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MERCATO - Ciro Venerato su "NM": "Napoli, con Ancelotti si va in gioielleria: ecco i gemelli diversi"
25.05.2018 19:34 di Napoli Magazine

NAPOLI - Maurizio e Carletto martello, cosi uguali eppure cosi’ diversi. Da Sarri ad Ancelotti: il bel calcio in comune, sotto il segno dell’identico e impareggiabile maestro: Arrigo Sacchi. Sono un uomo fortunato, conosco bene tutti e tre: sportivi autentici, non cialtroni o parvenu. Sarri ha dovuto spesso stoppare le intemerate dell’Aurelio, Ancelotti ha gestito al meglio l’ego del cavaliere Berlusconi. Sacchi ha svezzato l’emiliano da vicino, Maurizio ha studiato il vate di Fusignano da lontano. Ancelotti era un campione, Sarri un bancario. Mondi lontani eppure vicini. In testa quella sublime idea di calcio ispirata dal loro mentore. Ancelotti ha vinto tutto, allenando grandissimi club. Sarri si e’ fatto da solo partendo dal retrobottega. Negli ultimi 3 anni ha rubato la scena al piu’ celebre collega. Calcio e arte fusa: spettacolo planetario da grande bellezza. Si e’ cosi guadagnato l’attenzione del mondo elargendo lustro al club azzurro. Ancelotti ha vinto uno scudetto col Bayern (impresa non titanica in Germania) collezionando l’esonero l’anno dopo per dissapori di vario tipo. Nel 2015 il Real non lo aveva confermato pur avendo vinto la Champions l’anno prima. Sul piano del gioco, a mio modesto avviso, Ancelotti il meglio di se lo ha dato proprio in Italia. Il suo Milan giocava un football di pregio. Gattuso unico lottatore in una squadra di sopraffini palleggiatori. Anche a Parma aveva lasciato il segno: organizzazione e senso di gioco. In Europa ha stravinto dimostrando di essere sia poliedrico che pragmatico. Ma non si puo’ definire un gestore alla Mourinho o alla Capello. Ancelotti sa anche soddisfare i palati fini. Il suo Milan l’ho vissuto da vicino. Andavo spesso a Milanello in settimana e seguivo con discreta continuita’ le gare del diavolo. Non sara’ facile coniugare spettacolo e risultati ma sono certo che Carletto martello ci riuscira’. Ancelotti ha un carattere distante anni luce dal suo predecessore. E’ sorridente, ottimista, spavaldo e casinista. Ama la buona tavola e la buona musica: Napoli fa per lui. Il toscano di Figline è molto piu’ introverso e meno portato alle pubbliche relazioni. Non sapra’ apparire, ma sa essere come pochi. Un uomo leale e sincero. Ha amato Napoli e i napoletani con tutto se stesso. Ricambiato. Soprattutto dalla curva. L’anima popolare di una citta’ contraddittoria restera’ per sempre sarriana. Maurizio era per la rivoluzione. La speranza e’ che Carletto non sia per la restaurazione visti i buoni rapporti che da sempre vanta con i potenti del calcio. Sarri merita solo rispetto ed affetto per quanto dato. Ha valorizzato una squadra arrivata quinta con Benitez. Che tutti definirono maestro rispetto al provinciale Mazzarri. I fatti dimostrarono il contrario. Ora Ancelotti e’ atteso da un compito non semplice: fare meglio di Sarri, 2 volte vice campione d’Italia.  Tutto passera’ per il mercato. Carlo e’ abituato ai big. Sara’ dura rifilargli mezze figure. Tanti nomi sul taccuino di Giuntoli. Ma ora dovra’ recarsi in gioielleria, non piu’ al supermarket. Basta davvero poco per tagliare l’ambito traguardo. Ma va reperito il meglio, non i saldi. Ancelotti ha rifiutato la nazionale per il ciuccio. Una scelta ponderata che va premiata. Un ultimo pensiero lo rivolgo a Maurizio Sarri. Maestro e poeta di un calcio privo di romanticismo ancorche’ poco amato da un ambiente conservatore. Resteranno nel cuore questi 3 anni. Belli e mai impossibili. Ha vinto molto piu’ di uno scudetto. Ma solo chi ama questo sport potra’ davvero capirlo. I cultori del dio risultato vivranno sempre con le loro blindatissime e mediocri certezze. Meglio distruggere un sogno che non averne mai avuti.

