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RETROSCENA - Ciro Venerato scrive su "NM": "Ancelotti, i motivi per cui ha accettato Napoli nascono da lontano"
09.06.2018 23:58 di Napoli Magazine

NAPOLI - Carlo Ancelotti non è solo un buon amico ma anche l’uomo che, suo malgrado, caratterizzò il mio primo grande scoop di mercato nel lontano 2001. Carletto allenava la Juve, io lavoravo a Milano alla Rai. Nel primo pomeriggio di metà maggio un certo Gianni Agnelli annunciò, dopo l’assemblea dei soci Fiat, la riconferma del trainer emiliano anche per la stagione successiva. Poche ore dopo il sottoscritto sparò al Tg Sport, al Tg2 ed al Tg3 l’esatto contrario, sbugiardando sua maestà l’avvocato. Annunciai, urbi et orbi, la mancato riconferma di Carlo e il grande ritorno di Lippi. Ricordo ancora oggi lo sgomento della povera Cinzia Maltese (fu lei a portarmi in Rai) che quasi non credeva ai suoi occhi quando le feci leggere il pezzo. Mi chiese se ero certo delle mie fonti. Erano blindate, risposi. Ma non fu Luciano Moggi a darmi la dritta, tutt’altro. L’ex diggì, da me contattato quello strano pomeriggio, smentì con forza l’ipotesi. Rafforzando, di conseguenza, la mia idea: Lippi stava tornando alla corte della vecchia signora. Tutto nacque per caso. Le agenzie davano per fatto l’approdo di Marcello al Barcellona. Io lo chiamai e lui confermò l’ipotesi ma aggiunse che aveva declinato l’offerta. Pensai subito alla Lazio di Cragnotti, ma il viareggino mi confermò il suo diniego. A quel punto il mio istinto mi portò a chiedergli se ci fosse la Juve dietro: se rifiuti Lazio e Barcellona o sei pazzo, o hai un altro grande club alle tue spalle. Altri riscontri li ebbi dai collaboratori di Carlo, Vecchi e Ciaschini, entrambi a fine contratto (rispetto ad Ancelotti) a 2 giornate dal termine. Mi fu tutto chiaro e sparai la bomba. La Juve non smentì la notizia (in Rai si temeva il peggio, ricordo bene) confermando di fatto la mia anticipazione: 48 ore dopo Gazzetta e Repubblica diedero seguito al mio scoop, annunciando il Lippi bis in pompa magna. Ancelotti ci rimase malissimo. Si sentì tradito: di fatto lo avevano preso in giro fino alla fine. Ma qui viene fuori un altro retroscena che in pochi sanno. Luciano Moggi era assolutamente contrario all’esonero di Carletto. Deciso ed imposto da Umberto Agnelli, che incaricò Bettega e Romi Gai: furono i suoi pro consoli presso il trainer toscano. Moggi fu avvisato a cose fatte. Ancelotti sa tutto di questa storia: non a caso non ha mai nutrito astio verso Moggi. Anni dopo Carletto Martello consumò la sua vendetta a Manchester, strappando a Lippi la finale di Champions ai rigori. Ha accettato Napoli per provare a togliere lo scettro all’odiata Juve, reduce da una serie infinita di scudetti. Pur di allenare il ciuccio ha rinunciato a tanti soldi.  Ma la vita è fatta anche di ambizioni: ecco perchè Carletto martello è in riva al golfo. Ancelotti è un uomo buono, perbene, altruista e sensibile. Lontano anni luce da certi vip panchinari. Ama le cose semplici e genuine e se la città glielo consentirà lo vedremo spesso in giro. Non è un orso che cerca la tana. Ama il contatto con la gente.  Si ciba di entusiasmo. Non a caso ha sempre rimpianto Roma: una metropoli che vive di calcio ed esalta i suoi beniamini. Napoli, sotto questo profilo, non ha nulla da invidiare alla capitale: sa amare come poche al mondo gli idoli del regno di Eupalla. Inutile poi aggiungere una scontata postilla: Ancelotti è un maestro di calcio, non un gestore vincente. Va ben oltre il pur nutrito almanacco. Tra lui e Mourinho non c’è gara. Tutta la vita l’emiliano, senza se e senza ma. Carlo è nato per Napoli. Ama la buona tavola, adora la musica (canta bene i pezzi di Venditti ed adora il karaoke) e il contatto con la gente. Lo conobbi nel 1996, nel ritiro del Parma in valle d’Aosta. Da allora ci siamo visti spesso tra Torino (Carlo, ricordi le nostre cene da Urbani?) e Milano. Ed ancora il fato giornalistico mi volle sulla sua strada. Galliani licenziò Terim nel 2001 dopo un nuovo ko in campionato. Il turco fu rimpiazzato proprio dal grande ex Ancelotti (che stava rifirmando per il Parma). Io lavoravo già a Milano da 12 mesi e la sera prima, poche ore dopo il ko rossonero sul campo del Toro di Camolese, ebbi la telefonata di una cara amica che lavorava all’epoca in via Turati. In pochi minuti ebbi contezza della notizia: un collaboratore di Ancelotti confermò l’indiscrezione e poco dopo la mezzanotte allertai Ezio Zermiani, capo redattore centrale di Rai Sport Milano. Ancora una volta Carlo, stavolta in chiave positiva, segnò la mia carriera. Evitai un ciclopico buco.

