L'Angolo
JOSE' - Callejon: "Napoli mi fa sentire a casa mia, un'estate da Scudetto e Mondiale"
15.12.2017 11:06 di Napoli Magazine

NAPOLI - Josè Maria Callejon, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Scudetto? Io ci credo. Io per giocare vado ovunque. Diventare Re spagnolo di Napoli? Non l’avrei mai detto e forse l’ho neanche mai pensato, né quando sono arrivato in Italia, né dopo. Luisito Suarez, anche per chi come me è un ragazzo, rientra le leggende calcistiche del nostro Paese: essere andato oltre, averlo battuto, mi ha stupito. La Juventus ci ha semplicemente battuto: 1-0 per loro, senza che lo meritassimo. E’ una sconfitta che fa male, per come è maturata ma anche perché ci ha tolto la possibilità di staccarli in maniera ragguardevole. Però non ne abbiamo fatto un dramma, né vivremo con quel tarlo dentro: i 6 titoli pesano più a loro. Alle spalle di Cristiano Ronaldo, dove sono stato per un po’, si vive bene: giocatore immenso, direi mostruoso per il senso della professionalità. Il primo ad arrivare e puntualmente l’ultimo ad andarsene dal campo: uno che non ha certo bisogno di allenarsi, volendo, e che invece finisce per essere d’esempio a tutti. Il gol? Ho smesso da un po’, come mia cattiva abitudine in questo periodo dell’anno. Ma riprendo in fretta. Crisi? Esagerati... è una flessione momentanea e umana, con tante partite in rapidissima successione. Ci può stare che accada e non bisogna farne un dramma. Anzi: bisognerebbe pensare che, nonostante tutto, restiamo un punto dietro l’attuale capolista. Mancanza di alternative? Intanto, Ghoulam e Milik, due infortuni che ci hanno tolto tanto. Ma siamo consapevoli che questi sono i rischi del mestiere e vanno fronteggiati. E poi è vero che siamo meno travolgenti che in settembre o in ottobre. Ma penso che ciò sia la norma: toccherà anche agli altri. Peso-Champions? Io a quelle partite non rinuncerei mai. E come me tutti noi del Napoli, che sappiamo quanto valga una manifestazione del genere. La fatica, in certe notti, non le senti. E chi gioca al calcio a certi livelli vuole la Champions. Non si fanno distinzioni con il campionato, né calcoli: sbaglia chi pensa il contrario. Perlomeno in un grosso club come il nostro, in cui le ambizioni sono elevate. Però bisogna accettare il risultato del campo, gli altri sono stati più bravi. Si riparte, con nuovi orizzonti: ora c’è l’Europa League, ad esempio, e nessuno di noi si permetterà di affrontarla con leggerezza. Sogni? Una bella estate: prima lo scudetto e poi il Mondiale con la Spagna. Prima di chiudere la carriera, ed ancora un po’ ce ne vuole, mi piacerebbe giocarne uno, vivere quelle sensazioni. Percentuali? Impossibile farne. Io so che mi manca la brillantezza, in questo momento, ma so che tornerà: e quindi farò l’impossibile per esserci in Russia. E ciò significa che darò - ma lo farei a prescindere - tutto quello che ho per il Napoli. Per il titolo è una corsa a cinque: siamo tutte lì in otto punti, gli scontri diretti si sono quasi tutti giocati ed hanno sottolineato uno straordinario equilibrio. Direi che i nostri successi sono maggiormente indicativi, per il modo in cui sono maturati. Inter? Spalletti l’ha cambiata. E’ difficile farle gol, come si vede è stato impossibile batterla. La Roma ha immediatamente recepito il calcio del proprio allenatore e Di Francesco è bravo, vuole giocarsela sempre a viso aperto, ha analogie con noi. La Lazio è la sorpresa, ma fino ad un certo punto. Anche l’anno scorso ha fatto bene. Ha qualità e non è semplice andare ad affrontarla. Ma i più belli siamo noi, ovviamente. E lo dico senza presunzione. Chi ci vede giocare, si diverte: però garantisco che accade la stessa cosa a noi che siamo in campo, avvertiamo un senso di allegria, che dà energia. Ho un contratto con scadenza 2020, quando avrò trentatré anni. E quel giorno spero di poter resistere almeno un altro paio di stagioni. Non sono in grado di ipotizzare il futuro, né di negarmelo. Io posso dire che qui sono un uomo felice, anche se mi mancano la famiglia e i luoghi a cui sono legato. Ma sono anche un uomo fortunato, faccio il lavoro che volevo, mi dà soddisfazioni, una serenità interiore assoluta. Io qua ho trovato una città che mi ha aperto le proprie porte e mi ha fatto sentire come a casa mia. Desideri? Vorrei poter avere la possibilità di giocare un anno con il mio gemello Juanmì. Il legame che c’è tra noi due è fortissimo, abbiamo la necessità di sentirci ripetutamente, anche cinque-sei volte al giorno, anche solo per chiederci, in video telefonata, come siamo, cosa stiamo facendo. Io il preferito di Sarri? No, dai: diciamo uno tra i preferiti. Buttarmi nel fuoco per lui? Poi mi brucerei e non potrei arrivare, come voglio, a maggio: ho due appuntamenti, come le ho detto. E un erede lo vorrei, ma mi tocca aspettare e a casa mia comanda mia moglie: la più piccola delle bambine ha un anno".