 

 

Ciro Venerato

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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NAPOLI - Maurizio e Carletto martello, cosi uguali eppure cosi’ diversi. Da Sarri ad Ancelotti: il bel calcio in comune, sotto il segno dell’identico e impareggiabile maestro: Arrigo Sacchi. Sono un uomo fortunato, conosco bene tutti e tre: sportivi autentici, non cialtroni o parvenu. Sarri ha dovuto spesso stoppare le intemerate dell’Aurelio, Ancelotti ha gestito al meglio l’ego del cavaliere Berlusconi. Sacchi ha svezzato l’emiliano da vicino, Maurizio ha studiato il vate di Fusignano da lontano. Ancelotti era un campione, Sarri un bancario. Mondi lontani eppure vicini. In testa quella sublime idea di calcio ispirata dal loro mentore. Ancelotti ha vinto tutto, allenando grandissimi club. Sarri si e’ fatto da solo partendo dal retrobottega. Negli ultimi 3 anni ha rubato la scena al piu’ celebre collega. Calcio e arte fusa: spettacolo planetario da grande bellezza. Si e’ cosi guadagnato l’attenzione del mondo elargendo lustro al club azzurro. Ancelotti ha vinto uno scudetto col Bayern (impresa non titanica in Germania) collezionando l’esonero l’anno dopo per dissapori di vario tipo. Nel 2015 il Real non lo aveva confermato pur avendo vinto la Champions l’anno prima. Sul piano del gioco, a mio modesto avviso, Ancelotti il meglio di se lo ha dato proprio in Italia. Il suo Milan giocava un football di pregio. Gattuso unico lottatore in una squadra di sopraffini palleggiatori. Anche a Parma aveva lasciato il segno: organizzazione e senso di gioco. In Europa ha stravinto dimostrando di essere sia poliedrico che pragmatico. Ma non si puo’ definire un gestore alla Mourinho o alla Capello. Ancelotti sa anche soddisfare i palati fini. Il suo Milan l’ho vissuto da vicino. Andavo spesso a Milanello in settimana e seguivo con discreta continuita’ le gare del diavolo. Non sara’ facile coniugare spettacolo e risultati ma sono certo che Carletto martello ci riuscira’. Ancelotti ha un carattere distante anni luce dal suo predecessore. E’ sorridente, ottimista, spavaldo e casinista. Ama la buona tavola e la buona musica: Napoli fa per lui. Il toscano di Figline è molto piu’ introverso e meno portato alle pubbliche relazioni. Non sapra’ apparire, ma sa essere come pochi. Un uomo leale e sincero. Ha amato Napoli e i napoletani con tutto se stesso. Ricambiato. Soprattutto dalla curva. L’anima popolare di una citta’ contraddittoria restera’ per sempre sarriana. Maurizio era per la rivoluzione. La speranza e’ che Carletto non sia per la restaurazione visti i buoni rapporti che da sempre vanta con i potenti del calcio. Sarri merita solo rispetto ed affetto per quanto dato. Ha valorizzato una squadra arrivata quinta con Benitez. Che tutti definirono maestro rispetto al provinciale Mazzarri. I fatti dimostrarono il contrario. Ora Ancelotti e’ atteso da un compito non semplice: fare meglio di Sarri, 2 volte vice campione d’Italia.  Tutto passera’ per il mercato. Carlo e’ abituato ai big. Sara’ dura rifilargli mezze figure. Tanti nomi sul taccuino di Giuntoli. Ma ora dovra’ recarsi in gioielleria, non piu’ al supermarket. Basta davvero poco per tagliare l’ambito traguardo. Ma va reperito il meglio, non i saldi. Ancelotti ha rifiutato la nazionale per il ciuccio. Una scelta ponderata che va premiata. Un ultimo pensiero lo rivolgo a Maurizio Sarri. Maestro e poeta di un calcio privo di romanticismo ancorche’ poco amato da un ambiente conservatore. Resteranno nel cuore questi 3 anni. Belli e mai impossibili. Ha vinto molto piu’ di uno scudetto. Ma solo chi ama questo sport potra’ davvero capirlo. I cultori del dio risultato vivranno sempre con le loro blindatissime e mediocri certezze. Meglio distruggere un sogno che non averne mai avuti.

 

 

Ciro Venerato

 

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