Napoli MagazineNapoli Magazine onlineuuid:2e3ed185-2070-478c-85f7-0c6a57cd8bc4;id=207272024-03-29T08:06:02Z1392468GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, un'impresa titanica"NAPOLI - Il presente, gramo, vive nella nostalgia del recente passato di gloria e nella proiezione di un futuro tutto da scrivere. E' stato un bene che il campionato sia stato fermo per dare spazio alla Nazionale di Spalletti, così si sono evitate ulteriori cervellotiche esternazioni di un presidente che pare soffra della sindrome dell'abbandono, nel senso che chi gli sta vicino, dopo un po', non ne può più e va altrove. Una storia tutta da inventare, questa del Napoli di oggi sbattuto tra i marosi e che deve fare affidamento sulla professionalità di chi ha già un'altra maglia addosso. Osimhen, Zielinski e qualcun altro. Nell'affannosa ricerca di un posto in Europa, allo stato attuale difficilissimo da raggiungere ma mai dire mai. Intanto, il buon vento aureliano pare che abbia ripreso a spirare se è vero che all'Atalanta, prossima avversaria nel giorno della vigilia pasquale dovessero mancare sia Koopmeiners sia De Katelaere. Vedremo. Intanto, radio mercato diffonde notizie incoraggianti per l'azzurro sbiadito di oggi. Non sarà il David di Donatello, ma indubbimente Jonathan, mezzo yankee e mezzo canadese, è un fior d'attaccante e guarda caso milita nel Lille dove fu pescato Zolla Gialla, un segno del destino? Se qualcosa di buono s'intravede in entrata, è anche vero che ci sarà da difendersi per quanto concerne le uscite, in particolare quella eventuale di Lobotka sul quale hanno messo gli occhi più di uno squadrone continentale, il Barcellona su tutti. Tarare entrate ed uscite costituirà il compito più delicato per una società strutturata in maniera patriarcale senza un direttore sportivo che possa agire in autonomia scrutando e vagliando e, soprattutto, decidendo. Fa piacere constatare che Spalletti, un super tecnico, stia infondendo nei calciatori della Nazionale convinzioni tattiche e stimoli nuovi, come aveva fatto a Napoli. La perdita del certaldese non sarà mai troppo rimpianta. Dopo di lui, il diluvio. Una serie di scelte improvvide, Calzona a parte che almeno sta cercando di dare alla squadra un volto tatticamente ben definito. Qualificare la Slovacchia agli Europei è stato un capolavoro. Ora sta provando a riportare il Napoli verso l'Europa perduta. Sarà un'impresa titanica. Molto passa dal risultato che verrà nella mattinata di sabato al Maradona che ha fatto segnare un altro pienone d'amore e di speranza. Buona Pasqua a tutti. Adolfo Mollichelli Napoli Magazine Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-03-27T11:00:00ZNAPOLI - Il presente, gramo, vive nella nostalgia del recente passato di gloria e nella proiezione di un futuro tutto da scrivere. E' stato un bene che il campionato sia stato fermo per dare spazio alla Nazionale di Spalletti, così si sono evitate ulteriori cervellotiche esternazioni di un presidente che pare soffra della sindrome dell'abbandono, nel senso che chi gli sta vicino, dopo un po', non ne può più e va altrove. Una storia tutta da inventare, questa del Napoli di oggi sbattuto tra i marosi e che deve fare affidamento sulla professionalità di chi ha già un'altra maglia addosso. Osimhen, Zielinski e qualcun altro. Nell'affannosa ricerca di un posto in Europa, allo stato attuale difficilissimo da raggiungere ma mai dire mai. Intanto, il buon vento aureliano pare che abbia ripreso a spirare se è vero che all'Atalanta, prossima avversaria nel giorno della vigilia pasquale dovessero mancare sia Koopmeiners sia De Katelaere. Vedremo. Intanto, radio mercato diffonde notizie incoraggianti per l'azzurro sbiadito di oggi. Non sarà il David di Donatello, ma indubbimente Jonathan, mezzo yankee e mezzo canadese, è un fior d'attaccante e guarda caso milita nel Lille dove fu pescato Zolla Gialla, un segno del destino? Se qualcosa di buono s'intravede in entrata, è anche vero che ci sarà da difendersi per quanto concerne le uscite, in particolare quella eventuale di Lobotka sul quale hanno messo gli occhi più di uno squadrone continentale, il Barcellona su tutti. Tarare entrate ed uscite costituirà il compito più delicato per una società strutturata in maniera patriarcale senza un direttore sportivo che possa agire in autonomia scrutando e vagliando e, soprattutto, decidendo. Fa piacere constatare che Spalletti, un super tecnico, stia infondendo nei calciatori della Nazionale convinzioni tattiche e stimoli nuovi, come aveva fatto a Napoli. La perdita del certaldese non sarà mai troppo rimpianta. Dopo di lui, il diluvio. Una serie di scelte improvvide, Calzona a parte che almeno sta cercando di dare alla squadra un volto tatticamente ben definito. Qualificare la Slovacchia agli Europei è stato un capolavoro. Ora sta provando a riportare il Napoli verso l'Europa perduta. Sarà un'impresa titanica. Molto passa dal risultato che verrà nella mattinata di sabato al Maradona che ha fatto segnare un altro pienone d'amore e di speranza. Buona Pasqua a tutti. Adolfo Mollichelli Napoli Magazine Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171385971GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, un vero rompicapo"NAPOLI - Un vero e proprio rompicapo. Con chi prendersela? Con gli allenatori (tre, finora), già fatto. Con i responsabili della campagna acquisti di riparazione che non ha riparato proprio nulla? il dibattito è in corso d'opera. Con i giocatori che sono pur sempre quelli del terzo trionfo, meno Kim? Beh, pare proprio di sì. E perché mai? Forse perché s'è ritrovato titolare chi in realtà è ammantato di modestia tecnica. Avete ben presente l'ultimo pasticcio, quasi una comica, in occasione del gol preso dal Cagliari? Roba che nemmeno sui campi dei dilettanti. Poi, ci sono quelli che già vivono nel futuro, altrove. Come Osimhen (ma almeno lui la butta dentro!) o Kvara che continua a prodigarsi cercando il meglio ma che intanto è ossessionato dalle pressioni del suo procuratore. La squadra come la città: buchi e buche dovunque. Resta campione soltanto il pubblico, donne e uomini che hanno giurato eterno amore, sempre. Naturalmente, non basta per rimettere in carreggiata una fuoriserie divenuta un'auto d'epoca, ricca di ricordi e di emozioni, ma lenta, sgangherata. C'è un ultimo stimolo da coltivare, entrare in Europa, allo stato un'autentica impresa, titanica. Si potrebbe fare un pensierino alle coppe minori (Europa League e Conference), la ricca Champions resta lontana anni luce. E sarebbe un disastro per Aurelio Primo. Perderebbe i ricchi premi e cotillons e dovrebbe sborsare soldi liquidi per rifondare una squadra che poco tempo fa era l'orgoglio di chi tifa Napoli e l'invidia degli altri. Resettare, rifondare. acquistare campioni all'altezza. C'è qualcuno nell'entourage presidenziale capace di andare a scovare ed a prendere altri Kvara? Finora l'improvvisazione era stata nascosta dietro alla tenda dei successi a catena. Ora grava sul futuro azzurro come un macigno. Recupero col Sassuolo, poi la Juve. Fino a qualche mese fa, due partite che sarebbero state vinte in scioltezza. Quella contro le "mattonelle" per manifesta superiorità, quella contro la vecchia signora per gli stimoli che il confronto suscita da sempre. Il Napoli che non sa più vincere potrebbe avere un'impennata d'orgoglio. L'attendiamo, fiduciosi che adda passà 'a nuttata.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-02-28T15:00:00ZNAPOLI - Un vero e proprio rompicapo. Con chi prendersela? Con gli allenatori (tre, finora), già fatto. Con i responsabili della campagna acquisti di riparazione che non ha riparato proprio nulla? il dibattito è in corso d'opera. Con i giocatori che sono pur sempre quelli del terzo trionfo, meno Kim? Beh, pare proprio di sì. E perché mai? Forse perché s'è ritrovato titolare chi in realtà è ammantato di modestia tecnica. Avete ben presente l'ultimo pasticcio, quasi una comica, in occasione del gol preso dal Cagliari? Roba che nemmeno sui campi dei dilettanti. Poi, ci sono quelli che già vivono nel futuro, altrove. Come Osimhen (ma almeno lui la butta dentro!) o Kvara che continua a prodigarsi cercando il meglio ma che intanto è ossessionato dalle pressioni del suo procuratore. La squadra come la città: buchi e buche dovunque. Resta campione soltanto il pubblico, donne e uomini che hanno giurato eterno amore, sempre. Naturalmente, non basta per rimettere in carreggiata una fuoriserie divenuta un'auto d'epoca, ricca di ricordi e di emozioni, ma lenta, sgangherata. C'è un ultimo stimolo da coltivare, entrare in Europa, allo stato un'autentica impresa, titanica. Si potrebbe fare un pensierino alle coppe minori (Europa League e Conference), la ricca Champions resta lontana anni luce. E sarebbe un disastro per Aurelio Primo. Perderebbe i ricchi premi e cotillons e dovrebbe sborsare soldi liquidi per rifondare una squadra che poco tempo fa era l'orgoglio di chi tifa Napoli e l'invidia degli altri. Resettare, rifondare. acquistare campioni all'altezza. C'è qualcuno nell'entourage presidenziale capace di andare a scovare ed a prendere altri Kvara? Finora l'improvvisazione era stata nascosta dietro alla tenda dei successi a catena. Ora grava sul futuro azzurro come un macigno. Recupero col Sassuolo, poi la Juve. Fino a qualche mese fa, due partite che sarebbero state vinte in scioltezza. Quella contro le "mattonelle" per manifesta superiorità, quella contro la vecchia signora per gli stimoli che il confronto suscita da sempre. Il Napoli che non sa più vincere potrebbe avere un'impennata d'orgoglio. L'attendiamo, fiduciosi che adda passà 'a nuttata.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171384253GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, riuscirà Calzona nell'impresa?"NAPOLI - Non è il caso di dire: Calzona, chi era costui? Perché è un tecnico di vaglia che ha portato la Slovacchia ad Euro 24. E non solo. Collaboratore di Sarri il comandante e di Spalletti il genio dello scudetto numero tre in tinta azzurra. E non è neanche una novità quella del c.t. che allena contemporaneamente una squadra di club. Gli esempi sono numerosi. Il problema è un altro. Ed è costituito dal gran casino - chiedo scusa, ma non trovo un termine che più renda l'idea - di che cosa sia diventato il Napoli. Fresco campione d'Italia ed attuale barzelletta del campionato. Dal delirio di onnipotenza al faccio tutto io, dal centravanti sono io a mamma ho perduto la bussola. Tria sunt genera e tre (sicuro?) sono stati gli allenatori chiamati al capezzale del Napoli campione, un malato serio non certo immaginario. Dal cinepanettone ad oggi le comiche. E a questo punto della vicenda che è una farsa mi viene il dubbio che sia stato liquidato troppo in fretta il sergente Garcia il quale forse aveva visto giusto nella necessità che si cambiasse registro. Che non si restasse nel limbo della gioia spallettiana. Al di sotto della linea del Garigliano, è storia, mai una squadra campione è riuscita a bissare il colpo grosso. Ma che il meraviglioso Napoli della trionfale cavalcata, condita con tutti i record possibili ed immaginabili, si dissolvesse a tal punto era difficilmente pronosticabile. Una squadra che non sa più vincere, che stenta a segnare, che è laggiù in classifica. Avrebbe dovuto tirarla fuori dalle sabbie mobili il Walterino giubilato due volte e che è apparso un altro uomo, assente nello sguardo nella mesta area tecnica, lontano dall'essere quell'ardente discepolo di Spinoza, che fine ha fatto l'orologio picchiettato in maniera maniacale? A rischio, seriamente, la qualificazione in Europa, anche quella minima, che per Aurelio Primo è l'unica cosa che conta. Si va incontro al Barcellona nel caos più totale. Con Calzona che non ha avuto il tempo necessario per capire in quale condominio di folli ha preso casa. Temporaneamente, naturalmente. Si stanno pagando a caro prezzo gli errori e le omissioni a catena commessi nel delirio dello scudetto che mancava da 33 anni. Un titolo che rischia di passare alla storia per tutti i guasti, le incompetenze, venuti a galla subito dopo. Si sta dando adito all'altra Italia di sbellicarsi dal ridere. Una squadra, ora come ora, senz'anima, con il solo Kvara a dannarsi alla ricerca della gloria perduta. Ho fiducia nel rientrante Osimhen, ma non ci scommetterei sul suo solito agonismo sfrenato. Vale 130 milioni ed è già in Premier. Con questa tristezza nel cuore andiamo ad affrontare il Barcellona che non è più quello del recente passato. Riuscirà Calzona nell'impresa di ritrovare i magnifici azzurri scomparsi improvvisamente dal gotha del campionato italiano? Ah!, saperlo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-02-21T06:00:00ZNAPOLI - Non è il caso di dire: Calzona, chi era costui? Perché è un tecnico di vaglia che ha portato la Slovacchia ad Euro 24. E non solo. Collaboratore di Sarri il comandante e di Spalletti il genio dello scudetto numero tre in tinta azzurra. E non è neanche una novità quella del c.t. che allena contemporaneamente una squadra di club. Gli esempi sono numerosi. Il problema è un altro. Ed è costituito dal gran casino - chiedo scusa, ma non trovo un termine che più renda l'idea - di che cosa sia diventato il Napoli. Fresco campione d'Italia ed attuale barzelletta del campionato. Dal delirio di onnipotenza al faccio tutto io, dal centravanti sono io a mamma ho perduto la bussola. Tria sunt genera e tre (sicuro?) sono stati gli allenatori chiamati al capezzale del Napoli campione, un malato serio non certo immaginario. Dal cinepanettone ad oggi le comiche. E a questo punto della vicenda che è una farsa mi viene il dubbio che sia stato liquidato troppo in fretta il sergente Garcia il quale forse aveva visto giusto nella necessità che si cambiasse registro. Che non si restasse nel limbo della gioia spallettiana. Al di sotto della linea del Garigliano, è storia, mai una squadra campione è riuscita a bissare il colpo grosso. Ma che il meraviglioso Napoli della trionfale cavalcata, condita con tutti i record possibili ed immaginabili, si dissolvesse a tal punto era difficilmente pronosticabile. Una squadra che non sa più vincere, che stenta a segnare, che è laggiù in classifica. Avrebbe dovuto tirarla fuori dalle sabbie mobili il Walterino giubilato due volte e che è apparso un altro uomo, assente nello sguardo nella mesta area tecnica, lontano dall'essere quell'ardente discepolo di Spinoza, che fine ha fatto l'orologio picchiettato in maniera maniacale? A rischio, seriamente, la qualificazione in Europa, anche quella minima, che per Aurelio Primo è l'unica cosa che conta. Si va incontro al Barcellona nel caos più totale. Con Calzona che non ha avuto il tempo necessario per capire in quale condominio di folli ha preso casa. Temporaneamente, naturalmente. Si stanno pagando a caro prezzo gli errori e le omissioni a catena commessi nel delirio dello scudetto che mancava da 33 anni. Un titolo che rischia di passare alla storia per tutti i guasti, le incompetenze, venuti a galla subito dopo. Si sta dando adito all'altra Italia di sbellicarsi dal ridere. Una squadra, ora come ora, senz'anima, con il solo Kvara a dannarsi alla ricerca della gloria perduta. Ho fiducia nel rientrante Osimhen, ma non ci scommetterei sul suo solito agonismo sfrenato. Vale 130 milioni ed è già in Premier. Con questa tristezza nel cuore andiamo ad affrontare il Barcellona che non è più quello del recente passato. Riuscirà Calzona nell'impresa di ritrovare i magnifici azzurri scomparsi improvvisamente dal gotha del campionato italiano? Ah!, saperlo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171381652GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, ogni partita come una finale"NAPOLI - Concentriamoci sul da farsi per tentare di agganciare il quarto posto e salvare una stagione iniziata in modo disastroso. Non si ritorni più sul passato recente, non interessa più di tanto fare ammenda, cercare comprensione, chiedere scusa, parlare di chi non c'è più nella casa azzurra. Basta. Ci vuole serenità, inutile e dannoso l'eterno j'accuse per difendere se stesso. Sul campo, una piccola svolta s'era già notata durante la Supercoppa araba (altro che italiana!), due partite più che onorevoli. Col Verona s'è tornati alla vittoria dopo un tremore che è durato un tempo infinito. La nota lieta è il ritorno al gol di Kvara. Ora si deve andare avanti prendendo coscienza che ogni partita - da qui alla fine del campionato - deve essere preparata, vissuta e giocata come una finale. Altrimenti dei miliardi della Champions si sentirà soltanto il profumo. La sfida con il Milan - bestia nera degli azzurri - dovrà confermare i recenti progressi. Si vada in campo con orgoglio: ci avete rovinato alcune giornate nell'anno del trionfo, ora proveremo a togliervi dalla testa grilli malsani, tipo il sogno di poter rientrare ancora nella lotta scudetto. Una sfida delicata ma col conforto di aver recuperato un paio di titolari. L'ostracismo a Zielinski onestamente non lo comprendo. La serietà del polacco promessosi all'Inter non va messa in dubbio. E' questa un'altra scoria, conseguenza degli evidenti errori di programmazione commessi nel periodo euforico del post-scudetto. Anche Osimhen, in finale con la sua Nigeria in coppa d'Africa giocherà la prossima stagione con la maglia di una squadra della Premier e allora che si fa, si mette in panchina anche Zolla Gialla? Suvvia! Questione stadio: si cerchi un accordo per il Maradona, la cui concessione è stata un vantaggio economico per la società di Aurelio Primo. Soltanto ora, nel momento in cui è preferibile stornare l'attenzione, si parla di campi d'allenamento moderni e magari di una più attenta cura verso il vivaio, si promette il ritorno allo scudetto nel giro di tre anni. Sognare non costa nulla. Parlare, neanche. Perché le parole se le porta via il vento. Ma per carità! Afragola, no!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-02-10T22:55:00ZNAPOLI - Concentriamoci sul da farsi per tentare di agganciare il quarto posto e salvare una stagione iniziata in modo disastroso. Non si ritorni più sul passato recente, non interessa più di tanto fare ammenda, cercare comprensione, chiedere scusa, parlare di chi non c'è più nella casa azzurra. Basta. Ci vuole serenità, inutile e dannoso l'eterno j'accuse per difendere se stesso. Sul campo, una piccola svolta s'era già notata durante la Supercoppa araba (altro che italiana!), due partite più che onorevoli. Col Verona s'è tornati alla vittoria dopo un tremore che è durato un tempo infinito. La nota lieta è il ritorno al gol di Kvara. Ora si deve andare avanti prendendo coscienza che ogni partita - da qui alla fine del campionato - deve essere preparata, vissuta e giocata come una finale. Altrimenti dei miliardi della Champions si sentirà soltanto il profumo. La sfida con il Milan - bestia nera degli azzurri - dovrà confermare i recenti progressi. Si vada in campo con orgoglio: ci avete rovinato alcune giornate nell'anno del trionfo, ora proveremo a togliervi dalla testa grilli malsani, tipo il sogno di poter rientrare ancora nella lotta scudetto. Una sfida delicata ma col conforto di aver recuperato un paio di titolari. L'ostracismo a Zielinski onestamente non lo comprendo. La serietà del polacco promessosi all'Inter non va messa in dubbio. E' questa un'altra scoria, conseguenza degli evidenti errori di programmazione commessi nel periodo euforico del post-scudetto. Anche Osimhen, in finale con la sua Nigeria in coppa d'Africa giocherà la prossima stagione con la maglia di una squadra della Premier e allora che si fa, si mette in panchina anche Zolla Gialla? Suvvia! Questione stadio: si cerchi un accordo per il Maradona, la cui concessione è stata un vantaggio economico per la società di Aurelio Primo. Soltanto ora, nel momento in cui è preferibile stornare l'attenzione, si parla di campi d'allenamento moderni e magari di una più attenta cura verso il vivaio, si promette il ritorno allo scudetto nel giro di tre anni. Sognare non costa nulla. Parlare, neanche. Perché le parole se le porta via il vento. Ma per carità! Afragola, no!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171379371GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, piccoli cenni di ripresa"NAPOLI - Il grande malato del calcio italiano, cioè la squadra campione, non ancora sta bene in salute. La guarigione comporta tempi lunghi: per la diagnosi sbagliata del primario, per la superficialità del medico francese che operava in Arabia, per l'ambigua situazione dell'infermiere nigeriano e di quello polacco, per le paturnie dell'assistente georgiano. Piccoli cenni di ripresa si cominciano ad intravvedere, da poco tempo, da quando l'esperto guaritore ha deciso di rifarsi un nome, dopo la rovinosa esperienza cagliaritana, tornando sul luogo dove una volta è stato felice. Ad esempio, la tenuta della difesa che ha incassato un solo gol tra Fiorentina, Inter (supercoppa) e Lazio (campionato). Continua a preoccupare la fase d'attacco, pur tenendo conto dell'assenza di Zolla Gialla, della frenesìa a volte dannosa di Kvara, del momentaccio che sta vivendo Raspadori. Da quando c'è Walterino in panchina per otto volte gli azzurri non sono riusciti ad andare a segno, liquefatto il micidiale attacco del recente passato. Col sergente Garcia soltanto in due occasioni non si andò a rete, contro Bologna ed Empoli. Comunque la tiri, resta una coperta corta con il deficitario risultato globale di 6 punti conquistati nelle gare contro le prime dieci squadre della classifica. La partita con la Lazio è stata decente per l'applicazione che tutti gli azzurri hanno profuso. Di positivo, l'aver saputo imbrigliare le collaudate trame di mastro Sarri. Un punto d'oro laddove vola l'aquila a capo di una partita che è stata di una noia unica per colpa di entrambe le contendenti. Sento parlare di attacco deciso al quarto posto, quello che apre le porte verso il caveau della Champions. Un'impresa, allo stato delle cose, di non facile attuazione. Domenica arriverà al Maradona un Verona assetato di punti, una squadra che ha un gioco collaudato e fluido grazie al quale era riuscita a fermare l'Inter in casa se non fosse stata penalizzata dalla mancata espulsione di Bastoni. Intanto, la rosa sboccia di petali perduti. Torneranno disponibili alcuni titolari, Anguissa e Kvara in testa, si avrà modo di rivedere in azione Ngonge. Il mercato di riparazione qualche buon elemento l'ha portato in casa azzurra e non mi dispererei più di tanto per aver perduto Perez. Onestamente, Ostigard offre buone garanzie. Comunque vada, sarà importante cominciare a programmare già da ora il mercato estivo. Dove si dovrà investire in maniera massiccia per poter tornare al vertice. Non ci sarà più Zolla Gialla, ma la sua clausola di rescissione porterà nelle casse del primario 130 milioni. Che non sono bruscolini.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-01-31T19:04:00ZNAPOLI - Il grande malato del calcio italiano, cioè la squadra campione, non ancora sta bene in salute. La guarigione comporta tempi lunghi: per la diagnosi sbagliata del primario, per la superficialità del medico francese che operava in Arabia, per l'ambigua situazione dell'infermiere nigeriano e di quello polacco, per le paturnie dell'assistente georgiano. Piccoli cenni di ripresa si cominciano ad intravvedere, da poco tempo, da quando l'esperto guaritore ha deciso di rifarsi un nome, dopo la rovinosa esperienza cagliaritana, tornando sul luogo dove una volta è stato felice. Ad esempio, la tenuta della difesa che ha incassato un solo gol tra Fiorentina, Inter (supercoppa) e Lazio (campionato). Continua a preoccupare la fase d'attacco, pur tenendo conto dell'assenza di Zolla Gialla, della frenesìa a volte dannosa di Kvara, del momentaccio che sta vivendo Raspadori. Da quando c'è Walterino in panchina per otto volte gli azzurri non sono riusciti ad andare a segno, liquefatto il micidiale attacco del recente passato. Col sergente Garcia soltanto in due occasioni non si andò a rete, contro Bologna ed Empoli. Comunque la tiri, resta una coperta corta con il deficitario risultato globale di 6 punti conquistati nelle gare contro le prime dieci squadre della classifica. La partita con la Lazio è stata decente per l'applicazione che tutti gli azzurri hanno profuso. Di positivo, l'aver saputo imbrigliare le collaudate trame di mastro Sarri. Un punto d'oro laddove vola l'aquila a capo di una partita che è stata di una noia unica per colpa di entrambe le contendenti. Sento parlare di attacco deciso al quarto posto, quello che apre le porte verso il caveau della Champions. Un'impresa, allo stato delle cose, di non facile attuazione. Domenica arriverà al Maradona un Verona assetato di punti, una squadra che ha un gioco collaudato e fluido grazie al quale era riuscita a fermare l'Inter in casa se non fosse stata penalizzata dalla mancata espulsione di Bastoni. Intanto, la rosa sboccia di petali perduti. Torneranno disponibili alcuni titolari, Anguissa e Kvara in testa, si avrà modo di rivedere in azione Ngonge. Il mercato di riparazione qualche buon elemento l'ha portato in casa azzurra e non mi dispererei più di tanto per aver perduto Perez. Onestamente, Ostigard offre buone garanzie. Comunque vada, sarà importante cominciare a programmare già da ora il mercato estivo. Dove si dovrà investire in maniera massiccia per poter tornare al vertice. Non ci sarà più Zolla Gialla, ma la sua clausola di rescissione porterà nelle casse del primario 130 milioni. Che non sono bruscolini.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171377846GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, calma e gesso"NAPOLI - Calma e gesso, diceva Totò. E come si fa, dopo la notte araba con la beneamata che è un'odalisca cinese? Il turco meneghino sarebbe dovuto andar fuori campo già nel primo tempo dopo tre fallacci tre lasciati impuniti dal fischiettante Rapuano: chi era costui? Ci si lamenta, spesso, di Orsato ma vivaddio l'arbitro di Schio è il fuoriclasse della tribù delle ex giacche nere, eletto recentemente miglior arbitro del mondo. Calma, vabbè mi calmo. Il gesso mi serve per cancellare sulla lavagna gli orrori della notte araba. Il Napoli tutto toppe m'è piaciuto. Perché ha ritrovato l'orgoglio (era ora!) smarrito, grazie anche al nuovo modulo adottato da Mazzarri. Avrebbe meritato di giocarsela ai rigori la Supercoppa italiana che è diventata un quadrangolare: assurdo! Punto. Il prosieguo della stagione dovrebbe essere più luminoso: con il ritorno di Osimhen ed Anguissa dalla Coppa d'Africa, con gli innesti di ragazzi svegli come Traorè e Ngonge. Questi ultimi due li conosciamo ed anche Perez l'argentino dell Udinese. L'illustre sconosciuto è Dendoncker nonostante sia nazionale belga. Aurelio Primo ha aperto i cordoni della borsa, meglio tardi che mai, perché perdere la qualificazione per la ricca Champions sarebbe una iattura. Oggi come oggi il quarto posto è lontano anni luce, ma si tenterà di raggiungerlo. Avere un obiettivo nella mente, aiuta. Soltanto pochi mesi fa è stato la molla che ha generato il supercampionato concluso con lo scudetto e records vari. Gennaio mese di mercato di riparazione perché in estate si era sulla nuvoletta carrozza della infallibilità (tutti, presidente in testa) e non fu programmato il futuro. Oltre all'auspicabile ma difficile scalata al quarto posto c'è da onorare la doppia sfida con il Barcellona, due partite che se giocate con i migliori in campo non sono affatto proibitive. Saranno gli ultimi squilli di Oshimen in Europa in maglia azzurra. Il bomber nigeriano ha confermato che andrà via, la Premier lo aspetta a braccia aperte. Del resto il rinnovo del contratto, tanto sbandierato, e soprattutto la clausola dei 130 milioni altro non è stato che un messaggio ai ricchi inglesi: il prezzo è questo, 130 milioni che per i ricchissimi clubs britannici sono bruscolini. Beati loro! Concludo con il ricordo di Gigi Riva, del quale sono stato amico. Un campione inarrivabile, un uomo gentile, un hombre vertical. Ricordo ancora l'intervista a Rombo di Tuono nel ventre del San Paolo in occasione di un Napoli-Cagliari. Aveva appena fatto la doccia, si accese una sigaretta (quante ne hai fumate, caro Gigi), ci sedemmo sulla panchina dello spogliatoio e parlammo a lungo. Altri tempi. Come Gigi, un uomo d'altri tempi. Ecco, l'epiteto esatto. Ti sia lieve la terra, Giggirriva.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-01-25T22:30:00ZNAPOLI - Calma e gesso, diceva Totò. E come si fa, dopo la notte araba con la beneamata che è un'odalisca cinese? Il turco meneghino sarebbe dovuto andar fuori campo già nel primo tempo dopo tre fallacci tre lasciati impuniti dal fischiettante Rapuano: chi era costui? Ci si lamenta, spesso, di Orsato ma vivaddio l'arbitro di Schio è il fuoriclasse della tribù delle ex giacche nere, eletto recentemente miglior arbitro del mondo. Calma, vabbè mi calmo. Il gesso mi serve per cancellare sulla lavagna gli orrori della notte araba. Il Napoli tutto toppe m'è piaciuto. Perché ha ritrovato l'orgoglio (era ora!) smarrito, grazie anche al nuovo modulo adottato da Mazzarri. Avrebbe meritato di giocarsela ai rigori la Supercoppa italiana che è diventata un quadrangolare: assurdo! Punto. Il prosieguo della stagione dovrebbe essere più luminoso: con il ritorno di Osimhen ed Anguissa dalla Coppa d'Africa, con gli innesti di ragazzi svegli come Traorè e Ngonge. Questi ultimi due li conosciamo ed anche Perez l'argentino dell Udinese. L'illustre sconosciuto è Dendoncker nonostante sia nazionale belga. Aurelio Primo ha aperto i cordoni della borsa, meglio tardi che mai, perché perdere la qualificazione per la ricca Champions sarebbe una iattura. Oggi come oggi il quarto posto è lontano anni luce, ma si tenterà di raggiungerlo. Avere un obiettivo nella mente, aiuta. Soltanto pochi mesi fa è stato la molla che ha generato il supercampionato concluso con lo scudetto e records vari. Gennaio mese di mercato di riparazione perché in estate si era sulla nuvoletta carrozza della infallibilità (tutti, presidente in testa) e non fu programmato il futuro. Oltre all'auspicabile ma difficile scalata al quarto posto c'è da onorare la doppia sfida con il Barcellona, due partite che se giocate con i migliori in campo non sono affatto proibitive. Saranno gli ultimi squilli di Oshimen in Europa in maglia azzurra. Il bomber nigeriano ha confermato che andrà via, la Premier lo aspetta a braccia aperte. Del resto il rinnovo del contratto, tanto sbandierato, e soprattutto la clausola dei 130 milioni altro non è stato che un messaggio ai ricchi inglesi: il prezzo è questo, 130 milioni che per i ricchissimi clubs britannici sono bruscolini. Beati loro! Concludo con il ricordo di Gigi Riva, del quale sono stato amico. Un campione inarrivabile, un uomo gentile, un hombre vertical. Ricordo ancora l'intervista a Rombo di Tuono nel ventre del San Paolo in occasione di un Napoli-Cagliari. Aveva appena fatto la doccia, si accese una sigaretta (quante ne hai fumate, caro Gigi), ci sedemmo sulla panchina dello spogliatoio e parlammo a lungo. Altri tempi. Come Gigi, un uomo d'altri tempi. Ecco, l'epiteto esatto. Ti sia lieve la terra, Giggirriva.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171375816GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Supercoppa d'Arabia, godiamocela!"NAPOLI - La Supercoppa d'Arabia, che carrozzone! Il calcio in balìa dei nababbi e tutti felici e contenti. E stanchi. E fradici di sudore in un deserto senza neanche una tazza di tè, a meno che non provveda il buon Caressa. Otto milioni in palio, suvvia fanno sempre comodo. Pecunia non olet, ne sa qualcosa Aurelio Primo. La Supercoppa italiana si addice al Napoli che se l'aggiudicò dieci anni fa battendo la Juve ai rigori. Di nuovo nel deserto che oggi è sostantivo che serve anche a spiegare la solitudine di quelli che fino a qualche mese fa erano i numeri primi. Se prima erano in due a ballare l'alligalli ora sono in quattro a ballare l'alligalli: il Napoli, l'Inter, la Lazio e la Fiorentina. Due semifinali, si comincia con gli azzurri contro i viola (domani), poi i nerazzurri contro i biancocelesti. Quale Napoli si presenterà al cospetto della bestia nera gigliata? Basterà un sussulto d'orgoglio dei campioni in carica per aver ragione della viola che sembra sia sbocciata? Certamente non sarà sufficiente sfornare il bis della scialba vittoria di misura conseguita in campionato contro la Salernitana fanalino di coda. Tre punti comunque d'oro - per come s'erano messe le cose contro i granata - per non perdere ulteriore terreno dalla zona Champions e intanto la classifica dice: ottavo posto. Un vecchio aforisma recita che se le cose vanno male andranno certamente peggio. Un gioco di parole che s'addice alla squadra azzurra che non potrà avvalersi dell'apporto di Osimhen ed Anguissa nazionali impegnati nella coppa d'Africa, ai quali si sono aggiunte ulteriori defezioni, vuoi per lo stato di salute precario di alcuni elementi, vuoi per affrettate cessioni: Elmas. Intanto, la società a conduzione familiare sta cercando rinforzi sul mercato. In quale modo? A tentoni, senza una strategia definita. Servirebbe come il pane un difensore di valore, lo si era individuato in Dragusin (for di giocatore) ma tutta la trattativa s'è rivelata una finzione. Risultato: l'eclettico centrale è approdato in Premier. Ora sono in ballo altri nomi, ma nessuno che possa cambiare il volto ad una difesa scompensata. Occorre un altro centrocampista di valore e forse va rivalutato Demme che non è l'ultimo arrivato. Sento parlare di Traoré, l'ex Sassuolo che al Bournemouth ha giocato poco o niente è un esterno che sa adattarsi anche da mezzala. Da verificare la completa guarigione dalla malaria. A questo Napoli servono elementi in grado di scendere subito in campo. Altro nome, Barak che è riserva in viola. Il centrocampista ceko ha discreta classe ed attitudine al gol, un po' lento ma utile. Gli acquisti di gennaio sono proficui se ben centrati e, soprattutto, se costituiscono base per il futuro. Comprare, tanto per dimostrare che qualcosa s'è fatto è un esercizio futile. Ed ora godiamoci la semifinale nel deserto. Forza, azzurri.