Napoli MagazineNapoli Magazine onlineuuid:2e3ed185-2070-478c-85f7-0c6a57cd8bc4;id=48042024-03-28T18:12:03Z1392766SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, un menu incerto"NAPOLI - Dopo due settimane invelenite dalle polemiche sul caso Acerbi il cui epilogo firmato dalla procura federale conferma che il nostro calcio più che di Acerbi pullula di… Immaturi, si riprende a giocare al calcio e si comincia col Napoli nell’anticipo di sabato alle 12:30 contro i bergamaschi. Anche questa delicata sfida non è stata scevra di polemiche e battibecchi tra De Laurentiis e DAZN, colpevole di aver anticipato per ingranaggi televisivi di palinsesto, la partita al sabato piuttosto che posticiparla al lunedì di Pasquetta come avrebbe desiderato il patron del Napoli al fine di consentire a Calzona di ritorno dalla Slovacchia, una preparazione più accurata della sfida. Insomma tra Barcellona e interruzione d’intervista a Politano, caso Acerbi e anticipo con gli orobici, il piatto forte è stato il litigio alla puttanesca, che in qualche caso condito dal pepe, ha sfiorato la rissa sulla tavola del campionato. In preda a un nervosismo palpabile, il patron azzurro ora però deve fare i conti con un menu alquanto incerto se è vero che prima di scegliere l’allenatore per la prossima stagione, sarà opportuno capire chi sarà il direttore sportivo o il general manager per la nuova gestione del ristorante azzurro. Altrimenti si rischia di fare la fine di quella compagnia teatrale che arruolò degli attori senza sapere quale spettacolo sarebbe andato in scena perché non era stato ancora deciso il copione. Un errore che dopo quelli generati nel post scudetto, nessuno perdonerebbe mai a questo imprenditore che ha visto per 20 anni il vento girare a suo favore ma che ora deve dimostrare tutta la sua abilità: mettere la vela a mare e fiutare d’ora in poi il maestrale del mondo del calcio da che parte tira. Soprattutto facendo capire se il Napoli e Napoli possono contare ancora sulla sua abilità e sulla sua determinazione. E’ necessario capirlo sin da ora, senza sotterfugi, manifestando apertamente con chiarezza programmi e investimenti. Lasciando stare per ora la questione stadio Bagnoli con la tribuna Nisida e la curva Coroglio. L’augurio è che l’azzurro faccia capolino tra le nuvole gonfie di una stagione finora alluvionata. Ma soprattutto l’augurio è che De La sulla tavola pasquale tra un tortellino in brodo e l’agnello, ritrovi la pace. Soprattutto con la sua coscienza, tormentata da un’annata dissennata che finora ha prodotto solo visualizzazioni da parte dei suoi più accaniti e inflessibili detrattori. Buona Pasqua! Gino Rivieccio Napoli Magazine Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2024-03-28T18:00:00ZNAPOLI - Dopo due settimane invelenite dalle polemiche sul caso Acerbi il cui epilogo firmato dalla procura federale conferma che il nostro calcio più che di Acerbi pullula di… Immaturi, si riprende a giocare al calcio e si comincia col Napoli nell’anticipo di sabato alle 12:30 contro i bergamaschi. Anche questa delicata sfida non è stata scevra di polemiche e battibecchi tra De Laurentiis e DAZN, colpevole di aver anticipato per ingranaggi televisivi di palinsesto, la partita al sabato piuttosto che posticiparla al lunedì di Pasquetta come avrebbe desiderato il patron del Napoli al fine di consentire a Calzona di ritorno dalla Slovacchia, una preparazione più accurata della sfida. Insomma tra Barcellona e interruzione d’intervista a Politano, caso Acerbi e anticipo con gli orobici, il piatto forte è stato il litigio alla puttanesca, che in qualche caso condito dal pepe, ha sfiorato la rissa sulla tavola del campionato. In preda a un nervosismo palpabile, il patron azzurro ora però deve fare i conti con un menu alquanto incerto se è vero che prima di scegliere l’allenatore per la prossima stagione, sarà opportuno capire chi sarà il direttore sportivo o il general manager per la nuova gestione del ristorante azzurro. Altrimenti si rischia di fare la fine di quella compagnia teatrale che arruolò degli attori senza sapere quale spettacolo sarebbe andato in scena perché non era stato ancora deciso il copione. Un errore che dopo quelli generati nel post scudetto, nessuno perdonerebbe mai a questo imprenditore che ha visto per 20 anni il vento girare a suo favore ma che ora deve dimostrare tutta la sua abilità: mettere la vela a mare e fiutare d’ora in poi il maestrale del mondo del calcio da che parte tira. Soprattutto facendo capire se il Napoli e Napoli possono contare ancora sulla sua abilità e sulla sua determinazione. E’ necessario capirlo sin da ora, senza sotterfugi, manifestando apertamente con chiarezza programmi e investimenti. Lasciando stare per ora la questione stadio Bagnoli con la tribuna Nisida e la curva Coroglio. L’augurio è che l’azzurro faccia capolino tra le nuvole gonfie di una stagione finora alluvionata. Ma soprattutto l’augurio è che De La sulla tavola pasquale tra un tortellino in brodo e l’agnello, ritrovi la pace. Soprattutto con la sua coscienza, tormentata da un’annata dissennata che finora ha prodotto solo visualizzazioni da parte dei suoi più accaniti e inflessibili detrattori. Buona Pasqua! Gino Rivieccio Napoli Magazine Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171382788SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Osimhen e la patente di leader"NAPOLI - Lui non è come gli altri. Lui è l’uomo al quale sia Mazzarri che i preoccupati tifosi hanno rilasciato la patente di leader: la scuola guida l’ha fatta in questi anni a Napoli dove con i suoi gol pesanti ci ha permesso di vincere uno scudetto e onorare le competizioni europee. Col colorato capello, ben posizionato nel cuore dell’attacco, a pochi passi dalla Cattedrale di Kvaraskelia e dall’Opera House di Anguissa, questo campione nigeriano è dotato di 46 cambi tattici, televisione con collegamento cavo, minibar, vista panoramica sulle difese avversarie, accesso gratuito ad internet tramite Wireless-LAN e soprattutto un look in testa che capta anche radio Theran e Al-Jazeera. Consigliato da tutti i tour operator e corteggiato dalle maggiori società tra cui Manchester e Psg, è dotato persino di un angolo internet gratuito dal quale fa partire le sue giocate grazie anche al wireless lan incorporato. Ha un enorme difetto però: è entrato sì nel cuore dei napoletani, ma non ha trovato posto in prima classe, rimanendo confinato nella parte superficiale del miocardio. Le intemperanze verbali, unite a qualche comportamento non proprio rispettoso, lo hanno sempre messo un gradino dietro rispetto non dico ai Careca e ai Maradona, ma anche ai Giordano, ai Carnevale, ai Bagni, ai Bruscolotti agli Hamsik e ai Lavezzi. Cioè la gente gli vuole bene per carità, ma non si toglierebbe le tonsille per lui. Come se avesse fiutato sin dall’inizio che questo giovane e bellicoso ariete, non si sarebbe mai legato fino in fondo a una terra che pure lo ha consacrato e dato notorietà. Anche l’ultimo episodio, l’ennesimo ritorno ritardato dopo la coppa d’Africa, fa propendere per questa tesi. Il saperlo ormai a giugno in un attico vista torre Eiffel, fa tutto il resto. Eppure il ragazzo della periferia di Lagos dovrebbe tenere a cuore le sorti di una squadra che lo ha reso campione. Sabato pomeriggio ci aspetta una sfida molto delicata al Maradona che in caso di mancata vittoria, potrebbe gettare negli abissi morale e classifica. Ha giocato la finale domenica scorsa, probabilmente arriverà in tempo per sedersi in tribuna o in panchina a guardare i suoi compagni svenarsi contro il Genoa. Forse la veduta della torre Eiffel fredda e in ferro battuto, è la prospettiva più adatta dalla quale guardare il resto della vita, lontano dai clamori e dalle trepide attese di chi crede che il colore della maglia generi ancora un sentimento.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2024-02-15T14:00:00ZNAPOLI - Lui non è come gli altri. Lui è l’uomo al quale sia Mazzarri che i preoccupati tifosi hanno rilasciato la patente di leader: la scuola guida l’ha fatta in questi anni a Napoli dove con i suoi gol pesanti ci ha permesso di vincere uno scudetto e onorare le competizioni europee. Col colorato capello, ben posizionato nel cuore dell’attacco, a pochi passi dalla Cattedrale di Kvaraskelia e dall’Opera House di Anguissa, questo campione nigeriano è dotato di 46 cambi tattici, televisione con collegamento cavo, minibar, vista panoramica sulle difese avversarie, accesso gratuito ad internet tramite Wireless-LAN e soprattutto un look in testa che capta anche radio Theran e Al-Jazeera. Consigliato da tutti i tour operator e corteggiato dalle maggiori società tra cui Manchester e Psg, è dotato persino di un angolo internet gratuito dal quale fa partire le sue giocate grazie anche al wireless lan incorporato. Ha un enorme difetto però: è entrato sì nel cuore dei napoletani, ma non ha trovato posto in prima classe, rimanendo confinato nella parte superficiale del miocardio. Le intemperanze verbali, unite a qualche comportamento non proprio rispettoso, lo hanno sempre messo un gradino dietro rispetto non dico ai Careca e ai Maradona, ma anche ai Giordano, ai Carnevale, ai Bagni, ai Bruscolotti agli Hamsik e ai Lavezzi. Cioè la gente gli vuole bene per carità, ma non si toglierebbe le tonsille per lui. Come se avesse fiutato sin dall’inizio che questo giovane e bellicoso ariete, non si sarebbe mai legato fino in fondo a una terra che pure lo ha consacrato e dato notorietà. Anche l’ultimo episodio, l’ennesimo ritorno ritardato dopo la coppa d’Africa, fa propendere per questa tesi. Il saperlo ormai a giugno in un attico vista torre Eiffel, fa tutto il resto. Eppure il ragazzo della periferia di Lagos dovrebbe tenere a cuore le sorti di una squadra che lo ha reso campione. Sabato pomeriggio ci aspetta una sfida molto delicata al Maradona che in caso di mancata vittoria, potrebbe gettare negli abissi morale e classifica. Ha giocato la finale domenica scorsa, probabilmente arriverà in tempo per sedersi in tribuna o in panchina a guardare i suoi compagni svenarsi contro il Genoa. Forse la veduta della torre Eiffel fredda e in ferro battuto, è la prospettiva più adatta dalla quale guardare il resto della vita, lontano dai clamori e dalle trepide attese di chi crede che il colore della maglia generi ancora un sentimento.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171379850SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, adda passa 'a frittata!"NAPOLI - Un tassista tifoso ieri durante il il viaggio mi chiedeva: “Sig Gino, ma vi piace la campagna acquisti del Napoli? Ma secondo voi ha comprato qualcuno buono? Io nun saccio a nisciuno! Chist’ a matina s’alzano e vanno a fa ‘a spesa, addò capita…”. Beh, devo riconoscere che il simpatico conducente in maniera naif coglieva il problema nel suo nucleo centrale. E mentre varcava il Rettifilo gli spiegavo: “Beh, in effetti la Juve voleva un centrocampista per sostituire Cuadrado e lo ha preso. Alla Roma serviva un esterno e un centrocampista e li hanno presi. Al Milan serviva un difensore e lo hanno preso. Alla Fiorentina serviva un attaccante e lo hanno preso...” “Invece dottò, io saccio nuje addò l’amme pigliato...”. “No, a noi serviva un difensore centrale e abbiamo preso Ngonge...! “ Come dargli torto? Che programmazione e che progettualità ha questo calciomercato di riparazione azzurro? Per tacitare per qualche mese la coscienza? Per togliere un po’ di polvere dal divano? E poi perché questa esclusione cinica di Demme, uno che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato e si è macchiato della sola colpa di percepire troppo rispetto ai minuti giocati? E la storia di Zielinski, ombrosa e intrigata come un giallo di Edgar Allan Poe? Credo che sia necessaria una buona dose di chiarezza. In teatro quando si allestiscono gli spettacoli si parte o dal copione o dagli attori rispetto ai quali scegliere il copione adatto. A Napoli in questo momento senza sapere chi sarà il regista della prossima stagione e con una compagnia di recitanti al 50 per cento già con la testa altrove, si arruolano comprimari in saldi (anzi in prestito) per il girare il film del campionato “Adda passa ‘a frittata!“. No, non va bene. Ricordo che ci scanneremo in cinque per un solo posto in Champions e non so questo Napoli e in queste condizioni, che svolta può dare a una stagione fibrillata di errori, colpe e responsabilità che cominciano il 7 maggio, quando quell’agognato tricolore ha segnato la linea di confine tra un passato e un futuro ancora tutto da ridisegnare.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2024-02-02T22:55:00ZNAPOLI - Un tassista tifoso ieri durante il il viaggio mi chiedeva: “Sig Gino, ma vi piace la campagna acquisti del Napoli? Ma secondo voi ha comprato qualcuno buono? Io nun saccio a nisciuno! Chist’ a matina s’alzano e vanno a fa ‘a spesa, addò capita…”. Beh, devo riconoscere che il simpatico conducente in maniera naif coglieva il problema nel suo nucleo centrale. E mentre varcava il Rettifilo gli spiegavo: “Beh, in effetti la Juve voleva un centrocampista per sostituire Cuadrado e lo ha preso. Alla Roma serviva un esterno e un centrocampista e li hanno presi. Al Milan serviva un difensore e lo hanno preso. Alla Fiorentina serviva un attaccante e lo hanno preso...” “Invece dottò, io saccio nuje addò l’amme pigliato...”. “No, a noi serviva un difensore centrale e abbiamo preso Ngonge...! “ Come dargli torto? Che programmazione e che progettualità ha questo calciomercato di riparazione azzurro? Per tacitare per qualche mese la coscienza? Per togliere un po’ di polvere dal divano? E poi perché questa esclusione cinica di Demme, uno che si è sempre fatto trovare pronto quando è stato chiamato e si è macchiato della sola colpa di percepire troppo rispetto ai minuti giocati? E la storia di Zielinski, ombrosa e intrigata come un giallo di Edgar Allan Poe? Credo che sia necessaria una buona dose di chiarezza. In teatro quando si allestiscono gli spettacoli si parte o dal copione o dagli attori rispetto ai quali scegliere il copione adatto. A Napoli in questo momento senza sapere chi sarà il regista della prossima stagione e con una compagnia di recitanti al 50 per cento già con la testa altrove, si arruolano comprimari in saldi (anzi in prestito) per il girare il film del campionato “Adda passa ‘a frittata!“. No, non va bene. Ricordo che ci scanneremo in cinque per un solo posto in Champions e non so questo Napoli e in queste condizioni, che svolta può dare a una stagione fibrillata di errori, colpe e responsabilità che cominciano il 7 maggio, quando quell’agognato tricolore ha segnato la linea di confine tra un passato e un futuro ancora tutto da ridisegnare.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171378057SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, gli scenari possibili"NAPOLI -  Dopo la modesta e inaspettata classifica del girone di andata e preoccupata di rimanere fuori dal giro europeo, la dirigenza azzurra sta cercando in fretta di correre ai ripari. Al di là della campagna acquisti di gennaio, vediamo quali possono essere gli scenari possibili nelle prossime settimane:    a) Mazzarri si dimette e prende il posto di De Laurentiis, che a sua volta si dimette da presidente va ad allenare il Bari e mette il figlio Luigi sulla panchina azzurra, mentre l’altro figlio Edoardo gioca al posto di Osimhen in attesa che l'attaccante nigeriano rientri dalla Coppa d'Africa.   b) Meluso, per ragioni di bilancio, viene impiegato al centro della difesa al posto di Natan che va alla Juve in prestito insieme a Juan Jesus con diritto di riscatto a favore dello chalet di Mario Tortora sul lungomare.   c) Mazzarri va ad allenare il Bari. A Napoli torna Garcia che intanto continua a percepire lo stipendio. A quel punto De Laurentiis, visto che lo deve pagare ugualmente, lo impiega ai tornelli dello stadio Maradona lato curva B. Sulla panchina azzurra ci va Tommaso Starace. Presidente del Bari diventa il consigliere Nino Simeone.   d) Il Napoli affida a Mertens la panchina fino a maggio. Quindi a giugno richiama Kim, Koulibaly e Insigne per il calendario natalizio. De Laurentiis opziona per due anni  Conte ma per un errore di omonimia, Chiavelli ingaggia Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio in forza ai 5 Stelle,  che si trascina dietro Fico e Di Maio al posto di Osimhen e Kvara. Di Battista come sempre va in panchina.   e) De Laurentiis chiama Mou, ma sempre per un errore di omonimia, Chiavelli invece di ingaggiare il tecnico portoghese stipula un contratto con l'amministratore delegato dell'azienda che produce le famose caramelle Mou. Il marketing azzurro è raggiante. Costanzo Pecci Jannotti prende il posto di Chiavelli.   f) De Laurentiis telefona a Gravina, gli chiede scusa per tutte le intemperanze verbali prodotte in questi mesi, fa pace con gli arbitri e dona un Var alla Balocco affinchè controlli meglio i contratti stipulati con gli influencer.   g) De Laurentiis ingaggia Rapuano e Rocchi al posto di Meluso e Micheli che dopo il disastro di questa stagione a Natale vengono liquidati con un panettone a testa. Rapuano viene ricompensato con un abbonamento settimanale in un lussuoso Beauty Center napoletano.   h) Spalletti lascia la panchina della Nazionale e diventa presidente del Napoli. Liquida De Laurentiis con un fondo arabo quotato in borsa e un fondo di maleparole quotate a vico Zuroli.   i) Il consiglio comunale tutto partecipa al film “Te lo do io il Consiglio“. Protagonista Gaetano Manfredi con la partecipazione straordinaria di Vincenzo De Luca. Uscita prevista a luglio.   Meglio riderci su. Per come si sta confezionando la stagione è l’unica cosa che ci resta da fare. Sempre che non si voglia chiedere alla Provvidenza un miracolo. E tre          punti all'Olimpico domenica pomeriggio nella delicata sfida contro la Lazio.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2024-01-26T09:00:00ZNAPOLI -  Dopo la modesta e inaspettata classifica del girone di andata e preoccupata di rimanere fuori dal giro europeo, la dirigenza azzurra sta cercando in fretta di correre ai ripari. Al di là della campagna acquisti di gennaio, vediamo quali possono essere gli scenari possibili nelle prossime settimane:    a) Mazzarri si dimette e prende il posto di De Laurentiis, che a sua volta si dimette da presidente va ad allenare il Bari e mette il figlio Luigi sulla panchina azzurra, mentre l’altro figlio Edoardo gioca al posto di Osimhen in attesa che l'attaccante nigeriano rientri dalla Coppa d'Africa.   