Mister Z
MR Z - Napoli, la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa
07.11.2017 23:20 di Napoli Magazine

NAPOLI - Serve una premessa che è necessaria affinché io non corra il rischio di essere accusato di disfattismo e di pessimismo cosmico. Il pareggio di Verona con il Chievo non rappresenta una tragedia. Il Napoli fortissimo era prima di quella partita e fortissimo rimane. Gli azzurri sono sempre in testa alla classifica da soli, in 12 giornate hanno messo assieme 10 vittorie e 2 pareggi, vantano il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa del campionato, continuano ad esprimere un calcio bello e spettacolare. E poi non si possono vincere tutte le partite, altrimenti si finirebbe il campionato a 114 punti ed una cosa del genere non si è mai vista al mondo. Dunque non stracciamoci le vesti per non essere riusciti a battere il Chievo. Il pareggio del Bentegodi è dipeso da diversi fattori (la stanchezza post Champions, il catenaccio spaventoso dei veneti, primi fra tutti) ma non credo che c'entri molto l'infortunio di Ghoulam. Certamente il contributo all'azione offensiva che il franco-algerino avrebbe potuto dare, sarebbe stato superiore a quello fornito da Mario Rui che purtroppo non è ancora pronto fisicamente (non giocava per 66 minuti consecutivi da chissà quanto tempo) ma che fin quando è stato in campo non è risultato certamente il peggiore. Dire invece che con Ghoulam in campo il Napoli avrebbe vinto di sicuro è un azzardo, una forzatura, una suggestione alla quale non sarebbe giusto cedere. Veniamo allora alle note preoccupanti che si erano affacciate già prima della partita di Verona e che domenica scorsa hanno trovato una conferma. La verità è che, per come la vede e la vive Sarri, la rosa del Napoli è troppo corta. L'allenatore, ormai è evidente, ha una fiducia limitata in diversi suoi elementi. Ritiene il tecnico che i titolari siano quelli che fa giocare sempre e da come agisce si capisce che consideri alcuni rincalzi (Maggio, Chiriches, Zielinski, Diawara) parzialmente utilizzabili con una discreta costanza, mentre altri (Maksimovic, Rog, Ounas, Giaccherini) sono meno affidabili o, quanto meno, con la loro presenza in campo abbasserebbero troppo il tasso tecnico-tattico della squadra, quindi è meglio servirsene proprio quando non se ne può fare a meno. C'è infine chi, come Tonelli, neppure esiste nei pensieri dell'allenatore. Quanto a Mario Rui, se non fosse stato per l'infortunio di Ghoulam sarebbe rimasto nella terza fascia, quella degli scarsamente affidabili. La domanda che allora sorge spontanea è sempre la stessa: può il Napoli affrontare un campionato di vertice, nel quale deve lottare per la conquista del titolo, una Champions League (o, peggio, - e mentre scrivo sto facendo gli scongiuri che potete immaginare - una Europa League), una Coppa Italia ed una raffica di partite di Nazionali (spesso inutili) alle quali prestare i propri calciatori, con un organico reale di 15 elementi? Basterà, per potenziare la rosa, che a gennaio si provveda con nuovi innesti a fronteggiare le lunghe, dolorose assenze di Milik e Ghoulam, o sarà necessario effettuare una campagna acquisti più massiccia? Ed ammesso e non concesso che De Laurentiis si decida a fare a gennaio ciò che non fece la scorsa estate (a questo proposito sarebbe interessante sapere se l'immobilismo estivo fu solo farina del sacco del presidente o se ci fu anche lo zampino dell'allenatore), Sarri quanto tempo impiegherà prima di utilizzare eventualmente i rinforzi in maniera stabile? E quanto si dovrebbe spendere, visto che i prezzi a gennaio sono sempre molto alti per i pochi calciatori cedibili in grado di incidere positivamente sugli equilibri di una squadra? E quali elementi si potranno trovare dragando il mercato, considerato che chi ha ottimi elementi a disposizione, in linea di massima se li tiene almeno fino a fine stagione, perché non riesce poi a sostituirli degnamente? Tutti questi interrogativi, non lo nascondo, mettono addosso una certa inquietudine. E' innegabile che qualche scricchiolio, dovuto alla rosa effettiva un po' troppo esigua, qualche segnale di disagio c'è e si vede. Sarri ha sostenuto nel dopo partita di Verona che la squadra gli è piaciuta perché è rimasta sempre corta, non ha concesso nulla al Chievo. E se non si è vinto lo si deve ad un po' di normale appannamento post Champions di qualche elemento (Mertens ed Insigne?) che avrebbe dovuto uscire vincitore negli uno contro uno e scardinare così il catenaccio dei veneti. Speriamo che abbia ragione l'allenatore e che non si tratti invece di una vera e propria flessione. D'altro canto momenti di appannamento in una stagione lunga e faticosa sono inevitabili per tutte le squadre, l'importante è saperli governare. Il problema centrale è proprio questo: capire se nella rosa ci siano (o meglio, se Sarri ritiene che ci siano, anche alla luce dei due dolorosissimi infortuni subiti) le risorse giuste per gestire l'attuale ed eventualmente anche i futuri periodi di scarsa lucidità dovuta a stanchezza. E questo non è pessimismo, ma soltanto sano realismo.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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07/11/2024 - 23:20

