Mister Z
MR Z - Godiamo tutti con il Napoli!
01.12.2015 20:50 di Napoli Magazine

NAPOLI - E che vuoi dormire, questa notte! Finito di scrivere allo stadio, torni a casa, ti immergi nella sarabanda dei commenti, guardi e riguardi i momenti salienti della partita, prudentemente messa a registrare prima di scendere da casa. Ti infili nel letto. E che vuoi dormire, questa notte! Primi in classifica, da soli. L'ultima volta che accadde, lo dico pubblicamente, avevo 37 anni, ero quasi un giovanotto. Ora ho le tempie (in pratica l'unica zona della testa in cui resistono ancora dei capelli) incanutite. Ma come ti puoi addormentare, così, come se fosse un giorno come un altro, come se il sonno fosse una pena obbligatoria, una medicina da prendere, un dovere da esercitare anche in una notte speciale come questa? E così mi lascio dolcemente vivere, fino in fondo, faccio resistenza alla stanchezza, mi ubriaco di gioia. Da una ripassata generale su Facebook, vedo il Pipita cantare a squarciagola sotto la curva e con la curva. E che vuoi dormire, questa notte! Canto anche io con loro, lo faccio dentro di me, senza emettere suoni per non svegliare mia moglie. Poi faccio uno sforzo di memoria e torno al 1990. Portavo i miei figli, che adesso sono due uomini, allo stadio. Io in tribuna stampa e loro sugli spalti con la mamma. Erano bambini. Li ho educati bene, mi dico. Ho fatto vedere loro lo spettacolo di Maradona. Forse a quel tempo, non lo capivano fino in fondo, ma oggi che sanno, mi ringraziano perché qualche ricordo lo portano dentro di loro e si rendono conto che, sia pure nel modo infantile di quel tempo lontano, hanno partecipato a momenti storici che non dimenticheranno. Ieri sera, è ovvio, erano al loro posto, nella Nisida, a gioire, a soffrire e poi ancora a gioire, con mio fratello Mimmo ed il figlio Marco e con tutti gli altri. Ci sono certi momenti in cui le famiglie si stringono, fanno quadrato, stanno assieme per condividere i sentimenti migliori. Ieri era proprio una serata così, da vivere assieme. E che vuoi dormire, questa notte! Mi sfilano davanti agli occhi tanti momenti colorati d'azzurro. Penso a quando, a mia volta ragazzino, ebbi in regalo da mio padre un abbonamento di curva A e la domenica, con mio fratello Mimmo, già pazzi di passione, eravamo al San Paolo ad ammirare il Napoli allenato da Luis Vinicio, con il gringo Clerici ed il capellone Braglia che facevano impazzire le difese. Mi sfilano davanti agli occhi, come se guardassi in un caleidoscopio, anche i momenti bui e difficili, con Celestini che cadeva in area e Moreno Ferrario che trasformava i rigori che - assieme a tutti noi che li spingevamo dagli spalti - salvavano il Napoli, con il Petisso in panchina. Vado con la memoria ai tempi bui, alla serie C, a quella prima volta con il Cittadella, con il San Paolo pieno e traboccante di passione. Penso anche alle gioie. Mi rivedo nella tribuna stampa dello stadio di Stoccarda, inebetito di felicità al fischio finale, quando sul suolo della grande Germania, ci prendemmo la Coppa Uefa. Anche in quel caso, che notte quella notte! Riguardo ancora una volta il Pipita saltellare e cantare con la curva, leggo il tweet di Reina, che è diventato uno di noi, bastava vedere quello che ha fatto ieri sera in campo e non dico tra i pali della sua porta, ma dopo la vittoria, quando ha lasciato andare anche lui tutta la passione azzurra che si porta dentro. E che vuoi dormire, questa notte! Mi domando qual è il magnetismo, l'alchimia, la seduzione, il fascino che noi tutti, gente dello stadio, e questa città nella sua interezza riusciamo ad esercitare su questi ragazzi ricchi, famosi, che potrebbero andare dove più gli piace e chiedere, ottenendolo subito, tutto quel che vogliono. Mi domando qual è il sortilegio che li tiene inchiodati sul terreno di gioco a cantare con noi e a gioire con noi e mi rispondo che questo è il patrimonio della nostra gente, l'unicità di una metropoli piena di problemi e di guai, ma che quanto ad incantare e sedurre non ha rivali, dicano pure quello che vogliono. Vedo l'alba spuntare. Guardo la classifica, prima riga in alto a sinistra. Appoggio il cellulare sul comodino e mi lascio andare. Grazie Napoli, per tutto questo.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

