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DRIES - Mertens: "Innamorato di Napoli, è un posto unico al mondo, vincere lo scudetto qui sarebbe speciale"
13.10.2017 10:48 di Napoli Magazine

Dries Mertens, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Repubblica: "In cambio dello scudetto metterei la firma anche per giocare male e vincerlo... ma siamo quassù grazie al nostro calcio, è questa la strada che ci può permettere di continuare a sognare, senza alternative o scorciatoie. Divertendoci e divertendo i nostri tifosi. E' con loro che condividiamo ogni giorno le emozioni di un posto unico al mondo, che ogni mattina mi dà la sveglia con il sole e con un sorriso. L'accoglienza ricevuta al mio arrivo a Napoli? Tutti si facevano ugualmente in quattro per me, per farmi sentire a casa: non lo dimentico. Conosco ogni angolo di Napoli, anche i posti dove mi sconsigliano di andare. Chi rifiuta Napoli non sa cosa si perde. Me ne innamorai dopo averci giocato con l'Utrecht. Vesuvio e lungomare, una cartolina. Che mi tornò in mente quando mi chiamò Benitez. Dopo un sopralluogo con mia moglie, decidemmo, senza mai pentirci, che era il posto giusto per noi. E adesso la consigliamo ai nostri amici, colleghi e conoscenti: casa nostra somiglia a un hotel. Prima ero Ciro Martinez. Così scriveva il gestore del bowling sul display, per non farmi riconoscere. Da quando l'hanno scoperto lo stesso, sono Ciro Mertens. Ho legato con la gente di Napoli, con la città ho un rapporto diretto. Ovviamente in Belgio non era così. Avevo quattro anni, sono scappato a giocare con i bambini più grandi dopo un allenamento di mio fratello. Se ne accorse un allenatore, non mi sgridò ma disse a mio padre di riportarmi l'indomani. Ora sono uno dei centravanti più prolifici d'Europa? E ho iniziato a 30 anni a farlo... Sono cresciuto innanzitutto grazie alla continuità, che partendo spesso dalla panchina prima non avevo. Ma è grande merito anche del calcio di Sarri, che sembra fatto su misura per me. Amo giocare con il pallone rasoterra e le triangolazione veloci: i punti forti e distintivi del Napoli. E poi mi trovo benissimo con Lorenzo Insigne, con cui non devo più lottare per un posto. Parliamo lo stesso linguaggio tecnico e siamo migliorati insieme. Spero tanto che l’Italia si qualifichi per il Mondiale. Per lui e magari anche per Jorginho. Nomina per il Pallone d'Oro' Nomination inaspettata. Anche se per quello che ho fatto nella scorsa stagione, sento di meritarla. Ho tanti obiettivi da raggiungere con il Napoli, sogni da realizzare. Quest’anno siamo partiti per provare a vincere lo scudetto, anche se le avversarie sono tante. La Juventus resta sempre la favorita: per la mentalità e la qualità del suo organico. A quella mentalità ci siamo avvicinati, con il nostro gioco dobbiamo ora dobbiamo provare a limare la differenza complessiva di talento che c’è tra noi e i bianconeri. Adesso abbiamo tre partite importanti in sette giorni, ma in realtà gli scudetti si vincono anche battendo Verona e Benevento. Vincere lo scudetto quest'anno o mai più? No, però sono passati 30 anni dall'ultimo... Ci proveremo fino alla fine. Vincere qui sarebbe tutta un'altra cosa, perché Napoli è speciale".

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Dries Mertens, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Repubblica: "In cambio dello scudetto metterei la firma anche per giocare male e vincerlo... ma siamo quassù grazie al nostro calcio, è questa la strada che ci può permettere di continuare a sognare, senza alternative o scorciatoie. Divertendoci e divertendo i nostri tifosi. E' con loro che condividiamo ogni giorno le emozioni di un posto unico al mondo, che ogni mattina mi dà la sveglia con il sole e con un sorriso. L'accoglienza ricevuta al mio arrivo a Napoli? Tutti si facevano ugualmente in quattro per me, per farmi sentire a casa: non lo dimentico. Conosco ogni angolo di Napoli, anche i posti dove mi sconsigliano di andare. Chi rifiuta Napoli non sa cosa si perde. Me ne innamorai dopo averci giocato con l'Utrecht. Vesuvio e lungomare, una cartolina. Che mi tornò in mente quando mi chiamò Benitez. Dopo un sopralluogo con mia moglie, decidemmo, senza mai pentirci, che era il posto giusto per noi. E adesso la consigliamo ai nostri amici, colleghi e conoscenti: casa nostra somiglia a un hotel. Prima ero Ciro Martinez. Così scriveva il gestore del bowling sul display, per non farmi riconoscere. Da quando l'hanno scoperto lo stesso, sono Ciro Mertens. Ho legato con la gente di Napoli, con la città ho un rapporto diretto. Ovviamente in Belgio non era così. Avevo quattro anni, sono scappato a giocare con i bambini più grandi dopo un allenamento di mio fratello. Se ne accorse un allenatore, non mi sgridò ma disse a mio padre di riportarmi l'indomani. Ora sono uno dei centravanti più prolifici d'Europa? E ho iniziato a 30 anni a farlo... Sono cresciuto innanzitutto grazie alla continuità, che partendo spesso dalla panchina prima non avevo. Ma è grande merito anche del calcio di Sarri, che sembra fatto su misura per me. Amo giocare con il pallone rasoterra e le triangolazione veloci: i punti forti e distintivi del Napoli. E poi mi trovo benissimo con Lorenzo Insigne, con cui non devo più lottare per un posto. Parliamo lo stesso linguaggio tecnico e siamo migliorati insieme. Spero tanto che l’Italia si qualifichi per il Mondiale. Per lui e magari anche per Jorginho. Nomina per il Pallone d'Oro' Nomination inaspettata. Anche se per quello che ho fatto nella scorsa stagione, sento di meritarla. Ho tanti obiettivi da raggiungere con il Napoli, sogni da realizzare. Quest’anno siamo partiti per provare a vincere lo scudetto, anche se le avversarie sono tante. La Juventus resta sempre la favorita: per la mentalità e la qualità del suo organico. A quella mentalità ci siamo avvicinati, con il nostro gioco dobbiamo ora dobbiamo provare a limare la differenza complessiva di talento che c’è tra noi e i bianconeri. Adesso abbiamo tre partite importanti in sette giorni, ma in realtà gli scudetti si vincono anche battendo Verona e Benevento. Vincere lo scudetto quest'anno o mai più? No, però sono passati 30 anni dall'ultimo... Ci proveremo fino alla fine. Vincere qui sarebbe tutta un'altra cosa, perché Napoli è speciale".