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-01-17T09:30:00ZNAPOLI - La Supercoppa d'Arabia, che carrozzone! Il calcio in balìa dei nababbi e tutti felici e contenti. E stanchi. E fradici di sudore in un deserto senza neanche una tazza di tè, a meno che non provveda il buon Caressa. Otto milioni in palio, suvvia fanno sempre comodo. Pecunia non olet, ne sa qualcosa Aurelio Primo. La Supercoppa italiana si addice al Napoli che se l'aggiudicò dieci anni fa battendo la Juve ai rigori. Di nuovo nel deserto che oggi è sostantivo che serve anche a spiegare la solitudine di quelli che fino a qualche mese fa erano i numeri primi. Se prima erano in due a ballare l'alligalli ora sono in quattro a ballare l'alligalli: il Napoli, l'Inter, la Lazio e la Fiorentina. Due semifinali, si comincia con gli azzurri contro i viola (domani), poi i nerazzurri contro i biancocelesti. Quale Napoli si presenterà al cospetto della bestia nera gigliata? Basterà un sussulto d'orgoglio dei campioni in carica per aver ragione della viola che sembra sia sbocciata? Certamente non sarà sufficiente sfornare il bis della scialba vittoria di misura conseguita in campionato contro la Salernitana fanalino di coda. Tre punti comunque d'oro - per come s'erano messe le cose contro i granata - per non perdere ulteriore terreno dalla zona Champions e intanto la classifica dice: ottavo posto. Un vecchio aforisma recita che se le cose vanno male andranno certamente peggio. Un gioco di parole che s'addice alla squadra azzurra che non potrà avvalersi dell'apporto di Osimhen ed Anguissa nazionali impegnati nella coppa d'Africa, ai quali si sono aggiunte ulteriori defezioni, vuoi per lo stato di salute precario di alcuni elementi, vuoi per affrettate cessioni: Elmas. Intanto, la società a conduzione familiare sta cercando rinforzi sul mercato. In quale modo? A tentoni, senza una strategia definita. Servirebbe come il pane un difensore di valore, lo si era individuato in Dragusin (for di giocatore) ma tutta la trattativa s'è rivelata una finzione. Risultato: l'eclettico centrale è approdato in Premier. Ora sono in ballo altri nomi, ma nessuno che possa cambiare il volto ad una difesa scompensata. Occorre un altro centrocampista di valore e forse va rivalutato Demme che non è l'ultimo arrivato. Sento parlare di Traoré, l'ex Sassuolo che al Bournemouth ha giocato poco o niente è un esterno che sa adattarsi anche da mezzala. Da verificare la completa guarigione dalla malaria. A questo Napoli servono elementi in grado di scendere subito in campo. Altro nome, Barak che è riserva in viola. Il centrocampista ceko ha discreta classe ed attitudine al gol, un po' lento ma utile. Gli acquisti di gennaio sono proficui se ben centrati e, soprattutto, se costituiscono base per il futuro. Comprare, tanto per dimostrare che qualcosa s'è fatto è un esercizio futile. Ed ora godiamoci la semifinale nel deserto. Forza, azzurri.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171374007GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Si va alla ricerca del bandolo della matassa"NAPOLI - Metti una settimana di clausura puteolana insieme con Serapide - dio greco egizio del 300 a.C. - e non deve essere il massimo della vita. Ma che cos'altro avrebbe potuto fare Aurelio Primo, imperante su un popolo divenuto improvvisamente sciatto, abulico? La storia partenopea di questi tempi grami e tristi è composta di capitoli lunghi, a volte incomprensibili. Una storia scritta con errori da matita blu, con deficienze imputabili a tutti, a cominciare da chi tutto decide e tutti comanda. Si va alla ricerca del bandolo della matassa in un labirinto che allo stato sembra non avere uscita. Sbirciando tra i vari appunti del brogliaccio trovi dei dati che confermano l'assurdità del momento nero. Insomma, ve l'aspettavate che sotto la guida del sergente Garcia, vituperato a destra e a manca, da me compreso, avessero messo nel granaio almeno i punti della salvezza? E che sotto la guida del Walterino dall'orologio perduto si totalizzassero la miseria di due sole vittorie più l'eliminazione dall'italica coppa? Errori a monte nel mancato rafforzamento della rosa, d'accordo. Malcontento nell'animo di alcuni protagonisti, su tutti Kvara, della recente, stupenda cavalcata (sembra un ricordo lontano) che ha portato al terzo scudetto della storia azzurra, d'accordo. Stato di forma deprecabile - Lobotka ha messo su chili dannosi -, d'accordo. Ma a mia memoria non ricordo il totale disfacimento di una squadra campione. E mettiamoci anche quell'orgoglio che difetta paurosamente. Quella rassegnazione davanti alle avversità che è più deprecabile di eventuali carenze tecniche. Un celebre aforisma recita: se le cose non vanno bene, stai sicuro che andranno peggio. E' quanto sta accadendo in casa azzurra. Ultimo esempio, i quattro minuti di Mazzocchi, il tempo di effettuare una volata sul fondo, di andare a spaccagamba su un avversario granata, prendere il rosso ed uscire dal campo. Mazzocchi è il primo acquisto di rinforzo (ce ne saranno altri?), giocatore di corsa e di temperamento. Un mio amico insegnante che lo ebbe alunno a Barra mi ha detto di lui: un bravo ragazzo, che esuberanza! già, ce ne siamo accorti. A mio modesto avviso, credo che sia necessario acquistare un forte difensore ed un trequartista che abbia il vizietto del gol. Pare che Dragusin - cresciuto nella Primavera della Juve - sia sempre più lontano. Ancora speranze per Samardzic che a me piace tanto. Vedremo. La sconfitta umiliante contro il Toro è stata anche figlia di alcune scelte iniziali discutibili di Walterino dall'orologio perduto. Ostigard lo avrei preferito all'impalpabile Juan Jesus, come Simeone a Raspadori. Con questi chiari di luna, lontani anni luce dalla stupenda sonata composta da Beethoven, i campioni improvvisamente scomparsi si avviano al derby con la Salernitana che è ultima in classifica ma è squadra vera, tignosa, orgogliosa. Poi, gli azzurri scomparsi dal radar voleranno in Arabia Saudita per la Supercoppa. Chissà che cosa ne verrà fuori.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-01-10T22:59:00ZNAPOLI - Metti una settimana di clausura puteolana insieme con Serapide - dio greco egizio del 300 a.C. - e non deve essere il massimo della vita. Ma che cos'altro avrebbe potuto fare Aurelio Primo, imperante su un popolo divenuto improvvisamente sciatto, abulico? La storia partenopea di questi tempi grami e tristi è composta di capitoli lunghi, a volte incomprensibili. Una storia scritta con errori da matita blu, con deficienze imputabili a tutti, a cominciare da chi tutto decide e tutti comanda. Si va alla ricerca del bandolo della matassa in un labirinto che allo stato sembra non avere uscita. Sbirciando tra i vari appunti del brogliaccio trovi dei dati che confermano l'assurdità del momento nero. Insomma, ve l'aspettavate che sotto la guida del sergente Garcia, vituperato a destra e a manca, da me compreso, avessero messo nel granaio almeno i punti della salvezza? E che sotto la guida del Walterino dall'orologio perduto si totalizzassero la miseria di due sole vittorie più l'eliminazione dall'italica coppa? Errori a monte nel mancato rafforzamento della rosa, d'accordo. Malcontento nell'animo di alcuni protagonisti, su tutti Kvara, della recente, stupenda cavalcata (sembra un ricordo lontano) che ha portato al terzo scudetto della storia azzurra, d'accordo. Stato di forma deprecabile - Lobotka ha messo su chili dannosi -, d'accordo. Ma a mia memoria non ricordo il totale disfacimento di una squadra campione. E mettiamoci anche quell'orgoglio che difetta paurosamente. Quella rassegnazione davanti alle avversità che è più deprecabile di eventuali carenze tecniche. Un celebre aforisma recita: se le cose non vanno bene, stai sicuro che andranno peggio. E' quanto sta accadendo in casa azzurra. Ultimo esempio, i quattro minuti di Mazzocchi, il tempo di effettuare una volata sul fondo, di andare a spaccagamba su un avversario granata, prendere il rosso ed uscire dal campo. Mazzocchi è il primo acquisto di rinforzo (ce ne saranno altri?), giocatore di corsa e di temperamento. Un mio amico insegnante che lo ebbe alunno a Barra mi ha detto di lui: un bravo ragazzo, che esuberanza! già, ce ne siamo accorti. A mio modesto avviso, credo che sia necessario acquistare un forte difensore ed un trequartista che abbia il vizietto del gol. Pare che Dragusin - cresciuto nella Primavera della Juve - sia sempre più lontano. Ancora speranze per Samardzic che a me piace tanto. Vedremo. La sconfitta umiliante contro il Toro è stata anche figlia di alcune scelte iniziali discutibili di Walterino dall'orologio perduto. Ostigard lo avrei preferito all'impalpabile Juan Jesus, come Simeone a Raspadori. Con questi chiari di luna, lontani anni luce dalla stupenda sonata composta da Beethoven, i campioni improvvisamente scomparsi si avviano al derby con la Salernitana che è ultima in classifica ma è squadra vera, tignosa, orgogliosa. Poi, gli azzurri scomparsi dal radar voleranno in Arabia Saudita per la Supercoppa. Chissà che cosa ne verrà fuori.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171372412GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, riusciranno i nostri eroi azzurri a ritrovare se stessi?"NAPOLI - Riusciranno i nostri eroi azzurri misteriosamente scomparsi nella seconda metà dell'anno di gloria appena trascorso a ritrovare se stessi? Ah! saperlo. Ci vorrebbe Freud, più che altri, per tentare di analizzare che cosa si sia inceppato nell'amigdala che riveste il ruolo di mediatore centrale delle emozioni. Li vedi i nostri eroi azzurri e percepisci che si sono perduti in un labirinto. Da campioni osannati - per quanto compiuto di straordinario nella conquista del terzo scudetto - ad inconcepibili, balbettanti operatori di un calcio confusionario e stanco. Si saranno sentiti invincibili con lo scudetto sul petto? Se così fosse sarebbe inconcepibile perché dovrebbero sapere che essere sempre se stessi comporta la capacità di resettare il passato di gloria e considerarlo una tappa fondamentale per continuare a vincere: stimolo per il futuro e non appagamento. Tutto ciò accade in ognuna delle società illustri che hanno scritto la storia nel calcio internazionale: in Italia, in Europa, nel mondo. La Napoli del calcio è essenzialmente amore, emozioni, vivere intensamente - e accontentarsi - dei momenti di gloria. Raramente ha vissuto di programmazione, della capacità di gettare le basi per ripetersi nel tempo. "E' tutta colpa mia", ha ammesso Aurelio Primo, una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta. Un mettere le mani avanti che avrebbe dovuto contemplare un esame di coscienza di questo tipo, ho creduto che il calcio fossi io e da qui una catena di errori: Spalletti? Sì, bravo ma con i giocatori che ho comprato io! Giuntoli? Sì, perspicace ma non necessario. Il nuovo allenatore? Uno qualsiasi vale l'altro! E quindi il sergente Garcia licenziato dagli arabi e poi Mazzarri, poverino, a cercare di mantenere 'o carro p"a scesa. I malumori nello spogliatoio? Chiacchiere, i contratti vanno rispettati! E intanto Kvara, la perla georgiana, guadagna la metà di quanto percepisce Demme. Il rinnovo del contratto ad Osimhen sa tanto di profumi di soldi: quei 130 milioni della clausola che, vedrete, Aurelio Primo incasserà a giugno quasi certamente da un club della Premier. Durante la favolosa cavalcata dello scudetto, ammiravo una squadra bella nella manovra, spettacolare nelle conclusioni, unita negli intenti, orgogliosa di proporsi al mondo intero, cementata nella certezza che qualora gli avversari avessero trovato la via del gol, gliene avrebbe fatto tre. Ora guardo i nostri eroi azzurri e li vedo frustrati, molli, rassegnati, sprovveduti discendenti di un gruppo del passato che fu etichettato 'o ciuccio e Fichella. Si corre il rischio reale di uscire dalla zona che dà diritto a partecipare alla Champions che dalla prossima edizione sarà ancora più munifica. Girano nomi per il cosiddetto mercato di riparazione che, storicamente, quasi mai ha cambiato il volto di una squadra. Samardzic è interessante, come trequartista. Dragusin è un corazziere di difesa, reparto che traballa. Mazzocchi è un terzino di gamba, si dice così, che potrebbe essere valida alternativa ad un Di Lorenzo mai visto così confuso e molle come nelle ultime uscite. Dopo le feste, prima uscita a Torino, poi la Coppa d'Africa porterà via una colonna dell'attacco ed una colonna del centrocampo. Buon anno.           Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2024-01-04T22:55:00ZNAPOLI - Riusciranno i nostri eroi azzurri misteriosamente scomparsi nella seconda metà dell'anno di gloria appena trascorso a ritrovare se stessi? Ah! saperlo. Ci vorrebbe Freud, più che altri, per tentare di analizzare che cosa si sia inceppato nell'amigdala che riveste il ruolo di mediatore centrale delle emozioni. Li vedi i nostri eroi azzurri e percepisci che si sono perduti in un labirinto. Da campioni osannati - per quanto compiuto di straordinario nella conquista del terzo scudetto - ad inconcepibili, balbettanti operatori di un calcio confusionario e stanco. Si saranno sentiti invincibili con lo scudetto sul petto? Se così fosse sarebbe inconcepibile perché dovrebbero sapere che essere sempre se stessi comporta la capacità di resettare il passato di gloria e considerarlo una tappa fondamentale per continuare a vincere: stimolo per il futuro e non appagamento. Tutto ciò accade in ognuna delle società illustri che hanno scritto la storia nel calcio internazionale: in Italia, in Europa, nel mondo. La Napoli del calcio è essenzialmente amore, emozioni, vivere intensamente - e accontentarsi - dei momenti di gloria. Raramente ha vissuto di programmazione, della capacità di gettare le basi per ripetersi nel tempo. "E' tutta colpa mia", ha ammesso Aurelio Primo, una sorta di excusatio non petita, accusatio manifesta. Un mettere le mani avanti che avrebbe dovuto contemplare un esame di coscienza di questo tipo, ho creduto che il calcio fossi io e da qui una catena di errori: Spalletti? Sì, bravo ma con i giocatori che ho comprato io! Giuntoli? Sì, perspicace ma non necessario. Il nuovo allenatore? Uno qualsiasi vale l'altro! E quindi il sergente Garcia licenziato dagli arabi e poi Mazzarri, poverino, a cercare di mantenere 'o carro p"a scesa. I malumori nello spogliatoio? Chiacchiere, i contratti vanno rispettati! E intanto Kvara, la perla georgiana, guadagna la metà di quanto percepisce Demme. Il rinnovo del contratto ad Osimhen sa tanto di profumi di soldi: quei 130 milioni della clausola che, vedrete, Aurelio Primo incasserà a giugno quasi certamente da un club della Premier. Durante la favolosa cavalcata dello scudetto, ammiravo una squadra bella nella manovra, spettacolare nelle conclusioni, unita negli intenti, orgogliosa di proporsi al mondo intero, cementata nella certezza che qualora gli avversari avessero trovato la via del gol, gliene avrebbe fatto tre. Ora guardo i nostri eroi azzurri e li vedo frustrati, molli, rassegnati, sprovveduti discendenti di un gruppo del passato che fu etichettato 'o ciuccio e Fichella. Si corre il rischio reale di uscire dalla zona che dà diritto a partecipare alla Champions che dalla prossima edizione sarà ancora più munifica. Girano nomi per il cosiddetto mercato di riparazione che, storicamente, quasi mai ha cambiato il volto di una squadra. Samardzic è interessante, come trequartista. Dragusin è un corazziere di difesa, reparto che traballa. Mazzocchi è un terzino di gamba, si dice così, che potrebbe essere valida alternativa ad un Di Lorenzo mai visto così confuso e molle come nelle ultime uscite. Dopo le feste, prima uscita a Torino, poi la Coppa d'Africa porterà via una colonna dell'attacco ed una colonna del centrocampo. Buon anno.           Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171367969GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM" ricorda Juliano: "Un grande campione, per l'acquisto del Pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma"NAPOLI - Serata gioiosa col Braga. Mattinata triste per la perdita di Antonio Juliano. Il Napoli s'è ritrovato dopo un lungo sbandamento - anche dopo l'avvento di Mazzarri - e va bene così. Missione compiuta in Europa, si va avanti nella Coppa che dispensa gloria e soldoni. Contro i portoghesi si sono notati progressi in generale e scintillante è stata la prova di Natan. E Meret, sempre criticatissimo, è stato autore di una paratissima. In Europa ci si ritrova, in campionato non ancora. Il prossimo avversario sarà il Cagliari, squadra non eccelsa ma mai doma, guidata da Ranieri che è un fior d'allenatore, bravo e anche fortunato e per questa sua dote sarebbe piaciuto a Napoleone. Partita delicata quella con i sardi perché la zona Champions si sta rivelando minata, col Napoli che frena e con squadre ambiziose che sopraggiungono. Dicevo della triste notizia, la fine di Antonio Juliano, storico capitano azzurro. Lo chiamavamo Totonno con l'appellativo, calzante, di 'o tedesco. Perché Totonno era un napoletano atipico: serio, orgoglioso, di poche parole, gli piaceva più essere che apparire e proprio non gli andava giù di dover essere costretto a parlare d''o pallone che per lui era solo il campo. Per questo spesso declinava gli inviti nelle varie trasmissioni, prima che la malattia lo minasse nella mente e nel fisico. Totonno è stato un grande campione nel suo ruolo, nell'epoca dei Rivera e dei Mazzola, dei De Sisti e dei Bulgarelli. Un campione, un uomo tutto di un pezzo che non conosceva le parole sotterfugi e compromessi. Quando il Milan era disposto a sborsare 800 milioni per averlo, Ferlaino che temeva l'ira dei tifosi, propose a Juliano: dichiara di voler andare a giocare in una squadra più forte. E Totonno non accettò di passare per traditore. E' stato il primo napoletano ad essere convocato in Nazionale, varie presenze e in rosa in tre mondiali, amari: soltanto sedici minuti in Messico nella finale con il Brasile. Quando Di Marzio e Ferlaino - dopo avergli promesso che avrebbe giocato ancora in azzurro - cambiarono idea e gli proposero la supervisione del settore giovanile, Totonno piccato rispose: decido io quando smettere di giocare, datemi la lista e mi trovo io la squadra. E giocò un altro anno con la maglia del Bologna allenato dal Petisso. Anche da dirigente è stato un grande, portando a Napoli Krol e Maradona. Per l'acquisto del pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma: s'introdusse nell'abitazione di Gaspart, presidente del Barcellona e ottenne la firma per la cessione di Diego, bypassando i tentennamenti dell'Ingegnere. Caro Totonno, ti sia lieve la terra.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-12-13T18:00:00ZNAPOLI - Serata gioiosa col Braga. Mattinata triste per la perdita di Antonio Juliano. Il Napoli s'è ritrovato dopo un lungo sbandamento - anche dopo l'avvento di Mazzarri - e va bene così. Missione compiuta in Europa, si va avanti nella Coppa che dispensa gloria e soldoni. Contro i portoghesi si sono notati progressi in generale e scintillante è stata la prova di Natan. E Meret, sempre criticatissimo, è stato autore di una paratissima. In Europa ci si ritrova, in campionato non ancora. Il prossimo avversario sarà il Cagliari, squadra non eccelsa ma mai doma, guidata da Ranieri che è un fior d'allenatore, bravo e anche fortunato e per questa sua dote sarebbe piaciuto a Napoleone. Partita delicata quella con i sardi perché la zona Champions si sta rivelando minata, col Napoli che frena e con squadre ambiziose che sopraggiungono. Dicevo della triste notizia, la fine di Antonio Juliano, storico capitano azzurro. Lo chiamavamo Totonno con l'appellativo, calzante, di 'o tedesco. Perché Totonno era un napoletano atipico: serio, orgoglioso, di poche parole, gli piaceva più essere che apparire e proprio non gli andava giù di dover essere costretto a parlare d''o pallone che per lui era solo il campo. Per questo spesso declinava gli inviti nelle varie trasmissioni, prima che la malattia lo minasse nella mente e nel fisico. Totonno è stato un grande campione nel suo ruolo, nell'epoca dei Rivera e dei Mazzola, dei De Sisti e dei Bulgarelli. Un campione, un uomo tutto di un pezzo che non conosceva le parole sotterfugi e compromessi. Quando il Milan era disposto a sborsare 800 milioni per averlo, Ferlaino che temeva l'ira dei tifosi, propose a Juliano: dichiara di voler andare a giocare in una squadra più forte. E Totonno non accettò di passare per traditore. E' stato il primo napoletano ad essere convocato in Nazionale, varie presenze e in rosa in tre mondiali, amari: soltanto sedici minuti in Messico nella finale con il Brasile. Quando Di Marzio e Ferlaino - dopo avergli promesso che avrebbe giocato ancora in azzurro - cambiarono idea e gli proposero la supervisione del settore giovanile, Totonno piccato rispose: decido io quando smettere di giocare, datemi la lista e mi trovo io la squadra. E giocò un altro anno con la maglia del Bologna allenato dal Petisso. Anche da dirigente è stato un grande, portando a Napoli Krol e Maradona. Per l'acquisto del pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma: s'introdusse nell'abitazione di Gaspart, presidente del Barcellona e ottenne la firma per la cessione di Diego, bypassando i tentennamenti dell'Ingegnere. Caro Totonno, ti sia lieve la terra.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171366147GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, a Torino per ripartire!"NAPOLI - E' come il diario del Che, l'anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Campioni per bellezza e non per caso nello scorso anno di grazia riconosciuto dal gran Galà dei separati in sala Aurelio Primo e Luciano Spalletti più Giuntoli. Ma è anche l'anno in cui non abbiamo voluto capire che il miglior difensore del campionato, il coreano Kim, andava adeguatamente rimpiazzato, magari staccando un assegno d'oro. Si sta nel limbo del vuoto di mezzo, né carne (campioni) né pesce (scarsoni). S'è perso tempo prezioso con l'uomo famoso nel calcio per aver messo la chiesa al centro del villaggio. S'è creduto di ovviare con l'uomo dell'orologio dieci anni dopo. Un tecnico a tempo. Un traghettatore col quale difficilmente ripartirà la ricostruzione. Perché se il chierichetto diventato sergente fu giubilato dagli arabi, l'orologiaio fu fatto fuori dai sardi. Sette mesi di contratto e, intanto, otto gol incassati in tre partite: uno a Bergamo, quattro a Madrid, tre al Maradona che da lassù poco può fare. Il Napoli è una squadra a tempo, nel senso che regge - e va pure alla grande - per sessanta minuti, non di più. Spara le sue cartucce, prendi l'ultima, la traversa di Politano, poi si pianta sui garretti e lo squadrone della grande bellezza torna ad essere 'o ciuccio 'e Fichella sotto lo sguardo contrariato del presidente-allenatore-centravanti. Io sono io e voi non siete un cavolo! Teste di membro, così si rivolse durante la sua prima riunione in Lega per poi allontanarsi su una moto di un tizio che visse il suo momento di gloria. Sotto accusa la tenuta fisica, tutta colpa della preparazione decisa dai collaboratori del sergente? E' soltanto una parte della verità. Quando vinci, stravinci, come ha fatto il Napoli la scorsa stagione, è probabile che qualche idea balzana frulli nella mente dei protagonisti: siamo i più forti! Ripetersi è difficile e la storia del Napoli lo dice, anche quando c'era Lui lo scudetto vinto non fu mai bissato. E' in questi casi che conta, eccome!, la struttura societaria, il direttore generale che sappia di calcio e che riporti tutti sulla terra. Figli e generi vanno bene in casa Cupiello, non per una società che è abbracciata dall'amore di milioni di tifosi. Ho ascoltato e letto le geremiadi sulla "nascita" del gol del turco passato dai casciavit ai bauscia, del probabile rigore negato ad Osimhen. E sia, nessuno mi toglie dalla testa che i "cinesi" di Inzaghino mister spiaze avrebbero vinto lo stesso. Poi, ci sta anche il sospetto- A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina diceva Giulio Andreotti. Francamente, ho trovato fuori posto l'uscita di Aurelio Primo davanti all'Europa del calcio intero, da Madrid, contro Lega e Federcalcio. E quella sull'Italia che ha rubato la qualificazione alla fase finale degli Europei? Incredibile. Con tutti questi esami di coscienza da fare, ci si avvia in casa della Madama che è una lagna ma intanto sta lassù a due passi dalla Beneamata. Una volta era la partita che segnava il campionato degli azzurri. Ora potrebbe essere quella che segnala la ripartenza. Staremo vedere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-12-06T15:00:00ZNAPOLI - E' come il diario del Che, l'anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Campioni per bellezza e non per caso nello scorso anno di grazia riconosciuto dal gran Galà dei separati in sala Aurelio Primo e Luciano Spalletti più Giuntoli. Ma è anche l'anno in cui non abbiamo voluto capire che il miglior difensore del campionato, il coreano Kim, andava adeguatamente rimpiazzato, magari staccando un assegno d'oro. Si sta nel limbo del vuoto di mezzo, né carne (campioni) né pesce (scarsoni). S'è perso tempo prezioso con l'uomo famoso nel calcio per aver messo la chiesa al centro del villaggio. S'è creduto di ovviare con l'uomo dell'orologio dieci anni dopo. Un tecnico a tempo. Un traghettatore col quale difficilmente ripartirà la ricostruzione. Perché se il chierichetto diventato sergente fu giubilato dagli arabi, l'orologiaio fu fatto fuori dai sardi. Sette mesi di contratto e, intanto, otto gol incassati in tre partite: uno a Bergamo, quattro a Madrid, tre al Maradona che da lassù poco può fare. Il Napoli è una squadra a tempo, nel senso che regge - e va pure alla grande - per sessanta minuti, non di più. Spara le sue cartucce, prendi l'ultima, la traversa di Politano, poi si pianta sui garretti e lo squadrone della grande bellezza torna ad essere 'o ciuccio 'e Fichella sotto lo sguardo contrariato del presidente-allenatore-centravanti. Io sono io e voi non siete un cavolo! Teste di membro, così si rivolse durante la sua prima riunione in Lega per poi allontanarsi su una moto di un tizio che visse il suo momento di gloria. Sotto accusa la tenuta fisica, tutta colpa della preparazione decisa dai collaboratori del sergente? E' soltanto una parte della verità. Quando vinci, stravinci, come ha fatto il Napoli la scorsa stagione, è probabile che qualche idea balzana frulli nella mente dei protagonisti: siamo i più forti! Ripetersi è difficile e la storia del Napoli lo dice, anche quando c'era Lui lo scudetto vinto non fu mai bissato. E' in questi casi che conta, eccome!, la struttura societaria, il direttore generale che sappia di calcio e che riporti tutti sulla terra. Figli e generi vanno bene in casa Cupiello, non per una società che è abbracciata dall'amore di milioni di tifosi. Ho ascoltato e letto le geremiadi sulla "nascita" del gol del turco passato dai casciavit ai bauscia, del probabile rigore negato ad Osimhen. E sia, nessuno mi toglie dalla testa che i "cinesi" di Inzaghino mister spiaze avrebbero vinto lo stesso. Poi, ci sta anche il sospetto- A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina diceva Giulio Andreotti. Francamente, ho trovato fuori posto l'uscita di Aurelio Primo davanti all'Europa del calcio intero, da Madrid, contro Lega e Federcalcio. E quella sull'Italia che ha rubato la qualificazione alla fase finale degli Europei? Incredibile. Con tutti questi esami di coscienza da fare, ci si avvia in casa della Madama che è una lagna ma intanto sta lassù a due passi dalla Beneamata. Una volta era la partita che segnava il campionato degli azzurri. Ora potrebbe essere quella che segnala la ripartenza. Staremo vedere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171364612GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, chi ben comincia è a metà dell'opera"NAPOLI - Chi ben comincia è alla metà dell'opera, si dice così. Ed è stato più che buono l'inizio di Walter due. Lo scoglio di Bergamo è stato superato di slancio, anche se il gol vittoria è venuto soltanto per un erroraccio del portiere orobico. La prima impressione è stata di liberazione. Nel senso che, a quanto pare, gli azzurri sbandati di Garcia hanno cominciato a ritrovarsi. Oddio, bastava un tecnico normale! E Walter lo è. Non dico che sia un "aggiustatore" come Ranieri, ma è su quella strada. Ha portato l'entusiasmo smarrito, ha effettuato cambi logici, ha ricevuto l'okay tacito del gruppo. Ricomincia l'avventura e la difesa del titolo non è più un'utopia, anche se bisognerà andare avanti a tappe forzate. Allo stato, vedo tre sorelle a litigare per il triangolino tricolore: la corazzata Inter, prossima avversaria, la brutta ma tosta Juve e il Napoli dell'appena sfumata eterna bellezza. L'organico della Beneamata è sontuoso. Quello della Madama è carente. Quello degli azzurri è deficitario in difesa ed a centrocampo. Kim ha lasciato un vuoto che s'è rivelato un burrone, non colmato nella campagna estiva, condotta con la superba baldanza della stagione di gloria appena vissuta. A centrocampo, manca un incontrista che possa dare cambio ad Anguissa che vedo perdersi in atteggiamenti di sufficienza. Il mercato di riparazione di gennaio rappresenta un'occasione ghiotta per fare un ulteriore salto di qualità. A meno che Aurelio Primo non punti tutte le fiches sul tappeto verde della Champions che fa gola per i premi che concede. E la prossima edizione sarà ancora più ricca. Intanto, stasera c'è il Real di Ancelotti da affrontare. Lo squadrone Blanco è pieno di cerotti, ma è sempre Real. La qualificazione agli ottavi non passa per Madrid, ma sembra scontata per la pochezza del Braga e dell'Union Berlino. Ci sarà comunque lo sfizio di cercare di ribaltare la tendenza nefasta degli scontri con i madrileni, soltanto sconfitte e un solo pareggio. Adelante, Napoli.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-11-29T11:30:00ZNAPOLI - Chi ben comincia è alla metà dell'opera, si dice così. Ed è stato più che buono l'inizio di Walter due. Lo scoglio di Bergamo è stato superato di slancio, anche se il gol vittoria è venuto soltanto per un erroraccio del portiere orobico. La prima impressione è stata di liberazione. Nel senso che, a quanto pare, gli azzurri sbandati di Garcia hanno cominciato a ritrovarsi. Oddio, bastava un tecnico normale! E Walter lo è. Non dico che sia un "aggiustatore" come Ranieri, ma è su quella strada. Ha portato l'entusiasmo smarrito, ha effettuato cambi logici, ha ricevuto l'okay tacito del gruppo. Ricomincia l'avventura e la difesa del titolo non è più un'utopia, anche se bisognerà andare avanti a tappe forzate. Allo stato, vedo tre sorelle a litigare per il triangolino tricolore: la corazzata Inter, prossima avversaria, la brutta ma tosta Juve e il Napoli dell'appena sfumata eterna bellezza. L'organico della Beneamata è sontuoso. Quello della Madama è carente. Quello degli azzurri è deficitario in difesa ed a centrocampo. Kim ha lasciato un vuoto che s'è rivelato un burrone, non colmato nella campagna estiva, condotta con la superba baldanza della stagione di gloria appena vissuta. A centrocampo, manca un incontrista che possa dare cambio ad Anguissa che vedo perdersi in atteggiamenti di sufficienza. Il mercato di riparazione di gennaio rappresenta un'occasione ghiotta per fare un ulteriore salto di qualità. A meno che Aurelio Primo non punti tutte le fiches sul tappeto verde della Champions che fa gola per i premi che concede. E la prossima edizione sarà ancora più ricca. Intanto, stasera c'è il Real di Ancelotti da affrontare. Lo squadrone Blanco è pieno di cerotti, ma è sempre Real. La qualificazione agli ottavi non passa per Madrid, ma sembra scontata per la pochezza del Braga e dell'Union Berlino. Ci sarà comunque lo sfizio di cercare di ribaltare la tendenza nefasta degli scontri con i madrileni, soltanto sconfitte e un solo pareggio. Adelante, Napoli.