, ma tra Roma e Napoli. Se non siamo squadra rischiamo di perdere, al contrario verrà più facile vincere. Io posso anche fermare Dzeko, poi fa gol un altro ed è finita: lui è bomber vero, uno da Pallone d’Oro. Mica uno qualsiasi. Scudetto? Ci crediamo, ma non ci dobbiamo pensare. Ciò che conta è battere la Roma adesso. L’obiettivo è questo. Noi i più forti? Non lo so, ma io mi diverto tanto a giocare in questo Napoli. L’esperienza migliore sotto questo aspetto. Chi mi piace nella Roma? Nainggolan. E’ come me, lotta per novanta minuti, non molla mai. Fa gol. Grande giocatore, completo. Manolas? Molto forte nelle marcature. Collega di tutto rispetto. La mia infanzia? Mio papà e mamma sono partiti per la Francia prima che io nascessi: lì hanno trovato lavoro, uno da operaio, l’altra da cameriera. Il francese è la mia lingua, quella che ho imparato a scuola, ma io ho sempre vissuto a contatto con persone del Senegal, sono cresciuto con una doppia cultura. Il mio quartiere a Saint-Dié-des-Vosges era pieno di miei connazionali, a casa parlavo la lingua madre, con gli amici pure. Con loro ho cominciato a giocare al calcio, per strada. Dicevano che ero forte. Stavo sempre con quelli più grandi. A dieci, dodici anni, ho cominciato a capire che forse potevo fare il calciatore e ci ho provato. Ed eccomi qui. Guadagnare tanto giocando? Sì, un sogno, specie per chi non viveva con molti soldi. Non si guadagnava molto, il calcio mi ha dato tanto e mi ha fatto divertire. Nazionale? Ho scelto il Senegal perché le porte erano più aperte e mi sono lanciato. Scelta fatta appena arrivato a Napoli, quattro anni fa. Non ne sono affatto pentito, perché mi sento senegalese. Modelli? Thuram, Desailly. Più Thuram, però. Classe, tecnica, forza fisica. Tutto. Faceva il terzino, poi il centrale, un calciatore straordinario. I mondiali del 1998 sono stati la massima espressione del talento francese, Lilian ne era l’esempio. Il mio primo impatto con il calcio italiano? Venivo dal Belgio, mi sono calato nel calcio italiano ed ho scoperto che era completamente diverso. Benitez mi ha aiutato e alla fine non è andata malissimo. Certo, è stata dura, ma faceva parte di un percorso naturale. Sarri poi mi ha riscoperto, mi ha dato fiducia. Il nostro allenatore vede cose che altri non vedono. Ti fa capire quanto nel calcio nulla può e deve essere imprevedibile. E’ uno studioso. Qualsiasi domanda tu gli faccia, lui ha sempre una risposta. Ed è sempre giusta. Ti aiuta a pensare come squadra e non come singolo. Quando è arrivato mi ha detto: se fai come ti dico, diventerai un giocatore importante. E io ci sto provando, ma so che posso ancora migliorare. Con Sarri il calcio è matematica, insomma. Le vversarie nella corsa scudetto? La Roma l’ho sempre vissuta come una grande squadra. Per questo non prevedo una partita facile. Juventus più forte? Ha una storia diversa, soldi. Compra grandi calciatori. Sarà un bel campionato. La Champions è il sogno di tutti. Una competizione diversa dal campionato italiano. Vediamo dove si arriverà. Mertens? Penso che sia un fuoriclasse. Il razzismo? Lo scorso anno contro la Lazio ho sentito ululati. L’arbitro Irrati ha interrotto la partita. Si dice sia un problema di cultura. E io come faccio a cambiare la cultura di un paese o di una tifoseria? E’ l’aspetto brutto del calcio e della vita. Se sono dieci a fischiare vado avanti, se lo fa uno stadio, no. In Francia è tutto diverso, le razze sono mischiate, in Belgio è un razzismo interno, tra i valloni e i fiamminghi. Io ero “neutro” e non mi ha mai detto niente nessuno. Comunque qui non c’è solo razzismo verso chi ha la pelle diversa, c’è anche contro i napoletani, i romani".