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01/12/2024 - 20:50

NAPOLI - E che vuoi dormire, questa notte! Finito di scrivere allo stadio, torni a casa, ti immergi nella sarabanda dei commenti, guardi e riguardi i momenti salienti della partita, prudentemente messa a registrare prima di scendere da casa. Ti infili nel letto. E che vuoi dormire, questa notte! Primi in classifica, da soli. L'ultima volta che accadde, lo dico pubblicamente, avevo 37 anni, ero quasi un giovanotto. Ora ho le tempie (in pratica l'unica zona della testa in cui resistono ancora dei capelli) incanutite. Ma come ti puoi addormentare, così, come se fosse un giorno come un altro, come se il sonno fosse una pena obbligatoria, una medicina da prendere, un dovere da esercitare anche in una notte speciale come questa? E così mi lascio dolcemente vivere, fino in fondo, faccio resistenza alla stanchezza, mi ubriaco di gioia. Da una ripassata generale su Facebook, vedo il Pipita cantare a squarciagola sotto la curva e con la curva. E che vuoi dormire, questa notte! Canto anche io con loro, lo faccio dentro di me, senza emettere suoni per non svegliare mia moglie. Poi faccio uno sforzo di memoria e torno al 1990. Portavo i miei figli, che adesso sono due uomini, allo stadio. Io in tribuna stampa e loro sugli spalti con la mamma. Erano bambini. Li ho educati bene, mi dico. Ho fatto vedere loro lo spettacolo di Maradona. Forse a quel tempo, non lo capivano fino in fondo, ma oggi che sanno, mi ringraziano perché qualche ricordo lo portano dentro di loro e si rendono conto che, sia pure nel modo infantile di quel tempo lontano, hanno partecipato a momenti storici che non dimenticheranno. Ieri sera, è ovvio, erano al loro posto, nella Nisida, a gioire, a soffrire e poi ancora a gioire, con mio fratello Mimmo ed il figlio Marco e con tutti gli altri. Ci sono certi momenti in cui le famiglie si stringono, fanno quadrato, stanno assieme per condividere i sentimenti migliori. Ieri era proprio una serata così, da vivere assieme. E che vuoi dormire, questa notte! Mi sfilano davanti agli occhi tanti momenti colorati d'azzurro. Penso a quando, a mia volta ragazzino, ebbi in regalo da mio padre un abbonamento di curva A e la domenica, con mio fratello Mimmo, già pazzi di passione, eravamo al San Paolo ad ammirare il Napoli allenato da Luis Vinicio, con il gringo Clerici ed il capellone Braglia che facevano impazzire le difese. Mi sfilano davanti agli occhi, come se guardassi in un caleidoscopio, anche i momenti bui e difficili, con Celestini che cadeva in area e Moreno Ferrario che trasformava i rigori che - assieme a tutti noi che li spingevamo dagli spalti - salvavano il Napoli, con il Petisso in panchina. Vado con la memoria ai tempi bui, alla serie C, a quella prima volta con il Cittadella, con il San Paolo pieno e traboccante di passione. Penso anche alle gioie. Mi rivedo nella tribuna stampa dello stadio di Stoccarda, inebetito di felicità al fischio finale, quando sul suolo della grande Germania, ci prendemmo la Coppa Uefa. Anche in quel caso, che notte quella notte! Riguardo ancora una volta il Pipita saltellare e cantare con la curva, leggo il tweet di Reina, che è diventato uno di noi, bastava vedere quello che ha fatto ieri sera in campo e non dico tra i pali della sua porta, ma dopo la vittoria, quando ha lasciato andare anche lui tutta la passione azzurra che si porta dentro. E che vuoi dormire, questa notte! Mi domando qual è il magnetismo, l'alchimia, la seduzione, il fascino che noi tutti, gente dello stadio, e questa città nella sua interezza riusciamo ad esercitare su questi ragazzi ricchi, famosi, che potrebbero andare dove più gli piace e chiedere, ottenendolo subito, tutto quel che vogliono. Mi domando qual è il sortilegio che li tiene inchiodati sul terreno di gioco a cantare con noi e a gioire con noi e mi rispondo che questo è il patrimonio della nostra gente, l'unicità di una metropoli piena di problemi e di guai, ma che quanto ad incantare e sedurre non ha rivali, dicano pure quello che vogliono. Vedo l'alba spuntare. Guardo la classifica, prima riga in alto a sinistra. Appoggio il cellulare sul comodino e mi lascio andare. Grazie Napoli, per tutto questo.

 

 

Mario Zaccaria

 

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