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171362671GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Che il tempo ti sia amico, Walterino"NAPOLI - Neanche il tempo - già! - di vederli tutti insieme i campioni d'Italia che scatta l'ora - c'è abituato - della grande campagna novembrina con finestra su dicembre. Ha poco tempo - che ossessione ! - il Walter col contratto a termine per decidere il da farsi: lasciare i campioni nell'amato quattro-tre-tre o riproporre l'antico tre-cinque-due? Credo che sceglierà la prima opzione e non perché era invisa al sergente Garcia, bensì perché si addice alle caratteristiche tecniche della squadra. Avrà già cominciato a sudare la camicia bianca il buon Walter: per l'emozione di un ritorno inatteso laddove colse un secondo posto e un'italica coppa prima di abbracciare la sua Beneamata; per quel po' di ruggine sabbatica incrostatasi dopo il flop nell'isola di Giggirriva; per le montagne da scalare in rapida successione. Il picco bergamasco, il passo Real, la cima Inter, la valle della Signora. Roba da far tremare le vene e i polsi, soltanto uno coperto dall'immancabile, fido orologio da ticchettare con l'indice della mano destra, vero e proprio mantra-tic. Ah! il tempo che non sempre la beltà cancella. La bellezza del suo Napoli dei tre tenori - Cavani, Lavezzi e Hamsik - e la bellezza che gli è apparsa davanti ora. Che ha il colore giallonero dell'uomo mascherato, il volto da studente di Raspa, la fantasmagorica grazia del georgiano che durante la parentesi europea ha rifilato due gol alla Scozia ed uno alla Spagna, la duttilità di Politano. Certamente, l'ex (o no?) presidente allenatore gli avrà raccomandato Lindstrom il danesino "perché, sai, m'è costato un po' di soldini e...". E vabbè, tiremm innanz. L'Atalanta, a volte Dea a volte ancella, attende gli azzurri per regolare i conti momentanei per il quarto posto che a fine giochi varrà l'ingresso nel caveau della Champions e l'avvicinamento alla terza poltrona del campionato. Una trasferta delicata, non c'è che dire. Da affrontare con determinazione e con la convinzione che il ritorno al recente passato di gloria è possibile, non soltanto auspicabile. Sono certo che Walter avrà già studiato qualcosa per proteggere in qualche modo una difesa che ha già incassato 13 reti, troppe. Si sta pagando, inevitabilmente, la leggerezza della società che non valutò in tempo - e ne ha avuto, altroché - la grave perdita di Kim, il difensore perfetto. Inutile piangere sul latte versato, ma c'è sempre la finestra di gennaio per porre rimedio. Ho una curiosità infinita: vedere come lo Spinoza del calcio se la caverà nella sua prima in quel di Berghem, tappa fondamentale in vista delle altre vette da scalare. Che il tempo ti sia amico, Walterino.      Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-11-22T16:04:00ZNAPOLI - Neanche il tempo - già! - di vederli tutti insieme i campioni d'Italia che scatta l'ora - c'è abituato - della grande campagna novembrina con finestra su dicembre. Ha poco tempo - che ossessione ! - il Walter col contratto a termine per decidere il da farsi: lasciare i campioni nell'amato quattro-tre-tre o riproporre l'antico tre-cinque-due? Credo che sceglierà la prima opzione e non perché era invisa al sergente Garcia, bensì perché si addice alle caratteristiche tecniche della squadra. Avrà già cominciato a sudare la camicia bianca il buon Walter: per l'emozione di un ritorno inatteso laddove colse un secondo posto e un'italica coppa prima di abbracciare la sua Beneamata; per quel po' di ruggine sabbatica incrostatasi dopo il flop nell'isola di Giggirriva; per le montagne da scalare in rapida successione. Il picco bergamasco, il passo Real, la cima Inter, la valle della Signora. Roba da far tremare le vene e i polsi, soltanto uno coperto dall'immancabile, fido orologio da ticchettare con l'indice della mano destra, vero e proprio mantra-tic. Ah! il tempo che non sempre la beltà cancella. La bellezza del suo Napoli dei tre tenori - Cavani, Lavezzi e Hamsik - e la bellezza che gli è apparsa davanti ora. Che ha il colore giallonero dell'uomo mascherato, il volto da studente di Raspa, la fantasmagorica grazia del georgiano che durante la parentesi europea ha rifilato due gol alla Scozia ed uno alla Spagna, la duttilità di Politano. Certamente, l'ex (o no?) presidente allenatore gli avrà raccomandato Lindstrom il danesino "perché, sai, m'è costato un po' di soldini e...". E vabbè, tiremm innanz. L'Atalanta, a volte Dea a volte ancella, attende gli azzurri per regolare i conti momentanei per il quarto posto che a fine giochi varrà l'ingresso nel caveau della Champions e l'avvicinamento alla terza poltrona del campionato. Una trasferta delicata, non c'è che dire. Da affrontare con determinazione e con la convinzione che il ritorno al recente passato di gloria è possibile, non soltanto auspicabile. Sono certo che Walter avrà già studiato qualcosa per proteggere in qualche modo una difesa che ha già incassato 13 reti, troppe. Si sta pagando, inevitabilmente, la leggerezza della società che non valutò in tempo - e ne ha avuto, altroché - la grave perdita di Kim, il difensore perfetto. Inutile piangere sul latte versato, ma c'è sempre la finestra di gennaio per porre rimedio. Ho una curiosità infinita: vedere come lo Spinoza del calcio se la caverà nella sua prima in quel di Berghem, tappa fondamentale in vista delle altre vette da scalare. Che il tempo ti sia amico, Walterino.      Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171361274GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Bentornato Walter, lo Spinoza del calcio con lo Scudetto sul petto!"NAPOLI - Dieci anni (e mezzo) dopo, il ritorno di Walter l'uomo che guardava l'orologio. Lo definii lo Spinoza del calcio, per la sua filosofia del tempo, quello mancante. Era disoccupato, silurato dal Cagliari. Come il sergente francese, silurato dagli arabi. Walter, l'uomo del 3-5-2 per una squadra avvezza al 4-3-3 e così la schiererà, immagino. Il suo Napoli piaceva. L'editrice Limina mi propose di scriverci un libro. Nacque "Lassù qualcuno li ama". Fu quello il primo grande Napoli della gestione di Aurelio Primo, allora soltanto imprenditore di successo, non ancora "allenatore". Gli scatti di Lavezzi l'argentino, le bordate di Cavani l'uruguagio, la regia a tutto campo di Hamsik lo slovacco. Un secondo posto dietro alla Juve, aria di coppa. Kvara farà il Lavezzi, Osimhen il Cavani, Lobotka l'Hamsik (è pure suo connazionale). Walter trova un Napoli con lo scudetto sulle maglie e con la testa confusa dalla cervellotica conduzione del sergente francese dallo sguardo triste. Basterà poco per ritrovare l'identità perduta. E per tornare a ben figurare nella Champions che è la cassaforte di Aurelio Primo. Guai ad uscire e a non qualificarsi. Poi, si vedrà per il futuro. Walter ha accettato il contratto a tempo. Per il Napoli comincia una fase interlocutoria con la necessità di fare risultati. Dopo la sosta, per gli impegni della Nazionale, vedremo certamente un altro Napoli. Più vicino a quello che s'è consacrato campione e rullo compressore. Buon lavoro, Walter. Adieu, Rudi.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-11-15T19:00:00ZNAPOLI - Dieci anni (e mezzo) dopo, il ritorno di Walter l'uomo che guardava l'orologio. Lo definii lo Spinoza del calcio, per la sua filosofia del tempo, quello mancante. Era disoccupato, silurato dal Cagliari. Come il sergente francese, silurato dagli arabi. Walter, l'uomo del 3-5-2 per una squadra avvezza al 4-3-3 e così la schiererà, immagino. Il suo Napoli piaceva. L'editrice Limina mi propose di scriverci un libro. Nacque "Lassù qualcuno li ama". Fu quello il primo grande Napoli della gestione di Aurelio Primo, allora soltanto imprenditore di successo, non ancora "allenatore". Gli scatti di Lavezzi l'argentino, le bordate di Cavani l'uruguagio, la regia a tutto campo di Hamsik lo slovacco. Un secondo posto dietro alla Juve, aria di coppa. Kvara farà il Lavezzi, Osimhen il Cavani, Lobotka l'Hamsik (è pure suo connazionale). Walter trova un Napoli con lo scudetto sulle maglie e con la testa confusa dalla cervellotica conduzione del sergente francese dallo sguardo triste. Basterà poco per ritrovare l'identità perduta. E per tornare a ben figurare nella Champions che è la cassaforte di Aurelio Primo. Guai ad uscire e a non qualificarsi. Poi, si vedrà per il futuro. Walter ha accettato il contratto a tempo. Per il Napoli comincia una fase interlocutoria con la necessità di fare risultati. Dopo la sosta, per gli impegni della Nazionale, vedremo certamente un altro Napoli. Più vicino a quello che s'è consacrato campione e rullo compressore. Buon lavoro, Walter. Adieu, Rudi.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171357745GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, un tris prima della sosta"NAPOLI - Stava per accadere un'altra volta. Come nel campionato scorso, quando il Milan furoreggiò al Maradona e il giorno dopo un vento infido scosse gli striscioni che già anticipavano la festa. Il Napoli soffre il Milan? ma no. Stavolta s'è regalato un tempo alla squadra di Pioli che non ha saputo approfittare fino in fondo dei graditi regali: centrocampo sguarnito, e qui la colpa è del manico, serataccia di Rrahmani mal coadiuvato da Natan e qui la colpa è del destino. Oppure, no. Perché se i centrocampisti (quali, il solo Lobotka?) non proteggono la retroguardia com'è logico che sia, è evidente che l'onda avversaria ti travolge. E così è stato. Il carattere, quello sì che c'è stato. Espresso con il gol da antologia di Politano e con la punizione divina di Raspadori. E se Kvara, un partitone il suo, avesse fatto gol allo spirare del match, staremmo a parlare di impresa. La bellezza del calcio è questa, che non c'è nulla di scontato ed a voler pontificare a metà strada si corre il rischio di fare una figura meschina. Ma irrazionale è anche partire con una formazione sbagliata, favorendo così gli avversari. Gratuitamente. Insistere, poi, nel piazzare in campo uomini fuori ruolo, beh! è qualcosa che rasenta la dabbenaggine. Caso Elmas su tutti. Napoli dai due volti, squadra senza un volto definito. Si allungano, intanto, le distanze dalla vetta sulla quale nel campionato scorso s'era piantata la bandiera sin dalle prime giornate. Ripetersi è difficile - e la storia azzurra ne è testimone, anche quando c'era Lui - ma sprecare occasioni per incapacità nelle scelte giuste è un delitto. Anche perché non vedo rivali imbattibili nel gruppo di testa, compresa l'Inter che anela alla seconda stella da cucire sul petto. Il nostro è un campionato poco più che mediocre e gettarlo via per colpa propria sa tanto di inconcepibile masochismo. Salernitana ed Empoli, prima della sosta, sono espliciti inviti a raccogliere 6 punti che consentirebbero un pieno di entusiasmo e, magari, accorcerebbero pure la distanza dalla vetta. Naturalmente, la guida panchinara e l'assistente presidente non dovrebbero più sbagliare le scelte di campo. E meno male che in Champions si è messi bene. Ho la vaga impressione che si tenga più alla coppa dalle grandi orecchie che regala soldoni che al campionato. Ma scegliere uno solo degli obiettivi possibili non aiuta a crescere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-11-01T22:00:00ZNAPOLI - Stava per accadere un'altra volta. Come nel campionato scorso, quando il Milan furoreggiò al Maradona e il giorno dopo un vento infido scosse gli striscioni che già anticipavano la festa. Il Napoli soffre il Milan? ma no. Stavolta s'è regalato un tempo alla squadra di Pioli che non ha saputo approfittare fino in fondo dei graditi regali: centrocampo sguarnito, e qui la colpa è del manico, serataccia di Rrahmani mal coadiuvato da Natan e qui la colpa è del destino. Oppure, no. Perché se i centrocampisti (quali, il solo Lobotka?) non proteggono la retroguardia com'è logico che sia, è evidente che l'onda avversaria ti travolge. E così è stato. Il carattere, quello sì che c'è stato. Espresso con il gol da antologia di Politano e con la punizione divina di Raspadori. E se Kvara, un partitone il suo, avesse fatto gol allo spirare del match, staremmo a parlare di impresa. La bellezza del calcio è questa, che non c'è nulla di scontato ed a voler pontificare a metà strada si corre il rischio di fare una figura meschina. Ma irrazionale è anche partire con una formazione sbagliata, favorendo così gli avversari. Gratuitamente. Insistere, poi, nel piazzare in campo uomini fuori ruolo, beh! è qualcosa che rasenta la dabbenaggine. Caso Elmas su tutti. Napoli dai due volti, squadra senza un volto definito. Si allungano, intanto, le distanze dalla vetta sulla quale nel campionato scorso s'era piantata la bandiera sin dalle prime giornate. Ripetersi è difficile - e la storia azzurra ne è testimone, anche quando c'era Lui - ma sprecare occasioni per incapacità nelle scelte giuste è un delitto. Anche perché non vedo rivali imbattibili nel gruppo di testa, compresa l'Inter che anela alla seconda stella da cucire sul petto. Il nostro è un campionato poco più che mediocre e gettarlo via per colpa propria sa tanto di inconcepibile masochismo. Salernitana ed Empoli, prima della sosta, sono espliciti inviti a raccogliere 6 punti che consentirebbero un pieno di entusiasmo e, magari, accorcerebbero pure la distanza dalla vetta. Naturalmente, la guida panchinara e l'assistente presidente non dovrebbero più sbagliare le scelte di campo. E meno male che in Champions si è messi bene. Ho la vaga impressione che si tenga più alla coppa dalle grandi orecchie che regala soldoni che al campionato. Ma scegliere uno solo degli obiettivi possibili non aiuta a crescere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171356187GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, replica in meneghino!"NAPOLI - Nella fredda e piovosa sera di Berlino, nello stadio dove l'Italia si laureò campione del mondo 17 anni fa, il Napoli dai due volti - ma quando ne avrà uno solo e ben definito?- ha centrato una vittoria preziosissima, seppur di misura, che tiene spalancate le porte sugli ottavi della Champions dei ricchi premi e cotillons. Una partita bruttina, nella quale s'è concesso fin troppo alla scalcagnata squadra berlinese che da un po' a questa parte non sa fare altro che perdere. Il sergente Garcia - che detto fra di noi non gode dei miei favori, ma ciò conta poco o nulla - non mi pare che stavolta abbia dato i numeri, e spesso li dà in particolare quando decide sostituzioni cervellotiche. Chissà se non gli abbia fatto bene la vicinanza di campo del presidente assistente, figura che mancava dai tempi del vulcanico Costantino Rozzi. A meno che non gli si voglia addebitare lo stato di forma, scadente, di alcuni titolarissimi, due esempi per tutti: Di Lorenzo e Lobotka. Il capitano coraggioso ed il metronomo stanno esibendo uno stato di forma precario e la domanda è: preparazione atletica inadeguata o stanchezza fisica dovuta per aver giganteggiato e tirato la carretta nell'anno di nostro signore dello scudetto? Propenderei per un po' dell'una e un po' dell'altra. Al sergente Garcia e all'assistente presidente il compito di capire dove sta l'inghippo e cercare di porvi rimedio. A Berlino s'è avuta la conferma - ma non ci voleva la zingara indovina - che Raspadori detto raspa è anche lima quando può esprimersi nelle zolle deputate agli attaccanti doc, non certamente a centrocampo. Mi parve, sin dai tempi del Sassuolo, che Giacomino avesse qualcosa di Paolo Rossi Pablito nel farsi trovare al posto ed al tempo giusto, che avesse quella capacità naturale di considerare l'area terra di casa sua. Sugli scudi certamente c'è il giovin signore venuto dalla terra dei fiori e del vino, quel Kvara per il quale ho un debole sin dal primo istante in cui lo vidi: caracollante e dribblatore, veloce e tecnico, sopraffino in entrambi i piedi, il suo assist per Raspa è stato semplicemente sublime. L'arciere georgiano sta dimostrando di avere anche un'altra dote, quella tempra caratteriale che è propria dei fuoriclasse: caricarsi sulle spalle la squadra specie quando deve fare forzatamente a meno di un elemento come Zolla Gialla. Kvara è oro puro, misto di bravura ed orgoglio, prova dopo prova sta dicendo a chi di dovere che lui non ci sta a trascorrere un anno da comparsa. La recita è appena cominciata e sul palcoscenico è vietato, d'ora in poi, sbagliare i tempi di una battuta. Si replichi in meneghino!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-10-26T21:55:00ZNAPOLI - Nella fredda e piovosa sera di Berlino, nello stadio dove l'Italia si laureò campione del mondo 17 anni fa, il Napoli dai due volti - ma quando ne avrà uno solo e ben definito?- ha centrato una vittoria preziosissima, seppur di misura, che tiene spalancate le porte sugli ottavi della Champions dei ricchi premi e cotillons. Una partita bruttina, nella quale s'è concesso fin troppo alla scalcagnata squadra berlinese che da un po' a questa parte non sa fare altro che perdere. Il sergente Garcia - che detto fra di noi non gode dei miei favori, ma ciò conta poco o nulla - non mi pare che stavolta abbia dato i numeri, e spesso li dà in particolare quando decide sostituzioni cervellotiche. Chissà se non gli abbia fatto bene la vicinanza di campo del presidente assistente, figura che mancava dai tempi del vulcanico Costantino Rozzi. A meno che non gli si voglia addebitare lo stato di forma, scadente, di alcuni titolarissimi, due esempi per tutti: Di Lorenzo e Lobotka. Il capitano coraggioso ed il metronomo stanno esibendo uno stato di forma precario e la domanda è: preparazione atletica inadeguata o stanchezza fisica dovuta per aver giganteggiato e tirato la carretta nell'anno di nostro signore dello scudetto? Propenderei per un po' dell'una e un po' dell'altra. Al sergente Garcia e all'assistente presidente il compito di capire dove sta l'inghippo e cercare di porvi rimedio. A Berlino s'è avuta la conferma - ma non ci voleva la zingara indovina - che Raspadori detto raspa è anche lima quando può esprimersi nelle zolle deputate agli attaccanti doc, non certamente a centrocampo. Mi parve, sin dai tempi del Sassuolo, che Giacomino avesse qualcosa di Paolo Rossi Pablito nel farsi trovare al posto ed al tempo giusto, che avesse quella capacità naturale di considerare l'area terra di casa sua. Sugli scudi certamente c'è il giovin signore venuto dalla terra dei fiori e del vino, quel Kvara per il quale ho un debole sin dal primo istante in cui lo vidi: caracollante e dribblatore, veloce e tecnico, sopraffino in entrambi i piedi, il suo assist per Raspa è stato semplicemente sublime. L'arciere georgiano sta dimostrando di avere anche un'altra dote, quella tempra caratteriale che è propria dei fuoriclasse: caricarsi sulle spalle la squadra specie quando deve fare forzatamente a meno di un elemento come Zolla Gialla. Kvara è oro puro, misto di bravura ed orgoglio, prova dopo prova sta dicendo a chi di dovere che lui non ci sta a trascorrere un anno da comparsa. La recita è appena cominciata e sul palcoscenico è vietato, d'ora in poi, sbagliare i tempi di una battuta. Si replichi in meneghino!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171352278GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, la scelta di ADL per restare agganciati al treno scudetto"NAPOLI - In concomitanza con le quattro giornate di Napoli avevo parlato delle quattro giornate del Napoli e non immaginavo che quest'ultime avrebbero meritato di entrare nella storia, seppur minima del pallone. Le quattro giornate del Napoli le avevo identificate nelle partite di campionato con Udinese, Lecce e Fiorentina e nella sfida casalinga con il Real in Champions. Non mi avevano entusiasmato più di tanto le pur schiaccianti vittorie contro la squadra furlana, la più scarsa della massima serie, e contro quella salentina che s'era sgonfiata psicologicamente dopo la sconfitta subita dalla Juve. Sembrava, comunque, che i campioni d'Italia avessero ripreso a girare nel verso giusto anche se le note pecche erano rimaste tutte lì, latenti. La sconfitta con quei marpioni della casa blanca ci può stare, corsi e ricorsi storici dicono che neanche quando c'era Lui si è riusciti a battere il Madrid e anche Ancelotti s'è tolto lo sfizio. Il tonfo è stato quello contro la Fiorentina che aveva giocato contro il Ferencvaros addirittura due giorni dopo. E dopo la sberla dalla Lazio, quella dalla viola, quest'ultima senza se e senza ma, senza alcun appiglio cui tenersi. Italiano ha inferto al sergente francese una lezione di calcio champagne, come quello che "beveva" il Napoli del pelato di Certaldo. Uno spettacolo da godersi se non ci fosse stato di mezzo quell'amor antico per il benedetto Ciuccio. Credo che Aurelio Primo si sia mangiato le unghie (le porta lunghe o corte, chissà!) delle dita di entrambe le mani, quelle mani con cui aveva deciso di porgere la penna per la firma del contratto proprio al tecnico della Fiorentina, la prima scelta per il dopo Spalletti. Poi, non se ne fece nulla ed ora si dice che non s'agì per ragioni etiche. Peccato! La pausa per gli impegni della Nazionale sarà forse l'occasione per la rivoluzione. O meglio: per il mea culpa. Il dilemma è amletico: cacciarlo o non cacciarlo? E chi, al posto del sergente francese? I guasti del Garcia con l'accento sulla a sono stati sin qui inenarrabili e perciò non li elenco neppure, tanto sono sotto gli occhi di tutti. Ragiono: il tentativo di agganciarsi al vagone scudetto e prolungare il più possibile l'avventura nella coppa che elargisce soldi in quantità o la rifondazione in vista della prossima stagione? Una cosa è certa (parlo a titolo personale, ci mancherebbe): non credo nei traghettatori, tranne che in Caronte.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-10-11T21:00:00ZNAPOLI - In concomitanza con le quattro giornate di Napoli avevo parlato delle quattro giornate del Napoli e non immaginavo che quest'ultime avrebbero meritato di entrare nella storia, seppur minima del pallone. Le quattro giornate del Napoli le avevo identificate nelle partite di campionato con Udinese, Lecce e Fiorentina e nella sfida casalinga con il Real in Champions. Non mi avevano entusiasmato più di tanto le pur schiaccianti vittorie contro la squadra furlana, la più scarsa della massima serie, e contro quella salentina che s'era sgonfiata psicologicamente dopo la sconfitta subita dalla Juve. Sembrava, comunque, che i campioni d'Italia avessero ripreso a girare nel verso giusto anche se le note pecche erano rimaste tutte lì, latenti. La sconfitta con quei marpioni della casa blanca ci può stare, corsi e ricorsi storici dicono che neanche quando c'era Lui si è riusciti a battere il Madrid e anche Ancelotti s'è tolto lo sfizio. Il tonfo è stato quello contro la Fiorentina che aveva giocato contro il Ferencvaros addirittura due giorni dopo. E dopo la sberla dalla Lazio, quella dalla viola, quest'ultima senza se e senza ma, senza alcun appiglio cui tenersi. Italiano ha inferto al sergente francese una lezione di calcio champagne, come quello che "beveva" il Napoli del pelato di Certaldo. Uno spettacolo da godersi se non ci fosse stato di mezzo quell'amor antico per il benedetto Ciuccio. Credo che Aurelio Primo si sia mangiato le unghie (le porta lunghe o corte, chissà!) delle dita di entrambe le mani, quelle mani con cui aveva deciso di porgere la penna per la firma del contratto proprio al tecnico della Fiorentina, la prima scelta per il dopo Spalletti. Poi, non se ne fece nulla ed ora si dice che non s'agì per ragioni etiche. Peccato! La pausa per gli impegni della Nazionale sarà forse l'occasione per la rivoluzione. O meglio: per il mea culpa. Il dilemma è amletico: cacciarlo o non cacciarlo? E chi, al posto del sergente francese? I guasti del Garcia con l'accento sulla a sono stati sin qui inenarrabili e perciò non li elenco neppure, tanto sono sotto gli occhi di tutti. Ragiono: il tentativo di agganciarsi al vagone scudetto e prolungare il più possibile l'avventura nella coppa che elargisce soldi in quantità o la rifondazione in vista della prossima stagione? Una cosa è certa (parlo a titolo personale, ci mancherebbe): non credo nei traghettatori, tranne che in Caronte.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171346949GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, le 4 giornate decisive per il destino di Rudi Garcia con gli azzurri"NAPOLI - Le quattro giornate di Napoli sono passate alla storia della Resistenza. Le quattro giornate del Napoli scriveranno la storia minima del campionato giocato con il tricolore cucito sul petto. Udinese, Lecce, Fiorentina e Real Madrid dovranno dirci se gli azzurri sbandati e confusi d'inizio stagione sapranno ritrovare il passo antico. Per il momento, sembra che navighino a vista. E che la ciurma abbia qualcosa che gli frulla per la testa molto vicina all'ammutinamento. Oddio, il capitano c'è ma è confuso anch'egli. Appena salito a bordo ha fatto intendere ai marinai che il passato è passato, chiaro riferimento al capitano vincitore. E loro, con la mente rivolta al passato, forse non hanno avuto la capacità di resettare. Situazione stramba che richiede una strambata. L'armatore per ora sta a guardare, come le stelle di Cronin. E però ha twittato un "bravi tutti" dopo i fatti di Bologna. Che può sembrare uno sfottò: bravo Osimhen che ha sbagliato il rigore e che quando è stato sostituito ha detto chiaro e tondo al capitano che tatticamente è un grullo? Bravo il capitano che spesso sbaglia i turni delle sentinelle? Bravo il preparatore atletico che invia pazienti su pazienti al traumatologico? Un "bravi tutti" che può anche essere interpretato come un avvertimento. Fa meraviglia che non abbia ricordato quel famoso "sono io il vostro Cavani". E quindi calma e gesso. E però è evidente che ci si trovi nella tipica situazione di un caos calmo. E certo non fa bene al morale vedere che c'è una squadra al comando, l'Inter, già lontanuccia e che sembra di avere tutte le carte in regola per ripetere l'impresa che fu tutta azzurra. Il mio esercizio di critica non contempla consigli da dare, ci mancherebbe. Sono pretestuosi e stucchevoli in quanto fuori dall'occhio del ciclone. Vi sono evidenti criticità. Armatore, capitano e ciurma tutti insieme - non tutti bravi - ritrovino la rotta.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-09-27T11:00:00ZNAPOLI - Le quattro giornate di Napoli sono passate alla storia della Resistenza. Le quattro giornate del Napoli scriveranno la storia minima del campionato giocato con il tricolore cucito sul petto. Udinese, Lecce, Fiorentina e Real Madrid dovranno dirci se gli azzurri sbandati e confusi d'inizio stagione sapranno ritrovare il passo antico. Per il momento, sembra che navighino a vista. E che la ciurma abbia qualcosa che gli frulla per la testa molto vicina all'ammutinamento. Oddio, il capitano c'è ma è confuso anch'egli. Appena salito a bordo ha fatto intendere ai marinai che il passato è passato, chiaro riferimento al capitano vincitore. E loro, con la mente rivolta al passato, forse non hanno avuto la capacità di resettare. Situazione stramba che richiede una strambata. L'armatore per ora sta a guardare, come le stelle di Cronin. E però ha twittato un "bravi tutti" dopo i fatti di Bologna. Che può sembrare uno sfottò: bravo Osimhen che ha sbagliato il rigore e che quando è stato sostituito ha detto chiaro e tondo al capitano che tatticamente è un grullo? Bravo il capitano che spesso sbaglia i turni delle sentinelle? Bravo il preparatore atletico che invia pazienti su pazienti al traumatologico? Un "bravi tutti" che può anche essere interpretato come un avvertimento. Fa meraviglia che non abbia ricordato quel famoso "sono io il vostro Cavani". E quindi calma e gesso. E però è evidente che ci si trovi nella tipica situazione di un caos calmo. E certo non fa bene al morale vedere che c'è una squadra al comando, l'Inter, già lontanuccia e che sembra di avere tutte le carte in regola per ripetere l'impresa che fu tutta azzurra. Il mio esercizio di critica non contempla consigli da dare, ci mancherebbe. Sono pretestuosi e stucchevoli in quanto fuori dall'occhio del ciclone. Vi sono evidenti criticità. Armatore, capitano e ciurma tutti insieme - non tutti bravi - ritrovino la rotta.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171345433GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, ricorriamo a Freud"NAPOLI - Non è una ragione tecnica. O non solo. Non è una ragione tattica. O non solo. Per spiegare gli stenti (crisi mi sembra un termine esagerato) degli azzurri credo che si debba ricorrere a Freud: un suo giovane paziente, rimasto orfano del padre, raccontò che accettava che fosse morto ma non accettava che non sarebbe più tornato a casa la sera. Credo che gli azzurri non abbiano ancora metabolizzato la "perdita" di Spalletti che per loro è stato come un padre: burbero quando era necessario, dolce alla bisogna, loquace e comprensivo per tutti. Anche perché la "perdita" è stata improvvisa, lacerante, condizionante. La "famiglia azzurra" era stata educata in un certo modo, con il bastone e la carota (ne sa qualcosa Osimhen) e ogni cosa funzionava a meraviglia, un meccanismo quasi perfetto e comunque funzionante e funzionale sia nella strategia sia nella tattica. Ora mi par di notare falle piuttosto evidenti in un vascello che naviga a vista, senza un capitano che sappia tenere la barra diritta. In tali casi subentra nella ciurma uno scoramento che a volte precipita nell'ammutinamento. Dopo la sberla casalinga con la Lazio - prese a pallate dalla Juve - ci si aspettava un ritorno all'antica nella trasferta a Marassi, luogo amico per il gemellaggio storico e invece si stava per soccombere al cospetto di un Genoa coriaceo - ma nulla più - che per tre quarti di gara ha dominato. In un rilassamento del genere, vanno accolte come un mezzo miracolo le reti di Raspadori e di Politano che hanno almeno salvato la faccia. Dopo soltanto quattro giornate, ci si ritrova attardati in campionato e con la Champions dei ricchi premi e cotillons che bussa alle porte. Si comincia stasera sul campo trappola - infossato tra le rocce - di Braga e alla ripresa si andrà a far visita al Bologna che è coriaceo come il Genoa ma con tecnica di base superiore. Mi auguro che, almeno in sogno, i figli azzurri vedano tornare il proprio padre a casa. .     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-09-20T16:48:00ZNAPOLI - Non è una ragione tecnica. O non solo. Non è una ragione tattica. O non solo. Per spiegare gli stenti (crisi mi sembra un termine esagerato) degli azzurri credo che si debba ricorrere a Freud: un suo giovane paziente, rimasto orfano del padre, raccontò che accettava che fosse morto ma non accettava che non sarebbe più tornato a casa la sera. Credo che gli azzurri non abbiano ancora metabolizzato la "perdita" di Spalletti che per loro è stato come un padre: burbero quando era necessario, dolce alla bisogna, loquace e comprensivo per tutti. Anche perché la "perdita" è stata improvvisa, lacerante, condizionante. La "famiglia azzurra" era stata educata in un certo modo, con il bastone e la carota (ne sa qualcosa Osimhen) e ogni cosa funzionava a meraviglia, un meccanismo quasi perfetto e comunque funzionante e funzionale sia nella strategia sia nella tattica. Ora mi par di notare falle piuttosto evidenti in un vascello che naviga a vista, senza un capitano che sappia tenere la barra diritta. In tali casi subentra nella ciurma uno scoramento che a volte precipita nell'ammutinamento. Dopo la sberla casalinga con la Lazio - prese a pallate dalla Juve - ci si aspettava un ritorno all'antica nella trasferta a Marassi, luogo amico per il gemellaggio storico e invece si stava per soccombere al cospetto di un Genoa coriaceo - ma nulla più - che per tre quarti di gara ha dominato. In un rilassamento del genere, vanno accolte come un mezzo miracolo le reti di Raspadori e di Politano che hanno almeno salvato la faccia. Dopo soltanto quattro giornate, ci si ritrova attardati in campionato e con la Champions dei ricchi premi e cotillons che bussa alle porte. Si comincia stasera sul campo trappola - infossato tra le rocce - di Braga e alla ripresa si andrà a far visita al Bologna che è coriaceo come il Genoa ma con tecnica di base superiore. Mi auguro che, almeno in sogno, i figli azzurri vedano tornare il proprio padre a casa. .     