b) Meluso, per ragioni di bilancio, viene impiegato al centro della difesa al posto di Natan che va alla Juve in prestito insieme a Juan Jesus con diritto di riscatto a favore dello chalet di Mario Tortora sul lungomare.   c) Mazzarri va ad allenare il Bari. A Napoli torna Garcia che intanto continua a percepire lo stipendio. A quel punto De Laurentiis, visto che lo deve pagare ugualmente, lo impiega ai tornelli dello stadio Maradona lato curva B. Sulla panchina azzurra ci va Tommaso Starace. Presidente del Bari diventa il consigliere Nino Simeone.   d) Il Napoli affida a Mertens la panchina fino a maggio. Quindi a giugno richiama Kim, Koulibaly e Insigne per il calendario natalizio. De Laurentiis opziona per due anni  Conte ma per un errore di omonimia, Chiavelli ingaggia Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio in forza ai 5 Stelle,  che si trascina dietro Fico e Di Maio al posto di Osimhen e Kvara. Di Battista come sempre va in panchina.   e) De Laurentiis chiama Mou, ma sempre per un errore di omonimia, Chiavelli invece di ingaggiare il tecnico portoghese stipula un contratto con l'amministratore delegato dell'azienda che produce le famose caramelle Mou. Il marketing azzurro è raggiante. Costanzo Pecci Jannotti prende il posto di Chiavelli.   f) De Laurentiis telefona a Gravina, gli chiede scusa per tutte le intemperanze verbali prodotte in questi mesi, fa pace con gli arbitri e dona un Var alla Balocco affinchè controlli meglio i contratti stipulati con gli influencer.   g) De Laurentiis ingaggia Rapuano e Rocchi al posto di Meluso e Micheli che dopo il disastro di questa stagione a Natale vengono liquidati con un panettone a testa. Rapuano viene ricompensato con un abbonamento settimanale in un lussuoso Beauty Center napoletano.   h) Spalletti lascia la panchina della Nazionale e diventa presidente del Napoli. Liquida De Laurentiis con un fondo arabo quotato in borsa e un fondo di maleparole quotate a vico Zuroli.   i) Il consiglio comunale tutto partecipa al film “Te lo do io il Consiglio“. Protagonista Gaetano Manfredi con la partecipazione straordinaria di Vincenzo De Luca. Uscita prevista a luglio.   Meglio riderci su. Per come si sta confezionando la stagione è l’unica cosa che ci resta da fare. Sempre che non si voglia chiedere alla Provvidenza un miracolo. E tre          punti all'Olimpico domenica pomeriggio nella delicata sfida contro la Lazio.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171374360SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, anche DiCaprio ha detto no"NAPOLI - Mi sembra che al di là dei deprimenti risultati in campo e della preoccupante classifica attuale, ci siano molte cose da chiarire: nello spogliatoio, all'hotel Britannique, all’Hotel Serapide, a Castel Volturno, alla Filmauro e a piazzale Tecchio. E non credo che quattro giorni di ritiro siano sufficienti. Individuato il maggiore colpevole, (o meglio, "responsabile" come si è autodefinito), ora è il caso di capire come porre fine allo sfilacciamento fisico, mentale e morale verso cui la squadra dello scudetto sta andando incontro. Le ultime vicende con la ciliegina della dichiarazione del procuratore di Kvara e la immediata e velenosa risposta di Osimhen dalla Nigeria, fanno capire che se è vero che sono stati vietati i fuochi a Capodanno, qua stiamo assistendo a una serie di fucilate e deflagrazioni che hanno il sapore di un’ennesima guerra interna, della quale a farne le spese sono i 23.000 abbonati al Maradona e i milioni di tifosi sparsi nel mondo. Forse non è mai successo che una squadra scudettata, dopo il girone di andata arranchi a metà classifica, fuori per ora dalle coppe internazionali e fuori dallo scudetto. E peggio ancora senza un briciolo di chiarezza sul futuro. C’è ancora chi continua a prendersela con Spalletti, chi con Kim e altri ancora con Garcia. La verità che questa situazione è figlia di una disgregazione cominciata la sera del 7 maggio quando qualcuno ha intuito che il futuro sarebbe stato quello che stiamo vivendo. La mancanza di un vero manager nonché di un autorevole direttore generale unitamente all’assenza di un pater familias che in questi momenti sappia prendere per mano ragazzi sfiduciati e oppressi dalle clausole contrattuali, sarebbe la terapia d'attacco per un Napoli ammalato e senza alcun vaccino. Avremmo dovuto veleggiare su un caicco tricolore sospinto dal vento delle Cicladi e invece ci troviamo in mari agitati che rischiano di mandare a picco quella che per molti addetti ai lavori somiglia a un Titanic. Mentre c’è un allenatore che già sa che a giugno farà le valigie. Intanto Leonardo DiCaprio contattato dopo Tudor e Antonio Conte, ha già fatto sapere che non è disposto ad accettare la panchina azzurra: “Non posso fa ‘a parte di quello che affonda sempre!“. De Laurentiis ha preso atto dell’ennesimo no.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2024-01-11T16:13:00ZNAPOLI - Mi sembra che al di là dei deprimenti risultati in campo e della preoccupante classifica attuale, ci siano molte cose da chiarire: nello spogliatoio, all'hotel Britannique, all’Hotel Serapide, a Castel Volturno, alla Filmauro e a piazzale Tecchio. E non credo che quattro giorni di ritiro siano sufficienti. Individuato il maggiore colpevole, (o meglio, "responsabile" come si è autodefinito), ora è il caso di capire come porre fine allo sfilacciamento fisico, mentale e morale verso cui la squadra dello scudetto sta andando incontro. Le ultime vicende con la ciliegina della dichiarazione del procuratore di Kvara e la immediata e velenosa risposta di Osimhen dalla Nigeria, fanno capire che se è vero che sono stati vietati i fuochi a Capodanno, qua stiamo assistendo a una serie di fucilate e deflagrazioni che hanno il sapore di un’ennesima guerra interna, della quale a farne le spese sono i 23.000 abbonati al Maradona e i milioni di tifosi sparsi nel mondo. Forse non è mai successo che una squadra scudettata, dopo il girone di andata arranchi a metà classifica, fuori per ora dalle coppe internazionali e fuori dallo scudetto. E peggio ancora senza un briciolo di chiarezza sul futuro. C’è ancora chi continua a prendersela con Spalletti, chi con Kim e altri ancora con Garcia. La verità che questa situazione è figlia di una disgregazione cominciata la sera del 7 maggio quando qualcuno ha intuito che il futuro sarebbe stato quello che stiamo vivendo. La mancanza di un vero manager nonché di un autorevole direttore generale unitamente all’assenza di un pater familias che in questi momenti sappia prendere per mano ragazzi sfiduciati e oppressi dalle clausole contrattuali, sarebbe la terapia d'attacco per un Napoli ammalato e senza alcun vaccino. Avremmo dovuto veleggiare su un caicco tricolore sospinto dal vento delle Cicladi e invece ci troviamo in mari agitati che rischiano di mandare a picco quella che per molti addetti ai lavori somiglia a un Titanic. Mentre c’è un allenatore che già sa che a giugno farà le valigie. Intanto Leonardo DiCaprio contattato dopo Tudor e Antonio Conte, ha già fatto sapere che non è disposto ad accettare la panchina azzurra: “Non posso fa ‘a parte di quello che affonda sempre!“. De Laurentiis ha preso atto dell’ennesimo no.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171369630SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "E' il momento di cambiare strategia"NAPOLI - La Ciociara è un capolavoro firmato Vittorio De Sica vincitore di un Oscar nel lontano 1960 grazie a Sofia Loren. La Ciociaria è una regione in festa da due giorni per un capolavoro firmato da undici ragazzi azzurri andato in scena in una fredda serata di dicembre al Maradona. Probabilmente la serata di martedì passerà come tra le più sottomesse della storia del club azzurro che, complice una serie di marchiani errori, ormai deve convincersi che il terzo scudetto è solo un pallido ricordo relegato in chissà quale pianeta. Plutone? Marte? Saturno? Probabilmente Giove, mentre si spera che arrivi presto l’Astolfo di turno a recuperare il perduto senno sulla luna. Pensavamo fosse Mazzarri l’Astolfo tanto agognato, ma purtroppo Walter probabilmente comincia a convincersi che l’ottimismo iniziale fosse esagerato e che questa squadra ha troppe ombre e misteri che neanche la prodigiosa mano di Guardiola riuscirebbe a definire. Perché oramai a questo siamo arrivati: ci troviamo di fronte a una situazione che a tratti rasenta l’imbarazzo e l’incredulità. Una disperazione calcistica figlia di un malcontento generale che trova forse le sue radici nelle incertezze contrattuali di troppi calciatori, nelle scelte errate della dirigenza che appannata dall’euforia dello scudetto ha smarrito la retta via e nel disastro procurato da Garcia. Certo a questo punto attribuire al solo francese le colpe di questa stagione sottotono, sarebbe un esercizio disonesto, così come ritenere che la mancanza di Kim sia l’origine di tutti i problemi. C’è da rimboccarsi le maniche in vista di due sfide delicate come quella all’Olimpico e quella casalinga col Monza di quel Palladino che tanto piace a De Laurentiis. Intanto il primo obiettivo della stagione è sfumato. Il rischio è che, se non si ritrova lo spirito e la compattezza che hanno animato la scorsa stagione, a febbraio sfugga anche il secondo obiettivo. Forse è arrivato il momento di cambiare strategia e di cominciare a delegare alcune delle mansioni più delicate a una figura di spessore che sappia mediare e relazionarsi con i calciatori. Di solito un ex calciatore di rango, un’ex bandiera azzurra che sappia interpretare i mal di pancia e i disagi dello spogliatoio. Altrimenti non resta che affidarsi a Babbo Natale sperando che sulle renne nei pacchi dono, oltre a uno stopper, porti ai tifosi i sorrisi di qualche mese fa. Sarebbe un bel modo per cominciare l'anno nuovo. Le lacrime del bambino che alla fine della mortificante serata contro il Frosinone piangeva a dirotto, sono la rappresentazione più autentica del procurato danno che si sta facendo al cuore di una tifoseria che non merita questo sperpetuo. Intanto vediamo sabato sera a Roma che Natale ci apprestiamo a vivere. Auguri!       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-12-21T22:55:00ZNAPOLI - La Ciociara è un capolavoro firmato Vittorio De Sica vincitore di un Oscar nel lontano 1960 grazie a Sofia Loren. La Ciociaria è una regione in festa da due giorni per un capolavoro firmato da undici ragazzi azzurri andato in scena in una fredda serata di dicembre al Maradona. Probabilmente la serata di martedì passerà come tra le più sottomesse della storia del club azzurro che, complice una serie di marchiani errori, ormai deve convincersi che il terzo scudetto è solo un pallido ricordo relegato in chissà quale pianeta. Plutone? Marte? Saturno? Probabilmente Giove, mentre si spera che arrivi presto l’Astolfo di turno a recuperare il perduto senno sulla luna. Pensavamo fosse Mazzarri l’Astolfo tanto agognato, ma purtroppo Walter probabilmente comincia a convincersi che l’ottimismo iniziale fosse esagerato e che questa squadra ha troppe ombre e misteri che neanche la prodigiosa mano di Guardiola riuscirebbe a definire. Perché oramai a questo siamo arrivati: ci troviamo di fronte a una situazione che a tratti rasenta l’imbarazzo e l’incredulità. Una disperazione calcistica figlia di un malcontento generale che trova forse le sue radici nelle incertezze contrattuali di troppi calciatori, nelle scelte errate della dirigenza che appannata dall’euforia dello scudetto ha smarrito la retta via e nel disastro procurato da Garcia. Certo a questo punto attribuire al solo francese le colpe di questa stagione sottotono, sarebbe un esercizio disonesto, così come ritenere che la mancanza di Kim sia l’origine di tutti i problemi. C’è da rimboccarsi le maniche in vista di due sfide delicate come quella all’Olimpico e quella casalinga col Monza di quel Palladino che tanto piace a De Laurentiis. Intanto il primo obiettivo della stagione è sfumato. Il rischio è che, se non si ritrova lo spirito e la compattezza che hanno animato la scorsa stagione, a febbraio sfugga anche il secondo obiettivo. Forse è arrivato il momento di cambiare strategia e di cominciare a delegare alcune delle mansioni più delicate a una figura di spessore che sappia mediare e relazionarsi con i calciatori. Di solito un ex calciatore di rango, un’ex bandiera azzurra che sappia interpretare i mal di pancia e i disagi dello spogliatoio. Altrimenti non resta che affidarsi a Babbo Natale sperando che sulle renne nei pacchi dono, oltre a uno stopper, porti ai tifosi i sorrisi di qualche mese fa. Sarebbe un bel modo per cominciare l'anno nuovo. Le lacrime del bambino che alla fine della mortificante serata contro il Frosinone piangeva a dirotto, sono la rappresentazione più autentica del procurato danno che si sta facendo al cuore di una tifoseria che non merita questo sperpetuo. Intanto vediamo sabato sera a Roma che Natale ci apprestiamo a vivere. Auguri!       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171367965SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, esperimenti esauriti"NAPOLI - Presumo che sabato pomeriggio al Maradona si scenderà in campo con il lutto al braccio per ricordare una bandiera, un Capitano autentico come Totonno Juliano, un eroe di altri tempi, quando il calcio non era dei procuratori e delle pay tv ma solo di uomini che legavano il proprio destino a quello di una maglia. E Totonno è stato per i napoletani un’icona di fedeltà, di serietà, di coerenza e di attaccamento a una terra che saprà conservargli il posto migliore nel salotto buono del suo cuore. Un cuore che la tifoseria ha generosamente elargito l’altra sera per sospingere i ragazzi alla delicata qualificazione agli ottavi di Champions, il cui sorteggio passerà nelle mani della dea bendata lunedi 18 dicembre alle ore 12 a Nyon. Meglio subito non farsi illusioni. Essere arrivati secondi significa rischiare di incontrare il Barca piuttosto che il City, l’Arsenal piuttosto che il Psg. Farei il tifo per la Real Sociedad ma si sa che nei sorteggi non siamo mai troppo fortunati. L’importante è che all’appuntamento agli ottavi la squadra ci arrivi fra due mesi pronta fisicamente e mentalmente, cosa possibile grazie al contributo di Mazzarri e del suo staff che in pochi giorni sono riusciti a dare animo, entusiasmo e una maggiore freschezza atletica a una pattuglia debilitata dalla… cucina francese. I piatti gourmet e le potage tattiche sembrano siano state sostituite dallo chef Mazzarri con portate molto più adatte alla esigente clientela azzurra. Sabato dunque approda il Cagliari contro il quale il buon Walter ha il dente avvelenato per un esonero che non ha mai digerito. Gli esperimenti dopo un mese credo siano esauriti. Abbiamo capito che Mazzarri preferisce come coppia centrale Rahmani e Juan Jesus e sulla fascia Natan a Zanoli in attesa del recupero imminente di Mario Rui. Per il resto il centrocampo sembra sia sulla retta via e Osimhen, fresco di Pallone d’Oro africano, pronto a terrorizzare nuovamente le difese. Resta un problema Kvara che non riesce a trovare la tranquillità per fare la differenza. Qualcuno sospetta che di mezzo ci sia il mancato adeguamento contrattuale. Qualche altro parla di prevedibilità delle giocate non più spiazzanti rispetto allo scorso anno. Un problema non da poco. Per questo Napoli Kvara è importante come la funicolare di Chiaia per i napoletani: senza siamo tagliati a metà.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-12-14T22:55:00ZNAPOLI - Presumo che sabato pomeriggio al Maradona si scenderà in campo con il lutto al braccio per ricordare una bandiera, un Capitano autentico come Totonno Juliano, un eroe di altri tempi, quando il calcio non era dei procuratori e delle pay tv ma solo di uomini che legavano il proprio destino a quello di una maglia. E Totonno è stato per i napoletani un’icona di fedeltà, di serietà, di coerenza e di attaccamento a una terra che saprà conservargli il posto migliore nel salotto buono del suo cuore. Un cuore che la tifoseria ha generosamente elargito l’altra sera per sospingere i ragazzi alla delicata qualificazione agli ottavi di Champions, il cui sorteggio passerà nelle mani della dea bendata lunedi 18 dicembre alle ore 12 a Nyon. Meglio subito non farsi illusioni. Essere arrivati secondi significa rischiare di incontrare il Barca piuttosto che il City, l’Arsenal piuttosto che il Psg. Farei il tifo per la Real Sociedad ma si sa che nei sorteggi non siamo mai troppo fortunati. L’importante è che all’appuntamento agli ottavi la squadra ci arrivi fra due mesi pronta fisicamente e mentalmente, cosa possibile grazie al contributo di Mazzarri e del suo staff che in pochi giorni sono riusciti a dare animo, entusiasmo e una maggiore freschezza atletica a una pattuglia debilitata dalla… cucina francese. I piatti gourmet e le potage tattiche sembrano siano state sostituite dallo chef Mazzarri con portate molto più adatte alla esigente clientela azzurra. Sabato dunque approda il Cagliari contro il quale il buon Walter ha il dente avvelenato per un esonero che non ha mai digerito. Gli esperimenti dopo un mese credo siano esauriti. Abbiamo capito che Mazzarri preferisce come coppia centrale Rahmani e Juan Jesus e sulla fascia Natan a Zanoli in attesa del recupero imminente di Mario Rui. Per il resto il centrocampo sembra sia sulla retta via e Osimhen, fresco di Pallone d’Oro africano, pronto a terrorizzare nuovamente le difese. Resta un problema Kvara che non riesce a trovare la tranquillità per fare la differenza. Qualcuno sospetta che di mezzo ci sia il mancato adeguamento contrattuale. Qualche altro parla di prevedibilità delle giocate non più spiazzanti rispetto allo scorso anno. Un problema non da poco. Per questo Napoli Kvara è importante come la funicolare di Chiaia per i napoletani: senza siamo tagliati a metà.