ULTIMISSIME IN PRIMO PIANO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
KALIDOU - Koulibaly: "Scudetto? Ci crediamo, ma non ci dobbiamo pensare, mi diverto a giocare in questo Napoli, Mertens è un fuoriclasse, quando Sarri arrivò mi disse..."

di Napoli Magazine

12/10/2024 - 11:27

Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Messaggero: "Roma-Napoli? Non sarà un duello tra me e Dzeko, ma tra Roma e Napoli. Se non siamo squadra rischiamo di perdere, al contrario verrà più facile vincere. Io posso anche fermare Dzeko, poi fa gol un altro ed è finita: lui è bomber vero, uno da Pallone d’Oro. Mica uno qualsiasi. Scudetto? Ci crediamo, ma non ci dobbiamo pensare. Ciò che conta è battere la Roma adesso. L’obiettivo è questo. Noi i più forti? Non lo so, ma io mi diverto tanto a giocare in questo Napoli. L’esperienza migliore sotto questo aspetto. Chi mi piace nella Roma? Nainggolan. E’ come me, lotta per novanta minuti, non molla mai. Fa gol. Grande giocatore, completo. Manolas? Molto forte nelle marcature. Collega di tutto rispetto. La mia infanzia? Mio papà e mamma sono partiti per la Francia prima che io nascessi: lì hanno trovato lavoro, uno da operaio, l’altra da cameriera. Il francese è la mia lingua, quella che ho imparato a scuola, ma io ho sempre vissuto a contatto con persone del Senegal, sono cresciuto con una doppia cultura. Il mio quartiere a Saint-Dié-des-Vosges era pieno di miei connazionali, a casa parlavo la lingua madre, con gli amici pure. Con loro ho cominciato a giocare al calcio, per strada. Dicevano che ero forte. Stavo sempre con quelli più grandi. A dieci, dodici anni, ho cominciato a capire che forse potevo fare il calciatore e ci ho provato. Ed eccomi qui. Guadagnare tanto giocando? Sì, un sogno, specie per chi non viveva con molti soldi. Non si guadagnava molto, il calcio mi ha dato tanto e mi ha fatto divertire. Nazionale? Ho scelto il Senegal perché le porte erano più aperte e mi sono lanciato. Scelta fatta appena arrivato a Napoli, quattro anni fa. Non ne sono affatto pentito, perché mi sento senegalese. Modelli? Thuram, Desailly. Più Thuram, però. Classe, tecnica, forza fisica. Tutto. Faceva il terzino, poi il centrale, un calciatore straordinario. I mondiali del 1998 sono stati la massima espressione del talento francese, Lilian ne era l’esempio. Il mio primo impatto con il calcio italiano? Venivo dal Belgio, mi sono calato nel calcio italiano ed ho scoperto che era completamente diverso. Benitez mi ha aiutato e alla fine non è andata malissimo. Certo, è stata dura, ma faceva parte di un percorso naturale. Sarri poi mi ha riscoperto, mi ha dato fiducia. Il nostro allenatore vede cose che altri non vedono. Ti fa capire quanto nel calcio nulla può e deve essere imprevedibile. E’ uno studioso. Qualsiasi domanda tu gli faccia, lui ha sempre una risposta. Ed è sempre giusta. Ti aiuta a pensare come squadra e non come singolo. Quando è arrivato mi ha detto: se fai come ti dico, diventerai un giocatore importante. E io ci sto provando, ma so che posso ancora migliorare. Con Sarri il calcio è matematica, insomma. Le vversarie nella corsa scudetto? La Roma l’ho sempre vissuta come una grande squadra. Per questo non prevedo una partita facile. Juventus più forte? Ha una storia diversa, soldi. Compra grandi calciatori. Sarà un bel campionato. La Champions è il sogno di tutti. Una competizione diversa dal campionato italiano. Vediamo dove si arriverà. Mertens? Penso che sia un fuoriclasse. Il razzismo? Lo scorso anno contro la Lazio ho sentito ululati. L’arbitro Irrati ha interrotto la partita. Si dice sia un problema di cultura. E io come faccio a cambiare la cultura di un paese o di una tifoseria? E’ l’aspetto brutto del calcio e della vita. Se sono dieci a fischiare vado avanti, se lo fa uno stadio, no. In Francia è tutto diverso, le razze sono mischiate, in Belgio è un razzismo interno, tra i valloni e i fiamminghi. Io ero “neutro” e non mi ha mai detto niente nessuno. Comunque qui non c’è solo razzismo verso chi ha la pelle diversa, c’è anche contro i napoletani, i romani".