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171343968GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, buone indicazioni da Di Lorenzo, Raspadori ed Elmas"NAPOLI - Archiviati i giorni azzurro-tenebra della Nazionale simil-Napoli, riprende il campionato e cominceranno gli scontri made in Europa con tanto di musichetta e profumo di soldi. Così così la prima del Luciano nazionale, buona la seconda. Si comincia a vedere uno spirito nuovo, nel gioco e nell'animo. Ho letto nella performance contro la tenacia ucraina un avviso ai naviganti. Un messaggio che aleggia e che trasmette minacce serie per tutti e, di conseguenza, anche per i campioni in carica: l'Inter ha in organico un duo tutto italiano di valore assoluto, Barella e Frattesi. Il tamburino sardo inserito nella lista dei papabili al Pallone d'oro è oramai un campione completo, qualche sbuffo in meno e sarebbe perfetto. Il romanino domina a centrocampo ed ha nel suo dna straordinari tempi d'inserimento che lo portano spesso, in ogni partita, in zona gol. Se mister Spiaze non lo relegherà dietro le quinte, come ha fatto finora, l'Inter sarà una rivale pericolosa in ottica scudetto, per gli azzurri, per il Milan, per tutti. Tornando alla Nazionale, s'è visto quanta importanza abbia l'apporto di Di Lorenzo che porta in dote le conoscenze acquisite e sviluppate nel periodo spallettiano. Ottimo anche l'apporto di Raspadori che più che da falso nove ha agito da dieci d'area che poi è la sua specialità, con un po' di fortuna avrebbe potuto segnare un paio di reti. Ed ora, mente e garretti pronti verso un periodo intenso. A cominciare dall'anticipo con il Genoa che, gemellato o no, si trova in brutte acque. Probabile l'esordio fin dal primo minuto del danese Lindstrom, altrimenti c'è il sempre affidabile Elmas. Dalla Lanterna in poi, un tour de force niente male tra campionato e Champions con la data del 3 ottobre cerchiata in rosso: la sfida col Real di Ancelotti. Sarà un bel vedere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-09-14T21:55:00ZNAPOLI - Archiviati i giorni azzurro-tenebra della Nazionale simil-Napoli, riprende il campionato e cominceranno gli scontri made in Europa con tanto di musichetta e profumo di soldi. Così così la prima del Luciano nazionale, buona la seconda. Si comincia a vedere uno spirito nuovo, nel gioco e nell'animo. Ho letto nella performance contro la tenacia ucraina un avviso ai naviganti. Un messaggio che aleggia e che trasmette minacce serie per tutti e, di conseguenza, anche per i campioni in carica: l'Inter ha in organico un duo tutto italiano di valore assoluto, Barella e Frattesi. Il tamburino sardo inserito nella lista dei papabili al Pallone d'oro è oramai un campione completo, qualche sbuffo in meno e sarebbe perfetto. Il romanino domina a centrocampo ed ha nel suo dna straordinari tempi d'inserimento che lo portano spesso, in ogni partita, in zona gol. Se mister Spiaze non lo relegherà dietro le quinte, come ha fatto finora, l'Inter sarà una rivale pericolosa in ottica scudetto, per gli azzurri, per il Milan, per tutti. Tornando alla Nazionale, s'è visto quanta importanza abbia l'apporto di Di Lorenzo che porta in dote le conoscenze acquisite e sviluppate nel periodo spallettiano. Ottimo anche l'apporto di Raspadori che più che da falso nove ha agito da dieci d'area che poi è la sua specialità, con un po' di fortuna avrebbe potuto segnare un paio di reti. Ed ora, mente e garretti pronti verso un periodo intenso. A cominciare dall'anticipo con il Genoa che, gemellato o no, si trova in brutte acque. Probabile l'esordio fin dal primo minuto del danese Lindstrom, altrimenti c'è il sempre affidabile Elmas. Dalla Lanterna in poi, un tour de force niente male tra campionato e Champions con la data del 3 ottobre cerchiata in rosso: la sfida col Real di Ancelotti. Sarà un bel vedere.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171342335GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Il Napoli ha perduto la testa, quella della classifica e non solo"NAPOLI - Il Napoli ha perduto la testa, quella della classifica e non solo. Anche la testa pensante del filosofo di Certaldo. E pure le teste dei suoi ex discepoli. Aver perduto la leadership del campionato, dopo mesi e mesi di supremazia, è la perdita meno grave, diciamo così. Le perdite che danno da pensare, e con un pizzico di preoccupazione, sono quelle delle idee del Gran Pelato che vanno dissolvendosi nelle menti degli azzurri. Soltanto tre partite, per carità, ma sono state sufficienti a determinare un cambiamento evidente: nella mentalità, nel gioco, nella concentrazione. Ah!, dimenticavo un'altra perdita, quella dell'insostituibile - e comunque non sostituito - Kim, il coreano di tutti gli anticipi, soprattutto di quelli impossibili. Ho visto e rivisto un filmato di un suo intervento in Bundesliga: l'avversario che va via in velocità, da solo, Kim che lo recupera ed ha pure la lucidità di andargli a chiudere in angolo la staffilata a portiere battuto. Un intervento magistrale. Gli interventi in anticipo del coreano, il suo affrontare l'avversario faccia a faccia sono stati importanti quanto la fantasìa di Kvara e le reti di Osimhen nella conquista dello scudetto. Gran parte dei milioni incassati dalla sua cessione al Bayern, andavano investiti in un sostituto all'altezza, e ce ne sono in giro per l'Europa. Forse sarà anche questa la ragione per cui il sergente Garcia, in fase difensiva, ha chiesto di arretrare in blocco. Può anche andar bene, ma non in linea. La Lazio, brava nell'isolare il già solitario Osimhen, in particolare nella ripresa (quando gli azzurri erano paurosamente calati dopo un buon primo tempo) ha maramaldeggiato a suo piacimento, con facilità irrisoria. Svaniti d'improvviso i meccanismi euclidei che avevano reso la squadra azzurra bella e vincente. Non so se l'avrà fatto, ma al posto di Garcia avrei detto ad inizio stagione: ragazzi, giocate come sapete, siete i campioni d'Italia! E su quel tessuto, magari, si sarebbe potuto ricamare un proprio disegno. La chiesa da mettere al centro del villaggio già c'era. M'incuriosisce vedere come Spalletti, ct dell'Italia, metterà Chiesa al centro del villaggio di casupole fatiscenti nell'Italia. Arrivederci a dopo la pausa Nazionale.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-09-06T07:53:00ZNAPOLI - Il Napoli ha perduto la testa, quella della classifica e non solo. Anche la testa pensante del filosofo di Certaldo. E pure le teste dei suoi ex discepoli. Aver perduto la leadership del campionato, dopo mesi e mesi di supremazia, è la perdita meno grave, diciamo così. Le perdite che danno da pensare, e con un pizzico di preoccupazione, sono quelle delle idee del Gran Pelato che vanno dissolvendosi nelle menti degli azzurri. Soltanto tre partite, per carità, ma sono state sufficienti a determinare un cambiamento evidente: nella mentalità, nel gioco, nella concentrazione. Ah!, dimenticavo un'altra perdita, quella dell'insostituibile - e comunque non sostituito - Kim, il coreano di tutti gli anticipi, soprattutto di quelli impossibili. Ho visto e rivisto un filmato di un suo intervento in Bundesliga: l'avversario che va via in velocità, da solo, Kim che lo recupera ed ha pure la lucidità di andargli a chiudere in angolo la staffilata a portiere battuto. Un intervento magistrale. Gli interventi in anticipo del coreano, il suo affrontare l'avversario faccia a faccia sono stati importanti quanto la fantasìa di Kvara e le reti di Osimhen nella conquista dello scudetto. Gran parte dei milioni incassati dalla sua cessione al Bayern, andavano investiti in un sostituto all'altezza, e ce ne sono in giro per l'Europa. Forse sarà anche questa la ragione per cui il sergente Garcia, in fase difensiva, ha chiesto di arretrare in blocco. Può anche andar bene, ma non in linea. La Lazio, brava nell'isolare il già solitario Osimhen, in particolare nella ripresa (quando gli azzurri erano paurosamente calati dopo un buon primo tempo) ha maramaldeggiato a suo piacimento, con facilità irrisoria. Svaniti d'improvviso i meccanismi euclidei che avevano reso la squadra azzurra bella e vincente. Non so se l'avrà fatto, ma al posto di Garcia avrei detto ad inizio stagione: ragazzi, giocate come sapete, siete i campioni d'Italia! E su quel tessuto, magari, si sarebbe potuto ricamare un proprio disegno. La chiesa da mettere al centro del villaggio già c'era. M'incuriosisce vedere come Spalletti, ct dell'Italia, metterà Chiesa al centro del villaggio di casupole fatiscenti nell'Italia. Arrivederci a dopo la pausa Nazionale.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171340781GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, s'intravede la squadra di mister Garcia, si può fare"NAPOLI - Sempre lassù, la continuazione di una storia infinita. Troppo facile con il Sassuolo già scarso di suo e pure sotto di un uomo, nota stonata il rigore fallito da Raspadori ma è pur sempre una quisquilia. S'intravede la squadra di Garcia, più attenta - non timorosa - alla fase difensiva, baricentro più basso rispetto allo scorso anno, un po' troppo isolato Osimhen al quale sono mancati i cross dai lati. Prevedo novità sulla fascia destra anche in considerazione della partenza di Lozano, ciao Messico e nuvole e buon campionato altrove. Intanto l'organico si è arricchito di un altro elemento di valore: Lindstrom detto il gallinaccio, un ottimo trequartista che ci sa fare anche sull'esterno e abbonato al gol, in doppia cifra lo scorso anno a Francoforte. Tengono bordone agli azzurri le due milanesi e si prevedeva ed il Verona destinato a rientrare nei ranghi. Se Natan e Cajuste si dimostreranno all'altezza dei loro compagni, campioni d'Italia, non è azzardato prevedere il bis tricolore. Certo, non credo che sarà una cavalcata come l'anno scorso, ma si può fare, con un'attenzione particolare alle due meneghine, più all'Inter che al Milan. Le romane sono già attardate: la Roma con Lukaku non fa paura più di tanto. La Lazio, prossima avversaria, s'è imbrocchita all'improvviso ma comunque attenzione perché a Napoli ha sovente ritrovato la dea bendata dalla sua parte. E la Juve? finché avrà il tecnico del sabbatico - Spalletti ha avuto ragione a tornare subito in campo - resterà sempre un'incompiuta, incapace di produrre un gioco moderno. Non posso tralasciare un commento sul Mancio d'Arabia. L'ex ct azzurro non m'è stato mai simpatico, grazie per l'Europeo vinto e al diavolo per i due mondiali saltati. Il suo abbandono come ct è stato una brutta storia. Per soldi, tanti d'accordo, e non per il desiderio di cambiare. E poi, l'Arabia Saudita non vale l'Italia, neanche la sua ultima sgraziata creatura. Una curiosità: riuscirà a mettere la sciarpa al collo nel deserto?     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-08-30T21:00:00ZNAPOLI - Sempre lassù, la continuazione di una storia infinita. Troppo facile con il Sassuolo già scarso di suo e pure sotto di un uomo, nota stonata il rigore fallito da Raspadori ma è pur sempre una quisquilia. S'intravede la squadra di Garcia, più attenta - non timorosa - alla fase difensiva, baricentro più basso rispetto allo scorso anno, un po' troppo isolato Osimhen al quale sono mancati i cross dai lati. Prevedo novità sulla fascia destra anche in considerazione della partenza di Lozano, ciao Messico e nuvole e buon campionato altrove. Intanto l'organico si è arricchito di un altro elemento di valore: Lindstrom detto il gallinaccio, un ottimo trequartista che ci sa fare anche sull'esterno e abbonato al gol, in doppia cifra lo scorso anno a Francoforte. Tengono bordone agli azzurri le due milanesi e si prevedeva ed il Verona destinato a rientrare nei ranghi. Se Natan e Cajuste si dimostreranno all'altezza dei loro compagni, campioni d'Italia, non è azzardato prevedere il bis tricolore. Certo, non credo che sarà una cavalcata come l'anno scorso, ma si può fare, con un'attenzione particolare alle due meneghine, più all'Inter che al Milan. Le romane sono già attardate: la Roma con Lukaku non fa paura più di tanto. La Lazio, prossima avversaria, s'è imbrocchita all'improvviso ma comunque attenzione perché a Napoli ha sovente ritrovato la dea bendata dalla sua parte. E la Juve? finché avrà il tecnico del sabbatico - Spalletti ha avuto ragione a tornare subito in campo - resterà sempre un'incompiuta, incapace di produrre un gioco moderno. Non posso tralasciare un commento sul Mancio d'Arabia. L'ex ct azzurro non m'è stato mai simpatico, grazie per l'Europeo vinto e al diavolo per i due mondiali saltati. Il suo abbandono come ct è stato una brutta storia. Per soldi, tanti d'accordo, e non per il desiderio di cambiare. E poi, l'Arabia Saudita non vale l'Italia, neanche la sua ultima sgraziata creatura. Una curiosità: riuscirà a mettere la sciarpa al collo nel deserto?     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171339097GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Per Garcia l'arduo compito di ripetersi"NAPOLI - Permettete? E' un vero sfizio scrivere il mio "Golazo" per i campioni d'Italia, 33 anni dopo. Io che di scudetti ne ho visti vincere 3, tutti quelli che gli azzurri hanno conquistato. Con Lui, e l'ultimo con la Grande Bellezza. Estate di bollori e di qualche dispettuccio. Perché carta canta e le postille sono soprani. Il Pelato di Certaldo passa da un azzurro all'altro, nessun periodo sabbatico. Un colpo di teatro, come quello del Mancio che ha lasciato con una pec e la situazione era diventata gravina a pochi giorni dagli eventi seri. Non so se Spalletti è patriota (di questi tempi!) comunque l'Italia ha chiamato e lui ha detto sì. E ha fatto bene perché la Nazionale è un bene comune, come l'acqua, anzi di più perché non si paga la bolletta. Soltanto il Mago di Certaldo ha le qualità giuste per riportare gli azzurri del calcio al mondiale dal quale manchiamo da troppi anni. Auguri! Ed auguri anche a Garcia subentrato sulla panchina dei campioni d'Italia, una panchina che scotta. Perché ripetersi non è mai semplice. Ma soprattutto è difficile fare meglio del recente passato, periodo in cui il Napoli ha scritto record su record, stracciando un campionato senza pathos, per tutte le altre contendenti. Però, mai dire mai. Garcia è un tecnico di valore che conosce bene le insidie della serie A. Poi, sa costruire. Tant'è vero che a Roma eresse una chiesa al centro del villaggio. Già qualcosa di diverso s'è notato nel suo primo Napoli. Ad esempio una difesa meno alta, fors'anche perché gli manca il coreano e Natan è tutto da scoprire. Come Cajuste che m'è parso dotato ma lentino. Chi continua a fare sconquassi (per gli avversari) è Osimhen sempre più bomber. Infine, credo che Raspadori verrà utilizzato più spesso e nella posizione a lui più congeniale che non è certamente quella di esterno. Il campionato è cominciato con le blasonate, vecchie e nuove, vittoriose  ad eccezione della Lazio di Sarri troppo dedito alle caccole. La Juve m'è parsa la più viva e determinata. E se fosse un duello storico il leit motiv dello scudetto? Buon campionato a tutti.        Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-08-23T21:00:00ZNAPOLI - Permettete? E' un vero sfizio scrivere il mio "Golazo" per i campioni d'Italia, 33 anni dopo. Io che di scudetti ne ho visti vincere 3, tutti quelli che gli azzurri hanno conquistato. Con Lui, e l'ultimo con la Grande Bellezza. Estate di bollori e di qualche dispettuccio. Perché carta canta e le postille sono soprani. Il Pelato di Certaldo passa da un azzurro all'altro, nessun periodo sabbatico. Un colpo di teatro, come quello del Mancio che ha lasciato con una pec e la situazione era diventata gravina a pochi giorni dagli eventi seri. Non so se Spalletti è patriota (di questi tempi!) comunque l'Italia ha chiamato e lui ha detto sì. E ha fatto bene perché la Nazionale è un bene comune, come l'acqua, anzi di più perché non si paga la bolletta. Soltanto il Mago di Certaldo ha le qualità giuste per riportare gli azzurri del calcio al mondiale dal quale manchiamo da troppi anni. Auguri! Ed auguri anche a Garcia subentrato sulla panchina dei campioni d'Italia, una panchina che scotta. Perché ripetersi non è mai semplice. Ma soprattutto è difficile fare meglio del recente passato, periodo in cui il Napoli ha scritto record su record, stracciando un campionato senza pathos, per tutte le altre contendenti. Però, mai dire mai. Garcia è un tecnico di valore che conosce bene le insidie della serie A. Poi, sa costruire. Tant'è vero che a Roma eresse una chiesa al centro del villaggio. Già qualcosa di diverso s'è notato nel suo primo Napoli. Ad esempio una difesa meno alta, fors'anche perché gli manca il coreano e Natan è tutto da scoprire. Come Cajuste che m'è parso dotato ma lentino. Chi continua a fare sconquassi (per gli avversari) è Osimhen sempre più bomber. Infine, credo che Raspadori verrà utilizzato più spesso e nella posizione a lui più congeniale che non è certamente quella di esterno. Il campionato è cominciato con le blasonate, vecchie e nuove, vittoriose  ad eccezione della Lazio di Sarri troppo dedito alle caccole. La Juve m'è parsa la più viva e determinata. E se fosse un duello storico il leit motiv dello scudetto? Buon campionato a tutti.        Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171321813GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, finita la festa, si decide"NAPOLI - Consumata la festa, ora è proprio tutto finito, va in archivio l'annata della grande cavalcata, dello scudetto arcivinto trentatré anni dopo. Canti e balletti, alcuni abbastanza trash, nel tempio di Diego e vera festa per le vie di tutta Napoli. C'è stato un corto circuito nella organizzazione del saluto post consegna della coppa ai campioni d'Italia. Forse, sarebbe stato più bello attraversare la città su un bus scoperto perché l'abbraccio con i protagonisti della grande bellezza sarebbe stato totale e non limitato a pochi eletti. Che poi si son dovuti accontentare di vedere di spalle gli artisti (!) in passerella e di osservarli de visu sugli schermi, mah! E' andata, oramai. E sono andati via l'artefice massimo del tricolore, il filosofo di Certaldo che s'è tatuato il sentimento, e probabilmente quel Kim che è stato l'autentica rivelazione insieme col giovin signore venuto dall'Est. Ora comincia il difficile, il momento in cui si deve decidere hic et nunc della stabilità del presente e la proiezione verso un futuro che si spera ancora vincente. A cominciare dal tecnico che dovrà guidare la squadra campione d'Italia. Chi verrà dopo Lucianone? Già da un po' di tempo è cominciato il toto-allenatore, snocciolati diversi nomi. Il più gettonato è quello di Italiano che è un figlio di Zeman, bravo nella fase d'attacco, distratto - diciamo così - in quella difensiva. E che comunque ha il vantaggio di conoscere l'italico calcio rispetto ad un tecnico straniero a meno che la scelta non cada su di un santone navigato. Molto improbabile. E' la spina dorsale della squadra che dà da pensare. Okay il portiere, Meret, via il centrale più forte del campionato (?), e non solo, in bilico Osimhen il superbomber ricercato dai ricchi club della Premier. Se dovesse andar via anche Zolla Gialla la squadra campione s'indebolirebbe di molto, a meno che Aurelio Primo non abbia già individuato altri due assi vincenti. Non resta che attendere. Questo meraviglioso gruppo azzurro sarebbe destinato ad aprire un ciclo, sempreché non perda troppi pezzi da novanta. Buona estate.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-06-07T14:00:00ZNAPOLI - Consumata la festa, ora è proprio tutto finito, va in archivio l'annata della grande cavalcata, dello scudetto arcivinto trentatré anni dopo. Canti e balletti, alcuni abbastanza trash, nel tempio di Diego e vera festa per le vie di tutta Napoli. C'è stato un corto circuito nella organizzazione del saluto post consegna della coppa ai campioni d'Italia. Forse, sarebbe stato più bello attraversare la città su un bus scoperto perché l'abbraccio con i protagonisti della grande bellezza sarebbe stato totale e non limitato a pochi eletti. Che poi si son dovuti accontentare di vedere di spalle gli artisti (!) in passerella e di osservarli de visu sugli schermi, mah! E' andata, oramai. E sono andati via l'artefice massimo del tricolore, il filosofo di Certaldo che s'è tatuato il sentimento, e probabilmente quel Kim che è stato l'autentica rivelazione insieme col giovin signore venuto dall'Est. Ora comincia il difficile, il momento in cui si deve decidere hic et nunc della stabilità del presente e la proiezione verso un futuro che si spera ancora vincente. A cominciare dal tecnico che dovrà guidare la squadra campione d'Italia. Chi verrà dopo Lucianone? Già da un po' di tempo è cominciato il toto-allenatore, snocciolati diversi nomi. Il più gettonato è quello di Italiano che è un figlio di Zeman, bravo nella fase d'attacco, distratto - diciamo così - in quella difensiva. E che comunque ha il vantaggio di conoscere l'italico calcio rispetto ad un tecnico straniero a meno che la scelta non cada su di un santone navigato. Molto improbabile. E' la spina dorsale della squadra che dà da pensare. Okay il portiere, Meret, via il centrale più forte del campionato (?), e non solo, in bilico Osimhen il superbomber ricercato dai ricchi club della Premier. Se dovesse andar via anche Zolla Gialla la squadra campione s'indebolirebbe di molto, a meno che Aurelio Primo non abbia già individuato altri due assi vincenti. Non resta che attendere. Questo meraviglioso gruppo azzurro sarebbe destinato ad aprire un ciclo, sempreché non perda troppi pezzi da novanta. Buona estate.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171320280GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Napoli, ad maiora"NAPOLI - Ci avviamo all'ultimo atto, che poi non è così perché nel mondo del pallone non ci si può mai fermare. La prima contro l'ultima. Il Napoli campione contro la Samp che fu di Boskov, Vialli e Mancini e che ha appena cambiato padrone, lo so che è un brutto termine ma i fatti stanno così. Zeppo il Maradona, ancora una volta. Una festa prima dello spettacolo di piazza, delle piazze, da irradiare in mezzo mondo. Una festa che farà da contorno ad un addio annunciato, quello del filosofo di Certaldo (inchino per favore) dopo due anni di insegnamenti conclusi col botto dello scudetto che mancava da 33 anni. Per quanto concerne Giuntoli, chissà. Ci si chiede se mai potrà aprirsi un ciclo e mi chiedo se non sia già stato aperto quasi tre lustri fa, insomma le quattordici partecipazioni consecutive alla Champions non mi pare che siano bruscolini. Somma laude, va detto. E però il momento potrebbe anche rivelarsi delicato se la storia diventasse fantasia. Ultime bottiglie di champagne da stappare e sia, anche se preferirei il favoloso vino della terra del favoloso Kvara. Piedi per terra, insomma. C'è un solo uomo al comando, Aurelio Primo. Caro presidente, accolga questi miei umili consigli dettati dall'esperienza. 1) Dopo la giusta esaltazione e gli interventi fiume in TV, si chiuda nel suo celebrato silenzio - l'ha fatto spesso - ed operi come soltanto lei sa fare. 2) Non pretenda di fare anche il tecnico, non esiste soltanto il 4-3-3. E poi gli uomini contano più degli schemi. 3) Peccato che non sia riuscito a convincere Luis Enrique (oppure sì?), ottimo tecnico e, soprattutto, nobile uomo. 4) Non pretenda da solo di cambiare il calcio: partite senza intervallo (e come farebbe l'amico Caressa senza il tè caldo!) e ragazzini a scuola di schemi: già ci pensano gli istruttori a riempirgli la testa di numeri e infatti è dovuto andare in Georgia per cogliere il fiore della tecnica pura. 5) Cerchi di non inimicarsi le istituzioni - anche quelle di casa - perché certamente saprà che l'uso di un bene (lo stadio) è una cosa e la concessione tutt'altra cosa. E comunque grazie di tutto e soprattutto per questa annata trionfale che resterà scolpita nella storia del nostro calcio. Ad maiora.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-06-01T10:00:00ZNAPOLI - Ci avviamo all'ultimo atto, che poi non è così perché nel mondo del pallone non ci si può mai fermare. La prima contro l'ultima. Il Napoli campione contro la Samp che fu di Boskov, Vialli e Mancini e che ha appena cambiato padrone, lo so che è un brutto termine ma i fatti stanno così. Zeppo il Maradona, ancora una volta. Una festa prima dello spettacolo di piazza, delle piazze, da irradiare in mezzo mondo. Una festa che farà da contorno ad un addio annunciato, quello del filosofo di Certaldo (inchino per favore) dopo due anni di insegnamenti conclusi col botto dello scudetto che mancava da 33 anni. Per quanto concerne Giuntoli, chissà. Ci si chiede se mai potrà aprirsi un ciclo e mi chiedo se non sia già stato aperto quasi tre lustri fa, insomma le quattordici partecipazioni consecutive alla Champions non mi pare che siano bruscolini. Somma laude, va detto. E però il momento potrebbe anche rivelarsi delicato se la storia diventasse fantasia. Ultime bottiglie di champagne da stappare e sia, anche se preferirei il favoloso vino della terra del favoloso Kvara. Piedi per terra, insomma. C'è un solo uomo al comando, Aurelio Primo. Caro presidente, accolga questi miei umili consigli dettati dall'esperienza. 1) Dopo la giusta esaltazione e gli interventi fiume in TV, si chiuda nel suo celebrato silenzio - l'ha fatto spesso - ed operi come soltanto lei sa fare. 2) Non pretenda di fare anche il tecnico, non esiste soltanto il 4-3-3. E poi gli uomini contano più degli schemi. 3) Peccato che non sia riuscito a convincere Luis Enrique (oppure sì?), ottimo tecnico e, soprattutto, nobile uomo. 4) Non pretenda da solo di cambiare il calcio: partite senza intervallo (e come farebbe l'amico Caressa senza il tè caldo!) e ragazzini a scuola di schemi: già ci pensano gli istruttori a riempirgli la testa di numeri e infatti è dovuto andare in Georgia per cogliere il fiore della tecnica pura. 5) Cerchi di non inimicarsi le istituzioni - anche quelle di casa - perché certamente saprà che l'uso di un bene (lo stadio) è una cosa e la concessione tutt'altra cosa. E comunque grazie di tutto e soprattutto per questa annata trionfale che resterà scolpita nella storia del nostro calcio. Ad maiora.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171318472GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, chi verrà dopo di lui?"NAPOLI - E ora chi verrà dopo di lui? Chi sarà il sostituto del tecnico campione d'Italia? E chi tirerà le fila della campagna acquisti? Chi sarà il nuovo direttore sportivo? Perché non si può godere pienamente di una felicità scoppiata 33 anni dopo? Stanchezza no, né Spalletti né Giuntoli hanno lavorato in miniera. Tensione sì, è naturale quando si cerca di dare il massimo nel proprio mestiere. Appagamento senz'altro. Hai toccato il cielo con un dito e sai, prevedi, che difficilmente potrai andare oltre. Peccato, la festa appena cominciata è già finita, gli amici se ne vanno. E' stato tutto molto bello, ma sopraggiunge un velo di tristezza. Nuovi orizzonti, nuove sfide, stavolta non è questione di vil denaro. Forse, almeno per il Pelato di Certaldo, s'è trattato di tempistica, di una speranza venuta meno: rivedere contratto e tutto il resto, il futuro, durante il periodo del mondiale qatariota. Quel mancato venirsi incontro potrebbe essere stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Probabilmente il tecnico si concederà un anno sabbatico. Probabilmente il d.s. che ha vestito d'azzurro Osimhen, Kvara e Kim, i suoi capolavori, sarà stato attratto da una nuova sfida: la ricostruzione di una grande decaduta. Resta un uomo solo al comando, Aurelio Primo. Almeno per ora. Sono queste le situazioni in cui il presidente ama districarsi. Probabilmente ha già un asso nella manica per la panchina. Difficilmente, si lascia cogliere del tutto impreparato. Avrà già subdorato qualcosa prima, durante e subito dopo i giorni della gloria. Ed avrà allacciato i primi contatti con qualche santone straniero, probabilmente in terra di Spagna o d'Inghilterra. E se l'annuncerà proprio nel giorno della gran festa programmata ai primi di giugno? Intanto, un altro record s'è aggiunto agli altri: con lo scalpo preso ai nerazzurri cinesi di mister Spiaze non c'è stata una squadra che non sia stata messa sotto almeno una volta dal meraviglioso Napoli della grande cavalcata verso il tricolore. E' stato bello davvero. Anche se la festa appena cominciata è già finita e gli amici se ne vanno.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-05-24T21:00:00ZNAPOLI - E ora chi verrà dopo di lui? Chi sarà il sostituto del tecnico campione d'Italia? E chi tirerà le fila della campagna acquisti? Chi sarà il nuovo direttore sportivo? Perché non si può godere pienamente di una felicità scoppiata 33 anni dopo? Stanchezza no, né Spalletti né Giuntoli hanno lavorato in miniera. Tensione sì, è naturale quando si cerca di dare il massimo nel proprio mestiere. Appagamento senz'altro. Hai toccato il cielo con un dito e sai, prevedi, che difficilmente potrai andare oltre. Peccato, la festa appena cominciata è già finita, gli amici se ne vanno. E' stato tutto molto bello, ma sopraggiunge un velo di tristezza. Nuovi orizzonti, nuove sfide, stavolta non è questione di vil denaro. Forse, almeno per il Pelato di Certaldo, s'è trattato di tempistica, di una speranza venuta meno: rivedere contratto e tutto il resto, il futuro, durante il periodo del mondiale qatariota. Quel mancato venirsi incontro potrebbe essere stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Probabilmente il tecnico si concederà un anno sabbatico. Probabilmente il d.s. che ha vestito d'azzurro Osimhen, Kvara e Kim, i suoi capolavori, sarà stato attratto da una nuova sfida: la ricostruzione di una grande decaduta. Resta un uomo solo al comando, Aurelio Primo. Almeno per ora. Sono queste le situazioni in cui il presidente ama districarsi. Probabilmente ha già un asso nella manica per la panchina. Difficilmente, si lascia cogliere del tutto impreparato. Avrà già subdorato qualcosa prima, durante e subito dopo i giorni della gloria. Ed avrà allacciato i primi contatti con qualche santone straniero, probabilmente in terra di Spagna o d'Inghilterra. E se l'annuncerà proprio nel giorno della gran festa programmata ai primi di giugno? Intanto, un altro record s'è aggiunto agli altri: con lo scalpo preso ai nerazzurri cinesi di mister Spiaze non c'è stata una squadra che non sia stata messa sotto almeno una volta dal meraviglioso Napoli della grande cavalcata verso il tricolore. E' stato bello davvero. Anche se la festa appena cominciata è già finita e gli amici se ne vanno.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171316523GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, un altro piccolo sforzo"NAPOLI - Dalle stelle dello scudetto vinto prima del tempo al box dell'autodromo di Monza. Dal brio andante al motore in panne e alti lai raggiungono il cielo grigio di questo maggio che irrora le prime rose infreddolite. Ragioniamo. Ci sta tutta l'uggia del tifoso - e penso a quanti hanno viaggiato fin sotto casa della monaca - che avrebbe voluto vedere il solito Napoli. Nel contempo pare eccessiva la critica tout court. In medio stat virtus, diamine e mi perdonino i latini. Quando si domina e si vince un torneo con largo anticipo è fisiologico, umano che ci si rilassi. E poi, dopo quel po' po' di festeggiamenti! E' come se un rocciatore che arrivi in cima alla vetta decida di salire verso il cielo, non ne avrebbe più la forza, ammesso che si possa fare. Anche la Madama guidata da Sarri vinse il titolo in largo anticipo e perse quasi tutte le restanti partite. Ora però c'è un distinguo da fare. La squadra azzurra, fresca di scudetto, ma dopo 33 anni, dovrebbe avere dentro ancora un pizzico di sacro furore, per blindare ad esempio il trono di bomber di Osimhen insidiato dall'interista Lautaro che insegue a tre lunghezze e che si avvale di una squadra attualmente in smagliante forma. E guarda caso, che cosa ti riserva il calendario asimmetrico? La sfida con la Beneamata cinese. Occasione ghiotta per pareggiare i conti - la prima sconfitta in campionato fu proprio ad opera dei nerazzurri - e per far sì che Osimhen torni al gol. Purché Zolla Gialla non sia lasciato solo come accaduto in avvio in quel di Monza. E qui non posso esimermi dal valutare negativamente le scelte di formazione operate dal Pelato di Certaldo che mi hanno riportato alla mente quelle compiute in occasione del match di coppa Italia con la Cremonese che costarono l'eliminazione mentre c'era tutto il dovere - e l'avversario comodo - di andare avanti. Mi attendo domenica, in un Maradona ancora pieno e festante e sventolante, che gli azzurri tornino a giocare con lucidità. Per abituarsi anche ai successi, alla voglia matta di arrivare in ogni dove, di programmare ambizioni su ambizioni. Del resto, lo stesso Aurelio Primo ha sentenziato: ora la Champions! Sempreché si rinforzi ulteriormente l'organico, in particolare in alcuni ruoli chiave: un alter ego di Lobotka, ad esempio, che è stato il metronomo stupendo di una squadra meravigliosa, finito stremato sui garretti. Un altro piccolo sforzo, cari azzurri. Suonategliele alla squadra dei cinesi guidata da Mister Spiaze!