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L'ANALISI - Ciro Venerato su "NM": "Il presidente De Laurentiis faccia di tutto per trattenere Sarri!"
29.03.2018 13:10 di Napoli Magazine

NAPOLI - Arrigo Sacchi e Maurizio Sarri non sono semplici allenatori, ma angeli del bel gioco. Chi ama il calcio senza foderarsi gli occhi di prosciutto pensando solo al “dio” risultato dovrebbe solo ringraziare questi 2 Savonarola del nostro calcio.

 

Hanno illuminato le nostre tristi domeniche imperniate quasi sempre su difesa e contropiede riportando verso l’alto l’asticella delle ambizioni estetiche. Se Maradona o Baggio colpivano i nostro cuori grazie ad estro e dribbling, i 2 demiurghi lo hanno fatto esaltando il collettivo, grazie al sapiente palleggio e alla coesione tra reparti. Senza contare le loro innovazioni didattiche. Arrigo (un uomo che non smetterò mai di stimare e ammirare) portò nel bel Paese l’elastico difensivo e l’attacco alla palla in fase di non possesso. Delneri fu il primo a studiarlo. Poi toccò a Prandelli e Giampaolo. Chi ha sublimato piu’ di tutti il Sacchi pensiero è stato però il signor Sarri. Aggiungendoci altro, ovviamente. Se la fase difensiva mutua quella del vate di Fusignano, diverso l’approccio offensivo, ispirato al tiki taka di Guardiola. Più pallleggio e meno forcing rispetto al Milan berlusconiano. Meno centimetri in prima linea. Van Basten e Mertens: poli opposti dei due strateghi.

 

Ma resta la comune identità. Vincere attraverso il bel gioco. Dominare l’avversario, non subirlo per poi ripartire.

 

Sacchi ieri, Sarri oggi, continuano ad essere stranieri in patria. Offesi, criticati, nel migliore dei casi non capiti. Soprattutto dagli addetti ai lavori, cosa ancora più grave. La stragrande maggioranza dei tifosi apprezza il calcio spettacolo proposto dagli azzurri, anche lontano dal Vesuvio. Musica diversa per chi vive di calcio. Tutti legati solo all’almanacco, senza valutare forza della rosa, investimenti e risorse. Per non dire della forma: no, qui conta solo la sostanza.

 

Se ti permetti di chiedere anche una prestazione che giustifichi il costo del biglietto, qualche solone ti rimbalza con l’immancabile battuta: “Spettacolo? Vado al circo”. Ecco il livello culturale medio del nostro povero calcio. Se siamo fuori dai mondiali è anche per questa sotto cultura, lontana anni luce da Paesi come la Spagna o l’Inghilterra. Lì il coraggio è la base della piramide.

 

Ero a Madrid quando Fabio Capello vinse lo scudetto ma fu contestato perchè le merengues non giocavano all’attacco. Noi no. Da lustri esaltiamo solo chi vince, spernacchiando chi si limita a giocare bene. Quasi fosse un limite, non un pregio. De Laurentiis faccia di tutto per bloccare Sarri. Ma se non gli riuscisse (anche perchè i matrimoni si fanno in due) prosegua sulla stessa falsa riga. Punti ad un altro innovatore. Conta poco l’età. Si può essere giovani fuori e vecchi dentro. E viceversa.

 

In attesa delle decisioni di Sarri (e dei rilanci piu’ decisi del patron…) c’è ancora uno scudetto da conquistare. Sassuolo prima tappa di avvicinamento al fatidico 22 aprile, data segnata in rosso da tutti i napoletani. 

 

Credi alla forza dei tuoi sogni e diventeranno realtà.

 

 

Ciro Venerato

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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29/03/2024 - 13:10

NAPOLI - Arrigo Sacchi e Maurizio Sarri non sono semplici allenatori, ma angeli del bel gioco. Chi ama il calcio senza foderarsi gli occhi di prosciutto pensando solo al “dio” risultato dovrebbe solo ringraziare questi 2 Savonarola del nostro calcio.

 

Hanno illuminato le nostre tristi domeniche imperniate quasi sempre su difesa e contropiede riportando verso l’alto l’asticella delle ambizioni estetiche. Se Maradona o Baggio colpivano i nostro cuori grazie ad estro e dribbling, i 2 demiurghi lo hanno fatto esaltando il collettivo, grazie al sapiente palleggio e alla coesione tra reparti. Senza contare le loro innovazioni didattiche. Arrigo (un uomo che non smetterò mai di stimare e ammirare) portò nel bel Paese l’elastico difensivo e l’attacco alla palla in fase di non possesso. Delneri fu il primo a studiarlo. Poi toccò a Prandelli e Giampaolo. Chi ha sublimato piu’ di tutti il Sacchi pensiero è stato però il signor Sarri. Aggiungendoci altro, ovviamente. Se la fase difensiva mutua quella del vate di Fusignano, diverso l’approccio offensivo, ispirato al tiki taka di Guardiola. Più pallleggio e meno forcing rispetto al Milan berlusconiano. Meno centimetri in prima linea. Van Basten e Mertens: poli opposti dei due strateghi.

 

Ma resta la comune identità. Vincere attraverso il bel gioco. Dominare l’avversario, non subirlo per poi ripartire.

 

Sacchi ieri, Sarri oggi, continuano ad essere stranieri in patria. Offesi, criticati, nel migliore dei casi non capiti. Soprattutto dagli addetti ai lavori, cosa ancora più grave. La stragrande maggioranza dei tifosi apprezza il calcio spettacolo proposto dagli azzurri, anche lontano dal Vesuvio. Musica diversa per chi vive di calcio. Tutti legati solo all’almanacco, senza valutare forza della rosa, investimenti e risorse. Per non dire della forma: no, qui conta solo la sostanza.

 

Se ti permetti di chiedere anche una prestazione che giustifichi il costo del biglietto, qualche solone ti rimbalza con l’immancabile battuta: “Spettacolo? Vado al circo”. Ecco il livello culturale medio del nostro povero calcio. Se siamo fuori dai mondiali è anche per questa sotto cultura, lontana anni luce da Paesi come la Spagna o l’Inghilterra. Lì il coraggio è la base della piramide.

 

Ero a Madrid quando Fabio Capello vinse lo scudetto ma fu contestato perchè le merengues non giocavano all’attacco. Noi no. Da lustri esaltiamo solo chi vince, spernacchiando chi si limita a giocare bene. Quasi fosse un limite, non un pregio. De Laurentiis faccia di tutto per bloccare Sarri. Ma se non gli riuscisse (anche perchè i matrimoni si fanno in due) prosegua sulla stessa falsa riga. Punti ad un altro innovatore. Conta poco l’età. Si può essere giovani fuori e vecchi dentro. E viceversa.

 

In attesa delle decisioni di Sarri (e dei rilanci piu’ decisi del patron…) c’è ancora uno scudetto da conquistare. Sassuolo prima tappa di avvicinamento al fatidico 22 aprile, data segnata in rosso da tutti i napoletani. 

 

Credi alla forza dei tuoi sogni e diventeranno realtà.

 

 

Ciro Venerato

 

Napoli Magazine

 

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