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171364972SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, di che pasta sei fatto?"NAPOLI - Una cosa è certa: il Napoli della scorsa stagione dal Real dell’altra sera (privo di otto titolari ) non le avrebbe prese. Anzi sul 2 a 2 forse l’avrebbe anche vinta. Ma il Napoli della scorsa stagione al netto di Luciano, e al lordo della buona sorte, aveva in difesa un certo Kim che alla men peggio andava a sportellate contro attaccanti del peso di Bellingham o Rodrygo. Aveva una coppia di centrali meglio affiatati, aveva un Mario Rui in una stagione irripetibile, per non parlare del centrocampo con Lobotka e Anguissa che correvano più di una Tesla. Inoltre Osimhen aveva una voglia di “scassare” le porte avversarie e De Laurentiss quella di non ”scassare” gli equilibri. Il povero Mazzarri, febbricitante, ha raccolto i cocci di un computer formattato da un tecnico francese convinto che l’aggeggio fosse stato contagiato da un virus. E De Laurentiis ha scelto un altro antivirus: un toscano che ha avuto il merito in soli 4 giorni di ricompattare il gruppo, infondere fiducia ma non di far ritrovare lo smalto migliore in alcuni dei suoi pezzi migliori. La sensazione avuta anche l’altra sera al Bernabeu è infatti di un Napoli che ha un giro in meno rispetto agli altri e almeno due velocità indietro rispetto allo scorso anno, risultato di una preparazione atletica affidata per mesi a chi forse pensava che il calcio fosse come la scherma. Ora c’è da battere il Braga (ma anche un pareggio andrebbe bene) e soprattutto ritrovare la concentrazione in campionato. A cominciare da domenica sera quando al Maradona, conteso da De Laurentiis e da qualche consigliere, arriverà l’Inter di Inzaghi che in quanto a velocità ed energia attraversa un momento magico, come testimoniato dalla rimonta a Lisbona nonostante fosse privo di alcuni titolari. Non sarà facile ma ora è arrivato il momento di capire che tipo di pasta mettere a tavola. Lasciando stare i maltagliati di Garcia, il buon Mazzarri, a cominciare dalla difesa, dovrà capire se ancora il caso di insistere sulla tagliatella Juan Jesus sulla fascia. Personalmente ritengo che il pacchero Ostigard debba rientrare e fare coppia fissa con la penna rigata Rrahmani, mentre a sinistra lancerei il rigatone Zanoli. E inoltre riproporrei a sorpresa la fettuccina Raspadori che sta attraversando un momento di grazia. Un po’ come quella che stiamo chiedendo a San Gennaro in vista di questo doppio e delicato confronto (l’8 dicembre saliremo all’Allianz), che ci farà capire che anno sarà quello che sta per entrare. Intanto la pentola dei sogni non si è mai spenta. Anzi continua a bollire. Ne riparliamo lunedi.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-12-01T22:55:00ZNAPOLI - Una cosa è certa: il Napoli della scorsa stagione dal Real dell’altra sera (privo di otto titolari ) non le avrebbe prese. Anzi sul 2 a 2 forse l’avrebbe anche vinta. Ma il Napoli della scorsa stagione al netto di Luciano, e al lordo della buona sorte, aveva in difesa un certo Kim che alla men peggio andava a sportellate contro attaccanti del peso di Bellingham o Rodrygo. Aveva una coppia di centrali meglio affiatati, aveva un Mario Rui in una stagione irripetibile, per non parlare del centrocampo con Lobotka e Anguissa che correvano più di una Tesla. Inoltre Osimhen aveva una voglia di “scassare” le porte avversarie e De Laurentiss quella di non ”scassare” gli equilibri. Il povero Mazzarri, febbricitante, ha raccolto i cocci di un computer formattato da un tecnico francese convinto che l’aggeggio fosse stato contagiato da un virus. E De Laurentiis ha scelto un altro antivirus: un toscano che ha avuto il merito in soli 4 giorni di ricompattare il gruppo, infondere fiducia ma non di far ritrovare lo smalto migliore in alcuni dei suoi pezzi migliori. La sensazione avuta anche l’altra sera al Bernabeu è infatti di un Napoli che ha un giro in meno rispetto agli altri e almeno due velocità indietro rispetto allo scorso anno, risultato di una preparazione atletica affidata per mesi a chi forse pensava che il calcio fosse come la scherma. Ora c’è da battere il Braga (ma anche un pareggio andrebbe bene) e soprattutto ritrovare la concentrazione in campionato. A cominciare da domenica sera quando al Maradona, conteso da De Laurentiis e da qualche consigliere, arriverà l’Inter di Inzaghi che in quanto a velocità ed energia attraversa un momento magico, come testimoniato dalla rimonta a Lisbona nonostante fosse privo di alcuni titolari. Non sarà facile ma ora è arrivato il momento di capire che tipo di pasta mettere a tavola. Lasciando stare i maltagliati di Garcia, il buon Mazzarri, a cominciare dalla difesa, dovrà capire se ancora il caso di insistere sulla tagliatella Juan Jesus sulla fascia. Personalmente ritengo che il pacchero Ostigard debba rientrare e fare coppia fissa con la penna rigata Rrahmani, mentre a sinistra lancerei il rigatone Zanoli. E inoltre riproporrei a sorpresa la fettuccina Raspadori che sta attraversando un momento di grazia. Un po’ come quella che stiamo chiedendo a San Gennaro in vista di questo doppio e delicato confronto (l’8 dicembre saliremo all’Allianz), che ci farà capire che anno sarà quello che sta per entrare. Intanto la pentola dei sogni non si è mai spenta. Anzi continua a bollire. Ne riparliamo lunedi.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171361438SHOW TIME - Rivieccio: "Caro Walter, ora riporta il Napoli con le lancette dell’orologio cinque mesi indietro"NAPOLI - Tornare dopo 10 anni di assenza non è una cosa che capita sempre. La prima immagine che mi viene in mente è quella della trama de I Girasoli, capolavoro di De Sica, dove un sontuoso Mastroianni partito per la guerra in Russia, s’innamora di una donna di quei luoghi che l’aveva salvato allo stremo delle forze tra la neve, mentre la sua compagna italiana (una impareggiabile Sophia Loren) lo dava per disperso di guerra, ignara della nuova vita che il compagno si era rifatto nel paese caucasico. De Laurentiis però in questi anni non ha cercato Mazzarri, è stato obbligato a sceglierlo per cause di forza maggiore, dopo l’involuzione francese prodotta sulla squadra. Dopo aver tentennato e depistato i cronisti con un ex juventino nonché ex veronese (cose non da poco), ha puntato diritto al cuore del passato facendo prevalere i batticuore dei bilanci ma anche quelli dei sentimenti. C’è chi in estate traghetta fino a Ischia e chi come il presidente sceglie un allenatore che traghetti fino a giugno. Succede in amore tra ex, che dopo essersi restituiti persino i regali di nozze, dopo anni e anni si torni insieme più felici di prima. Quello di Mazzarri e la squadra azzurra fu un matrimonio durato 4 anni, senza interessi, il più lungo dell’era De Laurentiis, poi finito maluccio per colpa di una sirena nerazzurra che sancì il declino del tecnico toscano. Vennero storie con colori granata e un mezzo feeling con un’isolana, persino una fuga con una ricca anglosassone, ma Mazzarri il meglio lo ha dato e ricevuto dalla sirena Partenope. Molti ora si chiedono: è possibile per due innamorati tornare insieme senza rinfacciarsi ripicche e tradimenti? Ma soprattutto sarà possibile per Walter rincollare i cocci lasciati dal suo predecessore? E poi quali saranno le differenze che troverà rispetto a dieci anni fa in seno alla società? A parte Starace con il suo caffè (anche se domenica negli spogliatoi ha distribuito camomilla per tutti), Mazzarri troverà un ambiente completamente nuovo. Dovrà rinunciare alla sua difesa a tre e continuare con il modulo spallettiano che tante glorie ha prodotto. Non avrà più Lavezzi e Cavani ma Kvara e Osimhen. In difesa non più Aronica ma Rrahmani e a centrocampo Lobotka al posto di Hamsik. Probabilmente sarà tentato di innestare e trapiantare i cromosomi di quei figli adottati in quelli che sta per adottare, sperando già contro l’Atalanta di vedere in campo Kvaravezzi e Osivani, Lobotsik e Rrahmanica, in porta De Meretis e sulle fasce Di Loraggio e Ruicampagnaro. Per il resto registro solo uno stupore della tifoseria che dopo cinque mesi non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in questo stato. Una tifoseria che ha accolto Mazzarri con affetto e al quale chiede un miracolo: riportare il Napoli con le lancette dell’orologio cinque mesi indietro. Lo stesso orologio che il tecnico esibiva ogni volta che protestava verso l’arbitro per le perdite di tempo degli avversari. Magari togliendosi anche la giacca. Ma senza mai abbassare la testa. Come nel costume di Walter. Auguri!        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-11-16T22:55:00ZNAPOLI - Tornare dopo 10 anni di assenza non è una cosa che capita sempre. La prima immagine che mi viene in mente è quella della trama de I Girasoli, capolavoro di De Sica, dove un sontuoso Mastroianni partito per la guerra in Russia, s’innamora di una donna di quei luoghi che l’aveva salvato allo stremo delle forze tra la neve, mentre la sua compagna italiana (una impareggiabile Sophia Loren) lo dava per disperso di guerra, ignara della nuova vita che il compagno si era rifatto nel paese caucasico. De Laurentiis però in questi anni non ha cercato Mazzarri, è stato obbligato a sceglierlo per cause di forza maggiore, dopo l’involuzione francese prodotta sulla squadra. Dopo aver tentennato e depistato i cronisti con un ex juventino nonché ex veronese (cose non da poco), ha puntato diritto al cuore del passato facendo prevalere i batticuore dei bilanci ma anche quelli dei sentimenti. C’è chi in estate traghetta fino a Ischia e chi come il presidente sceglie un allenatore che traghetti fino a giugno. Succede in amore tra ex, che dopo essersi restituiti persino i regali di nozze, dopo anni e anni si torni insieme più felici di prima. Quello di Mazzarri e la squadra azzurra fu un matrimonio durato 4 anni, senza interessi, il più lungo dell’era De Laurentiis, poi finito maluccio per colpa di una sirena nerazzurra che sancì il declino del tecnico toscano. Vennero storie con colori granata e un mezzo feeling con un’isolana, persino una fuga con una ricca anglosassone, ma Mazzarri il meglio lo ha dato e ricevuto dalla sirena Partenope. Molti ora si chiedono: è possibile per due innamorati tornare insieme senza rinfacciarsi ripicche e tradimenti? Ma soprattutto sarà possibile per Walter rincollare i cocci lasciati dal suo predecessore? E poi quali saranno le differenze che troverà rispetto a dieci anni fa in seno alla società? A parte Starace con il suo caffè (anche se domenica negli spogliatoi ha distribuito camomilla per tutti), Mazzarri troverà un ambiente completamente nuovo. Dovrà rinunciare alla sua difesa a tre e continuare con il modulo spallettiano che tante glorie ha prodotto. Non avrà più Lavezzi e Cavani ma Kvara e Osimhen. In difesa non più Aronica ma Rrahmani e a centrocampo Lobotka al posto di Hamsik. Probabilmente sarà tentato di innestare e trapiantare i cromosomi di quei figli adottati in quelli che sta per adottare, sperando già contro l’Atalanta di vedere in campo Kvaravezzi e Osivani, Lobotsik e Rrahmanica, in porta De Meretis e sulle fasce Di Loraggio e Ruicampagnaro. Per il resto registro solo uno stupore della tifoseria che dopo cinque mesi non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in questo stato. Una tifoseria che ha accolto Mazzarri con affetto e al quale chiede un miracolo: riportare il Napoli con le lancette dell’orologio cinque mesi indietro. Lo stesso orologio che il tecnico esibiva ogni volta che protestava verso l’arbitro per le perdite di tempo degli avversari. Magari togliendosi anche la giacca. Ma senza mai abbassare la testa. Come nel costume di Walter. Auguri!        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171359899SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, da mesi è un ristorante che ha cambiato gestione e menù"NAPOLI - "Se avessimo voluto prendere in panchina uno che faceva i disegnini, allora sarebbe stato meglio ingaggiare Vauro, vignettista raffinato che ci sarebbe costato di meno e avrebbe strappato una risata in più". Così mio nipote di 15 anni dopo aver visto Garcia appuntare su un foglio gli schemi dell’ennesima esibizione modesta esibita contro i mediocri tedeschi del Berlino l’altra sera in un tiepido Maradona. Purtroppo il Napoli da mesi è un ristorante che ha cambiato gestione e menu. Ci sono giornate in cui a tavola arrivano piatti cucinati bene (penso al primo tempo contro il Real o al secondo contro il Milan) e altre (in prevalenza) dove si alternano pietanze scotte a contorni insipidi. Quello che manca quasi sempre è il sale e non solo in campo ma anche nella testa di qualcuno. Anche l’altra sera come a Salerno abbiamo visto una squadra squilibrata, scollegata tra i vari reparti e con alcuni calciatori in evidente stato confusionale. Ci hanno salvato le energie di Politano (da un mese il migliore in campo) e le riserve mentali e fisiche di Lobotka che ormai fa tutto: il centrale, il centrocampista, la cucina, rassetta i letti dell’attacco e quando si trova fa pure le pulizie in difesa. Sconcertante poi è il regresso di quelli che fino a poco tempo fa sembravano l’arma in più del Napoli. A questo punto l’interrogativo è legittimo: le responsabilità sono tutte del tecnico francese oppure ci sono altre questioni? E se la squadra mostrasse un appagamento da scudetto? Oppure una certa insofferenza per schemi e dettami non graditi se non una fibrillazione per i contratti in sospeso? Sono queste le domande che De Laurentiis in primis deve porsi. Forse le risposte sono più vicine di quanto sembrino. Intanto domenica arriva l’Empoli di quell’Andreazzoli che spesso ci ha messo in difficoltà. Poi ci sarà la sosta che dovrebbe servire a rischiarare le idee ma soprattutto a farci capire che tipo di cucina lo chef vuole mandare a tavola dalla partita con l’Atalanta in poi. L’importante è saperlo.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-11-10T22:59:00ZNAPOLI - "Se avessimo voluto prendere in panchina uno che faceva i disegnini, allora sarebbe stato meglio ingaggiare Vauro, vignettista raffinato che ci sarebbe costato di meno e avrebbe strappato una risata in più". Così mio nipote di 15 anni dopo aver visto Garcia appuntare su un foglio gli schemi dell’ennesima esibizione modesta esibita contro i mediocri tedeschi del Berlino l’altra sera in un tiepido Maradona. Purtroppo il Napoli da mesi è un ristorante che ha cambiato gestione e menu. Ci sono giornate in cui a tavola arrivano piatti cucinati bene (penso al primo tempo contro il Real o al secondo contro il Milan) e altre (in prevalenza) dove si alternano pietanze scotte a contorni insipidi. Quello che manca quasi sempre è il sale e non solo in campo ma anche nella testa di qualcuno. Anche l’altra sera come a Salerno abbiamo visto una squadra squilibrata, scollegata tra i vari reparti e con alcuni calciatori in evidente stato confusionale. Ci hanno salvato le energie di Politano (da un mese il migliore in campo) e le riserve mentali e fisiche di Lobotka che ormai fa tutto: il centrale, il centrocampista, la cucina, rassetta i letti dell’attacco e quando si trova fa pure le pulizie in difesa. Sconcertante poi è il regresso di quelli che fino a poco tempo fa sembravano l’arma in più del Napoli. A questo punto l’interrogativo è legittimo: le responsabilità sono tutte del tecnico francese oppure ci sono altre questioni? E se la squadra mostrasse un appagamento da scudetto? Oppure una certa insofferenza per schemi e dettami non graditi se non una fibrillazione per i contratti in sospeso? Sono queste le domande che De Laurentiis in primis deve porsi. Forse le risposte sono più vicine di quanto sembrino. Intanto domenica arriva l’Empoli di quell’Andreazzoli che spesso ci ha messo in difficoltà. Poi ci sarà la sosta che dovrebbe servire a rischiarare le idee ma soprattutto a farci capire che tipo di cucina lo chef vuole mandare a tavola dalla partita con l’Atalanta in poi. L’importante è saperlo.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171358020SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, i veri test dopo la sosta"NAPOLI - Più che dal risultato finale mi piacerebbe riannodare il nastro dalla fine del primo tempo di domenica scorsa al Maradona, quando una squadra sbatacchiata e schiaffeggiata dai rossoneri poteva andare al riposo con un passivo decisamente più pesante se Leao e compagni non avessero cincischiato davanti alla porta di Meret in tre occasioni. La rilettura conviene farla partire da lì, perché la reazione del secondo tempo degli azzurri trova la sua matrice nell’orgoglio ferito dai fischi nell’intervallo, dall’attaccamento alla maglia e dall’estro di questi ragazzi che se avessero voluto chiudere il libro di… francese, avrebbero avuto la più ghiotta delle occasioni per farlo, visto come si era chiuso il primo tempo. Quindi la squadra non è contro Garcia. Probabilmente non ne condivide le scelte tattiche e certe dichiarazioni. Sicuramente rimpiange l’ex allenatore del tricolore ma da qui a ghigliottinare il francese ce ne passa. Forse qualche azzurro memore dell’intervista rilasciata in settimana da Mazzarri al Corriere nella quale il tecnico toscano si sperticava in lodi spregiudicate e ufficializzava nostalgia per la piazza napoletana palesando una favorevole apertura per un suo ritorno,  Natan e Politano si saranno guardati in faccia e si saranno detti “mo’ cagnamme natu modulo e sabato a Salerno passamme a difesa a 3? Nun sia mai!”. E sono entrati in campo con un altro piglio. Ma piglio da qua, piglio da la’, personalmente mi restano due grosse perplessità: la squadra continua ad essere lontana parente di quella che ha sfiancato il campionato appena 4 mesi fa e alterna squilibri non ancora identificati. Senza contare la probabile risalita delle quotazioni umorali della piazza e del presidente nelle prossime tre sfide, dove contro Salernitana, Union Berlino ed Empoli si potrebbero realizzare nove punti che farebbero dimenticare le smagliature tattiche che questa squadra continua a palesare. Perché  i veri test cominceranno dopo la sosta, quando dovremo vedercela con Atalanta e Real fuori casa, Inter al Maradona e nel giorno dell’Immacolata con i non colorati all’Allianz.  