NAPOLI - Serve una premessa che è necessaria affinché io non corra il rischio di essere accusato di disfattismo e di pessimismo cosmico. Il pareggio di Verona con il Chievo non rappresenta una tragedia. Il Napoli fortissimo era prima di quella partita e fortissimo rimane. Gli azzurri sono sempre in testa alla classifica da soli, in 12 giornate hanno messo assieme 10 vittorie e 2 pareggi, vantano il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa del campionato, continuano ad esprimere un calcio bello e spettacolare. E poi non si possono vincere tutte le partite, altrimenti si finirebbe il campionato a 114 punti ed una cosa del genere non si è mai vista al mondo. Dunque non stracciamoci le vesti per non essere riusciti a battere il Chievo. Il pareggio del Bentegodi è dipeso da diversi fattori (la stanchezza post Champions, il catenaccio spaventoso dei veneti, primi fra tutti) ma non credo che c'entri molto l'infortunio di Ghoulam. Certamente il contributo all'azione offensiva che il franco-algerino avrebbe potuto dare, sarebbe stato superiore a quello fornito da Mario Rui che purtroppo non è ancora pronto fisicamente (non giocava per 66 minuti consecutivi da chissà quanto tempo) ma che fin quando è stato in campo non è risultato certamente il peggiore. Dire invece che con Ghoulam in campo il Napoli avrebbe vinto di sicuro è un azzardo, una forzatura, una suggestione alla quale non sarebbe giusto cedere. Veniamo allora alle note preoccupanti che si erano affacciate già prima della partita di Verona e che domenica scorsa hanno trovato una conferma. La verità è che, per come la vede e la vive Sarri, la rosa del Napoli è troppo corta. L'allenatore, ormai è evidente, ha una fiducia limitata in diversi suoi elementi. Ritiene il tecnico che i titolari siano quelli che fa giocare sempre e da come agisce si capisce che consideri alcuni rincalzi (Maggio, Chiriches, Zielinski, Diawara) parzialmente utilizzabili con una discreta costanza, mentre altri (Maksimovic, Rog, Ounas, Giaccherini) sono meno affidabili o, quanto meno, con la loro presenza in campo abbasserebbero troppo il tasso tecnico-tattico della squadra, quindi è meglio servirsene proprio quando non se ne può fare a meno. C'è infine chi, come Tonelli, neppure esiste nei pensieri dell'allenatore. Quanto a Mario Rui, se non fosse stato per l'infortunio di Ghoulam sarebbe rimasto nella terza fascia, quella degli scarsamente affidabili. La domanda che allora sorge spontanea è sempre la stessa: può il Napoli affrontare un campionato di vertice, nel quale deve lottare per la conquista del titolo, una Champions League (o, peggio, - e mentre scrivo sto facendo gli scongiuri che potete immaginare - una Europa League), una Coppa Italia ed una raffica di partite di Nazionali (spesso inutili) alle quali prestare i propri calciatori, con un organico reale di 15 elementi? Basterà, per potenziare la rosa, che a gennaio si provveda con nuovi innesti a fronteggiare le lunghe, dolorose assenze di Milik e Ghoulam, o sarà necessario effettuare una campagna acquisti più massiccia? Ed ammesso e non concesso che De Laurentiis si decida a fare a gennaio ciò che non fece la scorsa estate (a questo proposito sarebbe interessante sapere se l'immobilismo estivo fu solo farina del sacco del presidente o se ci fu anche lo zampino dell'allenatore), Sarri quanto tempo impiegherà prima di utilizzare eventualmente i rinforzi in maniera stabile? E quanto si dovrebbe spendere, visto che i prezzi a gennaio sono sempre molto alti per i pochi calciatori cedibili in grado di incidere positivamente sugli equilibri di una squadra? E quali elementi si potranno trovare dragando il mercato, considerato che chi ha ottimi elementi a disposizione, in linea di massima se li tiene almeno fino a fine stagione, perché non riesce poi a sostituirli degnamente? Tutti questi interrogativi, non lo nascondo, mettono addosso una certa inquietudine. E' innegabile che qualche scricchiolio, dovuto alla rosa effettiva un po' troppo esigua, qualche segnale di disagio c'è e si vede. Sarri ha sostenuto nel dopo partita di Verona che la squadra gli è piaciuta perché è rimasta sempre corta, non ha concesso nulla al Chievo. E se non si è vinto lo si deve ad un po' di normale appannamento post Champions di qualche elemento (Mertens ed Insigne?) che avrebbe dovuto uscire vincitore negli uno contro uno e scardinare così il catenaccio dei veneti. Speriamo che abbia ragione l'allenatore e che non si tratti invece di una vera e propria flessione. D'altro canto momenti di appannamento in una stagione lunga e faticosa sono inevitabili per tutte le squadre, l'importante è saperli governare. Il problema centrale è proprio questo: capire se nella rosa ci siano (o meglio, se Sarri ritiene che ci siano, anche alla luce dei due dolorosissimi infortuni subiti) le risorse giuste per gestire l'attuale ed eventualmente anche i futuri periodi di scarsa lucidità dovuta a stanchezza. E questo non è pessimismo, ma soltanto sano realismo.

 

 

Mario Zaccaria

 

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