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-05-17T20:00:00ZNAPOLI - Dalle stelle dello scudetto vinto prima del tempo al box dell'autodromo di Monza. Dal brio andante al motore in panne e alti lai raggiungono il cielo grigio di questo maggio che irrora le prime rose infreddolite. Ragioniamo. Ci sta tutta l'uggia del tifoso - e penso a quanti hanno viaggiato fin sotto casa della monaca - che avrebbe voluto vedere il solito Napoli. Nel contempo pare eccessiva la critica tout court. In medio stat virtus, diamine e mi perdonino i latini. Quando si domina e si vince un torneo con largo anticipo è fisiologico, umano che ci si rilassi. E poi, dopo quel po' po' di festeggiamenti! E' come se un rocciatore che arrivi in cima alla vetta decida di salire verso il cielo, non ne avrebbe più la forza, ammesso che si possa fare. Anche la Madama guidata da Sarri vinse il titolo in largo anticipo e perse quasi tutte le restanti partite. Ora però c'è un distinguo da fare. La squadra azzurra, fresca di scudetto, ma dopo 33 anni, dovrebbe avere dentro ancora un pizzico di sacro furore, per blindare ad esempio il trono di bomber di Osimhen insidiato dall'interista Lautaro che insegue a tre lunghezze e che si avvale di una squadra attualmente in smagliante forma. E guarda caso, che cosa ti riserva il calendario asimmetrico? La sfida con la Beneamata cinese. Occasione ghiotta per pareggiare i conti - la prima sconfitta in campionato fu proprio ad opera dei nerazzurri - e per far sì che Osimhen torni al gol. Purché Zolla Gialla non sia lasciato solo come accaduto in avvio in quel di Monza. E qui non posso esimermi dal valutare negativamente le scelte di formazione operate dal Pelato di Certaldo che mi hanno riportato alla mente quelle compiute in occasione del match di coppa Italia con la Cremonese che costarono l'eliminazione mentre c'era tutto il dovere - e l'avversario comodo - di andare avanti. Mi attendo domenica, in un Maradona ancora pieno e festante e sventolante, che gli azzurri tornino a giocare con lucidità. Per abituarsi anche ai successi, alla voglia matta di arrivare in ogni dove, di programmare ambizioni su ambizioni. Del resto, lo stesso Aurelio Primo ha sentenziato: ora la Champions! Sempreché si rinforzi ulteriormente l'organico, in particolare in alcuni ruoli chiave: un alter ego di Lobotka, ad esempio, che è stato il metronomo stupendo di una squadra meravigliosa, finito stremato sui garretti. Un altro piccolo sforzo, cari azzurri. Suonategliele alla squadra dei cinesi guidata da Mister Spiaze!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171315132GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli al centro del mondo"NAPOLI - E infine venne il giorno del tricolore. A cinque giornate dalla fine del campionato. Nell'ora vespertina della prima domenica di maggio. Avversaria la Fiorentina del gentile pasillo. Come quel 10 maggio del 1987, che sancì la vittoria del primo scudetto. A Napoli piace cogliere le viole. Gioco, partita e incontro col rigore secondo di Osimhen il re dei bomber. Poi, lo spettacolo più entusiasmante: i canti, lo sventolare delle bandiere, la passerella dei campioni, le voci canore, le lacrime di gioia, la commozione del Pelato di Certaldo, il verbo di Aurelio Primo, lo sketch di Tommaso Starace (mi mancano i suoi caffè). E dai Paesi più lontani, ma vicini col cuore, le mani tese a festeggiare all'unisono. Nelle piazze e per le strade, Napoli ripresa e ritratta da cameramen venuti da ogni dove. L'internazionalizzazione di una gioia pregustata a lungo. Spalleggiati da migliaia di stranieri con magliette azzurre indosso. Napoli al centro del mondo e chi se ne frega se ad una quarantina di chilometri c'è stato il silenzio del rancore e dell'invidia. Il Napoli ha vinto, dominato sul campo. Napoli ha stravinto per la sua civiltà. Ci avevano consigliato il modo in cui avremmo dovuto festeggiare, pensate un po'. Raccomandazioni dettate dal fele. Da quella spocchia tutta nordica di gente che ha poca memoria e, soprattutto, scarsa conoscenza della storia di una città che è stata capitale in Europa. Dei suoi abitanti dediti al carpe diem che non vuol dire starsene con le mani sul grembo a prendere il sole, ma contezza che la vita va vissuta con lentezza filosofica che induce al pensiero, lontana dalla mentalità della finanza creativa che molto crea e tutto distrugge. E' stata la primavera del risveglio dei sentimenti e dell'orgoglio in un periodo di maledetta primavera, tardiva e fredda. S'è vinto un campionato alla settentrionale, che sfizio!, programmando, investendo senza fare follie, con la fantasia al potere. Chi ha avuto la ventura di assistere, partecipare ai tre scudetti nell'arco temporale di trentasei anni, avrà notato quanto diverse siano state le simbiosi squadra-città. La Napoli del primo scudetto e quella della guerra di camorra. La Napoli del secondo scudetto e quella della crisi dei rifiuti. La Napoli del terzo scudetto e quella del rinascimento, culturale soprattutto. Ed economico, grazie ai turisti italiani e stranieri che da qualche anno desiderano vivere la città, non considerandola - come accadeva poco tempo fa - luogo di smistamento per le divine costiere e le isole. Taccio sulle voci di dentro che parlano di addii in società e nel team. Carpe diem, vivo il momento. Dico soltanto: grazie ragazzi, grazie Napoli.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-05-10T21:00:00ZNAPOLI - E infine venne il giorno del tricolore. A cinque giornate dalla fine del campionato. Nell'ora vespertina della prima domenica di maggio. Avversaria la Fiorentina del gentile pasillo. Come quel 10 maggio del 1987, che sancì la vittoria del primo scudetto. A Napoli piace cogliere le viole. Gioco, partita e incontro col rigore secondo di Osimhen il re dei bomber. Poi, lo spettacolo più entusiasmante: i canti, lo sventolare delle bandiere, la passerella dei campioni, le voci canore, le lacrime di gioia, la commozione del Pelato di Certaldo, il verbo di Aurelio Primo, lo sketch di Tommaso Starace (mi mancano i suoi caffè). E dai Paesi più lontani, ma vicini col cuore, le mani tese a festeggiare all'unisono. Nelle piazze e per le strade, Napoli ripresa e ritratta da cameramen venuti da ogni dove. L'internazionalizzazione di una gioia pregustata a lungo. Spalleggiati da migliaia di stranieri con magliette azzurre indosso. Napoli al centro del mondo e chi se ne frega se ad una quarantina di chilometri c'è stato il silenzio del rancore e dell'invidia. Il Napoli ha vinto, dominato sul campo. Napoli ha stravinto per la sua civiltà. Ci avevano consigliato il modo in cui avremmo dovuto festeggiare, pensate un po'. Raccomandazioni dettate dal fele. Da quella spocchia tutta nordica di gente che ha poca memoria e, soprattutto, scarsa conoscenza della storia di una città che è stata capitale in Europa. Dei suoi abitanti dediti al carpe diem che non vuol dire starsene con le mani sul grembo a prendere il sole, ma contezza che la vita va vissuta con lentezza filosofica che induce al pensiero, lontana dalla mentalità della finanza creativa che molto crea e tutto distrugge. E' stata la primavera del risveglio dei sentimenti e dell'orgoglio in un periodo di maledetta primavera, tardiva e fredda. S'è vinto un campionato alla settentrionale, che sfizio!, programmando, investendo senza fare follie, con la fantasia al potere. Chi ha avuto la ventura di assistere, partecipare ai tre scudetti nell'arco temporale di trentasei anni, avrà notato quanto diverse siano state le simbiosi squadra-città. La Napoli del primo scudetto e quella della guerra di camorra. La Napoli del secondo scudetto e quella della crisi dei rifiuti. La Napoli del terzo scudetto e quella del rinascimento, culturale soprattutto. Ed economico, grazie ai turisti italiani e stranieri che da qualche anno desiderano vivere la città, non considerandola - come accadeva poco tempo fa - luogo di smistamento per le divine costiere e le isole. Taccio sulle voci di dentro che parlano di addii in società e nel team. Carpe diem, vivo il momento. Dico soltanto: grazie ragazzi, grazie Napoli.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171313345GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, una giornata davvero particolare"NAPOLI - Nell'ultimo giorno di un aprile freddo e incostante, maledetta primavera, l'ultimo atto non è andato in scena. E' stata la mano di Dia, il piede in verità. La festa ch'era appena cominciata era già finita (Sergio Endrigo e Roberto Carlos), vabbè rimandata, sospesa come un caffè al bar per gli amici. La giornata era stata davvero particolare e Scola non c'entra. Nessun ragù era stato lasciato a pipitiare nelle pentole di terracotta nelle case con balconi e finestre illustrate dalle immagini iconiche degli eroi del pallone. Si era per strada come marinai a trovare il vento giusto per far gonfiare i vessilli e con il pensiero a Milano, che lavora e opera, dove la Lazio dell'ex comandante affrontava la squadra delle scatole cinesi con debiti riposti un po' qua un po' là. Ed era andata più che bene la mattinata della giornata particolare. Perché Mister Spiaze, l'Inzaghino di tutti i piagnistei possibili aveva sdoganato Lautaro Martinez detto il toro che aveva contribuito a ribaltare la Lazio diventata di punto in bianco Lazietta, senza aquile a volteggiarle sul capo, ch'era passata in vantaggio con un gol samba di Felipe Anderson, brasiliano, of course. Il tempio di Diego era stracolmo e vociante, sicuro di sé e canterino. Chi era fuori, tutt'intorno, e nelle piazze e nei vicoli e nelle strade, era in trepidante attesa del biblico annuncio, l'urlo del gol. Dagli altoparlanti usciva il possente Vincerò della Turandot di Puccini. Ora, non restava altro da fare che ridurre alla ragione, nel derby della Campania Felix, i cugini granata, famigliari serpenti e figli di Arechi il duca longobardo. Bastava questo e il popolo azzurro avrebbe sciamato felice. E invece Dia avrebbe risposto a Olivera, uruguayano di garra charrua e niente. Urli sospesi. Agli azzurri, stanchi per il tempo sospeso a rincorrere l'ultimo sigillo per lo scudetto, toccherà ricomporsi nella terra furlana, abitata da gente storicamente tosta e l'anomala giornata di un giovedì qualsiasi. Recondita armonia. Sempre Giacomino (il mio Puccini), che Dio l'abbia in gloria.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-05-03T10:15:00ZNAPOLI - Nell'ultimo giorno di un aprile freddo e incostante, maledetta primavera, l'ultimo atto non è andato in scena. E' stata la mano di Dia, il piede in verità. La festa ch'era appena cominciata era già finita (Sergio Endrigo e Roberto Carlos), vabbè rimandata, sospesa come un caffè al bar per gli amici. La giornata era stata davvero particolare e Scola non c'entra. Nessun ragù era stato lasciato a pipitiare nelle pentole di terracotta nelle case con balconi e finestre illustrate dalle immagini iconiche degli eroi del pallone. Si era per strada come marinai a trovare il vento giusto per far gonfiare i vessilli e con il pensiero a Milano, che lavora e opera, dove la Lazio dell'ex comandante affrontava la squadra delle scatole cinesi con debiti riposti un po' qua un po' là. Ed era andata più che bene la mattinata della giornata particolare. Perché Mister Spiaze, l'Inzaghino di tutti i piagnistei possibili aveva sdoganato Lautaro Martinez detto il toro che aveva contribuito a ribaltare la Lazio diventata di punto in bianco Lazietta, senza aquile a volteggiarle sul capo, ch'era passata in vantaggio con un gol samba di Felipe Anderson, brasiliano, of course. Il tempio di Diego era stracolmo e vociante, sicuro di sé e canterino. Chi era fuori, tutt'intorno, e nelle piazze e nei vicoli e nelle strade, era in trepidante attesa del biblico annuncio, l'urlo del gol. Dagli altoparlanti usciva il possente Vincerò della Turandot di Puccini. Ora, non restava altro da fare che ridurre alla ragione, nel derby della Campania Felix, i cugini granata, famigliari serpenti e figli di Arechi il duca longobardo. Bastava questo e il popolo azzurro avrebbe sciamato felice. E invece Dia avrebbe risposto a Olivera, uruguayano di garra charrua e niente. Urli sospesi. Agli azzurri, stanchi per il tempo sospeso a rincorrere l'ultimo sigillo per lo scudetto, toccherà ricomporsi nella terra furlana, abitata da gente storicamente tosta e l'anomala giornata di un giovedì qualsiasi. Recondita armonia. Sempre Giacomino (il mio Puccini), che Dio l'abbia in gloria.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171311673GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!"NAPOLI - Ad un passo dal cielo, forse due, su un cammino coperto di serti d'alloro ch'erano il premio che si dava ai vincitori di Olimpia. Poi, la festa potrà cominciare, il carnevale della felicità al quale parteciperanno anche i turisti per caso. Perché lo scudetto numero tre, dopo trentatré anni d'attesa, è un evento che incuriosisce, al quale desiderano partecipare anche gli "stranieri". Un volano al rinascimento culturale che la città sta vivendo da tempo, anche se tanto c'è ancora da fare per trasporti e ricettività. Soltanto lo spirito d'accoglienza non basta più a Napoli, sempre più capitale del Sud. Festeggiamenti ufficiali che rincorreranno le iniziative non codificate, la gioia non può essere incanalata sui binari della rigidità. Viola Ardone scrive che le figure dei calciatori azzurri, che si confondono con le immagini dei santi e che si rincorrono da balcone a balcone per i vicoli, parlano di un'attesa messianica di rinnovamento, un'attesa che cerca dentro al sogno del pallone nu' poco 'e pace e nu juorno nuovo che si chiamma libertà, come cantava Nino D'Angelo. La vittoria in campionato - che vaticinai sin dal tempo del presepe - non poteva essere suggellata se non a Torino, in casa della Madama. 22 aprile 2018, gol di Koulibaly, poi si perse qualcosa in una camera d'albergo. 23 aprile 2023, gol di Raspadori, stessa porta, lasciapassare definitivo verso la meta agognata. Zielinski era l'unico superstite di quella squadra teleguidata da Sarri. Alla rete di Raspa d'oro, tutti gli azzurri, panchinari compresi, hanno creato il monte della gioia. Soltanto il polacco non ha partecipato, è stramazzato a braccia aperte nel centro dell'area juventina, ebbro di felicità, scacciando l'incubo vissuto cinque anni prima. Una catena che ha trovato ultimo anello e catenaccio. Nella rete di Raspadori va còlta la nemesi, l'ordalia purificatrice. Jack era solo al momento di incrociare il sinistro vincente, l'uomo che avrebbe dovuto contrastarlo era steso nell'altra area, ad invocare da guitto un rigore inesistente. Un'ultima riflessione che spiega come lo stile Juve di questi ultimi anni sia stato sepolto sotto le macerie dell'unica cosa che conta è vincere. Gaetano Scirea, capitano di una Juve lontana, il Beckenbauer italiano, mai ammonito in carriera, una volta redarguì pubblicamente un compagno che s'era reso autore di un'entrata durissima. Avrebbe rampognato con durezza Gatti per quel pugno vigliacco a Kvara. Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-04-26T21:00:00ZNAPOLI - Ad un passo dal cielo, forse due, su un cammino coperto di serti d'alloro ch'erano il premio che si dava ai vincitori di Olimpia. Poi, la festa potrà cominciare, il carnevale della felicità al quale parteciperanno anche i turisti per caso. Perché lo scudetto numero tre, dopo trentatré anni d'attesa, è un evento che incuriosisce, al quale desiderano partecipare anche gli "stranieri". Un volano al rinascimento culturale che la città sta vivendo da tempo, anche se tanto c'è ancora da fare per trasporti e ricettività. Soltanto lo spirito d'accoglienza non basta più a Napoli, sempre più capitale del Sud. Festeggiamenti ufficiali che rincorreranno le iniziative non codificate, la gioia non può essere incanalata sui binari della rigidità. Viola Ardone scrive che le figure dei calciatori azzurri, che si confondono con le immagini dei santi e che si rincorrono da balcone a balcone per i vicoli, parlano di un'attesa messianica di rinnovamento, un'attesa che cerca dentro al sogno del pallone nu' poco 'e pace e nu juorno nuovo che si chiamma libertà, come cantava Nino D'Angelo. La vittoria in campionato - che vaticinai sin dal tempo del presepe - non poteva essere suggellata se non a Torino, in casa della Madama. 22 aprile 2018, gol di Koulibaly, poi si perse qualcosa in una camera d'albergo. 23 aprile 2023, gol di Raspadori, stessa porta, lasciapassare definitivo verso la meta agognata. Zielinski era l'unico superstite di quella squadra teleguidata da Sarri. Alla rete di Raspa d'oro, tutti gli azzurri, panchinari compresi, hanno creato il monte della gioia. Soltanto il polacco non ha partecipato, è stramazzato a braccia aperte nel centro dell'area juventina, ebbro di felicità, scacciando l'incubo vissuto cinque anni prima. Una catena che ha trovato ultimo anello e catenaccio. Nella rete di Raspadori va còlta la nemesi, l'ordalia purificatrice. Jack era solo al momento di incrociare il sinistro vincente, l'uomo che avrebbe dovuto contrastarlo era steso nell'altra area, ad invocare da guitto un rigore inesistente. Un'ultima riflessione che spiega come lo stile Juve di questi ultimi anni sia stato sepolto sotto le macerie dell'unica cosa che conta è vincere. Gaetano Scirea, capitano di una Juve lontana, il Beckenbauer italiano, mai ammonito in carriera, una volta redarguì pubblicamente un compagno che s'era reso autore di un'entrata durissima. Avrebbe rampognato con durezza Gatti per quel pugno vigliacco a Kvara. Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171310212GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, la vera tavola imbandita è un'altra ed ha la tovaglia tricolore"NAPOLI - Il rischio della felicità infinita non si corre più. Napoli saluta la Champions con mestizia unita ad orgoglio per il cammino fatto fino ad un passo dalle semifinali. Con la consapevolezza di aver fatto tremare, e battuti, squadroni di lignaggio, espressioni della nobiltà del calcio europeo. Giocando calcio champagne, mettendo in mostra i suoi gioielli. Da un Diavolo all'altro, passando per il Verona, una sconfitta e due pareggi. Come se si fosse inceppata qualche rotella nel meccanismo che sin qui aveva rasentato la perfezione. Al netto dei due arbitraggi di coppa, entrambi infausti, che hanno penalizzato gli azzurri e favorito i rossoneri. Per caso c'entra qualcosa il quarto di nobiltà? Per caso il vendicativo Ceferin si sia legato al dito le improvvide frasi pronunciate contro l'Uefa? A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso s'indovina, è stata una delle tante celebri frasi di Andreotti. A che cosa serve il Var se non dubita su un intervento "nascosto" come quello di Leao su Lozano? Troppe domande che non avranno mai una risposta. E, infine, l'atroce dubbio che Spalletti, nelle tre partite ravvicinate col Milan, si sia fatto incartare da padre Pioli che ha fatto giocare la sua creatura all'italiana. Con buona pace del disappunto del vate di Fusignano. Resto della convinzione che non tutti i mali vengono per nuocere e che si possano caricare le pile, scevri da pressioni psicologiche, e concentrarsi sul rush finale per il raggiungimento dello scopo primario: lo scudetto dopo 33 anni. Il fantastico percorso in coppa è stato come il classico appetito che vien mangiando. La tavola imbandita è un'altra ed ha la tovaglia tricolore. E' qui la felicità infinita. Domenica sera, sotto le stelle di Torino, sboccerà pure questa maledetta primavera, la partitissima della svolta. Il frutto che Koulibaly non riuscì a cogliere dall'albero più alto. Senza frenesìe perché il cultore delle vittorie di corto muso alzerà un muro ancora più alto di quanto non abbia fatto padre Pioli. Pelato di Certaldo, attento ai contropiede.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-04-20T21:55:00ZNAPOLI - Il rischio della felicità infinita non si corre più. Napoli saluta la Champions con mestizia unita ad orgoglio per il cammino fatto fino ad un passo dalle semifinali. Con la consapevolezza di aver fatto tremare, e battuti, squadroni di lignaggio, espressioni della nobiltà del calcio europeo. Giocando calcio champagne, mettendo in mostra i suoi gioielli. Da un Diavolo all'altro, passando per il Verona, una sconfitta e due pareggi. Come se si fosse inceppata qualche rotella nel meccanismo che sin qui aveva rasentato la perfezione. Al netto dei due arbitraggi di coppa, entrambi infausti, che hanno penalizzato gli azzurri e favorito i rossoneri. Per caso c'entra qualcosa il quarto di nobiltà? Per caso il vendicativo Ceferin si sia legato al dito le improvvide frasi pronunciate contro l'Uefa? A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso s'indovina, è stata una delle tante celebri frasi di Andreotti. A che cosa serve il Var se non dubita su un intervento "nascosto" come quello di Leao su Lozano? Troppe domande che non avranno mai una risposta. E, infine, l'atroce dubbio che Spalletti, nelle tre partite ravvicinate col Milan, si sia fatto incartare da padre Pioli che ha fatto giocare la sua creatura all'italiana. Con buona pace del disappunto del vate di Fusignano. Resto della convinzione che non tutti i mali vengono per nuocere e che si possano caricare le pile, scevri da pressioni psicologiche, e concentrarsi sul rush finale per il raggiungimento dello scopo primario: lo scudetto dopo 33 anni. Il fantastico percorso in coppa è stato come il classico appetito che vien mangiando. La tavola imbandita è un'altra ed ha la tovaglia tricolore. E' qui la felicità infinita. Domenica sera, sotto le stelle di Torino, sboccerà pure questa maledetta primavera, la partitissima della svolta. Il frutto che Koulibaly non riuscì a cogliere dall'albero più alto. Senza frenesìe perché il cultore delle vittorie di corto muso alzerà un muro ancora più alto di quanto non abbia fatto padre Pioli. Pelato di Certaldo, attento ai contropiede.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171308760GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, tra campionato e coppa, la storia infinita continua"NAPOLI - Tra campionato e coppa. Da un Milan all'altro. A mente fredda la storia infinita (Ende) continua. Il quarto scontro tra Ciuccio e Diavolo deciderà le sorti europee. Al Meazza sfida molto british, da brividi. Con Maignan più volte salvifico, Kvara sprecone in avvio e sarebbe stata tutta un'altra storia. Al Maradona salirà la febbre, vietato assumere le pillole di Ceferin, fanno male. Senza Kim (ahi!) e senza Anguissa (beh!), ma con Zolla Gialla. Centravanti squassante e vero, non come Elmas più falso che nueve. Fossi stato in Spalletti avrei contato quattro quattro due. Con Kvara e Lozano, o Zielinski, terminali. E vicini. Centrocampo e fasce, dove il Diavolo agita il forcone, meglio presidiate. Il Milan con l'uomo in più per più di venti minuti. Il Napoli con l'uomo in meno ancor prima dell'espulsione di Zambo. Azzurri con poca mente ma con tanto cuore, a lungo padroni del campo. Resta da capire quelle imbucate al centro (anche in campionato) di Brahim Diaz contro le quali ci deve pur essere un rimedio. Arbitro scarso, non ha determinato il risultato ma ha inciso. Impunito Leao reo di vilipendio alla bandierina. Troppo nervosismo nel finale. E tu Calabria che cos'altro avresti voluto avere? Dopo il poker patito in casa dal Diavolo, era carica di apprensioni e timori la trasferta di Lecce stupendamente barocca come i suoi sostenitori. Una buca o una voragine quella che aveva risucchiato i garretti apparsi stanchi dei magnifici azzurri? Niente, non era successo niente. Risultato classico, gol di Di Lorenzo il capitano che aveva di nuovo lustrato le mostrine e gentile omaggio del Gallo che cantò una volta sola nella settimana di passione. Sabato il Verona in casa. Per riprendere la fuga per la vittoria e caricarsi in vista ancora una volta del Diavolo. Più delicata la questione veronese. Perché avvicinerebbe ulteriormente la meta del lungo viaggio, più veritiero degli incroci di coppa figli spesso della sorte.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-04-13T21:25:00ZNAPOLI - Tra campionato e coppa. Da un Milan all'altro. A mente fredda la storia infinita (Ende) continua. Il quarto scontro tra Ciuccio e Diavolo deciderà le sorti europee. Al Meazza sfida molto british, da brividi. Con Maignan più volte salvifico, Kvara sprecone in avvio e sarebbe stata tutta un'altra storia. Al Maradona salirà la febbre, vietato assumere le pillole di Ceferin, fanno male. Senza Kim (ahi!) e senza Anguissa (beh!), ma con Zolla Gialla. Centravanti squassante e vero, non come Elmas più falso che nueve. Fossi stato in Spalletti avrei contato quattro quattro due. Con Kvara e Lozano, o Zielinski, terminali. E vicini. Centrocampo e fasce, dove il Diavolo agita il forcone, meglio presidiate. Il Milan con l'uomo in più per più di venti minuti. Il Napoli con l'uomo in meno ancor prima dell'espulsione di Zambo. Azzurri con poca mente ma con tanto cuore, a lungo padroni del campo. Resta da capire quelle imbucate al centro (anche in campionato) di Brahim Diaz contro le quali ci deve pur essere un rimedio. Arbitro scarso, non ha determinato il risultato ma ha inciso. Impunito Leao reo di vilipendio alla bandierina. Troppo nervosismo nel finale. E tu Calabria che cos'altro avresti voluto avere? Dopo il poker patito in casa dal Diavolo, era carica di apprensioni e timori la trasferta di Lecce stupendamente barocca come i suoi sostenitori. Una buca o una voragine quella che aveva risucchiato i garretti apparsi stanchi dei magnifici azzurri? Niente, non era successo niente. Risultato classico, gol di Di Lorenzo il capitano che aveva di nuovo lustrato le mostrine e gentile omaggio del Gallo che cantò una volta sola nella settimana di passione. Sabato il Verona in casa. Per riprendere la fuga per la vittoria e caricarsi in vista ancora una volta del Diavolo. Più delicata la questione veronese. Perché avvicinerebbe ulteriormente la meta del lungo viaggio, più veritiero degli incroci di coppa figli spesso della sorte.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171306703GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Napoli, meglio perdere una partita 4-0 che quattro partite 1-0"NAPOLI - Il mattino dopo la resa ai campioni d'Italia, Napoli s'è svegliata annuvolata e ventosa. Folate impetuose a smuovere pericolosamente i nastri della festa tesi da un palazzo all'altro, da muro a muro nei vicoli stretti e scuri che non finiscono mai. Un mormorìo di anime sperdute. Si chiedevano come mai i quasi certi campioni d'Italia avessero smarrito se stessi fino a tramutarsi in fantasmi. E si chiedevano anche come mai le zuffe curvaiole tra napoletani, o erano napolidi? E perché la città riesca, con vezzo antico, a non essere mai pienamente felice. Una partita di calcio si può perdere, la faccia no. La quasi manita dei ragazzi di padre Pioli sfuma al cospetto del delirio della vergogna. Ai limiti del caos primordiale nella sera oscura della domenica delle palme. Perciò, forse, ha arriso al reverendo e castigato il filosofo che ha toppato durante l'evento e dopo davanti ai microfoni: non so se si tratti di una buca o di una voragine! E se non lo sai tu chi mai lo potrà sapere? Chi mai ci potrà rendere edotti su di un crollo verticale, così inatteso? Mi aspettavo, piuttosto, una frase alla Boskov: meglio perdere una partita 4-0 che quattro partite 1-0. Sarebbe servita a scivolare su un sorriso e non a lasciare aperto l'uscio sulla stanza degli spettri. Sarebbero andati bene anche un j'accuse del tipo: "Non ci ho capito niente, scusatemi". O una reprimenda bella tosta, che so: "Dirò ai ragazzi di tornare sulla terra". E invece dubbi che si affastellano, atroci: Lobotka è un grande, ma soffre il marcatore che lo segue financo sotto la doccia, era capitato anche con Vecino (Lazio). Zielinski è colato nell'oro della tecnica ma è poco incline ad andare dove gli altri portano il cuore. Anguissa è roccia che s'è sbriciolata scossa da un movimento tellurico. Di Lorenzo, capitano di lungo corso ha strappato le stellette e ha disertato. La coppia centrale di difesa sembrava la banda del buco, Mario Rui in versione canterina davanti a Brahim Diaz (un fantasista che adoro da tempo) a sussurrargli "in ginocchio da te". Attacco smanioso in Kvara, approssimativo in Simeone, insufficiente in Politano e Lozano. Una catastrofe! Una secchiata d'acqua gelida che induce a riconsiderare la celebrata fortuna nel sorteggio dei quarti di nobiltà. Mi astenni tra pochi, facendo notare che la storia vincente pesa. E che il Ciuccio avrebbe dovuto innalzarsi facendo leva sull'entusiasmo derivante dalle imprese compiute in campionato e nel cammino europeo. Si partirà nella doppia sfida ai rossoneri con percentuali di qualificazione divise a metà. Sempreché il filosofo di Certaldo chiami in suo aiuto geologi esperti: buca o voragine? Tornerà a scalciare il Ciuccio, già nella Lecce stupendamente barocca. Ne sono certo. E' altro che mi turba, che mi lascia perplesso. Nel momento in cui tutti dovrebbero stare insieme, appassionatamente. Non sono mai stato tenero con Aurelio Primo, non ho mai avuto un debole per gli imperatori. E per chi pensa al 'vil' denaro, sognando dobloni d'oro come zio Paperone. Tanti anni fa, la Maradona Production scoprì falsi griffati. Ma Diego disse: "Facciamo conto che non abbiamo visto nulla". Biglietti carissimi, anche questo non va. Per tutto il resto sto con Aurelio Primo, soprattutto approvo l'idea dello stadio per le famiglie. Sì, ma quando? E per la festa annunciata, si vada tra la gente di Napoli. Dopo, magari, quella ad inviti.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-04-05T10:00:00ZNAPOLI - Il mattino dopo la resa ai campioni d'Italia, Napoli s'è svegliata annuvolata e ventosa. Folate impetuose a smuovere pericolosamente i nastri della festa tesi da un palazzo all'altro, da muro a muro nei vicoli stretti e scuri che non finiscono mai. Un mormorìo di anime sperdute. Si chiedevano come mai i quasi certi campioni d'Italia avessero smarrito se stessi fino a tramutarsi in fantasmi. E si chiedevano anche come mai le zuffe curvaiole tra napoletani, o erano napolidi? E perché la città riesca, con vezzo antico, a non essere mai pienamente felice. Una partita di calcio si può perdere, la faccia no. La quasi manita dei ragazzi di padre Pioli sfuma al cospetto del delirio della vergogna. Ai limiti del caos primordiale nella sera oscura della domenica delle palme. Perciò, forse, ha arriso al reverendo e castigato il filosofo che ha toppato durante l'evento e dopo davanti ai microfoni: non so se si tratti di una buca o di una voragine! E se non lo sai tu chi mai lo potrà sapere? Chi mai ci potrà rendere edotti su di un crollo verticale, così inatteso? Mi aspettavo, piuttosto, una frase alla Boskov: meglio perdere una partita 4-0 che quattro partite 1-0. Sarebbe servita a scivolare su un sorriso e non a lasciare aperto l'uscio sulla stanza degli spettri. Sarebbero andati bene anche un j'accuse del tipo: "Non ci ho capito niente, scusatemi". O una reprimenda bella tosta, che so: "Dirò ai ragazzi di tornare sulla terra". E invece dubbi che si affastellano, atroci: Lobotka è un grande, ma soffre il marcatore che lo segue financo sotto la doccia, era capitato anche con Vecino (Lazio). Zielinski è colato nell'oro della tecnica ma è poco incline ad andare dove gli altri portano il cuore. Anguissa è roccia che s'è sbriciolata scossa da un movimento tellurico. Di Lorenzo, capitano di lungo corso ha strappato le stellette e ha disertato. La coppia centrale di difesa sembrava la banda del buco, Mario Rui in versione canterina davanti a Brahim Diaz (un fantasista che adoro da tempo) a sussurrargli "in ginocchio da te". Attacco smanioso in Kvara, approssimativo in Simeone, insufficiente in Politano e Lozano. Una catastrofe! Una secchiata d'acqua gelida che induce a riconsiderare la celebrata fortuna nel sorteggio dei quarti di nobiltà. Mi astenni tra pochi, facendo notare che la storia vincente pesa. E che il Ciuccio avrebbe dovuto innalzarsi facendo leva sull'entusiasmo derivante dalle imprese compiute in campionato e nel cammino europeo. Si partirà nella doppia sfida ai rossoneri con percentuali di qualificazione divise a metà. Sempreché il filosofo di Certaldo chiami in suo aiuto geologi esperti: buca o voragine? Tornerà a scalciare il Ciuccio, già nella Lecce stupendamente barocca. Ne sono certo. E' altro che mi turba, che mi lascia perplesso. Nel momento in cui tutti dovrebbero stare insieme, appassionatamente. Non sono mai stato tenero con Aurelio Primo, non ho mai avuto un debole per gli imperatori. E per chi pensa al 'vil' denaro, sognando dobloni d'oro come zio Paperone. Tanti anni fa, la Maradona Production scoprì falsi griffati. Ma Diego disse: "Facciamo conto che non abbiamo visto nulla". Biglietti carissimi, anche questo non va. Per tutto il resto sto con Aurelio Primo, soprattutto approvo l'idea dello stadio per le famiglie. Sì, ma quando? E per la festa annunciata, si vada tra la gente di Napoli. Dopo, magari, quella ad inviti.