Forse  l’8 dicembre l’accensione dell’albero di Natale potrebbe riservare una serie di luci nuove. Anche se in questo scenario mi preoccupa di più il presepe che sta costruendo De Laurentiis…       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-11-03T12:00:00ZNAPOLI - Più che dal risultato finale mi piacerebbe riannodare il nastro dalla fine del primo tempo di domenica scorsa al Maradona, quando una squadra sbatacchiata e schiaffeggiata dai rossoneri poteva andare al riposo con un passivo decisamente più pesante se Leao e compagni non avessero cincischiato davanti alla porta di Meret in tre occasioni. La rilettura conviene farla partire da lì, perché la reazione del secondo tempo degli azzurri trova la sua matrice nell’orgoglio ferito dai fischi nell’intervallo, dall’attaccamento alla maglia e dall’estro di questi ragazzi che se avessero voluto chiudere il libro di… francese, avrebbero avuto la più ghiotta delle occasioni per farlo, visto come si era chiuso il primo tempo. Quindi la squadra non è contro Garcia. Probabilmente non ne condivide le scelte tattiche e certe dichiarazioni. Sicuramente rimpiange l’ex allenatore del tricolore ma da qui a ghigliottinare il francese ce ne passa. Forse qualche azzurro memore dell’intervista rilasciata in settimana da Mazzarri al Corriere nella quale il tecnico toscano si sperticava in lodi spregiudicate e ufficializzava nostalgia per la piazza napoletana palesando una favorevole apertura per un suo ritorno,  Natan e Politano si saranno guardati in faccia e si saranno detti “mo’ cagnamme natu modulo e sabato a Salerno passamme a difesa a 3? Nun sia mai!”. E sono entrati in campo con un altro piglio. Ma piglio da qua, piglio da la’, personalmente mi restano due grosse perplessità: la squadra continua ad essere lontana parente di quella che ha sfiancato il campionato appena 4 mesi fa e alterna squilibri non ancora identificati. Senza contare la probabile risalita delle quotazioni umorali della piazza e del presidente nelle prossime tre sfide, dove contro Salernitana, Union Berlino ed Empoli si potrebbero realizzare nove punti che farebbero dimenticare le smagliature tattiche che questa squadra continua a palesare. Perché  i veri test cominceranno dopo la sosta, quando dovremo vedercela con Atalanta e Real fuori casa, Inter al Maradona e nel giorno dell’Immacolata con i non colorati all’Allianz.  Forse  l’8 dicembre l’accensione dell’albero di Natale potrebbe riservare una serie di luci nuove. Anche se in questo scenario mi preoccupa di più il presepe che sta costruendo De Laurentiis…       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171345790SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, poche idee ma confuse"NAPOLI - Se avessi tra le mani la rassegna napulegna che è tra le rubriche più apprezzate della mia trasmissione settimanale Goal Show (a proposito ricominciamo lunedì sera alle 20,45 su Telecapri), non avrei esitato all’indomani dell’anemica partita di Braga a titolare “Un ginocchio per non restare in ginocchio“ oppure “Ciorta si ce vuo’ ‘bbene adderizza chesta varca!“. La imbolsita prestazione in terra portoghese in un campo scavato in una cava (come se De Laurentiis costruisse il nuovo stadio alla Montagna Spaccata...), ha confermato quello che già sapevamo per aver visto con molta attenzione le partite di campionato con Lazio e Genoa: questa è una squadra che stenta a ritrovarsi, come se avesse perso delle certezze. Di conseguenza non sarà lo striminzito e fortunoso risultato dell’altra sera a farmi cambiare opinione, trattandosi di una vittoria che non leva sete ma che anzi acuisce i dubbi e le perplessità per una condotta tattica e atletica che lascia senza parole. Come se Garcia (che attenzione non è il solo responsabile), avesse formattato un computer che andava benissimo, convinto che avesse dei virus e cancellandone i dati che ormai sono andati persi. Altrimenti non si spiegano le prestazioni scialbe di Politano e Lobotka, la svogliatezza di Kvara, l’inappetenza di Osimhen, lo sbiadimento di Di Lorenzo e le amnesie di Anguissa che oramai sembra il fantasma di se stesso, al punto che a un tratto ho pensato che De Laurentiis, senza farsene accorgere, lo avesse rimpiazzato durante il ritiro di agosto con un sosia di Castel di Sangro. Si dirà: sì, ma le traverse e i pali colpiti a Braga, insieme a un primo tempo in cui il Napoli poteva fare tre gol, hanno condizionato tutto l’assetto della partita. Personalmente resto dell’opinione che bisogna evitare catastrofismi e terrorismi, ma è anche vero che se si vuole bene al Napoli, l’onestà di riconoscere che questa squadra non ha nulla a che vedere con quella che solo tre mesi fa ha stracciato il campionato è eticamente leale. Né la partenza di Kim (mai sostituito adeguatamente) può da sola giustificare un appannamento fisico, tattico e morale (li vedo sorridere poco), che può diventare delicato. Non dimentichiamo che il Braga equivale a una modesta squadra di serie B e questo rispetto alla prestazione di mercoledì rappresenta un’aggravante. Ma resto fiducioso per Bologna. Basterà trovare qualcuno che suggerisca a Garcia formazione da mandare in campo, cambi e testi per le interviste. Perché per ora il francese mi ricorda un famoso aforisma di Ennio Flaiano: ho poche idee ma confuse.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-09-22T21:04:00ZNAPOLI - Se avessi tra le mani la rassegna napulegna che è tra le rubriche più apprezzate della mia trasmissione settimanale Goal Show (a proposito ricominciamo lunedì sera alle 20,45 su Telecapri), non avrei esitato all’indomani dell’anemica partita di Braga a titolare “Un ginocchio per non restare in ginocchio“ oppure “Ciorta si ce vuo’ ‘bbene adderizza chesta varca!“. La imbolsita prestazione in terra portoghese in un campo scavato in una cava (come se De Laurentiis costruisse il nuovo stadio alla Montagna Spaccata...), ha confermato quello che già sapevamo per aver visto con molta attenzione le partite di campionato con Lazio e Genoa: questa è una squadra che stenta a ritrovarsi, come se avesse perso delle certezze. Di conseguenza non sarà lo striminzito e fortunoso risultato dell’altra sera a farmi cambiare opinione, trattandosi di una vittoria che non leva sete ma che anzi acuisce i dubbi e le perplessità per una condotta tattica e atletica che lascia senza parole. Come se Garcia (che attenzione non è il solo responsabile), avesse formattato un computer che andava benissimo, convinto che avesse dei virus e cancellandone i dati che ormai sono andati persi. Altrimenti non si spiegano le prestazioni scialbe di Politano e Lobotka, la svogliatezza di Kvara, l’inappetenza di Osimhen, lo sbiadimento di Di Lorenzo e le amnesie di Anguissa che oramai sembra il fantasma di se stesso, al punto che a un tratto ho pensato che De Laurentiis, senza farsene accorgere, lo avesse rimpiazzato durante il ritiro di agosto con un sosia di Castel di Sangro. Si dirà: sì, ma le traverse e i pali colpiti a Braga, insieme a un primo tempo in cui il Napoli poteva fare tre gol, hanno condizionato tutto l’assetto della partita. Personalmente resto dell’opinione che bisogna evitare catastrofismi e terrorismi, ma è anche vero che se si vuole bene al Napoli, l’onestà di riconoscere che questa squadra non ha nulla a che vedere con quella che solo tre mesi fa ha stracciato il campionato è eticamente leale. Né la partenza di Kim (mai sostituito adeguatamente) può da sola giustificare un appannamento fisico, tattico e morale (li vedo sorridere poco), che può diventare delicato. Non dimentichiamo che il Braga equivale a una modesta squadra di serie B e questo rispetto alla prestazione di mercoledì rappresenta un’aggravante. Ma resto fiducioso per Bologna. Basterà trovare qualcuno che suggerisca a Garcia formazione da mandare in campo, cambi e testi per le interviste. Perché per ora il francese mi ricorda un famoso aforisma di Ennio Flaiano: ho poche idee ma confuse.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171340806SHOW TIME - Rivieccio su "NM": "Con Lindstrom stamm’ chiu’ tranquilli"NAPOLI - Dunque mentre una nutrita pattuglia di imbecilli invece di salutare l’arrivo di Lukaku con giubili e cori cantava “Odio Napoli“ (tranquilli ce ne faremo una ragione), gli azzurri si apprestano ad affrontare l’altra squadra della capitale in un sabato che si preannuncia appetitoso. Poi ci sarà la sosta della Nazionale e il pensiero inevitabilmente correrà a Spalletti e Mancini, alle questioni economiche e ai patti di non concorrenza. Per ora sicuramente non temiamo la concorrenza della Roma relegata a 5 punti di distacco dalla testa della classifica in attesa di ritrovare grazie a Mou l’attaccante passato per tutte le squadre europee tranne che per l’Apoel. Intanto la squadra di Garcia che ancora non ha trovato l’assetto ottimale ma che già domenica sera ha fatto vedere enormi progressi rispetto al debutto di Frosinone, dovrà regolare i conti proprio contro quella Lazio di Sarri che la scorsa stagione fu tra le poche antagoniste a metterci in difficoltà sul terreno amico del Maradona. Il tutto mentre l’arrivo del promettente Lindstrom (a proposito ho già opzionato un’ottima macelleria di fiducia per destinargli costolette di manzo, entrecotte e bistecche di cavallo per fargli recuperare tre chili), garantisce una maggiore tranquillità a Garcia e alla squadra rimasta orfana di Lozano che torna dove l’avevamo prelevato, spaccando ancora una volta la tifoseria. Tra quelli che ne volevano la riconferma e coloro che invece continuano a pensare che sia stato il calciatore più sottovalutato della storia del Napoli. Personalmente non mi taglierò le vene per la sua partenza avendo i miei gusti sempre preferitogli Politano ed essendo ancora incatenati al fantasma di Lavezzi. Sono certo che la sua permanenza in questo momento non avrebbe favorito l’equilibrio tattico e morale dell’allenatore e quindi va bene così. Due considerazioni finali. Dopo le prime due partite di questa stagione ho già le idee chiare: molti arbitri devono essere mandati a dirigere il traffico in una Ztl. Intanto a Napoli non si trova più una camera libera negli hotels a causa dei procuratori dei calciatori che stanno per essere ingaggiati o stanno per rinnovare. Anche qui ce ne faremo una ragione.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-08-31T14:00:00ZNAPOLI - Dunque mentre una nutrita pattuglia di imbecilli invece di salutare l’arrivo di Lukaku con giubili e cori cantava “Odio Napoli“ (tranquilli ce ne faremo una ragione), gli azzurri si apprestano ad affrontare l’altra squadra della capitale in un sabato che si preannuncia appetitoso. Poi ci sarà la sosta della Nazionale e il pensiero inevitabilmente correrà a Spalletti e Mancini, alle questioni economiche e ai patti di non concorrenza. Per ora sicuramente non temiamo la concorrenza della Roma relegata a 5 punti di distacco dalla testa della classifica in attesa di ritrovare grazie a Mou l’attaccante passato per tutte le squadre europee tranne che per l’Apoel. Intanto la squadra di Garcia che ancora non ha trovato l’assetto ottimale ma che già domenica sera ha fatto vedere enormi progressi rispetto al debutto di Frosinone, dovrà regolare i conti proprio contro quella Lazio di Sarri che la scorsa stagione fu tra le poche antagoniste a metterci in difficoltà sul terreno amico del Maradona. Il tutto mentre l’arrivo del promettente Lindstrom (a proposito ho già opzionato un’ottima macelleria di fiducia per destinargli costolette di manzo, entrecotte e bistecche di cavallo per fargli recuperare tre chili), garantisce una maggiore tranquillità a Garcia e alla squadra rimasta orfana di Lozano che torna dove l’avevamo prelevato, spaccando ancora una volta la tifoseria. Tra quelli che ne volevano la riconferma e coloro che invece continuano a pensare che sia stato il calciatore più sottovalutato della storia del Napoli. Personalmente non mi taglierò le vene per la sua partenza avendo i miei gusti sempre preferitogli Politano ed essendo ancora incatenati al fantasma di Lavezzi. Sono certo che la sua permanenza in questo momento non avrebbe favorito l’equilibrio tattico e morale dell’allenatore e quindi va bene così. Due considerazioni finali. Dopo le prime due partite di questa stagione ho già le idee chiare: molti arbitri devono essere mandati a dirigere il traffico in una Ztl. Intanto a Napoli non si trova più una camera libera negli hotels a causa dei procuratori dei calciatori che stanno per essere ingaggiati o stanno per rinnovare. Anche qui ce ne faremo una ragione.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171339249SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, chell' che vo' Dio..."NAPOLI - Il campionato è iniziato, domenica arriva il Sassuolo ma ho la sensazione che la nobile tifoseria azzurra sia soprattutto interessata a un argomento facilmente intuibile, visto che da Sperlonga a Mykonos, (mai come quest’anno invasa dai napoletani), la domanda da un ombrellone a uno spritz era una sola: “Ma se ne va? Gigì, s’o venne?“. Temo che fino al 20 settembre, giorno in cui si chiuderà il mercato arabo, Salvatore il bagnino passerà il tempo a sfogliare la margherita nigeriana gialla. “Resta o non resta? Resta o non resta?”. E pensare che fino al mese scorso Salvatore ogni volta che vedeva passare una giunonica bagnante esclamava: “Sesta o non sesta? Sesta o non sesta?“. Ora secondo me tornando al motivo dominante dell’estate azzurra, il problema deriva da questo incomprensibile sfalsamento di date tra il calciomercato europeo che chiude il 1 settembre e quello degli emiri che invece si protrae fino al giorno successivo a San Gennaro, il quale a questo punto può essere l’unico a preparare il miracolo di far restare Victor nella patria di Partenope pur di non accasarlo presso sceicchi e petrolieri che gli garantiscono vagonate di dollari che da sole rimpinguerebbero il Pil della Nigeria. Un differimento di date al quale mi auguro Uefa e Fifa pongano correttivi per evitare sbalzi di pressione ai cardiopatici e improvvise disaffezioni al proprio beniamino, che casomai la sera prima avrà realizzato una doppietta al Genoa e il giorno dopo si sarà imbarcato su un Emirates Airlines dopo una studiata conferenza stampa d’addio. Il punto però è un altro: quanta voglia ha Osi di rimanere? E soprattutto: quanta voglia hanno alcuni compagni di squadra di assorbire senza contraccolpi lo stratosferico ingaggio da 12 milioni di euro all’anno rispetto ai loro corrispettivi che, a parte qualche ritocco, resterebbero invariati? Il dilemma se lo sarà posto anche don Aurelio, che nelle ultime ore vedo meno intransigente rispetto a una possibile destinazione araba dell’asso africano. Non saprei rispondere. So solo che il Napoli con Osi ha due marce in più, ma so anche che 180 milioni non si possono rifiutare. Mia madre avrebbe detto: “Chell’ che vo’ Dio…”. E a Dio ci affideremo anche per sorvegliare le discrasie viste nella prima giornata, quando a noi è stato negato un calcio di rigore assegnato con enorme disinvoltura al Frosinone e alla Juve invece è stato confezionato un mezzo regalo visto che il difensore friulano Ebosele, per evitare il contatto col pallone, sarebbe solo dovuto andare alla Trauma Clinic di Canazei per farsi inchiodare il braccio tra le due natiche. Ma poiché siamo buonisti e vogliamo evitare che ci accusino di sospettologia, glissiamo su Rapuano,  Marcenaro e Mazzoleni alla Var e continuiamo ad avere fede, almeno fino al 20 settembre. “Chell’ che vo’ Dio….” come ripeteva mia madre.         Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-08-24T21:55:00ZNAPOLI - Il campionato è iniziato, domenica arriva il Sassuolo ma ho la sensazione che la nobile tifoseria azzurra sia soprattutto interessata a un argomento facilmente intuibile, visto che da Sperlonga a Mykonos, (mai come quest’anno invasa dai napoletani), la domanda da un ombrellone a uno spritz era una sola: “Ma se ne va? Gigì, s’o venne?“. Temo che fino al 20 settembre, giorno in cui si chiuderà il mercato arabo, Salvatore il bagnino passerà il tempo a sfogliare la margherita nigeriana gialla. “Resta o non resta? Resta o non resta?”. E pensare che fino al mese scorso Salvatore ogni volta che vedeva passare una giunonica bagnante esclamava: “Sesta o non sesta? Sesta o non sesta?“. Ora secondo me tornando al motivo dominante dell’estate azzurra, il problema deriva da questo incomprensibile sfalsamento di date tra il calciomercato europeo che chiude il 1 settembre e quello degli emiri che invece si protrae fino al giorno successivo a San Gennaro, il quale a questo punto può essere l’unico a preparare il miracolo di far restare Victor nella patria di Partenope pur di non accasarlo presso sceicchi e petrolieri che gli garantiscono vagonate di dollari che da sole rimpinguerebbero il Pil della Nigeria. Un differimento di date al quale mi auguro Uefa e Fifa pongano correttivi per evitare sbalzi di pressione ai cardiopatici e improvvise disaffezioni al proprio beniamino, che casomai la sera prima avrà realizzato una doppietta al Genoa e il giorno dopo si sarà imbarcato su un Emirates Airlines dopo una studiata conferenza stampa d’addio. Il punto però è un altro: quanta voglia ha Osi di rimanere? E soprattutto: quanta voglia hanno alcuni compagni di squadra di assorbire senza contraccolpi lo stratosferico ingaggio da 12 milioni di euro all’anno rispetto ai loro corrispettivi che, a parte qualche ritocco, resterebbero invariati? Il dilemma se lo sarà posto anche don Aurelio, che nelle ultime ore vedo meno intransigente rispetto a una possibile destinazione araba dell’asso africano. Non saprei rispondere. So solo che il Napoli con Osi ha due marce in più, ma so anche che 180 milioni non si possono rifiutare. Mia madre avrebbe detto: “Chell’ che vo’ Dio…”. E a Dio ci affideremo anche per sorvegliare le discrasie viste nella prima giornata, quando a noi è stato negato un calcio di rigore assegnato con enorme disinvoltura al Frosinone e alla Juve invece è stato confezionato un mezzo regalo visto che il difensore friulano Ebosele, per evitare il contatto col pallone, sarebbe solo dovuto andare alla Trauma Clinic di Canazei per farsi inchiodare il braccio tra le due natiche. Ma poiché siamo buonisti e vogliamo evitare che ci accusino di sospettologia, glissiamo su Rapuano,  Marcenaro e Mazzoleni alla Var e continuiamo ad avere fede, almeno fino al 20 settembre. “Chell’ che vo’ Dio….” come ripeteva mia madre.         Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171318616SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, il mio toto-allenatore!"NAPOLI - Come per le feste comandate (Pasqua, Capodanno, Natale, Epifania) ogni anno di questi tempi nella città di Partenope comincia il toto-allenatore. Non basta uno scudetto vinto o un piazzamento Champions a sovvertire la tradizione che vuole il cambio di panchina, quasi l’avesse ordinato il medico curante secondo prescrizione medica. Negli ultimi otto anni è toccato a Sarri (che di stagioni ne fece tre), ad Ancelotti, a Gattuso ed ora a Spalletti. Ormai la domanda del giorno è: si dimette o il presidente lo manda via? Piuttosto mi chiederei come mai una cosa simile avviene dopo un trionfo così esaltante? Quali possono essere i motivi? Il carattere del presidente? La richiesta di aumento d’ingaggio? Le sirene inglesi o spagnole? La percezione del tecnico toscano che la squadra dei miracoli perderà i pezzi migliori? La consapevolezza che sarà difficile ripetere l’impresa o peggio ancora assicurare la vittoria in Champions? Un leggero cedimento testicolare (cosiddetta guallera) che inevitabilmente arriva dopo due anni di stress e tensioni napoletane? Non lo sapremo mai. Certo è che i siti calcistici di tutto il mondo ora impazzano per regalarci il prossimo condomino della panchina azzurra. Proviamo anche noi a calarci nel totoscommesse, non senza però sottolineare un’amarezza e una delusione per un temporale in una giornata di sole, per l’ennesimo epilogo che andava gestito meglio.   Luis Enrique. Il nome in pole position delle ultime ore, secondo i più informati, si porterebbe dietro come collaboratore tecnico Pepe Reina. Un giorno all’improvviso… Pepp & Giggin?   Conte. Costa troppo.   Rafa Benitez. Adora le mozzarelle e avrebbe già anticipato che si accontenterebbe di uno stipendio in formaggi e latticini con bonifico fatto direttamente dal caseificio “Add ‘a Zizzona“ . Per ritornare avrebbe chiesto la riconferma di Osimhen e 10 bufale per il suo podere nel Regno Unito. Per molti il suo ritorno sa di bufala.   Gasperini. Sarebbe felice di approdare alle falde del Vesuvio al punto che dopo aver letto il suo nome sulla “Rosa”, avrebbe esclamato “Cazzo, vado allenare i terroni!“. Il Vesuvio, ascoltata la reazione, avrebbe già avvisato De Laurentiis.   Allegri.  Ha già detto no a De Laurentiis avendo già detto sì a Milly Carlucci per “Ballando con le stelle“.   Simeone. Sarebbe disposto a venire anche se il Napoli cedesse Osimhen. Ha solo chiesto che il ricavato della vendita di Osimhen sia il suo ingaggio annuale.   Italiano. Farebbe carte false per venire a Napoli. Ha già mandato un amico a visionare due appartamenti a Posillipo. Dal canto suo Commisso ha già mandato due volte a quel paese il Napoli pregandolo di non disturbare l’allenatore in vista delle due finali.   Andrea Pirlo. Appena esonerato da una squadra turca, ha già detto di no. Vuole perdere ancora per i prossimi tre anni. Motta. Per molti qui non mangerebbe il panettone...   Cristiano Malgioglio. Accordo vicino, ha già parlato con Jacqueline De Laurentiis a cui avrebbe cantato “Io mi sono innamorato di tuo marito“. Che Dio ce lo mandi buono.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-05-25T07:00:00ZNAPOLI - Come per le feste comandate (Pasqua, Capodanno, Natale, Epifania) ogni anno di questi tempi nella città di Partenope comincia il toto-allenatore. Non basta uno scudetto vinto o un piazzamento Champions a sovvertire la tradizione che vuole il cambio di panchina, quasi l’avesse ordinato il medico curante secondo prescrizione medica. Negli ultimi otto anni è toccato a Sarri (che di stagioni ne fece tre), ad Ancelotti, a Gattuso ed ora a Spalletti. Ormai la domanda del giorno è: si dimette o il presidente lo manda via? Piuttosto mi chiederei come mai una cosa simile avviene dopo un trionfo così esaltante? Quali possono essere i motivi? Il carattere del presidente? La richiesta di aumento d’ingaggio? Le sirene inglesi o spagnole? La percezione del tecnico toscano che la squadra dei miracoli perderà i pezzi migliori? La consapevolezza che sarà difficile ripetere l’impresa o peggio ancora assicurare la vittoria in Champions? Un leggero cedimento testicolare (cosiddetta guallera) che inevitabilmente arriva dopo due anni di stress e tensioni napoletane? Non lo sapremo mai. Certo è che i siti calcistici di tutto il mondo ora impazzano per regalarci il prossimo condomino della panchina azzurra. Proviamo anche noi a calarci nel totoscommesse, non senza però sottolineare un’amarezza e una delusione per un temporale in una giornata di sole, per l’ennesimo epilogo che andava gestito meglio.   Luis Enrique. Il nome in pole position delle ultime ore, secondo i più informati, si porterebbe dietro come collaboratore tecnico Pepe Reina. Un giorno all’improvviso… Pepp & Giggin?   Conte. Costa troppo.   Rafa Benitez. Adora le mozzarelle e avrebbe già anticipato che si accontenterebbe di uno stipendio in formaggi e latticini con bonifico fatto direttamente dal caseificio “Add ‘a Zizzona“ . Per ritornare avrebbe chiesto la riconferma di Osimhen e 10 bufale per il suo podere nel Regno Unito. Per molti il suo ritorno sa di bufala.   Gasperini. Sarebbe felice di approdare alle falde del Vesuvio al punto che dopo aver letto il suo nome sulla “Rosa”, avrebbe esclamato “Cazzo, vado allenare i terroni!“. Il Vesuvio, ascoltata la reazione, avrebbe già avvisato De Laurentiis.   Allegri.  Ha già detto no a De Laurentiis avendo già detto sì a Milly Carlucci per “Ballando con le stelle“.   Simeone. Sarebbe disposto a venire anche se il Napoli cedesse Osimhen. Ha solo chiesto che il ricavato della vendita di Osimhen sia il suo ingaggio annuale.   Italiano. Farebbe carte false per venire a Napoli. Ha già mandato un amico a visionare due appartamenti a Posillipo. Dal canto suo Commisso ha già mandato due volte a quel paese il Napoli pregandolo di non disturbare l’allenatore in vista delle due finali.   Andrea Pirlo. Appena esonerato da una squadra turca, ha già detto di no. Vuole perdere ancora per i prossimi tre anni. Motta. Per molti qui non mangerebbe il panettone...   Cristiano Malgioglio. Accordo vicino, ha già parlato con Jacqueline De Laurentiis a cui avrebbe cantato “Io mi sono innamorato di tuo marito“. Che Dio ce lo mandi buono.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171312277SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Si è nu suonne nun me scetate"NAPOLI - Dunque il bambino è nato. Il Viminale d’accordo con Prefettura, Comune di Napoli, Associazione Partigiani d‘Italia, Macron, Zelensky e Antonio Tajani, Cooperativa parcheggiatori abusivi, sindacato “Bar aperti la domenica” e Iscritti storici al Club di Topolino, ha deciso che la sfida con la Salernitana si giocherà domenica alle 15, sotto il sole cocente e subito dopo Inter-Lazio. Legittimi motivi di ordine pubblico hanno indotto a far prevalere questa decisione che alla fine mette d’accordo tutti. Fatta eccezione per mamme e nonne alle prese con chiese e ristoranti già prenotati da tempo per la comunione del bambino. Resta il divieto di circolazione per auto e moto che farà si che la città fino alle 4.00 del 1 maggio diventi una gigantesca isola pedonale. Quindi il mio programma è ben stilato. Scendo alle 11 da casa attraversando il bosco di Capodimonte e Porta Grande. All’altezza di San Rocco mi attacco a un drone (ce ne sono sempre tanti in zona) e raggiungo il mio amico Antonello al Moiariello per guardare in tv Inter-Lazio. Alle 14,30 mi avvinghio al carrello (di solito a quell’altezza è già aperto) di uno degli aerei di linea di passaggio sulla collina di Miradois (prevedo di aggrapparmi a un Lufthansa delle 14,30) e mi faccio scaricare sulla pista di Capodichino dove con un monopattino noleggiato all’esterno dell’aerostazione, percorro in discesa la Doganella. Dopo aver salutato gli… abitanti del Nuovo (sulle mura del quale questa volta scrivo “Che ve state perdenne“), scivolo a piazza Carlo III in tempo per assaporare davanti al ragù le gesta azzurre contro i cugini salernitani. Intanto dal ristorante ‘A pezzerella s’è fatta nera nera, la nonna della festeggiata in tunica bianca impreca contro la partita e la prefettura per lo slittamento dell’incontro previsto in un primo momento il sabato. La pezzerella in tunica bianca piange a dirotto perché i diciotto cuginetti sono rimasti intrappolati in auto sulla tangenziale. Ed ora, come il ristorante, anche lei è nera nera. Intanto il titolare del locale comincia a imprecare contro la Lazio e i laziali rei di aver perso in casa col Torino altrimenti tutto questo disagio sarebbe stato evitato. Anche il risotto alla pescatora a tavola maledice il posticipo, mentre cozze e taratufi alla chetichella ogni tanto si dileguano dal piatto per andare a vedere il Napoli che sta facendo. Intanto sono le 17: il Napoli ha vinto ed è campione d’Italia. Lo scudetto è nostro. Mi ritrovo sul lungomare tra uno sciame di turisti francesi e tifosi azzurri di Ravenna che festeggiano. Un cameriere di Antonio&Antonio mi ferma e dice: “Gì, forse fanno ripetere ‘a partita ‘e Milano dove la Lazio ha pareggiato: l’arbitro ha fatto giocare l’Inter in 12”. Mi convinco che si tratta di uno scherzo e intanto sventolo ancora più forte la bandiera azzurra. Si è nu suonne nun me scetate.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-04-28T21:55:00ZNAPOLI - Dunque il bambino è nato. Il Viminale d’accordo con Prefettura, Comune di Napoli, Associazione Partigiani d‘Italia, Macron, Zelensky e Antonio Tajani, Cooperativa parcheggiatori abusivi, sindacato “Bar aperti la domenica” e Iscritti storici al Club di Topolino, ha deciso che la sfida con la Salernitana si giocherà domenica alle 15, sotto il sole cocente e subito dopo Inter-Lazio. Legittimi motivi di ordine pubblico hanno indotto a far prevalere questa decisione che alla fine mette d’accordo tutti. Fatta eccezione per mamme e nonne alle prese con chiese e ristoranti già prenotati da tempo per la comunione del bambino. Resta il divieto di circolazione per auto e moto che farà si che la città fino alle 4.00 del 1 maggio diventi una gigantesca isola pedonale. Quindi il mio programma è ben stilato. Scendo alle 11 da casa attraversando il bosco di Capodimonte e Porta Grande. All’altezza di San Rocco mi attacco a un drone (ce ne sono sempre tanti in zona) e raggiungo il mio amico Antonello al Moiariello per guardare in tv Inter-Lazio. Alle 14,30 mi avvinghio al carrello (di solito a quell’altezza è già aperto) di uno degli aerei di linea di passaggio sulla collina di Miradois (prevedo di aggrapparmi a un Lufthansa delle 14,30) e mi faccio scaricare sulla pista di Capodichino dove con un monopattino noleggiato all’esterno dell’aerostazione, percorro in discesa la Doganella. Dopo aver salutato gli… abitanti del Nuovo (sulle mura del quale questa volta scrivo “Che ve state perdenne“), scivolo a piazza Carlo III in tempo per assaporare davanti al ragù le gesta azzurre contro i cugini salernitani. Intanto dal ristorante ‘A pezzerella s’è fatta nera nera, la nonna della festeggiata in tunica bianca impreca contro la partita e la prefettura per lo slittamento dell’incontro previsto in un primo momento il sabato. La pezzerella in tunica bianca piange a dirotto perché i diciotto cuginetti sono rimasti intrappolati in auto sulla tangenziale. Ed ora, come il ristorante, anche lei è nera nera. Intanto il titolare del locale comincia a imprecare contro la Lazio e i laziali rei di aver perso in casa col Torino altrimenti tutto questo disagio sarebbe stato evitato. Anche il risotto alla pescatora a tavola maledice il posticipo, mentre cozze e taratufi alla chetichella ogni tanto si dileguano dal piatto per andare a vedere il Napoli che sta facendo. Intanto sono le 17: il Napoli ha vinto ed è campione d’Italia. Lo scudetto è nostro. Mi ritrovo sul lungomare tra uno sciame di turisti francesi e tifosi azzurri di Ravenna che festeggiano. Un cameriere di Antonio&Antonio mi ferma e dice: “Gì, forse fanno ripetere ‘a partita ‘e Milano dove la Lazio ha pareggiato: l’arbitro ha fatto giocare l’Inter in 12”. Mi convinco che si tratta di uno scherzo e intanto sventolo ancora più forte la bandiera azzurra. Si è nu suonne nun me scetate.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171308811SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, adda venì martedì..."NAPOLI - Ci fosse stato Buffon l’altra sera al Meazza, avrebbe detto che l’arbitro Kovacs il rumeno “ha un bidone di spazzatura al posto del cuore…”. Personalmente avrei commentato che il fischietto dell’est aveva una bandierina al posto del miocardio, la stessa bandierina che scalciata da Leao prima è stata ammonita e poi al termine della partita espulsa per proteste. Cartellini gialli disinvolti solo nei confronti dei nostri eroi, mentre i rossoneri impavidi venivano graziati da un arbitraggio che col passare dei minuti si involveva fino a indirizzare la partita in un certo modo. Ne hanno fatto le spese Anguissa e Kim, quest’ultimo reo di essersi lamentato in coreano, una lingua che evidentemente il fischietto rumeno conosce molto bene forse per passate frequentazioni a Seul. Davanti ai televisori napoletani invece si levavano parecchi Ktm all’indirizzo di Kovacs che, noncurante e soprattutto ignaro dell’italiano e del dialetto napoletano, continuava a distribuire ammonizioni finanche al povero Di Lorenzo che cercava solo di spiegare in perfetto italiano di essere il capitano e quindi autorizzato a parlare. Ma non serve recriminare sugli arbitri che, come dice qualcuno, è l’alibi dei perdenti, mentre noi siamo dei vincenti come la storia di questa stagione dimostra. Martedi sera al Maradona sarà tutta un’altra storia, complice una tifoseria che - sono certo - si ricompatterà come si è augurato anche Spalletti a fine gara, minacciando addirittura di abbandonare la panchina. Certo, mi auguro che anche l’arbitro che Rosetti manderà nella città più cliccata dal turismo internazionale, sia all’altezza della notorietà e della popolarità della terra che ospita i quarti di ritorno. L’altra sera prima di addormentarmi mi sfrocoliava un sospetto: quello che a un’Uefa indebitata, una semifinale tra Milan e Inter con conseguente cessione di diritti televisivi a Cina e mezza Asia, possa essere un menu molto appetitoso. Poi, la consapevolezza che con il rientro di Osimhen e una squadra che anche in 10 ha dimostrato di essere più forte, i sospetti e i fantasmi si sono assopiti.  E stamane appena sveglio, tra un caffè e una lettura dei quotidiani, mi sono detto con sorriso eduardiano: adda venì martedì...       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-04-14T13:00:00ZNAPOLI - Ci fosse stato Buffon l’altra sera al Meazza, avrebbe detto che l’arbitro Kovacs il rumeno “ha un bidone di spazzatura al posto del cuore…”. Personalmente avrei commentato che il fischietto dell’est aveva una bandierina al posto del miocardio, la stessa bandierina che scalciata da Leao prima è stata ammonita e poi al termine della partita espulsa per proteste. Cartellini gialli disinvolti solo nei confronti dei nostri eroi, mentre i rossoneri impavidi venivano graziati da un arbitraggio che col passare dei minuti si involveva fino a indirizzare la partita in un certo modo. Ne hanno fatto le spese Anguissa e Kim, quest’ultimo reo di essersi lamentato in coreano, una lingua che evidentemente il fischietto rumeno conosce molto bene forse per passate frequentazioni a Seul. Davanti ai televisori napoletani invece si levavano parecchi Ktm all’indirizzo di Kovacs che, noncurante e soprattutto ignaro dell’italiano e del dialetto napoletano, continuava a distribuire ammonizioni finanche al povero Di Lorenzo che cercava solo di spiegare in perfetto italiano di essere il capitano e quindi autorizzato a parlare. Ma non serve recriminare sugli arbitri che, come dice qualcuno, è l’alibi dei perdenti, mentre noi siamo dei vincenti come la storia di questa stagione dimostra. Martedi sera al Maradona sarà tutta un’altra storia, complice una tifoseria che - sono certo - si ricompatterà come si è augurato anche Spalletti a fine gara, minacciando addirittura di abbandonare la panchina. Certo, mi auguro che anche l’arbitro che Rosetti manderà nella città più cliccata dal turismo internazionale, sia all’altezza della notorietà e della popolarità della terra che ospita i quarti di ritorno. L’altra sera prima di addormentarmi mi sfrocoliava un sospetto: quello che a un’Uefa indebitata, una semifinale tra Milan e Inter con conseguente cessione di diritti televisivi a Cina e mezza Asia, possa essere un menu molto appetitoso. Poi, la consapevolezza che con il rientro di Osimhen e una squadra che anche in 10 ha dimostrato di essere più forte, i sospetti e i fantasmi si sono assopiti.  E stamane appena sveglio, tra un caffè e una lettura dei quotidiani, mi sono detto con sorriso eduardiano: adda venì martedì...       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171299087SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, rimettetevi comodi!"NAPOLI - “Nun è succies' niente!“ diceva sabato mattina il fornaio all’angolo della strada. “E’ stata na scossa d’assestamento“ aggiungeva l’anziano cliente mentre si faceva incartare il palatone, al punto che una signora ben pettinata sentendo parlare di episodi tellurici, nella zona Flegrea, aggiungeva: “Io ‘o dico sempe che ‘o problema è ‘a Solfatara! Pure n’amica mia che sta ‘e casa a Bagnoli l’ha sentuta“. La verità è che il passo falso della sera prima non ha fatto nessuna crepa. Si è trattato di un incidente di percorso, figlio di una deconcentrazione degli azzurri ma soprattutto dell’abilità di Sarri che è riuscito a fermare le centraline azzurre: il ripetitore Anguissa e il 4G Di Lorenzo. Tra la difesa e il centrocampo, tra Piotr e Victor non c’era connessione, un wi-fi completamente spento anche per l’assenza di Mario Rui che con le sue giocate libera e fa più spazio a Kvara. Una serata dove persino Lobo era disconnesso dal resto della squadra, per colpa di Immobile che anziché fare il centravanti fungeva da centrocampista aggiunto. Benitez avrebbe detto “ci può stare”. D’altra parte solo un pazzo poteva pensare che da qui alla fine il Napoli avrebbe vinto tutte le partite. L’importante è mantenere la calma (lo dico ai tifosi) e rilassarsi. Mentre a quelli che vanno in campo ribadisco: guai a pensare di avere già mezzo scudetto in tasca! Il cammino è ancora lungo, anche se il bottino capitalizzato è rassicurante. Cari tifosi, parafrasando il titolo del mio spettacolo sottolineo: “Rimettetevi comodi“ e godetevi la squadra che gioca il miglior calcio in Europa.