 

 

Ciro Venerato

 

Napoli Magazine

 

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RETROSCENA - Ciro Venerato scrive su "NM": "Ancelotti, i motivi per cui ha accettato Napoli nascono da lontano"

di Napoli Magazine

09/06/2024 - 23:58

NAPOLI - Carlo Ancelotti non è solo un buon amico ma anche l’uomo che, suo malgrado, caratterizzò il mio primo grande scoop di mercato nel lontano 2001. Carletto allenava la Juve, io lavoravo a Milano alla Rai. Nel primo pomeriggio di metà maggio un certo Gianni Agnelli annunciò, dopo l’assemblea dei soci Fiat, la riconferma del trainer emiliano anche per la stagione successiva. Poche ore dopo il sottoscritto sparò al Tg Sport, al Tg2 ed al Tg3 l’esatto contrario, sbugiardando sua maestà l’avvocato. Annunciai, urbi et orbi, la mancato riconferma di Carlo e il grande ritorno di Lippi. Ricordo ancora oggi lo sgomento della povera Cinzia Maltese (fu lei a portarmi in Rai) che quasi non credeva ai suoi occhi quando le feci leggere il pezzo. Mi chiese se ero certo delle mie fonti. Erano blindate, risposi. Ma non fu Luciano Moggi a darmi la dritta, tutt’altro. L’ex diggì, da me contattato quello strano pomeriggio, smentì con forza l’ipotesi. Rafforzando, di conseguenza, la mia idea: Lippi stava tornando alla corte della vecchia signora. Tutto nacque per caso. Le agenzie davano per fatto l’approdo di Marcello al Barcellona. Io lo chiamai e lui confermò l’ipotesi ma aggiunse che aveva declinato l’offerta. Pensai subito alla Lazio di Cragnotti, ma il viareggino mi confermò il suo diniego. A quel punto il mio istinto mi portò a chiedergli se ci fosse la Juve dietro: se rifiuti Lazio e Barcellona o sei pazzo, o hai un altro grande club alle tue spalle. Altri riscontri li ebbi dai collaboratori di Carlo, Vecchi e Ciaschini, entrambi a fine contratto (rispetto ad Ancelotti) a 2 giornate dal termine. Mi fu tutto chiaro e sparai la bomba. La Juve non smentì la notizia (in Rai si temeva il peggio, ricordo bene) confermando di fatto la mia anticipazione: 48 ore dopo Gazzetta e Repubblica diedero seguito al mio scoop, annunciando il Lippi bis in pompa magna. Ancelotti ci rimase malissimo. Si sentì tradito: di fatto lo avevano preso in giro fino alla fine. Ma qui viene fuori un altro retroscena che in pochi sanno. Luciano Moggi era assolutamente contrario all’esonero di Carletto. Deciso ed imposto da Umberto Agnelli, che incaricò Bettega e Romi Gai: furono i suoi pro consoli presso il trainer toscano. Moggi fu avvisato a cose fatte. Ancelotti sa tutto di questa storia: non a caso non ha mai nutrito astio verso Moggi. Anni dopo Carletto Martello consumò la sua vendetta a Manchester, strappando a Lippi la finale di Champions ai rigori. Ha accettato Napoli per provare a togliere lo scettro all’odiata Juve, reduce da una serie infinita di scudetti. Pur di allenare il ciuccio ha rinunciato a tanti soldi.  Ma la vita è fatta anche di ambizioni: ecco perchè Carletto martello è in riva al golfo. Ancelotti è un uomo buono, perbene, altruista e sensibile. Lontano anni luce da certi vip panchinari. Ama le cose semplici e genuine e se la città glielo consentirà lo vedremo spesso in giro. Non è un orso che cerca la tana. Ama il contatto con la gente.  Si ciba di entusiasmo. Non a caso ha sempre rimpianto Roma: una metropoli che vive di calcio ed esalta i suoi beniamini. Napoli, sotto questo profilo, non ha nulla da invidiare alla capitale: sa amare come poche al mondo gli idoli del regno di Eupalla. Inutile poi aggiungere una scontata postilla: Ancelotti è un maestro di calcio, non un gestore vincente. Va ben oltre il pur nutrito almanacco. Tra lui e Mourinho non c’è gara. Tutta la vita l’emiliano, senza se e senza ma. Carlo è nato per Napoli. Ama la buona tavola, adora la musica (canta bene i pezzi di Venditti ed adora il karaoke) e il contatto con la gente. Lo conobbi nel 1996, nel ritiro del Parma in valle d’Aosta. Da allora ci siamo visti spesso tra Torino (Carlo, ricordi le nostre cene da Urbani?) e Milano. Ed ancora il fato giornalistico mi volle sulla sua strada. Galliani licenziò Terim nel 2001 dopo un nuovo ko in campionato. Il turco fu rimpiazzato proprio dal grande ex Ancelotti (che stava rifirmando per il Parma). Io lavoravo già a Milano da 12 mesi e la sera prima, poche ore dopo il ko rossonero sul campo del Toro di Camolese, ebbi la telefonata di una cara amica che lavorava all’epoca in via Turati. In pochi minuti ebbi contezza della notizia: un collaboratore di Ancelotti confermò l’indiscrezione e poco dopo la mezzanotte allertai Ezio Zermiani, capo redattore centrale di Rai Sport Milano. Ancora una volta Carlo, stavolta in chiave positiva, segnò la mia carriera. Evitai un ciclopico buco.

 

 

Ciro Venerato

 

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