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171304365GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, si insegue un sogno!"NAPOLI - L'altro azzurro ha deluso non poco. Ci si rituffa nell'azzurro di Partenope con rinnovato entusiasmo. La Nazionale, irriconoscibile per un tempo intero contro l'Inghilterra e per l'intero match con Malta - tant'è che ho pensato fosse la fiction L'isola dei noiosi - chiude i battenti fino a settembre e lascia il posto al campionato degli sfrattati. Oddio, non è che questa serie A azzannata dal Ciuccio sia granché stimolante ma tutto questo al tifoso interessa ben poco. C'è l'obiettivo da raggiungere, l'Evento da santificare con il libro mastro aggiornato. La città attende l'ora ics spasmodicamente, perché ha desiderio di "gridare" al mondo intero un entusiasmo che è ancora represso nonostante la scenografia si arricchisca ogni giorno di effigi, colori, nastri, festoni tesi da un palazzo all'altro, intrecciati tra alberi ancora mesti per l'inverno che ha appena ceduto il passo alla primavera, ancora fredda. Napoli è un teatro a cielo aperto, è stata sempre così. Basta poco perché i suoi abitanti salgano sul palcoscenico e recitino. Come se rileggessero, consapevoli o ignari, La vita è sogno, il dramma di Calderòn de la Barca che sosteneva che per fare teatro bastano due cose soltanto: quattro tavole di legno e una grande passione. Ci si avvia ad assistere alla trilogia del Diavolo. Tre volte contro il Milan campione d'Italia che sembra un povero diavolo. Dopo la sfida di domenica sera, le due in Champions con vista sul belvedere delle semifinali. Un passo alla volta, però. Con juicio, come si dice in castigliano. Perché le soste forzate spesso nascondono insidie. Sulla carta, o meglio analizzzando i valori tecnici e lo stato di forma, Napoli-Milan si configura come una passeggiata. Chissà quale formazione sceglierà padre Pioli, quale dei due grandi vecchi - Ibra, un tempo Ibracadabra e Giroud - dirotterà per primo sul viale della gioventù che brucia percorso da Zolla Gialla e da Kvara. Ma anche la sfida con la Cremonese nell'italica coppa avrebbe dovuto avere gli stessi connotati. Intanto, il cassiere azzurro se la ride sotto i baffi - in realtà non so se li abbia davvero - per un Maradona sold out con poltrone che scottano, come quelle in tribuna (220 euro per la Nisida, 340 per la Posillipo), non proprio bruscolini. Mettetevi comodi. Si ricomincia. Ah! dimenticavo: somma laude Luciano di Certaldo. Aurelio Primo, sotto i portici della Stoa di Castel Volturno, avrebbe voluto discettare sul rinnovo del contratto, ma il filosofo gli ha risposto così: non ora, inseguo un sogno!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-03-29T21:00:00ZNAPOLI - L'altro azzurro ha deluso non poco. Ci si rituffa nell'azzurro di Partenope con rinnovato entusiasmo. La Nazionale, irriconoscibile per un tempo intero contro l'Inghilterra e per l'intero match con Malta - tant'è che ho pensato fosse la fiction L'isola dei noiosi - chiude i battenti fino a settembre e lascia il posto al campionato degli sfrattati. Oddio, non è che questa serie A azzannata dal Ciuccio sia granché stimolante ma tutto questo al tifoso interessa ben poco. C'è l'obiettivo da raggiungere, l'Evento da santificare con il libro mastro aggiornato. La città attende l'ora ics spasmodicamente, perché ha desiderio di "gridare" al mondo intero un entusiasmo che è ancora represso nonostante la scenografia si arricchisca ogni giorno di effigi, colori, nastri, festoni tesi da un palazzo all'altro, intrecciati tra alberi ancora mesti per l'inverno che ha appena ceduto il passo alla primavera, ancora fredda. Napoli è un teatro a cielo aperto, è stata sempre così. Basta poco perché i suoi abitanti salgano sul palcoscenico e recitino. Come se rileggessero, consapevoli o ignari, La vita è sogno, il dramma di Calderòn de la Barca che sosteneva che per fare teatro bastano due cose soltanto: quattro tavole di legno e una grande passione. Ci si avvia ad assistere alla trilogia del Diavolo. Tre volte contro il Milan campione d'Italia che sembra un povero diavolo. Dopo la sfida di domenica sera, le due in Champions con vista sul belvedere delle semifinali. Un passo alla volta, però. Con juicio, come si dice in castigliano. Perché le soste forzate spesso nascondono insidie. Sulla carta, o meglio analizzzando i valori tecnici e lo stato di forma, Napoli-Milan si configura come una passeggiata. Chissà quale formazione sceglierà padre Pioli, quale dei due grandi vecchi - Ibra, un tempo Ibracadabra e Giroud - dirotterà per primo sul viale della gioventù che brucia percorso da Zolla Gialla e da Kvara. Ma anche la sfida con la Cremonese nell'italica coppa avrebbe dovuto avere gli stessi connotati. Intanto, il cassiere azzurro se la ride sotto i baffi - in realtà non so se li abbia davvero - per un Maradona sold out con poltrone che scottano, come quelle in tribuna (220 euro per la Nisida, 340 per la Posillipo), non proprio bruscolini. Mettetevi comodi. Si ricomincia. Ah! dimenticavo: somma laude Luciano di Certaldo. Aurelio Primo, sotto i portici della Stoa di Castel Volturno, avrebbe voluto discettare sul rinnovo del contratto, ma il filosofo gli ha risposto così: non ora, inseguo un sogno!     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171302776GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, il grande 'segreto' del gruppo"NAPOLI - E che cos'altro resta da dire su questa creatura bella e impossibile (per gli avversari)? Ho finito gli aggettivi. D'altronde li avevo usati quasi tutti un po' di tempo fa a corollario di una mia certezza: lo scudetto. Troppo facile uscire ora allo scoperto. Si sta preparando la festa, si stanno già stendendo gli azzurri teli da un balcone all'altro. Non solo nei vicoli bui e stretti che non finiscono mai (Carmela, che capolavoro!), ma addirittura nelle vie larghe, dal centro alla collina del Vomero. E non c'è scaramanzia che tenga come ha scritto l'amico Maurizio de Giovanni. Il gioco corale, i movimenti degli azzurri all'interno di situazioni sempre diverse, andrebbe studiato a Coverciano. Una tesi su questo Napoli per gli aspiranti tecnici del futuro. Al bando i termini coeso, ripartenza, palla scoperta (che noia!). Ci si riempie gli occhi alle giocate di Kvara ed ai gol di Zolla Gialla, d'accordo. Ma il grande segreto del Napoli è quello spirto guerrier ch'entro gli rugge, come ha ricordato il Grande Pelato di Certaldo al colto e all'inclita, citando quel "tutti dietro" appassionatamente dopo un corner nato male e successiva ripartenza del Sassuolo. Che sarebbe stata letale per una squadra normale, non per questa squadra monstre che disegna ghirigori mai fini a se stessi, che sprinta da pista olimpica, che dipinge reti di straordinaria bellezza. Una storia infinita sull'onda dell'entusiasmo e cavalcando il refolo di passione che spira dagli spalti. Lo 0-4 al Toro è stato l'ennesimo squillo di tromba indirizzato agli "sfrattati" dal campionato, sempre più impacciati, sempre più lontani, forse anche sempre più avviliti. I granata, solitamente tosti e fieri, al cospetto degli azzurri hanno finito col fare la figura che di solito fanno gli sparring partner delle partite in famiglia. Errori su errori, passaggi semplici sbagliati, gambe tremolanti. E' questo l'effetto che fa quando ti trovi davanti un avversario che ti sovrasta in tutto e che è alla ricerca spasmodica dell'impresa finale, passando attraverso le sfide di turno. Basta poco, un nonnulla per arrivare aritmeticamente al triangolino tricolore, il terzo, dopo trentatré anni. Intanto, la sosta. Spazio alla Nazionale che penare fa. Contro l'Inghilterra, a Napoli, almeno la curiosità di vedere all'opera (forse) Mateo Retegui il centravanti argentino naturalizzato italiano che il ct con la sciarpa ha convocato in questi tempi grami dell'Italia (in tutti i sensi). Poi, timbro finale e sfide Champions. Osimhen contro Haaland sarebbe da cose turche.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-03-22T22:00:00ZNAPOLI - E che cos'altro resta da dire su questa creatura bella e impossibile (per gli avversari)? Ho finito gli aggettivi. D'altronde li avevo usati quasi tutti un po' di tempo fa a corollario di una mia certezza: lo scudetto. Troppo facile uscire ora allo scoperto. Si sta preparando la festa, si stanno già stendendo gli azzurri teli da un balcone all'altro. Non solo nei vicoli bui e stretti che non finiscono mai (Carmela, che capolavoro!), ma addirittura nelle vie larghe, dal centro alla collina del Vomero. E non c'è scaramanzia che tenga come ha scritto l'amico Maurizio de Giovanni. Il gioco corale, i movimenti degli azzurri all'interno di situazioni sempre diverse, andrebbe studiato a Coverciano. Una tesi su questo Napoli per gli aspiranti tecnici del futuro. Al bando i termini coeso, ripartenza, palla scoperta (che noia!). Ci si riempie gli occhi alle giocate di Kvara ed ai gol di Zolla Gialla, d'accordo. Ma il grande segreto del Napoli è quello spirto guerrier ch'entro gli rugge, come ha ricordato il Grande Pelato di Certaldo al colto e all'inclita, citando quel "tutti dietro" appassionatamente dopo un corner nato male e successiva ripartenza del Sassuolo. Che sarebbe stata letale per una squadra normale, non per questa squadra monstre che disegna ghirigori mai fini a se stessi, che sprinta da pista olimpica, che dipinge reti di straordinaria bellezza. Una storia infinita sull'onda dell'entusiasmo e cavalcando il refolo di passione che spira dagli spalti. Lo 0-4 al Toro è stato l'ennesimo squillo di tromba indirizzato agli "sfrattati" dal campionato, sempre più impacciati, sempre più lontani, forse anche sempre più avviliti. I granata, solitamente tosti e fieri, al cospetto degli azzurri hanno finito col fare la figura che di solito fanno gli sparring partner delle partite in famiglia. Errori su errori, passaggi semplici sbagliati, gambe tremolanti. E' questo l'effetto che fa quando ti trovi davanti un avversario che ti sovrasta in tutto e che è alla ricerca spasmodica dell'impresa finale, passando attraverso le sfide di turno. Basta poco, un nonnulla per arrivare aritmeticamente al triangolino tricolore, il terzo, dopo trentatré anni. Intanto, la sosta. Spazio alla Nazionale che penare fa. Contro l'Inghilterra, a Napoli, almeno la curiosità di vedere all'opera (forse) Mateo Retegui il centravanti argentino naturalizzato italiano che il ct con la sciarpa ha convocato in questi tempi grami dell'Italia (in tutti i sensi). Poi, timbro finale e sfide Champions. Osimhen contro Haaland sarebbe da cose turche.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171300956GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Kvara 77 e le magie da 10!"NAPOLI - Rivedere, rivedere, rivedere! M'è venuta in mente la scena della donzella che dice a Troisi: provare provare, provare per spiegare la sua abilità con la palla, il film è ''Non ci resta che piangere''. Ma rivedere che cosa? Naturalmente la sequenza del fantagol inventato da Kvara all'Atalanta. Non mi stanco di rivederlo perché di gol così, nel calcio di oggi costituiscono una rarità, una poesìa, fotogrammi che resteranno impressi nella memoria, una storia infinita da ricordare e da raccontare ai posteri, finché Eupalla esisterà. E' da tempo immemore che ho, eletto il 77 mio campione preferito. Che corre con la potenza di un Boniek e angheggia e dribbla - esterno e interno ammaliatori - con la classe e la fantasia di Best, George Best il quinto Beatles. Verrebbe voglia di ripetere per lui quel barillete cosmico, de que planeta viniste? Quella domanda-esclamazione che Victor Hugo Morales rivolse al mondo intero quando Maradona mise in riga mezza Inghilterra e raddoppiò, dopo la mano de Dios, los pies de Dios. Ma noi lo sappiamo da dove è venuta la stella caduta su Partenope, dal cielo della Georgia, attraverso un percorso di stenti e di timori. Con quel volto sofferente di bravo ragazzo, sensibile negli arti e sensibile d'animo, testimone di un popolo fiero della sua libertà attraverso parole chiare, nitide, ferme in questo periodo storico di aggressioni e di minacce per l'umanità intera. Ora, esprimo un pensiero e so che mi attirerò gli strali degli abitanti dell'intero pianeta azzurro: consegnare la numero 10 a Kvara, nessuno più di lui meriterebbe di indossarla. Ho visto e seguito tanto calcio e so bene che da tempo è invalso l'uso di ritirare il numero di maglia dei fuoriclasse che hanno caratterizzato un periodo storico di una squadra. Nel calcio di casa nostra la prima società ad omaggiare un campione ritirando la sua maglia fu il Milan, in onore di Franco Baresi nel 1997. Il calcio sulla scia di altri sport. Il primo ritiro della casacca di uno sportivo avvenne in Canada, fu quella numero 6 di Ace Balley campionissimo della formazione della squadra di hockey su ghiaccio dei Toronto Maple Leafs. Pratica molto frequente, poi, nel basket in Usa. Personalmente, ritengo che un fuoriclasse dei nostri tempi debba poter indossare la sacra maglia di un fuoriclasse del passato. Non ci vedo alcun oltraggio alla memoria. E già sento il sibilo degli strali avversi al mio pensiero. E sia Kvara 77. Nella smorfia è il diavolo. Solo che il georgiano è un angelo caduto in volo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-03-15T06:00:00ZNAPOLI - Rivedere, rivedere, rivedere! M'è venuta in mente la scena della donzella che dice a Troisi: provare provare, provare per spiegare la sua abilità con la palla, il film è ''Non ci resta che piangere''. Ma rivedere che cosa? Naturalmente la sequenza del fantagol inventato da Kvara all'Atalanta. Non mi stanco di rivederlo perché di gol così, nel calcio di oggi costituiscono una rarità, una poesìa, fotogrammi che resteranno impressi nella memoria, una storia infinita da ricordare e da raccontare ai posteri, finché Eupalla esisterà. E' da tempo immemore che ho, eletto il 77 mio campione preferito. Che corre con la potenza di un Boniek e angheggia e dribbla - esterno e interno ammaliatori - con la classe e la fantasia di Best, George Best il quinto Beatles. Verrebbe voglia di ripetere per lui quel barillete cosmico, de que planeta viniste? Quella domanda-esclamazione che Victor Hugo Morales rivolse al mondo intero quando Maradona mise in riga mezza Inghilterra e raddoppiò, dopo la mano de Dios, los pies de Dios. Ma noi lo sappiamo da dove è venuta la stella caduta su Partenope, dal cielo della Georgia, attraverso un percorso di stenti e di timori. Con quel volto sofferente di bravo ragazzo, sensibile negli arti e sensibile d'animo, testimone di un popolo fiero della sua libertà attraverso parole chiare, nitide, ferme in questo periodo storico di aggressioni e di minacce per l'umanità intera. Ora, esprimo un pensiero e so che mi attirerò gli strali degli abitanti dell'intero pianeta azzurro: consegnare la numero 10 a Kvara, nessuno più di lui meriterebbe di indossarla. Ho visto e seguito tanto calcio e so bene che da tempo è invalso l'uso di ritirare il numero di maglia dei fuoriclasse che hanno caratterizzato un periodo storico di una squadra. Nel calcio di casa nostra la prima società ad omaggiare un campione ritirando la sua maglia fu il Milan, in onore di Franco Baresi nel 1997. Il calcio sulla scia di altri sport. Il primo ritiro della casacca di uno sportivo avvenne in Canada, fu quella numero 6 di Ace Balley campionissimo della formazione della squadra di hockey su ghiaccio dei Toronto Maple Leafs. Pratica molto frequente, poi, nel basket in Usa. Personalmente, ritengo che un fuoriclasse dei nostri tempi debba poter indossare la sacra maglia di un fuoriclasse del passato. Non ci vedo alcun oltraggio alla memoria. E già sento il sibilo degli strali avversi al mio pensiero. E sia Kvara 77. Nella smorfia è il diavolo. Solo che il georgiano è un angelo caduto in volo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171299624GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, tutti pazzi per amore!"NAPOLI - Tutti pazzi, per amore. E' come se si fosse perduta la cognizione del tempo. Gigantografie nei vicoli, statuette a San Gregorio Armeno, torte ad imitazione della Zolla Gialla. Aurelio Primo che parla di vittoria in Champions perché il campionato è archiviato da tempo. Intanto, la Lazio passa al Maradona ed è un semplice incidente di percorso. Una bazzecola, dopo l'Inter (4 gennaio). Dura l'ex sed l'ex, cioè Sarri che era il Comandante che aveva dimenticato lo scudetto in albergo. Fa meno male? Forse. Certo è che per un tempo abbondante aveva messo in scacco il certaldese, giovandosi della superiorità (di giornata) di Vecino (gran gol, ma assist improvvido di Kvara, càpita), Milinkovic-Savic e Luis Alberto, rispetto al trio Anguissa-Lobotka-Zielinski. Non so che partita hanno visto le solite voci di dentro, per quanto mi riguarda non ho visto difesa ad oltranza dei laziali bensì un'accorta ragnatela - spesso in mezzo al campo - a cancellare tutte le possibili, solite triangolazioni degli azzurri che, stranamente, erano lenti di pensiero. Non è successo nulla, soltanto un avvertimento di Eupalla a non credersi invincibili. Avvertimento che vale anche per il popolo azzurro, smanioso da tempo di trasformare Napoli in Rio de Janeiro in tempo di Carnaval. Ora qualcuno mi potrebbe far notare che da tempo avevo considerato chiuso il discorso campionato, e resto della stessa idea. Ma avevo - si ricordi - invitato a tirare fuori dai cassetti sciarpe e bandiere e non a sventolarle anzitempo. Un invito alla maturità, perché proprio non sopporto che altri dicano: eccoli, i soliti napoletani sempre pronti a feste, farine e forche. Voler credere, far credere, che tutto è compiuto potrebbe indurre qualche pezzo da novanta a pensare che qui ho compiuto l'impresa, ho regalato una realtà che era stata per troppo tempo un sogno, ora posso andare via. Non è un caso che Osimhen abbia dichiarato proprio ora che il suo sogno nel cassetto si chiama Premier League. Perciò, si resetti tutto e si pensi all'Atalanta, intensamente. Ed alla pratica Eintracht per approdare per la prima volta ai quarti della Champions. A buoni inteditori, poche parole.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-03-08T21:00:00ZNAPOLI - Tutti pazzi, per amore. E' come se si fosse perduta la cognizione del tempo. Gigantografie nei vicoli, statuette a San Gregorio Armeno, torte ad imitazione della Zolla Gialla. Aurelio Primo che parla di vittoria in Champions perché il campionato è archiviato da tempo. Intanto, la Lazio passa al Maradona ed è un semplice incidente di percorso. Una bazzecola, dopo l'Inter (4 gennaio). Dura l'ex sed l'ex, cioè Sarri che era il Comandante che aveva dimenticato lo scudetto in albergo. Fa meno male? Forse. Certo è che per un tempo abbondante aveva messo in scacco il certaldese, giovandosi della superiorità (di giornata) di Vecino (gran gol, ma assist improvvido di Kvara, càpita), Milinkovic-Savic e Luis Alberto, rispetto al trio Anguissa-Lobotka-Zielinski. Non so che partita hanno visto le solite voci di dentro, per quanto mi riguarda non ho visto difesa ad oltranza dei laziali bensì un'accorta ragnatela - spesso in mezzo al campo - a cancellare tutte le possibili, solite triangolazioni degli azzurri che, stranamente, erano lenti di pensiero. Non è successo nulla, soltanto un avvertimento di Eupalla a non credersi invincibili. Avvertimento che vale anche per il popolo azzurro, smanioso da tempo di trasformare Napoli in Rio de Janeiro in tempo di Carnaval. Ora qualcuno mi potrebbe far notare che da tempo avevo considerato chiuso il discorso campionato, e resto della stessa idea. Ma avevo - si ricordi - invitato a tirare fuori dai cassetti sciarpe e bandiere e non a sventolarle anzitempo. Un invito alla maturità, perché proprio non sopporto che altri dicano: eccoli, i soliti napoletani sempre pronti a feste, farine e forche. Voler credere, far credere, che tutto è compiuto potrebbe indurre qualche pezzo da novanta a pensare che qui ho compiuto l'impresa, ho regalato una realtà che era stata per troppo tempo un sogno, ora posso andare via. Non è un caso che Osimhen abbia dichiarato proprio ora che il suo sogno nel cassetto si chiama Premier League. Perciò, si resetti tutto e si pensi all'Atalanta, intensamente. Ed alla pratica Eintracht per approdare per la prima volta ai quarti della Champions. A buoni inteditori, poche parole.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171297882GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, l'attesa dell'evento è essa stessa l'evento: addio scaramanzia!"NAPOLI - L'attesa dell'evento è essa stessa l'evento. E questo l'abbiamo sottolineato più volte. Soltanto che per lo strapotere assoluto dello squadrone azzurro s'attende soltanto l'ufficialità, quel giorno lì ed è come se mancasse quel pathos legato all'incertezza. E così, non c'è quel misurare il tempo come accadde nei due precedenti titoli conquistati quando c'era Lui. Intanto, al diavolo tutti i riti apotropaici, la città si sta già vestendo d'azzurro e allestendo scenografìe varie, come quella approntata in un vicolo dei Quartieri: lungo le scale, le gigantografìe dei magnifici, guidati da Zolla Gialla al quale è stata dedicata una torta con tanto di mascherina. C'è anche in bella vista la sagoma di Aurelio Primo al quale prima o poi chiederò i numeri di un terno secco, visto e considerato che aveva previsto tutto. Chapeau. D'altra parte, non avendo uno stadio di proprietà, nessun museo da esibire, non resta che la strada che è pure maestra di vita, ma questa è un'altra storia. Una città intera in fermento che s'appresta a vivere un tutto esaurito tra alberghi e pensioni. Il calcio industria che tira sempre (a Napoli di più) e che si affianca al fervore artistico in grande spolvero e alla storia antica ed all'arte che si respira dovunque sin dai tempi in cui i Dori sbarcarono qui da noi e fondarono Neapolis. Ed ora, qualche considerazione legata alle performances sul campo. Più vedo giocare la creatura di Spalletti e più mi rinforzo nelle mie idee sul calcio. Okay la strategia e la tattica, bene e necessaria l'organizzazione di base e lo studio degli avversari. Ma questo Napoli possiede elementi in buon numero - senz'altro superiore a tutte le altre squadre della massima serie - che sono tecnicamente al di sopra della media e che, soprattutto, hanno in dote l'arte del dribbling che è sempre più rara, anche in campo europeo. Fantasìa e dribbling - in un collettivo che sappia come muoversi - sono le cose belle che il calcio sa dare. Il vate di Fusignano predicava agli azzurri d'Italia, in maniera ossessiva, di toccare il pallone una volta sola "meglio se non lo toccate proprio". Una volta, durante una riunione tecnica, Robertino Baggio, il Maradona italiano, alzò la mano e gli chiese: "Mister e se devo dribblare un avversario, come faccio?". Quella notte, Arrigo non dormì. E dunque, lunga vita al gioiello georgiano che ti punta e se ne va, un po' Boniek e tanto Best. Ed ora, sotto col trittico che potrebbe aggiungere certezze a certezze: Lazio e Atalanta in campionato, Eintracht in Champions per approdare ai quarti, per la prima volta nella storia. Con il Maradona sempre pieno, pronto ai porompompero della felicità.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-03-01T22:00:00ZNAPOLI - L'attesa dell'evento è essa stessa l'evento. E questo l'abbiamo sottolineato più volte. Soltanto che per lo strapotere assoluto dello squadrone azzurro s'attende soltanto l'ufficialità, quel giorno lì ed è come se mancasse quel pathos legato all'incertezza. E così, non c'è quel misurare il tempo come accadde nei due precedenti titoli conquistati quando c'era Lui. Intanto, al diavolo tutti i riti apotropaici, la città si sta già vestendo d'azzurro e allestendo scenografìe varie, come quella approntata in un vicolo dei Quartieri: lungo le scale, le gigantografìe dei magnifici, guidati da Zolla Gialla al quale è stata dedicata una torta con tanto di mascherina. C'è anche in bella vista la sagoma di Aurelio Primo al quale prima o poi chiederò i numeri di un terno secco, visto e considerato che aveva previsto tutto. Chapeau. D'altra parte, non avendo uno stadio di proprietà, nessun museo da esibire, non resta che la strada che è pure maestra di vita, ma questa è un'altra storia. Una città intera in fermento che s'appresta a vivere un tutto esaurito tra alberghi e pensioni. Il calcio industria che tira sempre (a Napoli di più) e che si affianca al fervore artistico in grande spolvero e alla storia antica ed all'arte che si respira dovunque sin dai tempi in cui i Dori sbarcarono qui da noi e fondarono Neapolis. Ed ora, qualche considerazione legata alle performances sul campo. Più vedo giocare la creatura di Spalletti e più mi rinforzo nelle mie idee sul calcio. Okay la strategia e la tattica, bene e necessaria l'organizzazione di base e lo studio degli avversari. Ma questo Napoli possiede elementi in buon numero - senz'altro superiore a tutte le altre squadre della massima serie - che sono tecnicamente al di sopra della media e che, soprattutto, hanno in dote l'arte del dribbling che è sempre più rara, anche in campo europeo. Fantasìa e dribbling - in un collettivo che sappia come muoversi - sono le cose belle che il calcio sa dare. Il vate di Fusignano predicava agli azzurri d'Italia, in maniera ossessiva, di toccare il pallone una volta sola "meglio se non lo toccate proprio". Una volta, durante una riunione tecnica, Robertino Baggio, il Maradona italiano, alzò la mano e gli chiese: "Mister e se devo dribblare un avversario, come faccio?". Quella notte, Arrigo non dormì. E dunque, lunga vita al gioiello georgiano che ti punta e se ne va, un po' Boniek e tanto Best. Ed ora, sotto col trittico che potrebbe aggiungere certezze a certezze: Lazio e Atalanta in campionato, Eintracht in Champions per approdare ai quarti, per la prima volta nella storia. Con il Maradona sempre pieno, pronto ai porompompero della felicità.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171296399GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, sei la Grande Bellezza!"NAPOLI - La grande bellezza anche sul Meno. Lo so, non è originale. Ma non trovo aggettivo e sostantivo più pertinente per descrivere il cammino di questa stupenda creatura spallettiana che pare allenarsi in Italia - l'ultima pratica, quella di Sassuolo, sbrigata con irrisoria facilità - per mostrarsi poi in Europa col cipiglio fiero: a Francoforte nel caveau della Banca europea, il Ciuccio che scalcia come uno stallone selvaggio ha depositato le credenziali per i quarti di nobiltà della Champions, risultato mai raggiunto sinora dagli azzurri. Eliminati agli ottavi dal Chelsea (2012), dal Real (2017) e dal Barcellona "020). Soltanto il Pelato di Certaldo aveva provato l'ebbrezza, e per due volte, di accedere tra le prime otto del continente. Quando era alla guida della Roma. Poi, si fermò e incassò una terribile scoppola sul prato dell'Old Trafford, sette gol subiti dal Manchester. Ora ha tra le mani una creatura sublime, modellata con la creta della compattezza, animata da uno spirito combattivo, sostenuta dal sentimento della colleganza e dell'altruismo. Uno per tutti, tutti per uno. Ho parlato di quarti virtualmente raggiunti non tanto perché l'Eintracht - che pure staziona nell'alta classifica della Bundesliga - sia nettamente inferiore, quanto per la determinazione e la rabies agonistica che fa del Napoli una squadra super-europea. Capace di capire i punti deboli dell'avversario e lì incidere col bisturi. Sia in casa sia fuori, dove ha segnato ben 22 reti in sette partite, una media altissima con naturalezza, fluidità, eleganza di manovra: chiedere per conferma dalle parti di Liverpool e di Amsterdam. Ho visto un'ampia sintesi di Liverpool-Real: 7 gol (2 a 5) figli della confusione tattica e delle paperissime di entrambi i portieri, Alisson e Courtois, tra i migliori del mondo. Archiviato al più presto il campionato si potrà anche programmare di arrivare fino alla finale di Istanbul. Perché non vedo in Europa squadre più complete, più determinate, più attente ai minimi particolari tattici del Napoli. E poi, scusate, oltre alle stelle dell'attacco - Osimhen e Kvara -, quale altra compagine europea può schierare, insieme, un metronomo come Lobotka e un mediano straripante di classe e potenza come Anguissa? Lo ritengo un incrocio tra Kessie ed il Pogba di una volta.           Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-02-24T11:00:00ZNAPOLI - La grande bellezza anche sul Meno. Lo so, non è originale. Ma non trovo aggettivo e sostantivo più pertinente per descrivere il cammino di questa stupenda creatura spallettiana che pare allenarsi in Italia - l'ultima pratica, quella di Sassuolo, sbrigata con irrisoria facilità - per mostrarsi poi in Europa col cipiglio fiero: a Francoforte nel caveau della Banca europea, il Ciuccio che scalcia come uno stallone selvaggio ha depositato le credenziali per i quarti di nobiltà della Champions, risultato mai raggiunto sinora dagli azzurri. Eliminati agli ottavi dal Chelsea (2012), dal Real (2017) e dal Barcellona "020). Soltanto il Pelato di Certaldo aveva provato l'ebbrezza, e per due volte, di accedere tra le prime otto del continente. Quando era alla guida della Roma. Poi, si fermò e incassò una terribile scoppola sul prato dell'Old Trafford, sette gol subiti dal Manchester. Ora ha tra le mani una creatura sublime, modellata con la creta della compattezza, animata da uno spirito combattivo, sostenuta dal sentimento della colleganza e dell'altruismo. Uno per tutti, tutti per uno. Ho parlato di quarti virtualmente raggiunti non tanto perché l'Eintracht - che pure staziona nell'alta classifica della Bundesliga - sia nettamente inferiore, quanto per la determinazione e la rabies agonistica che fa del Napoli una squadra super-europea. Capace di capire i punti deboli dell'avversario e lì incidere col bisturi. Sia in casa sia fuori, dove ha segnato ben 22 reti in sette partite, una media altissima con naturalezza, fluidità, eleganza di manovra: chiedere per conferma dalle parti di Liverpool e di Amsterdam. Ho visto un'ampia sintesi di Liverpool-Real: 7 gol (2 a 5) figli della confusione tattica e delle paperissime di entrambi i portieri, Alisson e Courtois, tra i migliori del mondo. Archiviato al più presto il campionato si potrà anche programmare di arrivare fino alla finale di Istanbul. Perché non vedo in Europa squadre più complete, più determinate, più attente ai minimi particolari tattici del Napoli. E poi, scusate, oltre alle stelle dell'attacco - Osimhen e Kvara -, quale altra compagine europea può schierare, insieme, un metronomo come Lobotka e un mediano straripante di classe e potenza come Anguissa? Lo ritengo un incrocio tra Kessie ed il Pogba di una volta.           Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171294600GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Dipingete d'azzurro i bianchi teli"NAPOLI - Prosegue il volo delle aquile azzurre, s'arrende anche l'ultima inseguitrice più vicina che poi era ed è lontanissima: la squadra cinese dei bauscia per caso che non va oltre il risultato in bianco nella casa dirupata della Samp guidata dall'ex nerazzurro Stankovic. Cineserie e vecchi merletti e pure l'eclatante lite in famiglia tra Barella e Lukaku scoppiata all'ennesimo stop sbagliato del Petagna di colore. La sera prima, nel catino ribollente di colori e passione, il Napoli delle meraviglie spallettiane aveva regolato la Cremonese con un rotondo 3-0 che ha avuto il gusto della vendetta, in ragione della eliminazione dalla coppa italica patita dai figliocci alla lontana di Stradivari. E' da questi particolari che si vede la squadra di rango. Tutta protesa a cancellare quell'affronto osato dagli ultimi della classifica. Volano le aquile azzurre, a suon di vittorie che tracciano un solco profondo con tutte le altre sorelle (in avvio erano 7), sospinte fino a provocare risate omeriche dalla stampa e dai salotti televisivi del Nord. Nessuna squadra, che io ricordi, alla 22ma giornata ha mai avuto un vantaggio di quindici punti sulla seconda, un abisso incolmabile perché non è l'aritmetica che lo definisce, bensì la schiacciante superiorità tecnica, la brillantezza del gioco della capolista, la determinazione di tutti i componenti la rosa a scrivere una pagina indimenticabile, storica, sulla scia dello squadrone guidato dalla fantasìa e dal sinistro divino del pibe de oro. Tutti per uno, uno per tutti: gli azzurri come i celebri moschettieri di Dumas. Ed aggiungo: uno su tutti, quel ragazzo dalla faccia pulita, dalla corsa ingobbita e fluente, dal dribbling secco e dalla generosità che lo porta ad essere felice anche quando rinuncia al gol per gratificare con assist al bacio i compagni che si trovano sulla rotta della sua visuale. Kvara insomma, il giovin signore venuto dalla terra che profuma di fiori e che produce sontuosi vini rossi, tra i più raffinati che abbia mai bevuto. Preparatevi ai riti apotropaici, tirate fuori amuleti e corni di varie dimensioni, se volete. Intanto, declamo una mia poesìa che si chiama 'O scudetto. Questi i versi: Lasciate i pensieri fumiganti / ad inseguire gli incubi / del passato / Dipingete d'azzurro / i bianchi teli / e lasciateli / liberi ai vènti / di scirocco / e di libeccio.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-02-15T22:00:00ZNAPOLI - Prosegue il volo delle aquile azzurre, s'arrende anche l'ultima inseguitrice più vicina che poi era ed è lontanissima: la squadra cinese dei bauscia per caso che non va oltre il risultato in bianco nella casa dirupata della Samp guidata dall'ex nerazzurro Stankovic. Cineserie e vecchi merletti e pure l'eclatante lite in famiglia tra Barella e Lukaku scoppiata all'ennesimo stop sbagliato del Petagna di colore. La sera prima, nel catino ribollente di colori e passione, il Napoli delle meraviglie spallettiane aveva regolato la Cremonese con un rotondo 3-0 che ha avuto il gusto della vendetta, in ragione della eliminazione dalla coppa italica patita dai figliocci alla lontana di Stradivari. E' da questi particolari che si vede la squadra di rango. Tutta protesa a cancellare quell'affronto osato dagli ultimi della classifica. Volano le aquile azzurre, a suon di vittorie che tracciano un solco profondo con tutte le altre sorelle (in avvio erano 7), sospinte fino a provocare risate omeriche dalla stampa e dai salotti televisivi del Nord. Nessuna squadra, che io ricordi, alla 22ma giornata ha mai avuto un vantaggio di quindici punti sulla seconda, un abisso incolmabile perché non è l'aritmetica che lo definisce, bensì la schiacciante superiorità tecnica, la brillantezza del gioco della capolista, la determinazione di tutti i componenti la rosa a scrivere una pagina indimenticabile, storica, sulla scia dello squadrone guidato dalla fantasìa e dal sinistro divino del pibe de oro. Tutti per uno, uno per tutti: gli azzurri come i celebri moschettieri di Dumas. Ed aggiungo: uno su tutti, quel ragazzo dalla faccia pulita, dalla corsa ingobbita e fluente, dal dribbling secco e dalla generosità che lo porta ad essere felice anche quando rinuncia al gol per gratificare con assist al bacio i compagni che si trovano sulla rotta della sua visuale. Kvara insomma, il giovin signore venuto dalla terra che profuma di fiori e che produce sontuosi vini rossi, tra i più raffinati che abbia mai bevuto. Preparatevi ai riti apotropaici, tirate fuori amuleti e corni di varie dimensioni, se volete. Intanto, declamo una mia poesìa che si chiama 'O scudetto. Questi i versi: Lasciate i pensieri fumiganti / ad inseguire gli incubi / del passato / Dipingete d'azzurro / i bianchi teli / e lasciateli / liberi ai vènti / di scirocco / e di libeccio.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171292872GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "E' il campionato delle aquile azzurre!"NAPOLI - Sempre più su, è il campionato delle aquile azzurre. E che non si prenda collera il ciucciariello. Non faccia come San Paolo che ci mise un po' di tempo - e partite perdute - prima di capitolare davanti a Gennarmando. E che volete, non ci resta che scherzare con le parole di fronte a questa creatura che Aurelio Primo ha voluto, Giuntoli ha modellato e il pelato di Certaldo ha plasmato. Una storia infinita che è già finita. Resta soltanto l'attesa per quel 4 giugno che sembra ancora così lontano e che invece è già venuto. Avete notato che da un po' a questa parte gli avversari delle aquile scendono in campo con la tremarella in corpo? Che sono rassegnati alla sconfitta e che si moltiplicano errori individuali, banali, figli dell'insostenibile pesantezza della manifesta inferiorità? Prendiamo come esempio il terzo gol allo Spezia, letteralmente regalato dal difensore che avrebbe potuto fare mille giocate e che invece regala palla a Kvara che la porge ad Osimhen ed io perdo la bolletta, avevo giocato 0-2 risultato esatto e marcatore Kvara. Mannaggia. Vabbé, andiamo avanti. Avevo letto ed ascoltato pensieri negativi sullo stato di forma della perla venuta dalla Georgia. Ma come si fa? Pensieri e parole che avevano il sapore amaro della bestemmia. Kvara aveva soltanto bisogno di guarire da quell'inizio di pubalgia, tutto qui. A parte la considerazione che anche quando sta così così gioca ben oltre la sufficienza, eccolo di nuovo squassare avversari, mangiarsi il campo, trasformare un rigore perfetto, offrire due assist per il compagno di reparto. Kvara ha la generosità dei grandi e la semplicità scevra da ogni pur minima invidia. Ha la stessa semplicità nel donare assist che fu di Diego. Sempre più convinto di averci azzeccato quando lo descrissi simile a Boniek per la corsa e a Best per la fantastica classe. Ora non sto a dire che Zolla Gialla ha cambiato modo di giocare e che invece di sbattersi come un ossesso sta in attesa dei cioccolatini già scartati che Kvara gli offre. Perché il bomber del campionato ci mette di suo quel magico istinto felino e quella atleticità che gli consentono di colpire di testa in elevazione come usava fare CR7 prima di smarrirsi nella rincorsa all'oro. Certo che si prova un certo sfizio nel notare la soddisfazione - si fa per dire - dei cinesi nel trovarsi alle spalle - si fa per dire, ancora - dei padroni assoluti del campionato. E pensare che i bauscia di Mister Spiaze sono stati gli unici a piegare le ali alle aquile azzurre. Ma al ritorno, sarà vendetta tremenda vendetta. Ultima annotazione, meno male che tra poco torneranno le coppe. E sì diciamolo: l'Italia sta stretta a chi ha deciso di andare oltre il cielo.       Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-02-08T22:00:00ZNAPOLI - Sempre più su, è il campionato delle aquile azzurre. E che non si prenda collera il ciucciariello. Non faccia come San Paolo che ci mise un po' di tempo - e partite perdute - prima di capitolare davanti a Gennarmando. E che volete, non ci resta che scherzare con le parole di fronte a questa creatura che Aurelio Primo ha voluto, Giuntoli ha modellato e il pelato di Certaldo ha plasmato. Una storia infinita che è già finita. Resta soltanto l'attesa per quel 4 giugno che sembra ancora così lontano e che invece è già venuto. Avete notato che da un po' a questa parte gli avversari delle aquile scendono in campo con la tremarella in corpo? Che sono rassegnati alla sconfitta e che si moltiplicano errori individuali, banali, figli dell'insostenibile pesantezza della manifesta inferiorità? Prendiamo come esempio il terzo gol allo Spezia, letteralmente regalato dal difensore che avrebbe potuto fare mille giocate e che invece regala palla a Kvara che la porge ad Osimhen ed io perdo la bolletta, avevo giocato 0-2 risultato esatto e marcatore Kvara. Mannaggia. Vabbé, andiamo avanti. Avevo letto ed ascoltato pensieri negativi sullo stato di forma della perla venuta dalla Georgia. Ma come si fa? Pensieri e parole che avevano il sapore amaro della bestemmia. Kvara aveva soltanto bisogno di guarire da quell'inizio di pubalgia, tutto qui. A parte la considerazione che anche quando sta così così gioca ben oltre la sufficienza, eccolo di nuovo squassare avversari, mangiarsi il campo, trasformare un rigore perfetto, offrire due assist per il compagno di reparto. Kvara ha la generosità dei grandi e la semplicità scevra da ogni pur minima invidia. Ha la stessa semplicità nel donare assist che fu di Diego. Sempre più convinto di averci azzeccato quando lo descrissi simile a Boniek per la corsa e a Best per la fantastica classe. Ora non sto a dire che Zolla Gialla ha cambiato modo di giocare e che invece di sbattersi come un ossesso sta in attesa dei cioccolatini già scartati che Kvara gli offre. Perché il bomber del campionato ci mette di suo quel magico istinto felino e quella atleticità che gli consentono di colpire di testa in elevazione come usava fare CR7 prima di smarrirsi nella rincorsa all'oro. Certo che si prova un certo sfizio nel notare la soddisfazione - si fa per dire - dei cinesi nel trovarsi alle spalle - si fa per dire, ancora - dei padroni assoluti del campionato. E pensare che i bauscia di Mister Spiaze sono stati gli unici a piegare le ali alle aquile azzurre. Ma al ritorno, sarà vendetta tremenda vendetta. Ultima annotazione, meno male che tra poco torneranno le coppe. E sì diciamolo: l'Italia sta stretta a chi ha deciso di andare oltre il cielo.       Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171291742GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, Simeone core grato"NAPOLI - Da core 'ngrato, dall'Altafini che entrava a partita in corso e le vinceva (il Napoli ne sa qualcosa) a Simeone core grato, l'uomo in più del travolgente attacco azzurro tra i più prolifici in campo europeo. La serenità interiore e la determinazione feroce, non è un ossimoro, sono le doti nascoste - ma non tanto - dell'argentino detto il Cholito. Centravanti un po' antico e un po' moderno che conosce l'arte degli inserimenti e delle conclusioni improvvise, come quella con la quale ha trafitto la Roma che ha giocato al Maradona la sua migliore partita lontano dall'Olimpico. Simeone e Raspadori li considerai le due rose sulla cassata della sontuosa ed intelligente campagna acquisti. E' diventato quasi noioso - si fa per dire - sottolineare la schiacciante superiorità di questo meraviglioso Napoli nel campionato in cui le tradizionali corazzate nordiste hanno falle dalle quali imbarcano acqua. E con la Juve imbambolata dalle scelte tecniche e frullata (leggi penalizzata) dal giudice. Lo squadrone guidato dal pelato di Certaldo è nelle condizioni ottimali per laurearsi campione - per la terza volta nella sua storia - e con largo anticipo sulla data ultima del torneo. So bene che a parlare di scudetto già vinto - o quantomeno imperdibile - scatteranno riti apotropaici e ricerche di amuleti vari da parte dei tifosi anema e core. Ma è la lunga esperienza in questo mondo pallonaro (sempre più strano e caotico) che m'induce a mettere da parte la mia solita prudenza nei giudizi. Perché questo Napoli possiede tutte le caratteristiche della squadra vincente: la rosa, la qualità dei suoi elementi, la determinazione nell'inseguire sempre il massimo risultato. L'ultimo esempio mi riporta al derby del sole con i giallorossi. Che è stato partita difficile, ostica. Qualsiasi altra compagine, dando un occhio ai risultati delle inseguitrici, si sarebbe accontentata del pareggio. Questo Napoli, no. Perché ha nelle sue corde, nella volontà dei suoi interpreti, la certezza di chi è sicuro di sé, di chi non si accontenta del poco ma certo e va alla ricerca del massimo risultato attraverso la bellezza di una manovra, di un gioco, che poche squadre in Europa posseggono. Un altro fiore all'occhiello è costituito dal predominio nella classifica dei marcatori, grazie ad Osimhen. Ho spesso criticato quei momenti in cui il nigeriano si lascia andare ad inutili smanie, perdendo a volte la concentrazione necessaria che un grande attaccante deve avere come mantra. Sto notando che sta crescendo anche sotto questo punto di vista e immagino grazie alle raccomandazioni del tecnico. Zolla Gialla è un attaccante d'istinto che sa cercarsi le sue praterie preferite. E' un campione che potrà diventare un fuoriclasse. Il gol che ha segnato alla Roma è stato qualcosa di sublime: stop di petto, palleggio di coscia e legnata sotto la traversa, il tutto in un'area affollata. Gol così non si segnano neanche nelle partitelle d'allenamento. Chapeau.       Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-02-01T22:00:00ZNAPOLI - Da core 'ngrato, dall'Altafini che entrava a partita in corso e le vinceva (il Napoli ne sa qualcosa) a Simeone core grato, l'uomo in più del travolgente attacco azzurro tra i più prolifici in campo europeo. La serenità interiore e la determinazione feroce, non è un ossimoro, sono le doti nascoste - ma non tanto - dell'argentino detto il Cholito. Centravanti un po' antico e un po' moderno che conosce l'arte degli inserimenti e delle conclusioni improvvise, come quella con la quale ha trafitto la Roma che ha giocato al Maradona la sua migliore partita lontano dall'Olimpico. Simeone e Raspadori li considerai le due rose sulla cassata della sontuosa ed intelligente campagna acquisti. E' diventato quasi noioso - si fa per dire - sottolineare la schiacciante superiorità di questo meraviglioso Napoli nel campionato in cui le tradizionali corazzate nordiste hanno falle dalle quali imbarcano acqua. E con la Juve imbambolata dalle scelte tecniche e frullata (leggi penalizzata) dal giudice. Lo squadrone guidato dal pelato di Certaldo è nelle condizioni ottimali per laurearsi campione - per la terza volta nella sua storia - e con largo anticipo sulla data ultima del torneo. So bene che a parlare di scudetto già vinto - o quantomeno imperdibile - scatteranno riti apotropaici e ricerche di amuleti vari da parte dei tifosi anema e core. Ma è la lunga esperienza in questo mondo pallonaro (sempre più strano e caotico) che m'induce a mettere da parte la mia solita prudenza nei giudizi. Perché questo Napoli possiede tutte le caratteristiche della squadra vincente: la rosa, la qualità dei suoi elementi, la determinazione nell'inseguire sempre il massimo risultato. L'ultimo esempio mi riporta al derby del sole con i giallorossi. Che è stato partita difficile, ostica. Qualsiasi altra compagine, dando un occhio ai risultati delle inseguitrici, si sarebbe accontentata del pareggio. Questo Napoli, no. Perché ha nelle sue corde, nella volontà dei suoi interpreti, la certezza di chi è sicuro di sé, di chi non si accontenta del poco ma certo e va alla ricerca del massimo risultato attraverso la bellezza di una manovra, di un gioco, che poche squadre in Europa posseggono. Un altro fiore all'occhiello è costituito dal predominio nella classifica dei marcatori, grazie ad Osimhen. Ho spesso criticato quei momenti in cui il nigeriano si lascia andare ad inutili smanie, perdendo a volte la concentrazione necessaria che un grande attaccante deve avere come mantra. Sto notando che sta crescendo anche sotto questo punto di vista e immagino grazie alle raccomandazioni del tecnico. Zolla Gialla è un attaccante d'istinto che sa cercarsi le sue praterie preferite. E' un campione che potrà diventare un fuoriclasse. Il gol che ha segnato alla Roma è stato qualcosa di sublime: stop di petto, palleggio di coscia e legnata sotto la traversa, il tutto in un'area affollata. Gol così non si segnano neanche nelle partitelle d'allenamento. Chapeau.       Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171290075GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Continua la corsa nel deserto!"NAPOLI - Ehm! da dove cominciare? Dalla cavalcata che continua nella praterìa deserta, dall'inno alla gioia per una creatura bella e impossibile, dalla constatazione che si sta facendo di tutto per alimentare nuvole che si gonfiano con il soffio ventoso che spira dal Palazzo? Perché l'anomalìa di verdetti - sui quali è futile pronunciarsi fino a quando non saranno rese note le motivazioni - e di sanzioni a campionato in corso? Perché, in parole povere, tentare di "sporcare" la regolarità di un campionato che sta vivendo sulla netta superiorità del Napoli che, per rendimento e bellezza del gioco, si avvia al probabilissimo, quasi certo, successo finale? Buonsenso avrebbe voluto che le penalizzazioni fossero state inflitte per il prossimo campionato. Semplice, logico, ovvio addirittura. Forse si vuole avvisare i naviganti con il vento in poppa che la giustizia sportiva non guarda in faccia a nessuno e che se c'è qualche altro caso di plusvalenza sospetta, sì interverrà con il massimo rigore? Non vedo fantasmi accanto al letto, ma certamente nutro sospetti sulla cosiddetta imparzialità di chi è chiamato a decidere. Basti ricordare quanto accadde nel 2006, quando il presidente-commissario federale assegnò il titolo - che sarebbe dovuto restare vacante - alla squadra giù giù in classifica, ma era la sua squadra del cuore. Riavvolgiamo il nastro e cerchiamo ora di parlare di calcio giocato. E questo è un argomento semplice da sviscerare. C'è una squadra sola al comando, che guarda tutte le altre dal torrione della superiorità: Milan a 12 punti, Inter, Roma e Lazio a 13. Le rivali meneghine si sono dissolte, le romane è da poco che stanno inanellando successi di un certo valore. Tra la manita alla vecchia signora e il derby in surplace in quel di Salerno c'è stato il flop in coppa Italia, l'eliminazione da parte della cenerentola del campionato. Sarebbe riduttivo e semplicistico dare ragione a chi, deluso, si rifugia nella solita frase "la coppetta non interessa, meglio così con alcune partite in meno da giocare". E invece, ritengo un brutto passo falso, quello nella coppa di casa nostra, perché è stato il frutto di una leggerezza inammissibile - dieci titolari fuori, almeno in avvio - da parte del Pelato di Certaldo. Una grande squadra, e il Napoli lo è, deve giocare sempre al meglio in ogni competizione perché così si costruisce, si rinforza la mentalità vincente. Come fanno da sempre le grandi formazioni degli altri Paesi. Ed è anche una questione di rispetto per gli avversari. Una squadra che domina in Italia e in Europa ha il dovere di essere sempre se stessa. Bene. Girare a 50 punti - con 46 gol fatti e 14 subìti - è stata un'impresa non da poco. Sarà necessario - ecco la mentalità di cui parlavo - non guardare la classifica e scendere in campo, nel girone di ritorno, con la stessa rabbia, la stessa eleganza di gioco, la stessa volontà di proseguire nel cammino come se si partisse da zero. I protagonisti azzurri di questa splendida cavalcata hanno la possibilità di entrare nella storia, regalando alla città ed ai suoi calorosi tifosi il terzo scudetto dopo trentaquattro anni. Una gioia immensa non soltanto per i vecchi e giovani campioni che vestono la maglia azzurra ma anche per Spalletti che sarebbe al suo primo titolo in Italia dopo quelli conquistati nelle notti bianche sanpietroburghesi.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-01-25T15:00:00ZNAPOLI - Ehm! da dove cominciare? Dalla cavalcata che continua nella praterìa deserta, dall'inno alla gioia per una creatura bella e impossibile, dalla constatazione che si sta facendo di tutto per alimentare nuvole che si gonfiano con il soffio ventoso che spira dal Palazzo? Perché l'anomalìa di verdetti - sui quali è futile pronunciarsi fino a quando non saranno rese note le motivazioni - e di sanzioni a campionato in corso? Perché, in parole povere, tentare di "sporcare" la regolarità di un campionato che sta vivendo sulla netta superiorità del Napoli che, per rendimento e bellezza del gioco, si avvia al probabilissimo, quasi certo, successo finale? Buonsenso avrebbe voluto che le penalizzazioni fossero state inflitte per il prossimo campionato. Semplice, logico, ovvio addirittura. Forse si vuole avvisare i naviganti con il vento in poppa che la giustizia sportiva non guarda in faccia a nessuno e che se c'è qualche altro caso di plusvalenza sospetta, sì interverrà con il massimo rigore? Non vedo fantasmi accanto al letto, ma certamente nutro sospetti sulla cosiddetta imparzialità di chi è chiamato a decidere. Basti ricordare quanto accadde nel 2006, quando il presidente-commissario federale assegnò il titolo - che sarebbe dovuto restare vacante - alla squadra giù giù in classifica, ma era la sua squadra del cuore. Riavvolgiamo il nastro e cerchiamo ora di parlare di calcio giocato. E questo è un argomento semplice da sviscerare. C'è una squadra sola al comando, che guarda tutte le altre dal torrione della superiorità: Milan a 12 punti, Inter, Roma e Lazio a 13. Le rivali meneghine si sono dissolte, le romane è da poco che stanno inanellando successi di un certo valore. Tra la manita alla vecchia signora e il derby in surplace in quel di Salerno c'è stato il flop in coppa Italia, l'eliminazione da parte della cenerentola del campionato. Sarebbe riduttivo e semplicistico dare ragione a chi, deluso, si rifugia nella solita frase "la coppetta non interessa, meglio così con alcune partite in meno da giocare". E invece, ritengo un brutto passo falso, quello nella coppa di casa nostra, perché è stato il frutto di una leggerezza inammissibile - dieci titolari fuori, almeno in avvio - da parte del Pelato di Certaldo. Una grande squadra, e il Napoli lo è, deve giocare sempre al meglio in ogni competizione perché così si costruisce, si rinforza la mentalità vincente. Come fanno da sempre le grandi formazioni degli altri Paesi. Ed è anche una questione di rispetto per gli avversari. Una squadra che domina in Italia e in Europa ha il dovere di essere sempre se stessa. Bene. Girare a 50 punti - con 46 gol fatti e 14 subìti - è stata un'impresa non da poco. Sarà necessario - ecco la mentalità di cui parlavo - non guardare la classifica e scendere in campo, nel girone di ritorno, con la stessa rabbia, la stessa eleganza di gioco, la stessa volontà di proseguire nel cammino come se si partisse da zero. I protagonisti azzurri di questa splendida cavalcata hanno la possibilità di entrare nella storia, regalando alla città ed ai suoi calorosi tifosi il terzo scudetto dopo trentaquattro anni. Una gioia immensa non soltanto per i vecchi e giovani campioni che vestono la maglia azzurra ma anche per Spalletti che sarebbe al suo primo titolo in Italia dopo quelli conquistati nelle notti bianche sanpietroburghesi.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171287885GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, ti definisco la grande bellezza"NAPOLI - Se fosse il tuo nome al femminile saresti la sirena Partenope, fascino senza misteri. Rubo allora a Paolo Sorrentino per definirti la grande bellezza. Ne ho viste di squadroni nei miei anta e passa di passione e lavoro. E ti colloco, Ciuccio delle meraviglie, nel gotha del calcio. Di diritto e non per campanile. Erano fiduciosi i tuoi fans e però avevano lasciato liberi i diverticoli del pensiero: la Juve è sempre la Juve, la Rube, l'arbitro e insomma tutto può accadere. Dimentichi - perché l'amore sviscerato è così, ti conduce all'estasi e subito cadi nell'oblio - che la sua creatura aveva rifilato quattro sberle al Liverpool e sei ceffoni all'Ajax. Non restava che condurre in porto il brigantino della certezza, tra i marosi spumeggianti sulle vele. Ed ecco, naturale, consequenziale, logica la manita ai bianconeri. Sul campo e a fine partita: rimarrà a perenne memoria il saluto-sberleffo del pelato di Certaldo con le cinque dita della mano destra aperte ad inseguire l'ex uomo di Ambra, colui che ama il corto muso e neanche aveva compreso come fosse andato a sbattere col muso contro un'entità gommosa discesa dallo spazio. Anche nell'anno '90, supercoppa italiana, furono cinque i gol rifilati ai bianconeri, Robertino Baggio salvò l'onore piemontardo, era la squadra di Maifredi il buontempone, aperta come Roma città, destinata a subire in nome della leggerezza creativa. Il 5-1 del venerdì di gloria azzurra e di passione bianconera ha tutt'altra valenza. Perché non erano state le solite cavalcate quelle offerte al prato milanese e alle zolle spelacchiate della Genova blucerchiata. Erano state le prime due uscite post mondiale della noia moraviana e certa stampa e certi critici (criticonzi?) e pure taluni fans si aspettavano l'inizio di un nuovo campionato, nuovo nel senso di diverso come andamento, in nome di una presunta frenata del Napoli e della rimonta, rimonte, delle due milanesi, i ragazzi di padre Pioli a meno 9, i beneamati a meno dieci come i bianconeri. Questi ultimi accreditati di concrete possibilità di arrivare alla sfida scudetto. Certo che venivano, gli orfani di Dybala, da otto successi consecutivi, con la difesa meno battuta (solo 7 gol) e pronti ad andare ancora di corto muso. E poi, Kvara che non aveva brillato a Milano e a Genova e pochi soltanto a ricordare che la pubalgia è un malanno infido. Poi, tutto è tornato come prima. Con gli azzurri marosi e i piemontesi scogliera con cento buchi e passaggi, su tutti la roccia (sgretolata), nomata Punta Bremer. Non sto a rievocare i pentagol già passati nella storia e nelle cineteche. Ma non posso tacere di quanto siano stati determinanti due pedine contro le quali si erano accaniti i criticonzi e compagnìa bella di cui sopra. Allora ricordo la paratissima di Meret che ha evitato il 2-2 allo scadere del primo tempo e la fantapartita di Mario Rui il portoghese che va sempre alla ricerca di nuovi mondi possibili. Quanto a Zolla Gialla concordo con il pelato di Certaldo quando asserisce che non ancora si sa dove potrà arrivare. Con i suoi gol (capocannoniere) e le sue elevazioni spinte da due gambe snelle e lunghe che nemmeno le gemelle Kessler. Finisco con altri due nomi: Kvara, il cigno georgiano, caracollante e sublime, imprevedibile e saettante, goleador e rifinitore. E Lobotka, l'elettricista del centrocampo. Ma forse è meglio definirlo l'Edison del calcio azzurro, e non solo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-01-16T22:09:00ZNAPOLI - Se fosse il tuo nome al femminile saresti la sirena Partenope, fascino senza misteri. Rubo allora a Paolo Sorrentino per definirti la grande bellezza. Ne ho viste di squadroni nei miei anta e passa di passione e lavoro. E ti colloco, Ciuccio delle meraviglie, nel gotha del calcio. Di diritto e non per campanile. Erano fiduciosi i tuoi fans e però avevano lasciato liberi i diverticoli del pensiero: la Juve è sempre la Juve, la Rube, l'arbitro e insomma tutto può accadere. Dimentichi - perché l'amore sviscerato è così, ti conduce all'estasi e subito cadi nell'oblio - che la sua creatura aveva rifilato quattro sberle al Liverpool e sei ceffoni all'Ajax. Non restava che condurre in porto il brigantino della certezza, tra i marosi spumeggianti sulle vele. Ed ecco, naturale, consequenziale, logica la manita ai bianconeri. Sul campo e a fine partita: rimarrà a perenne memoria il saluto-sberleffo del pelato di Certaldo con le cinque dita della mano destra aperte ad inseguire l'ex uomo di Ambra, colui che ama il corto muso e neanche aveva compreso come fosse andato a sbattere col muso contro un'entità gommosa discesa dallo spazio. Anche nell'anno '90, supercoppa italiana, furono cinque i gol rifilati ai bianconeri, Robertino Baggio salvò l'onore piemontardo, era la squadra di Maifredi il buontempone, aperta come Roma città, destinata a subire in nome della leggerezza creativa. Il 5-1 del venerdì di gloria azzurra e di passione bianconera ha tutt'altra valenza. Perché non erano state le solite cavalcate quelle offerte al prato milanese e alle zolle spelacchiate della Genova blucerchiata. Erano state le prime due uscite post mondiale della noia moraviana e certa stampa e certi critici (criticonzi?) e pure taluni fans si aspettavano l'inizio di un nuovo campionato, nuovo nel senso di diverso come andamento, in nome di una presunta frenata del Napoli e della rimonta, rimonte, delle due milanesi, i ragazzi di padre Pioli a meno 9, i beneamati a meno dieci come i bianconeri. Questi ultimi accreditati di concrete possibilità di arrivare alla sfida scudetto. Certo che venivano, gli orfani di Dybala, da otto successi consecutivi, con la difesa meno battuta (solo 7 gol) e pronti ad andare ancora di corto muso. E poi, Kvara che non aveva brillato a Milano e a Genova e pochi soltanto a ricordare che la pubalgia è un malanno infido. Poi, tutto è tornato come prima. Con gli azzurri marosi e i piemontesi scogliera con cento buchi e passaggi, su tutti la roccia (sgretolata), nomata Punta Bremer. Non sto a rievocare i pentagol già passati nella storia e nelle cineteche. Ma non posso tacere di quanto siano stati determinanti due pedine contro le quali si erano accaniti i criticonzi e compagnìa bella di cui sopra. Allora ricordo la paratissima di Meret che ha evitato il 2-2 allo scadere del primo tempo e la fantapartita di Mario Rui il portoghese che va sempre alla ricerca di nuovi mondi possibili. Quanto a Zolla Gialla concordo con il pelato di Certaldo quando asserisce che non ancora si sa dove potrà arrivare. Con i suoi gol (capocannoniere) e le sue elevazioni spinte da due gambe snelle e lunghe che nemmeno le gemelle Kessler. Finisco con altri due nomi: Kvara, il cigno georgiano, caracollante e sublime, imprevedibile e saettante, goleador e rifinitore. E Lobotka, l'elettricista del centrocampo. Ma forse è meglio definirlo l'Edison del calcio azzurro, e non solo.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171286590GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli-Juventus, 2 risultati su 3"NAPOLI - Con due turni d'anticipo il Napoli s'è laureato campione d'inverno. Titolo platonico ma che qualcosa dice. Continuità di gioco e di risultati, una sola sconfitta, nella tana della Beneamata picchiatrice, anche un po' colpa delle scelte e delle mancate contromisure del Pelato di Certaldo. Il primo kappaò subito dimenticato grazie alla trasferta vittoriosa di Genova, sponda Samp, vissuta con fiero cipiglio ed i moti dell'anima in ricordo di Gianluca Vialli e di Sinisa Mihajlovic. Ora, ci prepariamo al venerdì di passione da vivere al cospetto della Vecchia Signora che, seppur incerottata e zeppa di guai extrasportivi, sta lì appoggiata sulla seconda cadrega della classifica alla pari del Milan che ha fatto harakiri davanti alla Roma e comunque grazie Roma. Il Napoli ha due risultati su tre a disposizione: il parri che lascerebbe i bianconeri a meno sette e la vittoria con la quale li rispedirebbe a meno dieci. Il che vorrebbe dire assicurarsi un margine cospicuo sull'unica rivale in grado di impensierire. Perché mentre le milanesi hanno dimostrato sin qui di essere fragili, la Juve ha messo insieme otto successi consecutivi figli di una ritrovata saldezza difensiva, ha la retroguardia meno perforata del campionato. E qui vien facile dedurre che la partitissima vivrà sulla fantasìa e la forza di penetrazione degli azzurri e il bunker che innalzeranno i bianconeri. Credo, e spero, che la manovra un po' involuta che il Napoli ha mostrato sia a Milano sia a Genova sia stata soltanto un momentaneo appannamento dovuto alla lunga sosta e che le amichevoli recenti avevano fatto risaltare. Intendo dire che compiacersi del palleggio prolungato alla lunga può diventare un vezzo controproducente. Mi entusiasmava di più l'alternanza continua tra possesso orizzontale e fiondate verticali. Penso di sapere quali uomini schiererà in avvio Spalletti, non so su quali uomini potrà contare Allegri. La differenza la farà certamente il numero nove, la presenza di Osimhen bomber già a due cifre. E l'assenza quasi certa di Vlahovic. E comunque, dovesse scendere in campo, il serbo sarebbe alla prima partita dopo un lungo stop. Nelle ultime uscite ho visto Kvara, il mio idolo, anch'egli ha avuto a che fare con la pubalgìa, un po' affaticato. Normale per un giocatore che sino alla sosta per il mondiale Infantile aveva fatto la differenza. C'è da dire anche che ora la perla georgiana non ha più segreti per gli avversari e che è fatto oggetto di marcature spietate - non sempre lecite - e multiple. Contro l'Inter erano in tre fissi a marcarlo nella sua zona di competenza, la fascia. E però, Kvara si sa disimpegnare da par suo anche quando si accentra ed è lì che a volte va protetto, concedendogli spazi maggiori. La madre di tutte le partite, per storia, tradizione, rivalità, esaltazioni e delusioni va giocata con ardore attento. Confidando in un arbitro ispirato, mi accingerò a gustarmi la grande sfida con la convinzione che, sfangandola, gli azzurri si fregeranno del titolo primaverile quando i prati cominciano a rifiorire.