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-03-06T11:41:00ZNAPOLI - “Nun è succies' niente!“ diceva sabato mattina il fornaio all’angolo della strada. “E’ stata na scossa d’assestamento“ aggiungeva l’anziano cliente mentre si faceva incartare il palatone, al punto che una signora ben pettinata sentendo parlare di episodi tellurici, nella zona Flegrea, aggiungeva: “Io ‘o dico sempe che ‘o problema è ‘a Solfatara! Pure n’amica mia che sta ‘e casa a Bagnoli l’ha sentuta“. La verità è che il passo falso della sera prima non ha fatto nessuna crepa. Si è trattato di un incidente di percorso, figlio di una deconcentrazione degli azzurri ma soprattutto dell’abilità di Sarri che è riuscito a fermare le centraline azzurre: il ripetitore Anguissa e il 4G Di Lorenzo. Tra la difesa e il centrocampo, tra Piotr e Victor non c’era connessione, un wi-fi completamente spento anche per l’assenza di Mario Rui che con le sue giocate libera e fa più spazio a Kvara. Una serata dove persino Lobo era disconnesso dal resto della squadra, per colpa di Immobile che anziché fare il centravanti fungeva da centrocampista aggiunto. Benitez avrebbe detto “ci può stare”. D’altra parte solo un pazzo poteva pensare che da qui alla fine il Napoli avrebbe vinto tutte le partite. L’importante è mantenere la calma (lo dico ai tifosi) e rilassarsi. Mentre a quelli che vanno in campo ribadisco: guai a pensare di avere già mezzo scudetto in tasca! Il cammino è ancora lungo, anche se il bottino capitalizzato è rassicurante. Cari tifosi, parafrasando il titolo del mio spettacolo sottolineo: “Rimettetevi comodi“ e godetevi la squadra che gioca il miglior calcio in Europa.       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171296346SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, sei come E.T. e Luciano Spalletti è il tuo Steven Spielberg!"NAPOLI - Il Napoli visto l’altra sera al Deutsche Bank Park di Francoforte, nella terra dei banchieri, ha esibito cheques di calcio d’autore e carte di credito di credibilità italiana oramai appannata dalle vicende giudiziarie che hanno colpito Agnelli e soci. Nel luogo dell'Europa dove la Bce stabilisce direttive e linee programmatiche della finanza europea, De Laurentiis, complice una squadra perfetta, ha alzato i tassi d’interesse verso il suo parco giocatori ormai nel mirino della Premier e della Bundesliga. Un bancomat di lezioni tattiche, un fondo di approvvigionamento di risultati, che dovrebbero proiettarci verso l’incasso dei quarti di finale. C’è chi parla di impresa storica in terra tedesca davanti a un pubblico che col passare dei minuti si annichiliva al cospetto delle mirabilie di Anguissa (sontuoso) e di Osimhen, per fermare il quale ormai bisogna  pensare solo alla Digos o alla pattuglia della stradale in servizio nel tratto Venafro-Castel di Sangro. Implacabile, indistruttibile è riuscito a cavare le castagne dal fuoco proprio nel momento più delicato, quando Kvara per troppa sicurezza o un pizzico di emozione sbagliava il calcio di rigore. Persino la presidente della Bce, Christine Lagarde, di fronte a cotanto spettacolo azzurro, sta pensando di riossigenare la bellezza e la validità dell'euro affidandone la comunicazione agli undici di Spalletti che, pur senza percepire stipendi analoghi a quelli degli omologhi francesi e inglesi, attraggono soldi e investimenti nelle casse societarie di Castel Volturno. A parte Ndombele, entrato nel finale dopo aver avuto il tempo di gustare probabilmente anche due porzioni di lasagna, quello che abbiamo visto a Francoforte, è stato uno spot di intelligenza tattica e di applicazione. Credo che l’azione conclusa con il gol di Di Lorenzo, su assist liberatorio di Kvara, appartenga a un altro pianeta. Forse qualche produttore americano starà già pensando a una nuova serie cinematografica sugli extraterrestri e in tal senso Lobotka potrebbe esserne il protagonista. Vi piaccia o no, in questo momento il Napoli è come E.T. e Spalletti è il suo Spielberg. Per ora stiamo assistendo in anteprima a dei trailers eccitanti. Il film uscirà verso la fine di aprile. E sarà campione d’incassi e di bellezza.        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-02-23T21:00:00ZNAPOLI - Il Napoli visto l’altra sera al Deutsche Bank Park di Francoforte, nella terra dei banchieri, ha esibito cheques di calcio d’autore e carte di credito di credibilità italiana oramai appannata dalle vicende giudiziarie che hanno colpito Agnelli e soci. Nel luogo dell'Europa dove la Bce stabilisce direttive e linee programmatiche della finanza europea, De Laurentiis, complice una squadra perfetta, ha alzato i tassi d’interesse verso il suo parco giocatori ormai nel mirino della Premier e della Bundesliga. Un bancomat di lezioni tattiche, un fondo di approvvigionamento di risultati, che dovrebbero proiettarci verso l’incasso dei quarti di finale. C’è chi parla di impresa storica in terra tedesca davanti a un pubblico che col passare dei minuti si annichiliva al cospetto delle mirabilie di Anguissa (sontuoso) e di Osimhen, per fermare il quale ormai bisogna  pensare solo alla Digos o alla pattuglia della stradale in servizio nel tratto Venafro-Castel di Sangro. Implacabile, indistruttibile è riuscito a cavare le castagne dal fuoco proprio nel momento più delicato, quando Kvara per troppa sicurezza o un pizzico di emozione sbagliava il calcio di rigore. Persino la presidente della Bce, Christine Lagarde, di fronte a cotanto spettacolo azzurro, sta pensando di riossigenare la bellezza e la validità dell'euro affidandone la comunicazione agli undici di Spalletti che, pur senza percepire stipendi analoghi a quelli degli omologhi francesi e inglesi, attraggono soldi e investimenti nelle casse societarie di Castel Volturno. A parte Ndombele, entrato nel finale dopo aver avuto il tempo di gustare probabilmente anche due porzioni di lasagna, quello che abbiamo visto a Francoforte, è stato uno spot di intelligenza tattica e di applicazione. Credo che l’azione conclusa con il gol di Di Lorenzo, su assist liberatorio di Kvara, appartenga a un altro pianeta. Forse qualche produttore americano starà già pensando a una nuova serie cinematografica sugli extraterrestri e in tal senso Lobotka potrebbe esserne il protagonista. Vi piaccia o no, in questo momento il Napoli è come E.T. e Spalletti è il suo Spielberg. Per ora stiamo assistendo in anteprima a dei trailers eccitanti. Il film uscirà verso la fine di aprile. E sarà campione d’incassi e di bellezza.        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171294808SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Marocchi e la "Titanic" Serie A, si salva solo il Napoli di Luciano Spalletti"NAPOLI - Dunque nonostante il particolare annuncio apparso sul sito del Sassuolo a proposito del divieto per i napoletani di esibire allo stadio maglie, sciarpe, bandiere e quant’altro potesse intingersi di Vesuvio e di azzurro, sembra che i tagliandi acquistati dai club Napoli del Nord e dei tifosi residenti in quella Padania, tanto cara a Calderoli, saranno poco più di 9.000. Vale a dire che pur di fronte ai diktat e ai Tik Tok della società, il Napoli nel piccolo Mapei Stadium di Reggio Emilia giocherà l’anticipo di campionato protetto, sospinto e mai abbandonato dai propri supporters. Nella stagione delle penalizzazioni e dei fallimenti calcistici, penalizzare oltremodo i tifosi di Osimhen e Mario Rui era sembrata subito una provocazione, come le tante a cui stiamo assistendo da quando gli azzurri di Spalletti stanno seppellendo il campionato sotto una coltre di scoraggiati, depressi e menagramo. Dai siti bellici del nord alle più importanti tv a pagamento si assiste settimanalmente con dolore a un de profundis del campionato ad opera del Napoli, del quale si lodano le gesta ma senza mai esagerare, senza sperticare aggettivi e appellativi di esaltazione. Anzi sotto, sotto, qualcuno nel celebrare il funerale del torneo spera che il morto all’improvviso fuoriesca dalla bara e spaventi i gladiatori partenopei come una qualunque Halloween. Una resurrezione che di volta in volta viene augurata all’Atalanta, all’Inter, alla Lazio e al Milan. Forse perché fioccano le disdette alle pay-tv o forse perchè le grandi testate del nord vedono incrementare il calo delle vendite dei quotidiani sportivi. Per colpa del Napoli. Qualcuno si appella anche alla scaramanzia: al Mapei si gioca di venerdì 17 e si sa quanto la scaramanzia sia cara a noi napoletani. Addirittura Giancarlo Marocchi, ex juventino sempre grato e riconoscente alla Fiat, dal contrito pulpito di Sky Sport domenica sera ‘supplicava’ Dionisi di battere il Napoli: “Te la senti di promettere al campionato che venerdi sera batterai il Napoli?“. Dionisi replicava diplomaticamente che in questo momento è una partita quasi ingiocabile e che il Napoli è in fiducia, ma che comunque i neroverdi ci proveranno. Magari anche con l’aiuto di Berardi che contro il Napoli pare giochi sempre la finale di Champions. Insomma nelle terre dove la temperatura è scesa a meno quindici e in certi casi anche a meno trenta, si tentano tutte le carte per fermare la galoppata inarrestabile di Kvara e soci. Manca poco che La Russa per bloccare il Napoli chieda un’interrogazione parlamentare o che d’intesa con Zhang dalla Cina venga fatto sollevare un pallone sospetto che in queste ore spii a Castel Volturno i movimenti di Lozano o le velocizzazioni di Lobotka. Insomma siamo in clima di guerra fredda. Ma senza scomodare Biden, anche a Reggio Emilia abbatteremo palloni e Sassuolo. Con buona pace di Marocchi e di tutti coloro che farebbero bene a considerare questo campionato alla stregua del Titanic: si salva solo il Napoli. Anzi mi sorge il dubbio che qualche attempato commentatore, probabilmente avrà assistito all’inaugurazione del Titanic…       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-02-16T22:00:00ZNAPOLI - Dunque nonostante il particolare annuncio apparso sul sito del Sassuolo a proposito del divieto per i napoletani di esibire allo stadio maglie, sciarpe, bandiere e quant’altro potesse intingersi di Vesuvio e di azzurro, sembra che i tagliandi acquistati dai club Napoli del Nord e dei tifosi residenti in quella Padania, tanto cara a Calderoli, saranno poco più di 9.000. Vale a dire che pur di fronte ai diktat e ai Tik Tok della società, il Napoli nel piccolo Mapei Stadium di Reggio Emilia giocherà l’anticipo di campionato protetto, sospinto e mai abbandonato dai propri supporters. Nella stagione delle penalizzazioni e dei fallimenti calcistici, penalizzare oltremodo i tifosi di Osimhen e Mario Rui era sembrata subito una provocazione, come le tante a cui stiamo assistendo da quando gli azzurri di Spalletti stanno seppellendo il campionato sotto una coltre di scoraggiati, depressi e menagramo. Dai siti bellici del nord alle più importanti tv a pagamento si assiste settimanalmente con dolore a un de profundis del campionato ad opera del Napoli, del quale si lodano le gesta ma senza mai esagerare, senza sperticare aggettivi e appellativi di esaltazione. Anzi sotto, sotto, qualcuno nel celebrare il funerale del torneo spera che il morto all’improvviso fuoriesca dalla bara e spaventi i gladiatori partenopei come una qualunque Halloween. Una resurrezione che di volta in volta viene augurata all’Atalanta, all’Inter, alla Lazio e al Milan. Forse perché fioccano le disdette alle pay-tv o forse perchè le grandi testate del nord vedono incrementare il calo delle vendite dei quotidiani sportivi. Per colpa del Napoli. Qualcuno si appella anche alla scaramanzia: al Mapei si gioca di venerdì 17 e si sa quanto la scaramanzia sia cara a noi napoletani. Addirittura Giancarlo Marocchi, ex juventino sempre grato e riconoscente alla Fiat, dal contrito pulpito di Sky Sport domenica sera ‘supplicava’ Dionisi di battere il Napoli: “Te la senti di promettere al campionato che venerdi sera batterai il Napoli?“. Dionisi replicava diplomaticamente che in questo momento è una partita quasi ingiocabile e che il Napoli è in fiducia, ma che comunque i neroverdi ci proveranno. Magari anche con l’aiuto di Berardi che contro il Napoli pare giochi sempre la finale di Champions. Insomma nelle terre dove la temperatura è scesa a meno quindici e in certi casi anche a meno trenta, si tentano tutte le carte per fermare la galoppata inarrestabile di Kvara e soci. Manca poco che La Russa per bloccare il Napoli chieda un’interrogazione parlamentare o che d’intesa con Zhang dalla Cina venga fatto sollevare un pallone sospetto che in queste ore spii a Castel Volturno i movimenti di Lozano o le velocizzazioni di Lobotka. Insomma siamo in clima di guerra fredda. Ma senza scomodare Biden, anche a Reggio Emilia abbatteremo palloni e Sassuolo. Con buona pace di Marocchi e di tutti coloro che farebbero bene a considerare questo campionato alla stregua del Titanic: si salva solo il Napoli. Anzi mi sorge il dubbio che qualche attempato commentatore, probabilmente avrà assistito all’inaugurazione del Titanic…       Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171293293SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Può non succedere solo se..."NAPOLI - In verità da qualche giorno sto incominciando a sbilanciarmi anche io, notoriamente misurato, nell’avventurarmi a scommettere su quel triangolino tricolore che 33 anni fa ha dato la stura a molti padri di generare per la gioia un altro figlio. La pochezza confermata dagli avversari, unitamente a una incontenibilità della squadra, e al rigore tattico costruito dal tecnico toscano, mi hanno fatto fare un passo avanti sull’esito finale di questo atipico campionato. Dove Milan e Inter hanno preso lucciole per lanterne e la Juve rischia di ritrovarsi tra le sabbie mobili della B. Certo, mancano ancora parecchie partite, ma proviamo, sia pure per gioco, a ipotizzare i casi in cui il Napoli potrebbe dilapidare l’enorme vantaggio fin qui accumulato sulle inseguitrici. Senza contare che giocherà tutte le partite di ritorno con le big in casa al Maradona.   1) Ignazio detto “Il Torchio” sequestra la squadra e De Laurentiis non paga il riscatto.     2) De Laurentiis chiede lui il premio scudetto alla squadra (“Vi ho dato grande notorietà, dovete dare voi qualcosa a me“).     3) Il Napoli prende il volo 828 della famosa serie di Netflix “Manifest“, va nello spazio e torna fra 5 anni.     4) La celebre Natasha di "Così parlò Bellavista" si fidanza con tutti i titolari e le riserve. Salva solo Tommaso Starace.     5) Spalletti in ossequio al turn over fa giocare Cupi e Lacrimini terzini al posto di Di Lorenzo e Mario Rui e sostiuisce Osimhen con Michu.     6) Spalletti schiera in porta Cristiano Malgioglio al posto di Meret.     7) Ogni volta che gioca il Napoli, Blanco irrompe e sfascia le porte, le panchine e il terreno di gioco.     A questo punto mi gioco anche che il Napoli farebbe bene a opzionare un pullman coperto e non scoperto per il giro in città della squadra festante, perché è possibile che a fine aprile l’aria potrebbe essere ancora fresca…         Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-02-09T14:05:00ZNAPOLI - In verità da qualche giorno sto incominciando a sbilanciarmi anche io, notoriamente misurato, nell’avventurarmi a scommettere su quel triangolino tricolore che 33 anni fa ha dato la stura a molti padri di generare per la gioia un altro figlio. La pochezza confermata dagli avversari, unitamente a una incontenibilità della squadra, e al rigore tattico costruito dal tecnico toscano, mi hanno fatto fare un passo avanti sull’esito finale di questo atipico campionato. Dove Milan e Inter hanno preso lucciole per lanterne e la Juve rischia di ritrovarsi tra le sabbie mobili della B. Certo, mancano ancora parecchie partite, ma proviamo, sia pure per gioco, a ipotizzare i casi in cui il Napoli potrebbe dilapidare l’enorme vantaggio fin qui accumulato sulle inseguitrici. Senza contare che giocherà tutte le partite di ritorno con le big in casa al Maradona.   1) Ignazio detto “Il Torchio” sequestra la squadra e De Laurentiis non paga il riscatto.     2) De Laurentiis chiede lui il premio scudetto alla squadra (“Vi ho dato grande notorietà, dovete dare voi qualcosa a me“).     3) Il Napoli prende il volo 828 della famosa serie di Netflix “Manifest“, va nello spazio e torna fra 5 anni.     4) La celebre Natasha di "Così parlò Bellavista" si fidanza con tutti i titolari e le riserve. Salva solo Tommaso Starace.     5) Spalletti in ossequio al turn over fa giocare Cupi e Lacrimini terzini al posto di Di Lorenzo e Mario Rui e sostiuisce Osimhen con Michu.     6) Spalletti schiera in porta Cristiano Malgioglio al posto di Meret.     7) Ogni volta che gioca il Napoli, Blanco irrompe e sfascia le porte, le panchine e il terreno di gioco.     A questo punto mi gioco anche che il Napoli farebbe bene a opzionare un pullman coperto e non scoperto per il giro in città della squadra festante, perché è possibile che a fine aprile l’aria potrebbe essere ancora fresca…         Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171290257SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Scusate, ma gli altri addò stann'?!"NAPOLI - Dopo aver visto la Lazio stracciare il Milan all’Olimpico nel posticipo, mi sono andato e rileggere la prima pagina della Rosa che qualche settimana fa, alla ripresa del campionato, titolava: “Napoli occhio: arriviamo!