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15/12/2024 - 11:06

NAPOLI - Josè Maria Callejon, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Scudetto? Io ci credo. Io per giocare vado ovunque. Diventare Re spagnolo di Napoli? Non l’avrei mai detto e forse l’ho neanche mai pensato, né quando sono arrivato in Italia, né dopo. Luisito Suarez, anche per chi come me è un ragazzo, rientra le leggende calcistiche del nostro Paese: essere andato oltre, averlo battuto, mi ha stupito. La Juventus ci ha semplicemente battuto: 1-0 per loro, senza che lo meritassimo. E’ una sconfitta che fa male, per come è maturata ma anche perché ci ha tolto la possibilità di staccarli in maniera ragguardevole. Però non ne abbiamo fatto un dramma, né vivremo con quel tarlo dentro: i 6 titoli pesano più a loro. Alle spalle di Cristiano Ronaldo, dove sono stato per un po’, si vive bene: giocatore immenso, direi mostruoso per il senso della professionalità. Il primo ad arrivare e puntualmente l’ultimo ad andarsene dal campo: uno che non ha certo bisogno di allenarsi, volendo, e che invece finisce per essere d’esempio a tutti. Il gol? Ho smesso da un po’, come mia cattiva abitudine in questo periodo dell’anno. Ma riprendo in fretta. Crisi? Esagerati... è una flessione momentanea e umana, con tante partite in rapidissima successione. Ci può stare che accada e non bisogna farne un dramma. Anzi: bisognerebbe pensare che, nonostante tutto, restiamo un punto dietro l’attuale capolista. Mancanza di alternative? Intanto, Ghoulam e Milik, due infortuni che ci hanno tolto tanto. Ma siamo consapevoli che questi sono i rischi del mestiere e vanno fronteggiati. E poi è vero che siamo meno travolgenti che in settembre o in ottobre. Ma penso che ciò sia la norma: toccherà anche agli altri. Peso-Champions? Io a quelle partite non rinuncerei mai. E come me tutti noi del Napoli, che sappiamo quanto valga una manifestazione del genere. La fatica, in certe notti, non le senti. E chi gioca al calcio a certi livelli vuole la Champions. Non si fanno distinzioni con il campionato, né calcoli: sbaglia chi pensa il contrario. Perlomeno in un grosso club come il nostro, in cui le ambizioni sono elevate. Però bisogna accettare il risultato del campo, gli altri sono stati più bravi. Si riparte, con nuovi orizzonti: ora c’è l’Europa League, ad esempio, e nessuno di noi si permetterà di affrontarla con leggerezza. Sogni? Una bella estate: prima lo scudetto e poi il Mondiale con la Spagna. Prima di chiudere la carriera, ed ancora un po’ ce ne vuole, mi piacerebbe giocarne uno, vivere quelle sensazioni. Percentuali? Impossibile farne. Io so che mi manca la brillantezza, in questo momento, ma so che tornerà: e quindi farò l’impossibile per esserci in Russia. E ciò significa che darò - ma lo farei a prescindere - tutto quello che ho per il Napoli. Per il titolo è una corsa a cinque: siamo tutte lì in otto punti, gli scontri diretti si sono quasi tutti giocati ed hanno sottolineato uno straordinario equilibrio. Direi che i nostri successi sono maggiormente indicativi, per il modo in cui sono maturati. Inter? Spalletti l’ha cambiata. E’ difficile farle gol, come si vede è stato impossibile batterla. La Roma ha immediatamente recepito il calcio del proprio allenatore e Di Francesco è bravo, vuole giocarsela sempre a viso aperto, ha analogie con noi. La Lazio è la sorpresa, ma fino ad un certo punto. Anche l’anno scorso ha fatto bene. Ha qualità e non è semplice andare ad affrontarla. Ma i più belli siamo noi, ovviamente. E lo dico senza presunzione. Chi ci vede giocare, si diverte: però garantisco che accade la stessa cosa a noi che siamo in campo, avvertiamo un senso di allegria, che dà energia. Ho un contratto con scadenza 2020, quando avrò trentatré anni. E quel giorno spero di poter resistere almeno un altro paio di stagioni. Non sono in grado di ipotizzare il futuro, né di negarmelo. Io posso dire che qui sono un uomo felice, anche se mi mancano la famiglia e i luoghi a cui sono legato. Ma sono anche un uomo fortunato, faccio il lavoro che volevo, mi dà soddisfazioni, una serenità interiore assoluta. Io qua ho trovato una città che mi ha aperto le proprie porte e mi ha fatto sentire come a casa mia. Desideri? Vorrei poter avere la possibilità di giocare un anno con il mio gemello Juanmì. Il legame che c’è tra noi due è fortissimo, abbiamo la necessità di sentirci ripetutamente, anche cinque-sei volte al giorno, anche solo per chiederci, in video telefonata, come siamo, cosa stiamo facendo. Io il preferito di Sarri? No, dai: diciamo uno tra i preferiti. Buttarmi nel fuoco per lui? Poi mi brucerei e non potrei arrivare, come voglio, a maggio: ho due appuntamenti, come le ho detto. E un erede lo vorrei, ma mi tocca aspettare e a casa mia comanda mia moglie: la più piccola delle bambine ha un anno".