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2023-01-11T22:00:00ZNAPOLI - Con due turni d'anticipo il Napoli s'è laureato campione d'inverno. Titolo platonico ma che qualcosa dice. Continuità di gioco e di risultati, una sola sconfitta, nella tana della Beneamata picchiatrice, anche un po' colpa delle scelte e delle mancate contromisure del Pelato di Certaldo. Il primo kappaò subito dimenticato grazie alla trasferta vittoriosa di Genova, sponda Samp, vissuta con fiero cipiglio ed i moti dell'anima in ricordo di Gianluca Vialli e di Sinisa Mihajlovic. Ora, ci prepariamo al venerdì di passione da vivere al cospetto della Vecchia Signora che, seppur incerottata e zeppa di guai extrasportivi, sta lì appoggiata sulla seconda cadrega della classifica alla pari del Milan che ha fatto harakiri davanti alla Roma e comunque grazie Roma. Il Napoli ha due risultati su tre a disposizione: il parri che lascerebbe i bianconeri a meno sette e la vittoria con la quale li rispedirebbe a meno dieci. Il che vorrebbe dire assicurarsi un margine cospicuo sull'unica rivale in grado di impensierire. Perché mentre le milanesi hanno dimostrato sin qui di essere fragili, la Juve ha messo insieme otto successi consecutivi figli di una ritrovata saldezza difensiva, ha la retroguardia meno perforata del campionato. E qui vien facile dedurre che la partitissima vivrà sulla fantasìa e la forza di penetrazione degli azzurri e il bunker che innalzeranno i bianconeri. Credo, e spero, che la manovra un po' involuta che il Napoli ha mostrato sia a Milano sia a Genova sia stata soltanto un momentaneo appannamento dovuto alla lunga sosta e che le amichevoli recenti avevano fatto risaltare. Intendo dire che compiacersi del palleggio prolungato alla lunga può diventare un vezzo controproducente. Mi entusiasmava di più l'alternanza continua tra possesso orizzontale e fiondate verticali. Penso di sapere quali uomini schiererà in avvio Spalletti, non so su quali uomini potrà contare Allegri. La differenza la farà certamente il numero nove, la presenza di Osimhen bomber già a due cifre. E l'assenza quasi certa di Vlahovic. E comunque, dovesse scendere in campo, il serbo sarebbe alla prima partita dopo un lungo stop. Nelle ultime uscite ho visto Kvara, il mio idolo, anch'egli ha avuto a che fare con la pubalgìa, un po' affaticato. Normale per un giocatore che sino alla sosta per il mondiale Infantile aveva fatto la differenza. C'è da dire anche che ora la perla georgiana non ha più segreti per gli avversari e che è fatto oggetto di marcature spietate - non sempre lecite - e multiple. Contro l'Inter erano in tre fissi a marcarlo nella sua zona di competenza, la fascia. E però, Kvara si sa disimpegnare da par suo anche quando si accentra ed è lì che a volte va protetto, concedendogli spazi maggiori. La madre di tutte le partite, per storia, tradizione, rivalità, esaltazioni e delusioni va giocata con ardore attento. Confidando in un arbitro ispirato, mi accingerò a gustarmi la grande sfida con la convinzione che, sfangandola, gli azzurri si fregeranno del titolo primaverile quando i prati cominciano a rifiorire.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171273633GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, fuga per la vittoria"NAPOLI - Fuga per la vittoria. Certa la fuga, probabile la vittoria, con tanto di rito apotropaico da celebrare. Più per gli occhi secchi - l'uocchie sicche so' peggio d ''e scuppettate - che per quanto dica la realtà che racconta di primati d'eccellenza: l'anello di vittorie consecutive, il numero dei gol fatti, il re dei bomber del campionato, l'accesso da primi della classe agli ottavi di Champions che ha consentito un sorteggio più che favorevole, l'incrocio con i tedeschi poco germanici dell'Eintracht di Francoforte, con vista sui quarti di nobiltà. Il successo in quel di Bergamo, Alta o Bassa non fa differenza, l'annovero tra i capolavori del Ciuccio in questo suo avvio travolgente. Perché la Dea senza coppe era fresca e tosta e vogliosa di stupire. Perché era passata in vantaggio. Perché gli spallettiani l'hanno raggiunta in una manciata di minuti. Perché l'hanno superata in tromba. Perché l'hanno costretta a non praticare il solito gioco arrembante con continui cambi di fronte. Perché è stato uno spasso - essì che in questi casi mi diverto - ascoltare quel simpaticone del Gasp cianciare di sconfitta immeritata. Avrà visto un'altra partita, mister Gasp, dalla sua impertinente area tecnica. O forse non avrà capito, non si sarà reso conto, che se la sua Dea era stata denudata del peplo c'era una ragione, davanti agli occhi di tutti. In parole povere: battuto dalla strategìa adottata dal filosofo di Certaldo studioso di Schopenhauer. Avesse detto mister Gasp: che jella quella traversa fantozziana, avremmo convenuto. Ma per tutto il resto,nisba mister Gasp. La sua Dea senza peplo s'è ritrovata nuda e scossa senza poter resistere alla soverchiante bellezza di chi le stava davanti. Nel giorno della forzata assenza del ragazzo d'oro venuto dall'Est, Kvara, il Napoli ha dimostrato di poter fare a meno di chiunque e questa è la prerogativa delle grandi squadre. Oddio, merito anche di chi l'ha costruito questo meraviglioso giocattolo aazzurro. Non so quante altre compagini, tra quelle di casa nostra e quelle dell'Europa tutta, possano beneficiare dell'uno più uno uguale a uno, cioè di due giocatori più che eccelsi per ogni ruolo. E mentre ci beavamo delle cavalcate alla Best-Boniek - classe più potenza - del georgiano delle meraviglie, mentre ammiravamo le geometrie euclidee di Lobotka, mentre ci stupivamo di Kim il coreano - Koulibaly, chi era costui! - mentre osservavamo la tecnica di Raspadori e i gol lampo di Simeone, quasi c'eravamo dimenticati di Zolla Gialla. O meglio: aspettavamo che l'Uomo in Maschera si unisse alla comitiva e che decidesse di recitare la parte del leader della combriccola. Ed eccolo il nigeriano sbracciante, il centravanti alla Bolt, prendersi la scena per la dannazione dei difensori che sono costretti a marcarlo. Prima della sosta per il campionato mondiale più folle del mondo di scena al Maradona Empoli ed Udinese. Metto in conto 6 punti, se così sarà si metteranno alle spalle altri chilometri per la fuga. Fuga per la vittoria, ma sì.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2022-11-08T14:00:00ZNAPOLI - Fuga per la vittoria. Certa la fuga, probabile la vittoria, con tanto di rito apotropaico da celebrare. Più per gli occhi secchi - l'uocchie sicche so' peggio d ''e scuppettate - che per quanto dica la realtà che racconta di primati d'eccellenza: l'anello di vittorie consecutive, il numero dei gol fatti, il re dei bomber del campionato, l'accesso da primi della classe agli ottavi di Champions che ha consentito un sorteggio più che favorevole, l'incrocio con i tedeschi poco germanici dell'Eintracht di Francoforte, con vista sui quarti di nobiltà. Il successo in quel di Bergamo, Alta o Bassa non fa differenza, l'annovero tra i capolavori del Ciuccio in questo suo avvio travolgente. Perché la Dea senza coppe era fresca e tosta e vogliosa di stupire. Perché era passata in vantaggio. Perché gli spallettiani l'hanno raggiunta in una manciata di minuti. Perché l'hanno superata in tromba. Perché l'hanno costretta a non praticare il solito gioco arrembante con continui cambi di fronte. Perché è stato uno spasso - essì che in questi casi mi diverto - ascoltare quel simpaticone del Gasp cianciare di sconfitta immeritata. Avrà visto un'altra partita, mister Gasp, dalla sua impertinente area tecnica. O forse non avrà capito, non si sarà reso conto, che se la sua Dea era stata denudata del peplo c'era una ragione, davanti agli occhi di tutti. In parole povere: battuto dalla strategìa adottata dal filosofo di Certaldo studioso di Schopenhauer. Avesse detto mister Gasp: che jella quella traversa fantozziana, avremmo convenuto. Ma per tutto il resto,nisba mister Gasp. La sua Dea senza peplo s'è ritrovata nuda e scossa senza poter resistere alla soverchiante bellezza di chi le stava davanti. Nel giorno della forzata assenza del ragazzo d'oro venuto dall'Est, Kvara, il Napoli ha dimostrato di poter fare a meno di chiunque e questa è la prerogativa delle grandi squadre. Oddio, merito anche di chi l'ha costruito questo meraviglioso giocattolo aazzurro. Non so quante altre compagini, tra quelle di casa nostra e quelle dell'Europa tutta, possano beneficiare dell'uno più uno uguale a uno, cioè di due giocatori più che eccelsi per ogni ruolo. E mentre ci beavamo delle cavalcate alla Best-Boniek - classe più potenza - del georgiano delle meraviglie, mentre ammiravamo le geometrie euclidee di Lobotka, mentre ci stupivamo di Kim il coreano - Koulibaly, chi era costui! - mentre osservavamo la tecnica di Raspadori e i gol lampo di Simeone, quasi c'eravamo dimenticati di Zolla Gialla. O meglio: aspettavamo che l'Uomo in Maschera si unisse alla comitiva e che decidesse di recitare la parte del leader della combriccola. Ed eccolo il nigeriano sbracciante, il centravanti alla Bolt, prendersi la scena per la dannazione dei difensori che sono costretti a marcarlo. Prima della sosta per il campionato mondiale più folle del mondo di scena al Maradona Empoli ed Udinese. Metto in conto 6 punti, se così sarà si metteranno alle spalle altri chilometri per la fuga. Fuga per la vittoria, ma sì.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171271955GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, prova di fuga per la vittoria!"NAPOLI - Fuga per la vittoria, gran film. Prova di fuga, la prima: reale, intrigante, meritata. La Dea, l'unica che tiene, a cinque punti. Si sganciano dal trenino la carrozza rossonera e quella biancazzurra. Pioli bastonato da Juric che sta sempre in ginocchio. Sarri infilato da Nicola che pare intenzionato a guidare la Salernitana verso la zona che profuma d'Europa. Era rimasto a guardare il Ciuccio scalciante che aveva ingaggiato con la squadra della città delle mattonelle una sfida d'interesse tecnico notevole che ben spiega la strana bellezza dell'arte pedatoria: Napoli dominante e debordante, Meret salvifico in più di una circostanza. Nella vigilia del giorno della nascita di una stella, Diego, il Bolt del calcio s'era portato a casa il pallone del match avendolo infilato nella porta del Sassuolo per ben tre volte. Zolla Gialla scatenato, coadiuvato ed appoggiato, sospinto e sorretto da quello splendido ragazzo dal volto fiero, novello ambasciatore del popolo georgiano nella terra maradoniana. Kvara crea per sé e per gli altri, assiste i compagni con l'umiltà unita alla gioia, prerogative che distinguono il giocatore che proviene da un altro pianeta da quelli che nascono sulla terra. Napoli dei records, in Italia e in Europa, osannato e invidiato, ammirato e studiato, temuto e stregato (ma i riti apotropaici della conterranea Sibilla avranno il sopravvento). Napoli in una bolla, su una nuvola, in un sogno perenne. Grandeur della squadra per il suo gioco unico e per le multiformi sembianze assunte dagli attori chiamati a recitarlo. E fa specie e audience anche il maestro d'orchestra che amante della filosofìa cita il collega Schopenhauer insinuando nei microfonati il terribile dubbio che il certaldese volesse riferirsi a Beckenbauer. Sono giorni unici nella nostra unica terra di passioni e sentimenti.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2022-11-01T07:30:00ZNAPOLI - Fuga per la vittoria, gran film. Prova di fuga, la prima: reale, intrigante, meritata. La Dea, l'unica che tiene, a cinque punti. Si sganciano dal trenino la carrozza rossonera e quella biancazzurra. Pioli bastonato da Juric che sta sempre in ginocchio. Sarri infilato da Nicola che pare intenzionato a guidare la Salernitana verso la zona che profuma d'Europa. Era rimasto a guardare il Ciuccio scalciante che aveva ingaggiato con la squadra della città delle mattonelle una sfida d'interesse tecnico notevole che ben spiega la strana bellezza dell'arte pedatoria: Napoli dominante e debordante, Meret salvifico in più di una circostanza. Nella vigilia del giorno della nascita di una stella, Diego, il Bolt del calcio s'era portato a casa il pallone del match avendolo infilato nella porta del Sassuolo per ben tre volte. Zolla Gialla scatenato, coadiuvato ed appoggiato, sospinto e sorretto da quello splendido ragazzo dal volto fiero, novello ambasciatore del popolo georgiano nella terra maradoniana. Kvara crea per sé e per gli altri, assiste i compagni con l'umiltà unita alla gioia, prerogative che distinguono il giocatore che proviene da un altro pianeta da quelli che nascono sulla terra. Napoli dei records, in Italia e in Europa, osannato e invidiato, ammirato e studiato, temuto e stregato (ma i riti apotropaici della conterranea Sibilla avranno il sopravvento). Napoli in una bolla, su una nuvola, in un sogno perenne. Grandeur della squadra per il suo gioco unico e per le multiformi sembianze assunte dagli attori chiamati a recitarlo. E fa specie e audience anche il maestro d'orchestra che amante della filosofìa cita il collega Schopenhauer insinuando nei microfonati il terribile dubbio che il certaldese volesse riferirsi a Beckenbauer. Sono giorni unici nella nostra unica terra di passioni e sentimenti.     Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171270620GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Ecco perchè non posso proprio tacere..."NAPOLI - Ah! sì i Rangers, stasera. Vabbé, chiamiamola partitella infrasettimanale. E come definirla altrimenti se stai lassù nel tuo girone Champions blindato anzitempo? L'Europa sta stretta all'orchestra diretta dal filosofo cu l'uocchie 'e pazz. Oddio non è che sia sempre luciferino nello sguardo, ma quando s'incavola altroché l'angelo perduto. Dicono che i Rangers, che rappresentano i protestanti (il Celtic è il club dei cattolici), sia sbarcato a Napoli portandosi dietro trecento suonatori di cornamusa che soffieranno nella pelle di vacca per tutta la durata del match perché già felici di esserci. Volevo sorvolare sul derby del sole, acqua passata, ma proprio non posso tacere. Perché se c'è una cosa che mi stizza alquanto è ascoltare le corbellerìe dette e scritte. E' in questi casi che le chele e il pungiglione dello scorpione che è in me (sono nato il 30 ottobre) friccicano, si agitano, si predispongono alla battaglia. Posso far finta di non aver ascoltato quei canti liberi e beceri "Napoli, ti odio" innalzati da voci coatte (a Roma se ne intendono) che poco hanno a che fare con la Garbatella, perché la mamma degli imbecilli è sempre gravida ed a tutte le latitudini (però a Firenze un po' di più). Ma non posso far finta di nulla all'ascolto delle geremiadi snocciolate dal portoghese che chiamano col nome di una caramella, conducator supremo della squadra che si fregia della conquista del triplete che illo tempore non si poté definire una cineserìa ma che grosso modo lo è stata. Dunque, il suddetto portoghese - chissà se avrà letto Cecità del suo illustre connazionale Saramago (e qui m'inchino) - sbuffante come una vecchia locomotiva e giallo di cartellino ha avuto il coraggio di prendersela con arbitro, segnalinee, quarto uomo e il mondo intero per una sconfitta che avrebbe dovuto piegarsi a libretto. E tacere. Pensate che Meret ha trascorso la serata romana telefonando ad amici e parenti (aveva il telefonino con auricolare nascosto nei guanti) perché del tutto inoperoso. A dire il vero l'ho chiamato anch'io per ricordargli di un appuntamento fissato tempo fa e mi ha risposto con la gentilezza che lo contraddistingue. Tutto ciò mentre José Mario dos Santos Mourinho Felix che è una persona sola, definito il genio di Setubal aveva organizzato una gabbia per Kvara, leggi caccia al georgiano, una difesa con relativo pullman in piena area e dirottato Pellegrini (nulla a che vedere con l'ospedale) sulle tracce di Lobotka che aveva nelle scarpette miele per orsi. Lo squadrone giallorosso - che però non ha mai fatto tremare il mondo - col passar del tempo s'è innervosito a tal punto che perfino i suoi elementi al di sopra della media hanno perduto la tramontana. Penso ad Abraham autore di diversi stop a inseguire e soprattutto a Smalling che ha perduto la scommessa fatta con Zolla Gialla: uomo mascherato. tu non vedrai l'area di rigore. ora sapete tutti com'è andata con Zolla Gialla che ha superato in tromba l'inglese capellone come solo Verstappen sa fare e zac una fiondata micidiale che ha trafitto Rui Patricio anch'egli portoghese, il quale avendo letto tutte le opere del sommo Saramago ha confidato che, non essendo in grado di scrivere un altro memoriale, potrà soltanto ritirarsi in convento.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2022-10-26T17:24:00ZNAPOLI - Ah! sì i Rangers, stasera. Vabbé, chiamiamola partitella infrasettimanale. E come definirla altrimenti se stai lassù nel tuo girone Champions blindato anzitempo? L'Europa sta stretta all'orchestra diretta dal filosofo cu l'uocchie 'e pazz. Oddio non è che sia sempre luciferino nello sguardo, ma quando s'incavola altroché l'angelo perduto. Dicono che i Rangers, che rappresentano i protestanti (il Celtic è il club dei cattolici), sia sbarcato a Napoli portandosi dietro trecento suonatori di cornamusa che soffieranno nella pelle di vacca per tutta la durata del match perché già felici di esserci. Volevo sorvolare sul derby del sole, acqua passata, ma proprio non posso tacere. Perché se c'è una cosa che mi stizza alquanto è ascoltare le corbellerìe dette e scritte. E' in questi casi che le chele e il pungiglione dello scorpione che è in me (sono nato il 30 ottobre) friccicano, si agitano, si predispongono alla battaglia. Posso far finta di non aver ascoltato quei canti liberi e beceri "Napoli, ti odio" innalzati da voci coatte (a Roma se ne intendono) che poco hanno a che fare con la Garbatella, perché la mamma degli imbecilli è sempre gravida ed a tutte le latitudini (però a Firenze un po' di più). Ma non posso far finta di nulla all'ascolto delle geremiadi snocciolate dal portoghese che chiamano col nome di una caramella, conducator supremo della squadra che si fregia della conquista del triplete che illo tempore non si poté definire una cineserìa ma che grosso modo lo è stata. Dunque, il suddetto portoghese - chissà se avrà letto Cecità del suo illustre connazionale Saramago (e qui m'inchino) - sbuffante come una vecchia locomotiva e giallo di cartellino ha avuto il coraggio di prendersela con arbitro, segnalinee, quarto uomo e il mondo intero per una sconfitta che avrebbe dovuto piegarsi a libretto. E tacere. Pensate che Meret ha trascorso la serata romana telefonando ad amici e parenti (aveva il telefonino con auricolare nascosto nei guanti) perché del tutto inoperoso. A dire il vero l'ho chiamato anch'io per ricordargli di un appuntamento fissato tempo fa e mi ha risposto con la gentilezza che lo contraddistingue. Tutto ciò mentre José Mario dos Santos Mourinho Felix che è una persona sola, definito il genio di Setubal aveva organizzato una gabbia per Kvara, leggi caccia al georgiano, una difesa con relativo pullman in piena area e dirottato Pellegrini (nulla a che vedere con l'ospedale) sulle tracce di Lobotka che aveva nelle scarpette miele per orsi. Lo squadrone giallorosso - che però non ha mai fatto tremare il mondo - col passar del tempo s'è innervosito a tal punto che perfino i suoi elementi al di sopra della media hanno perduto la tramontana. Penso ad Abraham autore di diversi stop a inseguire e soprattutto a Smalling che ha perduto la scommessa fatta con Zolla Gialla: uomo mascherato. tu non vedrai l'area di rigore. ora sapete tutti com'è andata con Zolla Gialla che ha superato in tromba l'inglese capellone come solo Verstappen sa fare e zac una fiondata micidiale che ha trafitto Rui Patricio anch'egli portoghese, il quale avendo letto tutte le opere del sommo Saramago ha confidato che, non essendo in grado di scrivere un altro memoriale, potrà soltanto ritirarsi in convento.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171269030GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli da sogno, solo i rosiconi possono trovare il pelo nell'uovo!"NAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole azzurro, anzi d'antico. Quel vezzo tutto partenopeo di criticare qualcuno o qualcosa anche quando fila tutto liscio. E' bastato il match col Bologna - stravinto al di là del risultato numerico, un solo gol di vantaggio, ma perlomeno tre gettati alle ortiche - a dare fiato alle trombe dei rosiconi. Dimentichi che il Ciuccio è primo in campionato, straprimo nel girone di Champions, che va in rete con una media a partita da corazzata del calcio, che ha il più alto numero di marcatori e di goleador subentranti. E i rosiconi che ti obiettano? Che contro il Bologna si è stentato! E allora, se proprio vogliamo chiarire il concetto c'è da osservare che, nel primo tempo in particolare, gli azzurri si sono adeguati al ritmo lento imposto dai felsinei che, intelligentemente, avevano pensato bene di non "sfruculiare la mazzarella di san Giuseppe". La mettiamo sull'andante contro questi azzurri scatenati, che poi ci frullano? No, e quindi blandamente in campo sperando in san Petronio. Il Ciuccio, che da un po' di tempo a questa parte, sta tirando a strappi la carretta e che spesso è scalpitante destriero ha pensato: vabbé, non mi dànno più di tanto. E così è stato. Salvo poi mangiarsi tra la biada un paio di gol (Politano e Lozano) che sembrava più facile realizzare che mandare alle ortiche. Ma c'è stata anche la critica verso qualcuno e indovinate chi è? Ma Meret, naturalmente. E chi se no, il portiere più bersagliato dagli strali del volgo, non certo dai tiri degli avversari. Okay, s'è steso impacciato ed ha preso gol, poi è uscito anche per farfalle in presa alta. E allora? Può capitare a tutti coloro che vivono la solitudine dei numeri uno. Vedo papere a josa nelle rassegne dei campionati europei. All'elegante Meret, tecnicamente pregevole e che potrà ancora migliorare, mi sento di consigliargli padre Dante: non ti curar di lor, ma guarda e passa. Se volete, cambiate pure i verbi del vulgaris in guarda e para. Così vi mettete l'anima in pace. E ricordate: se un pipelet le prende proprio tutte ma i suoi compagni sperperano, si rischia di non vincere. Ergo, gli errori sesquipedali degli attaccanti equivalgono agli errori di valutazione dei portieri. Stop. Ed ora, altro. Si va verso il derby del Sud, quel Roma-Napoli che è sempre qualcosa di particolare, di sentito. Una partita che non ha bisogno certo di motivazioni speciali, di frasi forti in attesa dell'evento. Ora accade che Mou il portoghese, vincitore di un triplete fasullo, reduce dalla sofferta vittoria (rigore) sulla derelitta squadra bis della Lanterna, proclami altisonante: Spalletti, t'aspetto a Roma! E dove se no. Sono certo che la Roma senza Dybala perde molto. E che il Ciuccio con il georgiano può vincere contro chiunque. Ah! un'ultima su Kvara: è un trequartista che gioca in fascia. Buona domenica, tutta di sera.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2022-10-19T21:54:00ZNAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole azzurro, anzi d'antico. Quel vezzo tutto partenopeo di criticare qualcuno o qualcosa anche quando fila tutto liscio. E' bastato il match col Bologna - stravinto al di là del risultato numerico, un solo gol di vantaggio, ma perlomeno tre gettati alle ortiche - a dare fiato alle trombe dei rosiconi. Dimentichi che il Ciuccio è primo in campionato, straprimo nel girone di Champions, che va in rete con una media a partita da corazzata del calcio, che ha il più alto numero di marcatori e di goleador subentranti. E i rosiconi che ti obiettano? Che contro il Bologna si è stentato! E allora, se proprio vogliamo chiarire il concetto c'è da osservare che, nel primo tempo in particolare, gli azzurri si sono adeguati al ritmo lento imposto dai felsinei che, intelligentemente, avevano pensato bene di non "sfruculiare la mazzarella di san Giuseppe". La mettiamo sull'andante contro questi azzurri scatenati, che poi ci frullano? No, e quindi blandamente in campo sperando in san Petronio. Il Ciuccio, che da un po' di tempo a questa parte, sta tirando a strappi la carretta e che spesso è scalpitante destriero ha pensato: vabbé, non mi dànno più di tanto. E così è stato. Salvo poi mangiarsi tra la biada un paio di gol (Politano e Lozano) che sembrava più facile realizzare che mandare alle ortiche. Ma c'è stata anche la critica verso qualcuno e indovinate chi è? Ma Meret, naturalmente. E chi se no, il portiere più bersagliato dagli strali del volgo, non certo dai tiri degli avversari. Okay, s'è steso impacciato ed ha preso gol, poi è uscito anche per farfalle in presa alta. E allora? Può capitare a tutti coloro che vivono la solitudine dei numeri uno. Vedo papere a josa nelle rassegne dei campionati europei. All'elegante Meret, tecnicamente pregevole e che potrà ancora migliorare, mi sento di consigliargli padre Dante: non ti curar di lor, ma guarda e passa. Se volete, cambiate pure i verbi del vulgaris in guarda e para. Così vi mettete l'anima in pace. E ricordate: se un pipelet le prende proprio tutte ma i suoi compagni sperperano, si rischia di non vincere. Ergo, gli errori sesquipedali degli attaccanti equivalgono agli errori di valutazione dei portieri. Stop. Ed ora, altro. Si va verso il derby del Sud, quel Roma-Napoli che è sempre qualcosa di particolare, di sentito. Una partita che non ha bisogno certo di motivazioni speciali, di frasi forti in attesa dell'evento. Ora accade che Mou il portoghese, vincitore di un triplete fasullo, reduce dalla sofferta vittoria (rigore) sulla derelitta squadra bis della Lanterna, proclami altisonante: Spalletti, t'aspetto a Roma! E dove se no. Sono certo che la Roma senza Dybala perde molto. E che il Ciuccio con il georgiano può vincere contro chiunque. Ah! un'ultima su Kvara: è un trequartista che gioca in fascia. Buona domenica, tutta di sera.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171267949GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Chiamiamola valanga azzurra, con Kvaratskhelia che ricorda un po' Best, un po' Meroni e un po' Boniek!"NAPOLI - Chiamiamola la valanga azzurra e che non se ne parli più. Come lo squadrone di sci capitanato da Alberto Tomba. Insomma, il Ciuccio - e figuriamoci se il suo simbolo fosse stato un cavallo, magari alla Varenne - si sta divertendo a scalciare chiunque si trovi di fronte. Sberle su sberle, sulle zolle italiche e su quelle dell'Europa nobile dalle parti di Abbey Road e dei canali olandesi con ponticelli pittoreschi. Primo in campionato, primo nel girone di Champions e conseguente passaggio anticipato agli ottavi della manifestazione che porta gloria e soldoni, pecunia non olet. Aurelio Primo ne annusa il profumo e si frega le mani. Magari avrà anche passato sottobanco - non ci credete? - un cadeau a Giuntoli che sente il profumo dei campioni, quelli in fasce non quelli dal nome altisonante, dalla pancia piena e dai garretti fragili. Forse mi ripeterò, ma mi sono innamorato da tempo - calcisticamente eh! - del giovin signore venuto dall'Est, dal paese che profuma di fiori e che produce vini che Bacco si sogna, essì l'ho detto già altre volte, ma nelle mie trasferte in Georgia ho avuto modo di inebriarmi all'olezzo dei fiori e di libare al nettare di rossi spumeggianti. E il bello e il buono non si dimentica. Kvara, figlio benedetto da Eupalla, fiore sbocciato in una terra di sofferenze e d'orgoglio. Quando assisto alle recite - possono mai chiamarsi banalmente partite? - del Napoli, può capitare, ma raramente, che mi distragga un po' perché è come un film visto tante volte, di quelli di cui conosci a menadito trama, attori, regista, in parole povere un dejavu. Ma quando entra in azione il georgiano è come se fossi rapito da un'estasi. Perché intuisci appena ciò che farà. Meglio, ti chiedi: andrà a destra, a sinistra, deciderà per il centro, concluderà, manderà in porta un compagno? E poi gli scatti, la velocità in progressione, gli sguardi attoniti dei poveri diavoli che se lo trovano davanti. Un campione di razza che mi porta indietro nel tempo e m'induce ad accostarlo agli assi del passato. Dissi già che mi ricordava due stelle filanti del calcio: un po' Meroni nell'ondeggiare, un po' Best per quel la ricerca del dribbling mai fine a se stesso, mezzo per farsi largo e poter decidere per la giocata elegante e pratica nel contempo. E però, diavolo di un georgiano, m'hai fatto rivivere in memoria ancora un altro asso che veniva anch'egli dall'Est (dalla Polonia): Zibì Boniek. Perché tu, Kvara, sprigioni la sua stessa potenza in progressione che gli valse l'appellativo di leone di Lodz. Tu, Kvara, con quel volto da studentello appena emaciato. Sono in vena di cercare assonanze, similitudini, paragoni e allora non posso tacere di Giacomino, ma sì Raspadori. Un po' Pablito okay quando giostra in area. Ma nella cineteca della memoria vedo un altro grande del passato. Ecco: Raspadori ha il baricentro basso, gioca indifferentemente con i due piedi, si piazza sui garretti e poi decide il da farsi in rapidità di pensiero e azione. A chi lo paragono? A Romario, signori.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-29T08:06:02Z2022-10-15T13:06:00ZNAPOLI - Chiamiamola la valanga azzurra e che non se ne parli più. Come lo squadrone di sci capitanato da Alberto Tomba. Insomma, il Ciuccio - e figuriamoci se il suo simbolo fosse stato un cavallo, magari alla Varenne - si sta divertendo a scalciare chiunque si trovi di fronte. Sberle su sberle, sulle zolle italiche e su quelle dell'Europa nobile dalle parti di Abbey Road e dei canali olandesi con ponticelli pittoreschi. Primo in campionato, primo nel girone di Champions e conseguente passaggio anticipato agli ottavi della manifestazione che porta gloria e soldoni, pecunia non olet. Aurelio Primo ne annusa il profumo e si frega le mani. Magari avrà anche passato sottobanco - non ci credete? - un cadeau a Giuntoli che sente il profumo dei campioni, quelli in fasce non quelli dal nome altisonante, dalla pancia piena e dai garretti fragili. Forse mi ripeterò, ma mi sono innamorato da tempo - calcisticamente eh! - del giovin signore venuto dall'Est, dal paese che profuma di fiori e che produce vini che Bacco si sogna, essì l'ho detto già altre volte, ma nelle mie trasferte in Georgia ho avuto modo di inebriarmi all'olezzo dei fiori e di libare al nettare di rossi spumeggianti. E il bello e il buono non si dimentica. Kvara, figlio benedetto da Eupalla, fiore sbocciato in una terra di sofferenze e d'orgoglio. Quando assisto alle recite - possono mai chiamarsi banalmente partite? - del Napoli, può capitare, ma raramente, che mi distragga un po' perché è come un film visto tante volte, di quelli di cui conosci a menadito trama, attori, regista, in parole povere un dejavu. Ma quando entra in azione il georgiano è come se fossi rapito da un'estasi. Perché intuisci appena ciò che farà. Meglio, ti chiedi: andrà a destra, a sinistra, deciderà per il centro, concluderà, manderà in porta un compagno? E poi gli scatti, la velocità in progressione, gli sguardi attoniti dei poveri diavoli che se lo trovano davanti. Un campione di razza che mi porta indietro nel tempo e m'induce ad accostarlo agli assi del passato. Dissi già che mi ricordava due stelle filanti del calcio: un po' Meroni nell'ondeggiare, un po' Best per quel la ricerca del dribbling mai fine a se stesso, mezzo per farsi largo e poter decidere per la giocata elegante e pratica nel contempo. E però, diavolo di un georgiano, m'hai fatto rivivere in memoria ancora un altro asso che veniva anch'egli dall'Est (dalla Polonia): Zibì Boniek. Perché tu, Kvara, sprigioni la sua stessa potenza in progressione che gli valse l'appellativo di leone di Lodz. Tu, Kvara, con quel volto da studentello appena emaciato. Sono in vena di cercare assonanze, similitudini, paragoni e allora non posso tacere di Giacomino, ma sì Raspadori. Un po' Pablito okay quando giostra in area. Ma nella cineteca della memoria vedo un altro grande del passato. Ecco: Raspadori ha il baricentro basso, gioca indifferentemente con i due piedi, si piazza sui garretti e poi decide il da farsi in rapidità di pensiero e azione. A chi lo paragono? A Romario, signori.   Adolfo Mollichelli   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217