“ facendo giganteggiare la foto di Pioli, Giraud e Leao esultanti e pronti a raggiungerci. Naturalmente nessuno li ha visti i tre apostoli rossoneri che, complice l’improvviso freddo e un gps scarico, devono aver smarrito la strada per Fuorigrotta. Eppure le indicazioni dall’uscita di Caserta sono ben chiare: direzione Napoli centro oppure tangenziale, evitandone le ore di punta che però confesso non so mai quali siano. Non vi nascondo che comincio a preoccuparmi e a farmi delle domande: Stanno arrivando? Ma come è possibile, li aspettiamo da quattro partite e non se ne vede traccia all’orizzonte? Si saranno persi tra la neve, si sono fermati all'autogrill o forse non hanno usato Google Maps? Ci sono altre Maps, che a Napoli chiamiamo Mappins, che stanno facendo di tutto per accorciare la strada tra gli azzurri e il resto d’Italia tirando in ballo plusvalenze e trattative italo-francesi, ma per ora non si hanno notizie di avversari col fiato sul collo e si fanno solo ipotesi: si saranno smarriti sulla A16 (quella per Bari)? O sulla A 22 (il Brennero)? Probabile che siano sulla A 12 (visti i punti di differenza), convinti che ci avrebbero raggiunti sulla A1, meglio conosciuta come la Milano-Napoli. Titoli spavaldi che si sono ripetuti per la Juve e per l’Inter e che evidentemente hanno portato male agli incostanti avversari che a questo punto devono solo accapigliarsi per un posto in Champions col permesso della Lazio che oggi sembra la più in forma tra quelle appena nominate. Resterebbe la Roma che domenica viene a farci visita. Con i giallorossi, si sa, non è mai una partita prevedibile, anche perché qualcosa mi dice che Mou domenica non metterà il solito Tir davanti a Rui Patricio. Continuo a sostenere che il Napoli da oggi deve solo saper tenere lontane la noia e la presunzione di aver già mezzo scudetto in tasca. C’è un girone di ritorno da giocare e da alimentare con la convinzione che abbiamo due, forse tre marce in più e due squadre (tra titolari e alternative) che possono metterci al sicuro da ogni sorpresa. E a questo punto, fatta salva la concentrazione sul campionato, un pensierino molto molto serio sulla semifinale di Champions ce lo farei. Un traguardo alla nostra portata, provvisti come siamo di navigatore, tenuta di strada, benzina e gomme antiscivolo. Senza però mai titolare “Champions arriviamo!“. Perché questo titolo porta male.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-01-26T14:04:00ZNAPOLI - Dopo aver visto la Lazio stracciare il Milan all’Olimpico nel posticipo, mi sono andato e rileggere la prima pagina della Rosa che qualche settimana fa, alla ripresa del campionato, titolava: “Napoli occhio: arriviamo!“ facendo giganteggiare la foto di Pioli, Giraud e Leao esultanti e pronti a raggiungerci. Naturalmente nessuno li ha visti i tre apostoli rossoneri che, complice l’improvviso freddo e un gps scarico, devono aver smarrito la strada per Fuorigrotta. Eppure le indicazioni dall’uscita di Caserta sono ben chiare: direzione Napoli centro oppure tangenziale, evitandone le ore di punta che però confesso non so mai quali siano. Non vi nascondo che comincio a preoccuparmi e a farmi delle domande: Stanno arrivando? Ma come è possibile, li aspettiamo da quattro partite e non se ne vede traccia all’orizzonte? Si saranno persi tra la neve, si sono fermati all'autogrill o forse non hanno usato Google Maps? Ci sono altre Maps, che a Napoli chiamiamo Mappins, che stanno facendo di tutto per accorciare la strada tra gli azzurri e il resto d’Italia tirando in ballo plusvalenze e trattative italo-francesi, ma per ora non si hanno notizie di avversari col fiato sul collo e si fanno solo ipotesi: si saranno smarriti sulla A16 (quella per Bari)? O sulla A 22 (il Brennero)? Probabile che siano sulla A 12 (visti i punti di differenza), convinti che ci avrebbero raggiunti sulla A1, meglio conosciuta come la Milano-Napoli. Titoli spavaldi che si sono ripetuti per la Juve e per l’Inter e che evidentemente hanno portato male agli incostanti avversari che a questo punto devono solo accapigliarsi per un posto in Champions col permesso della Lazio che oggi sembra la più in forma tra quelle appena nominate. Resterebbe la Roma che domenica viene a farci visita. Con i giallorossi, si sa, non è mai una partita prevedibile, anche perché qualcosa mi dice che Mou domenica non metterà il solito Tir davanti a Rui Patricio. Continuo a sostenere che il Napoli da oggi deve solo saper tenere lontane la noia e la presunzione di aver già mezzo scudetto in tasca. C’è un girone di ritorno da giocare e da alimentare con la convinzione che abbiamo due, forse tre marce in più e due squadre (tra titolari e alternative) che possono metterci al sicuro da ogni sorpresa. E a questo punto, fatta salva la concentrazione sul campionato, un pensierino molto molto serio sulla semifinale di Champions ce lo farei. Un traguardo alla nostra portata, provvisti come siamo di navigatore, tenuta di strada, benzina e gomme antiscivolo. Senza però mai titolare “Champions arriviamo!“. Perché questo titolo porta male.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171288627SHOW TIME - Gino Rivieccio: "Napoli, dopo la Pioggia torna sempre il Sole, con o senza l'aiuto di Maria"NAPOLI - La premessa è d’obbligo: l’arbitro Maria Sole Ferrieri Caputi (Vien dal Mare) ha arbitrato male. Avrei scritto la stessa cosa anche se il Napoli avete passato il turno nella fradicia partita dell’altra sera, dove la pioggia è riuscita a imbrigliare azzurri, sole e Maria Sole. Sempre lontana dall’azione e con un evidente ritardo nelle decisioni, la bella ed espressiva giacchetta giallo-evidenziatore, è sembrata spaesata e a tratti fuori dal contesto. Come quelli che al ristorante non sanno se prendere il primo o il secondo, la pizza o le crocchette, il pesce o la carne e sistematicamente finiscono con lo sbagliare la scelta del piatto. Probabilmente penalizzata anche da una scivolone sul terreno umido nel corso del primo tempo e poco allerta nella serata dell’allerta (meteo), la bella ragazza livornese non ha mostrato disinvoltura nell’appropriarsi di una partita sulla carta facile. In ogni caso non ha influito in maniera determinante sul risultato finale, figlio delle disattenzioni e della superficialità di chi ha pensato che la Cremonese potesse essere battuta anche con Zerbin e Gaetano, Bereszynski e Ostigard. Così non è stato e il Napoli esce meritatamente dalla Coppa. Personalmente sono dispiaciuto per i 36.000 che hanno sfidato pioggia, vento, crolli di impalcature e tettoie pur di vedere all’opera i fantastici eroi del venerdì precedente. Ma Spalletti che somiglia a questo pazzo clima di gennaio, ama spiazzare e fare il contrario di tutto. Complice un oroscopo zodiacale dalla sua, ha deciso di cambiare dieci/undicesimi della formazione che ha umiliato la Juve. Non ne faremo un dramma, ma la delusione resta. Senza contare che in qualcuno di coloro che ha giocato, potrebbe subentrare il dubbio della serie: “Gioco io e il Napoli perde!?“. Si riparte, questa volta in campionato, da Salerno, dove la società granata in preda a un impulso di arteteca, ha prima allontanato Nicola, poi interpellato D’Aversa, quindi sentito Semplici, per poi richiamare dopo tre giorni Nicola. Mancava solo che chiamassero il sottoscritto e Gene Gnocchi pur di avere un trainer in panchina. Personalmente nutro grande affetto e simpatia per Nicola che non so come e quanto riuscirà a raddrizzare la barca prima di sabato pomeriggio, visto che per la sbadataggine societaria ha perso anche tre giorni di allenamenti. Dal canto suo il Napoli farebbe bene a non approcciare al derby con la stessa superficialità con cui anche i titolari sono entrati in campo nel secondo tempo contro la Cremonese. 9 punti di vantaggio sono tanti ma non rappresentano niente visto che c’è da giocare un intero girone di ritorno. Concentrazione e umiltà credo siano i piatti che il Napoli deve assaporare prima di partire per l’Arechi dove troverà il solito clima infuocato di chi vede in questa sfida la rivalsa, la rivincita, lo sgambetto da fare ai cugini ricchi e famosi che si sentono già con mezzo scudetto cucito sulla maglia. Qualcosa mi dice che dopo la sbornia dell’altra sera gli azzurri faranno una partita simile a quella vista al Maradona il giorno in cui la Juve ha capito che il sole non abita più nella squadra di Allegri ma in quella di Spalletti, che quando scende in campo gioca con il sole in tasca. Tranne quando incontra Maria Sole.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-01-19T14:00:00ZNAPOLI - La premessa è d’obbligo: l’arbitro Maria Sole Ferrieri Caputi (Vien dal Mare) ha arbitrato male. Avrei scritto la stessa cosa anche se il Napoli avete passato il turno nella fradicia partita dell’altra sera, dove la pioggia è riuscita a imbrigliare azzurri, sole e Maria Sole. Sempre lontana dall’azione e con un evidente ritardo nelle decisioni, la bella ed espressiva giacchetta giallo-evidenziatore, è sembrata spaesata e a tratti fuori dal contesto. Come quelli che al ristorante non sanno se prendere il primo o il secondo, la pizza o le crocchette, il pesce o la carne e sistematicamente finiscono con lo sbagliare la scelta del piatto. Probabilmente penalizzata anche da una scivolone sul terreno umido nel corso del primo tempo e poco allerta nella serata dell’allerta (meteo), la bella ragazza livornese non ha mostrato disinvoltura nell’appropriarsi di una partita sulla carta facile. In ogni caso non ha influito in maniera determinante sul risultato finale, figlio delle disattenzioni e della superficialità di chi ha pensato che la Cremonese potesse essere battuta anche con Zerbin e Gaetano, Bereszynski e Ostigard. Così non è stato e il Napoli esce meritatamente dalla Coppa. Personalmente sono dispiaciuto per i 36.000 che hanno sfidato pioggia, vento, crolli di impalcature e tettoie pur di vedere all’opera i fantastici eroi del venerdì precedente. Ma Spalletti che somiglia a questo pazzo clima di gennaio, ama spiazzare e fare il contrario di tutto. Complice un oroscopo zodiacale dalla sua, ha deciso di cambiare dieci/undicesimi della formazione che ha umiliato la Juve. Non ne faremo un dramma, ma la delusione resta. Senza contare che in qualcuno di coloro che ha giocato, potrebbe subentrare il dubbio della serie: “Gioco io e il Napoli perde!?“. Si riparte, questa volta in campionato, da Salerno, dove la società granata in preda a un impulso di arteteca, ha prima allontanato Nicola, poi interpellato D’Aversa, quindi sentito Semplici, per poi richiamare dopo tre giorni Nicola. Mancava solo che chiamassero il sottoscritto e Gene Gnocchi pur di avere un trainer in panchina. Personalmente nutro grande affetto e simpatia per Nicola che non so come e quanto riuscirà a raddrizzare la barca prima di sabato pomeriggio, visto che per la sbadataggine societaria ha perso anche tre giorni di allenamenti. Dal canto suo il Napoli farebbe bene a non approcciare al derby con la stessa superficialità con cui anche i titolari sono entrati in campo nel secondo tempo contro la Cremonese. 9 punti di vantaggio sono tanti ma non rappresentano niente visto che c’è da giocare un intero girone di ritorno. Concentrazione e umiltà credo siano i piatti che il Napoli deve assaporare prima di partire per l’Arechi dove troverà il solito clima infuocato di chi vede in questa sfida la rivalsa, la rivincita, lo sgambetto da fare ai cugini ricchi e famosi che si sentono già con mezzo scudetto cucito sulla maglia. Qualcosa mi dice che dopo la sbornia dell’altra sera gli azzurri faranno una partita simile a quella vista al Maradona il giorno in cui la Juve ha capito che il sole non abita più nella squadra di Allegri ma in quella di Spalletti, che quando scende in campo gioca con il sole in tasca. Tranne quando incontra Maria Sole.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171286942SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Imbattuti ma poco Allegri"NAPOLI - Finalmente il campionato è ripartito per la gioia di DAZN, Sky, scommettitori, tifosi e appassionati di bollette, ma soprattutto per l’ansia che dopo 50 giorni di sosta stava mettendo a dura prova i nostri ventricoli. Intanto è arrivato il match clou, quello che si aspetta per mesi, quello che dà un senso a un girone, quello che per molti resta lo spartiacque non solo di un campionato ma di un modo di vivere da un punto di vista sociale, geografico, economico e qualche volta anche sportivo. Certo i bianconeri visti quest’anno non hanno nulla a che vedere con quelli di qualche anno fa, ma l’ottava vittoria consecutiva contro l’Udinese (realizzata con lo stesso lato B del vincitore della lotteria di capodanno), più di una apprensione la procura. Ecco: la procura, un termine che ben si addice alla causa (altro vocabolo azzeccato) bianconera, visti i guai giudiziari e le conseguenze sul piano penale e sportivo che la società agnellesca potrebbe vivere subito dopo la sfida al Maradona. Una partita che non cambia i nostri programmi dato che avremo a disposizione due risultati su tre e che giocheremo col 5-3-3, col pubblico napoletano a fare il dodicesimo in campo. Eh sì, perché la partita di domani sera la farà il pubblico che risulterà trascinante contro Chiesa e Fagioli. Battere gli eredi di Agnelli significherebbe spazzare via ogni velleitaria ambizione di rientro in gioco della Juve che a quel punto tra punti persi sul campo e quelli che potrebbero essere tolti da un tribunale, si ritroverebbe in classifica alla pari della Samp. Arbitrerà il romano Doveri che dopo le scorpacciate natalizie sarà stato qualche giorno in più in palestra a rassodare i bicipiti sempre in mostra quando fischia. Avrei preferito Orsato, meno impulsivo e con un fare più equilibrato. Ma se Kvara torna quello di ottobre, se Anguissa e Lobotka già in ripresa tornano a far girare palla e Politano asseconda meglio Osimhen, credo che la sfida s’incanalerà su binari più consoni a noi. Tanto da Allegri, privo di Pogba, Bonucci e Vlahovic, mi aspetto il solito catenaccio.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2023-01-12T14:00:00ZNAPOLI - Finalmente il campionato è ripartito per la gioia di DAZN, Sky, scommettitori, tifosi e appassionati di bollette, ma soprattutto per l’ansia che dopo 50 giorni di sosta stava mettendo a dura prova i nostri ventricoli. Intanto è arrivato il match clou, quello che si aspetta per mesi, quello che dà un senso a un girone, quello che per molti resta lo spartiacque non solo di un campionato ma di un modo di vivere da un punto di vista sociale, geografico, economico e qualche volta anche sportivo. Certo i bianconeri visti quest’anno non hanno nulla a che vedere con quelli di qualche anno fa, ma l’ottava vittoria consecutiva contro l’Udinese (realizzata con lo stesso lato B del vincitore della lotteria di capodanno), più di una apprensione la procura. Ecco: la procura, un termine che ben si addice alla causa (altro vocabolo azzeccato) bianconera, visti i guai giudiziari e le conseguenze sul piano penale e sportivo che la società agnellesca potrebbe vivere subito dopo la sfida al Maradona. Una partita che non cambia i nostri programmi dato che avremo a disposizione due risultati su tre e che giocheremo col 5-3-3, col pubblico napoletano a fare il dodicesimo in campo. Eh sì, perché la partita di domani sera la farà il pubblico che risulterà trascinante contro Chiesa e Fagioli. Battere gli eredi di Agnelli significherebbe spazzare via ogni velleitaria ambizione di rientro in gioco della Juve che a quel punto tra punti persi sul campo e quelli che potrebbero essere tolti da un tribunale, si ritroverebbe in classifica alla pari della Samp. Arbitrerà il romano Doveri che dopo le scorpacciate natalizie sarà stato qualche giorno in più in palestra a rassodare i bicipiti sempre in mostra quando fischia. Avrei preferito Orsato, meno impulsivo e con un fare più equilibrato. Ma se Kvara torna quello di ottobre, se Anguissa e Lobotka già in ripresa tornano a far girare palla e Politano asseconda meglio Osimhen, credo che la sfida s’incanalerà su binari più consoni a noi. Tanto da Allegri, privo di Pogba, Bonucci e Vlahovic, mi aspetto il solito catenaccio.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171274324SHOW TIME - Gino Rivieccio: "Decreto Gufi pronto a vietare i rigori al Napoli"NAPOLI - Non potendo fermare il Napoli con le buone, ci stanno provando con le illazioni e i sospetti. Da qui alla fine del campionato (speriamo che la sosta per i Mondiali raffreddi le gufate), dovremo aspettarci maldicenze sulle vittorie del Napoli da ogni latitudine. Hanno cominciato da Milano dove qualche autorevole (?) penna ha parlato di rigorini e favoritismi arbitrali. Anche da Torino, ringalluzziti dal nuovo ciclo bianconero inaugurato da Chiesa e compagni, parlano di azzurri sì, bravi, ma anche protetti dall’alto. Tutto questo dopo il rigore sacrosanto assegnato martedì ad Osimhen. Allora poiché sono napoletano e come diceva Shakespeare “L’uocchie so’ peggio de’ schioppettate“,  tra un corno, una capa d'aglio e un ferro di cavallo, già ho iniziato a fare tutti gli scongiuri del caso, che non si fermeranno neanche durante la sosta in Qatar. Temo che Ignazio La Russa, noto interista, unitamente a Matteo Salvini, inguaribile milanista, sarebbero capaci di inventarsi un decreto per vietare i rigori al Napoli. Oppure considerare i ritiri a Castel Volturno degli azzurri come illeciti che rientrerebbero nel decreto anti rave. Anche Spalletti, forte delle sue dieci vittorie consecutive, rischia. Dal Viminale potrebbe piovergli addosso un Daspo per aver militato in passato in una squadra russa e casomai aver mostrato qualche debolezza per Putin. E magari il ministro dell’Economia Giorgetti mandare gli ispettori delle finanze a casa di De Laurentiis per mettere un po’ a soqquadro la serenità del presidente azzurro. Che dagli U.S.A., a parte qualche tweet di congratulazioni, non apre bocca. E si gode i successi di questa squadra e gli imbarazzi di quella parte della tifoseria che fino a qualche mese fa voleva la sua testa. Giuseppe Marotta, noto scrittore napoletano, negli anni ’50 scriveva “A Milano non fa freddo“. A giudicare dall’andamento delle due squadre meneghine, direi che di freddo nella capitale della moda ce n’è tanto. Addirittura meno 11... Ma certo, il campionato è ancora lungo e come dice Allegri a gennaio si ricomincia daccapo. Infatti. a gennaio ricominceremo a macinare punti, a dispetto di gufi e soloni. Sempre che dal governo non s’inventino una norma ad personam che stabilisca che il Napoli non può più vincere lo scudetto a vita. Ma questa è tutta un’altra storia. E so che la Meloni, che fa sempre di testa sua, sotto sotto, ha spiccate simpatia azzurre. Un po’ come quel triangolino tricolore, che non vede l’ora di ritornare a festeggiare laddove trentadue anni fa si pianse per la gioia.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-11-11T12:50:00ZNAPOLI - Non potendo fermare il Napoli con le buone, ci stanno provando con le illazioni e i sospetti. Da qui alla fine del campionato (speriamo che la sosta per i Mondiali raffreddi le gufate), dovremo aspettarci maldicenze sulle vittorie del Napoli da ogni latitudine. Hanno cominciato da Milano dove qualche autorevole (?) penna ha parlato di rigorini e favoritismi arbitrali. Anche da Torino, ringalluzziti dal nuovo ciclo bianconero inaugurato da Chiesa e compagni, parlano di azzurri sì, bravi, ma anche protetti dall’alto. Tutto questo dopo il rigore sacrosanto assegnato martedì ad Osimhen. Allora poiché sono napoletano e come diceva Shakespeare “L’uocchie so’ peggio de’ schioppettate“,  tra un corno, una capa d'aglio e un ferro di cavallo, già ho iniziato a fare tutti gli scongiuri del caso, che non si fermeranno neanche durante la sosta in Qatar. Temo che Ignazio La Russa, noto interista, unitamente a Matteo Salvini, inguaribile milanista, sarebbero capaci di inventarsi un decreto per vietare i rigori al Napoli. Oppure considerare i ritiri a Castel Volturno degli azzurri come illeciti che rientrerebbero nel decreto anti rave. Anche Spalletti, forte delle sue dieci vittorie consecutive, rischia. Dal Viminale potrebbe piovergli addosso un Daspo per aver militato in passato in una squadra russa e casomai aver mostrato qualche debolezza per Putin. E magari il ministro dell’Economia Giorgetti mandare gli ispettori delle finanze a casa di De Laurentiis per mettere un po’ a soqquadro la serenità del presidente azzurro. Che dagli U.S.A., a parte qualche tweet di congratulazioni, non apre bocca. E si gode i successi di questa squadra e gli imbarazzi di quella parte della tifoseria che fino a qualche mese fa voleva la sua testa. Giuseppe Marotta, noto scrittore napoletano, negli anni ’50 scriveva “A Milano non fa freddo“. A giudicare dall’andamento delle due squadre meneghine, direi che di freddo nella capitale della moda ce n’è tanto. Addirittura meno 11... Ma certo, il campionato è ancora lungo e come dice Allegri a gennaio si ricomincia daccapo. Infatti. a gennaio ricominceremo a macinare punti, a dispetto di gufi e soloni. Sempre che dal governo non s’inventino una norma ad personam che stabilisca che il Napoli non può più vincere lo scudetto a vita. Ma questa è tutta un’altra storia. E so che la Meloni, che fa sempre di testa sua, sotto sotto, ha spiccate simpatia azzurre. Un po’ come quel triangolino tricolore, che non vede l’ora di ritornare a festeggiare laddove trentadue anni fa si pianse per la gioia.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171272489SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, 'o pere e 'o... Musso"NAPOLI - Resto dell’idea che se non c’avessero annullato quel gol, l’altra sera ai reds gli avremmo fatto il Livercul! Ma resto anche della convinzione che se mi avessero chiesto: “Quale partita vorresti perdere dopo tredici vittorie consecutive?”, non avrei esitato a rispondere quella di Liverpool a qualificazione già ottenuta. Certo, l’amaro in bocca resta, seppur mitigata dal primo posto del girone. A babbo morto (il mio deceduto parecchi anni fa), mi convinco sempre di più che gli azzurri l’altra sera dopo essersi visti annullare dal VAR il gol di vantaggio, per colpa del naso di Ostigard un centimetro oltre la spalla del difensore inglese, si siano disuniti come se avessero avuto paura di accelerare e vincere una partita che avrebbero meritato di portare a casa. Complice il pubblico di casa che, scampato il pericolo, ha sospinto i reds e due disattenzioni di Kim, gli azzurri sono usciti da Anfield battuti ma non abbattuti nel morale, consapevoli che la partita da non perdere è quella di sabato pomeriggio a Bergamo. Ci aspetta un week end e un inizio settimana molto interessanti. Si comincia dal simpaticissimo Gasperini e si prosegue lunedi mattina a Nyon col sorteggio per gli ottavi di Champions, dove dall’urna  mi piacerebbe pescare l’Eintracht, il Borussia Dortmund o il Club Brugge. Ma soprattutto mi piacerebbe allontanare la minaccia orobica e ricacciarla a otto punti di distanza, nonostante dalla Val Brembana facciano sapere che il Napoli potrebbe pagare lo sforzo Champions, avendo avuto meno giorni per riposare. Addirittura il portiere nerazzurro Musso, si sbilancia a dire che il Napoli “…anche l’anno scorso era partito forte e poi si è fermato, cosa che potrebbe succedere anche ora…”.  Ci penserà Kvara a farlo ricredere con il suo piede fatato, “o pere do georgiano ca nun perdona“. Insomma ‘o pere e ‘o Musso, tanto da far sognare scommettitori e tifosi azzurri che alla fine la classe e la velocità partenopea prevarranno sull’agonismo e la forza bergamasca. Lo spettacolo più celebre di Gigi Proietti, del quale ieri ricorreva il secondo anniversario della sua morte, si chiamava “A me gli occhi plaese“. E gli occhi se li sta facendo il mondo calcistico europeo nel vedere le prodezze degli alfieri azzurri. Mi piacerebbe sabato sera interpretare in dialetto napoletano “A me il Musso, please“. Ma forse ci penserà Osimhen a ricordargli che se è vero che il campionato è ancora molto lungo, è anche vero che Il Napoli resta la squadra più in forma del momento e Liverpool non lascerà tracce. Glielo sussurrerà, dopo una delle sue galoppate, in un orecchio. Anzi, sul Musso.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-11-03T13:10:00ZNAPOLI - Resto dell’idea che se non c’avessero annullato quel gol, l’altra sera ai reds gli avremmo fatto il Livercul! Ma resto anche della convinzione che se mi avessero chiesto: “Quale partita vorresti perdere dopo tredici vittorie consecutive?”, non avrei esitato a rispondere quella di Liverpool a qualificazione già ottenuta. Certo, l’amaro in bocca resta, seppur mitigata dal primo posto del girone. A babbo morto (il mio deceduto parecchi anni fa), mi convinco sempre di più che gli azzurri l’altra sera dopo essersi visti annullare dal VAR il gol di vantaggio, per colpa del naso di Ostigard un centimetro oltre la spalla del difensore inglese, si siano disuniti come se avessero avuto paura di accelerare e vincere una partita che avrebbero meritato di portare a casa. Complice il pubblico di casa che, scampato il pericolo, ha sospinto i reds e due disattenzioni di Kim, gli azzurri sono usciti da Anfield battuti ma non abbattuti nel morale, consapevoli che la partita da non perdere è quella di sabato pomeriggio a Bergamo. Ci aspetta un week end e un inizio settimana molto interessanti. Si comincia dal simpaticissimo Gasperini e si prosegue lunedi mattina a Nyon col sorteggio per gli ottavi di Champions, dove dall’urna  mi piacerebbe pescare l’Eintracht, il Borussia Dortmund o il Club Brugge. Ma soprattutto mi piacerebbe allontanare la minaccia orobica e ricacciarla a otto punti di distanza, nonostante dalla Val Brembana facciano sapere che il Napoli potrebbe pagare lo sforzo Champions, avendo avuto meno giorni per riposare. Addirittura il portiere nerazzurro Musso, si sbilancia a dire che il Napoli “…anche l’anno scorso era partito forte e poi si è fermato, cosa che potrebbe succedere anche ora…”.  Ci penserà Kvara a farlo ricredere con il suo piede fatato, “o pere do georgiano ca nun perdona“. Insomma ‘o pere e ‘o Musso, tanto da far sognare scommettitori e tifosi azzurri che alla fine la classe e la velocità partenopea prevarranno sull’agonismo e la forza bergamasca. Lo spettacolo più celebre di Gigi Proietti, del quale ieri ricorreva il secondo anniversario della sua morte, si chiamava “A me gli occhi plaese“. E gli occhi se li sta facendo il mondo calcistico europeo nel vedere le prodezze degli alfieri azzurri. Mi piacerebbe sabato sera interpretare in dialetto napoletano “A me il Musso, please“. Ma forse ci penserà Osimhen a ricordargli che se è vero che il campionato è ancora molto lungo, è anche vero che Il Napoli resta la squadra più in forma del momento e Liverpool non lascerà tracce. Glielo sussurrerà, dopo una delle sue galoppate, in un orecchio. Anzi, sul Musso.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171271058SHOW TIME - Gino Rivieccio: "Il futuro è nell'elettrico? No, è nel Napoli!"NAPOLI - Sento da più parti dire: “A Liverpool si può anche perdere con tre gol di scarto perché poi per i gol realizzati saremmo lo stesso primi nel girone“. Oppure: “Anche un pareggio va bene e così finirà“. Personalmente dopo aver visto questa squadra giocare, credo che ad Anfield gli azzurri andranno per fare bottino pieno. Non rientra nella loro mentalità affrontare gli avversari per portare il punticino a casa o limitare i danni. L'impressionante forza, a tratti devastante, mette alle corde chiunque e non esagero se dico che in questo momento storico il Napoli non solo può permettersi di lasciare in panchina gente che altrove giocherebbe titolare per tutti i 90 minuti, ma che può vedersela alla pari con City e Bayern. Per questo motivo non mi preoccupa più di tanto il sorteggio che lunedi 7 stabilirà gli accoppiamenti per gli ottavi. Credo che accanto alla promozione per la nuova Nissan Qashqai e-Power elettrificata, andrebbe presentata al mondo il nuovo Napoli elettriFICCATO, perché si ficca dappertutto: primo in campionato e primo nel girone Champions davanti ai Reds. Spettacolare, elegante, a trazione anteriore che si ricarica da solo con le propulsioni di Lobotka e lo spinotto nel fianco di Kvaratskhelia, presentato questa estate al salone di Dimaro e poi di Castel di Sangro, aveva fatto storcere il muso a parecchi soloni per la poca affidabilità e soprattutto per la preoccupante tenuta di strada. Lo stesso Spalletti, il suo designer, faceva intendere che la vettura calcistica non avrebbe potuto competere con le Maserati milanesi e le Lamborghini torinesi. E invece già da Verona, il pomeriggio di ferragosto, il Napoli si presentava come una una macchina diversa, un fuoristrada che macina chilometri e lascia sull’erba avversari stupiti e critici ammutoliti. Bello a vedersi, con tutti i confort e gli optional di lusso in panchina, si presenta come un’utilitaria preziosa ma in realtà ha la robustezza di un Suv e la velocità di una Koenigsegg Jesko Absolut, con paraurti posteriori indeformabili di fabbricazione coreana e norvegese e esterni bassi sulle fasce a dir poco indistruttibili. Il centrocampo poi è quanto di meglio si possa chiedere su strada: dinamico, molleggiato e ben assortito, cambia passo a seconda del tipo di ostacolo che si trova davanti. L’attacco poi è la parte più devastante di questo modello costato molto ma non moltissimo, di fabbricazione De Laurentiis ma col marchio Giuntoli. Una macchina che vi stupirà. A cominciare da martedi sera, quando nella bolgia di Anfield anche gli inglesi capiranno che quest’anno si viaggia col Napoli e non con il Jaguar.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-10-28T21:55:00ZNAPOLI - Sento da più parti dire: “A Liverpool si può anche perdere con tre gol di scarto perché poi per i gol realizzati saremmo lo stesso primi nel girone“. Oppure: “Anche un pareggio va bene e così finirà“. Personalmente dopo aver visto questa squadra giocare, credo che ad Anfield gli azzurri andranno per fare bottino pieno. Non rientra nella loro mentalità affrontare gli avversari per portare il punticino a casa o limitare i danni. L'impressionante forza, a tratti devastante, mette alle corde chiunque e non esagero se dico che in questo momento storico il Napoli non solo può permettersi di lasciare in panchina gente che altrove giocherebbe titolare per tutti i 90 minuti, ma che può vedersela alla pari con City e Bayern. Per questo motivo non mi preoccupa più di tanto il sorteggio che lunedi 7 stabilirà gli accoppiamenti per gli ottavi. Credo che accanto alla promozione per la nuova Nissan Qashqai e-Power elettrificata, andrebbe presentata al mondo il nuovo Napoli elettriFICCATO, perché si ficca dappertutto: primo in campionato e primo nel girone Champions davanti ai Reds. Spettacolare, elegante, a trazione anteriore che si ricarica da solo con le propulsioni di Lobotka e lo spinotto nel fianco di Kvaratskhelia, presentato questa estate al salone di Dimaro e poi di Castel di Sangro, aveva fatto storcere il muso a parecchi soloni per la poca affidabilità e soprattutto per la preoccupante tenuta di strada. Lo stesso Spalletti, il suo designer, faceva intendere che la vettura calcistica non avrebbe potuto competere con le Maserati milanesi e le Lamborghini torinesi. E invece già da Verona, il pomeriggio di ferragosto, il Napoli si presentava come una una macchina diversa, un fuoristrada che macina chilometri e lascia sull’erba avversari stupiti e critici ammutoliti. Bello a vedersi, con tutti i confort e gli optional di lusso in panchina, si presenta come un’utilitaria preziosa ma in realtà ha la robustezza di un Suv e la velocità di una Koenigsegg Jesko Absolut, con paraurti posteriori indeformabili di fabbricazione coreana e norvegese e esterni bassi sulle fasce a dir poco indistruttibili. Il centrocampo poi è quanto di meglio si possa chiedere su strada: dinamico, molleggiato e ben assortito, cambia passo a seconda del tipo di ostacolo che si trova davanti. L’attacco poi è la parte più devastante di questo modello costato molto ma non moltissimo, di fabbricazione De Laurentiis ma col marchio Giuntoli. Una macchina che vi stupirà. A cominciare da martedi sera, quando nella bolgia di Anfield anche gli inglesi capiranno che quest’anno si viaggia col Napoli e non con il Jaguar.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171269287SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Meno male che Luciano c'è!"NAPOLI - “Si è nu' suonne nun me scetate…”, così titolava La Mezza Gazzetta evocando il famoso striscione del primo scudetto azzurro. Non è un sogno, ma potrebbe essere la stagione propizia affinché i sogni si realizzino. Walt Disney diceva: “Tutti i sogni possono essere realizzati: basta avere solo il coraggio di inseguirli“. E il Napoli li sta inseguendo, forte di una squadra umile e consapevole della sua forza, compatta e che asseconda il coach che finora ha sbagliato quasi nulla. Un vecchio spot dell’epoca avrebbe detto: “Ha sbagliato solo a non aver usato la brillantina Linetti”. Ritengo che a una certa età sia meglio perdere i capelli che la testa e mi sembra che il filosofo di Certaldo la testa ce l’abbia sulle spalle, lucida e spaziosa per incamerare nuovi strategie da mettere in campo. E anche il nodo Raspadori- Osimhen con relativo cambio di modulo, sembra essersi dipanato domenica pomeriggio contro il Bologna. Entrambe le soluzioni possono diventare vincenti a seconda dell’avversario e del tipo di partita. La stessa Società sembra essersi scrollata di dosso alcune “leggerezze” delle scorse stagioni. Riconosco che anche il presidente sta dando una mano con il suo silenzio. Nessun intervento a gamba tesa e nessuna dichiarazione kamikaze stanno dando tranquillità a un ambiente che comincia a convincersi che può essere la stagione giusta. Certo, il cammino è ancora lungo, la sosta dei Mondiali in Qatar potrebbe riservare sorprese per alcune squadre e inaspettati ritorni per altre, ma la certezza che, tra la fine della scorsa stagione e l’inizio della nuova, ci sia stata una linea di confine, comincia ad essere chiara a tutti. Anche ai più scettici e pessimisti che dicono: “Le squadre di Spalletti partono in quarta e poi si sgonfiano“. Si ricrederanno a febbraio. Un precedente fa ben sperare: con lo Zenit di San Pietroburgo Spalletti vinse il campionato che, guarda caso, neanche a farlo apposta, si era fermato per qualche mese come avviene da sempre in Russia a causa delle condizioni meteo. Una simpatia calcistica filorussa non ricambiata da nessuna bottiglia di vodka né tanto meno da fiori e telefonate dal Cremlino. Se in Italia c’è un Silvio che vaneggia e inanella gaffes, a Castel Volturno invece c’è un allenatore che sa quello che vuole. “Meno male che Luciano c’è“, ha scritto qualcuno sul muro di casa mia. E sono d’accordo. Ma meno male che anche Kvaratskhelia c’è. Uno così ti rende la vita più facile. E anche Luciano lo sa bene.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-10-20T17:00:00ZNAPOLI - “Si è nu' suonne nun me scetate…”, così titolava La Mezza Gazzetta evocando il famoso striscione del primo scudetto azzurro. Non è un sogno, ma potrebbe essere la stagione propizia affinché i sogni si realizzino. Walt Disney diceva: “Tutti i sogni possono essere realizzati: basta avere solo il coraggio di inseguirli“. E il Napoli li sta inseguendo, forte di una squadra umile e consapevole della sua forza, compatta e che asseconda il coach che finora ha sbagliato quasi nulla. Un vecchio spot dell’epoca avrebbe detto: “Ha sbagliato solo a non aver usato la brillantina Linetti”. Ritengo che a una certa età sia meglio perdere i capelli che la testa e mi sembra che il filosofo di Certaldo la testa ce l’abbia sulle spalle, lucida e spaziosa per incamerare nuovi strategie da mettere in campo. E anche il nodo Raspadori- Osimhen con relativo cambio di modulo, sembra essersi dipanato domenica pomeriggio contro il Bologna. Entrambe le soluzioni possono diventare vincenti a seconda dell’avversario e del tipo di partita. La stessa Società sembra essersi scrollata di dosso alcune “leggerezze” delle scorse stagioni. Riconosco che anche il presidente sta dando una mano con il suo silenzio. Nessun intervento a gamba tesa e nessuna dichiarazione kamikaze stanno dando tranquillità a un ambiente che comincia a convincersi che può essere la stagione giusta. Certo, il cammino è ancora lungo, la sosta dei Mondiali in Qatar potrebbe riservare sorprese per alcune squadre e inaspettati ritorni per altre, ma la certezza che, tra la fine della scorsa stagione e l’inizio della nuova, ci sia stata una linea di confine, comincia ad essere chiara a tutti. Anche ai più scettici e pessimisti che dicono: “Le squadre di Spalletti partono in quarta e poi si sgonfiano“. Si ricrederanno a febbraio. Un precedente fa ben sperare: con lo Zenit di San Pietroburgo Spalletti vinse il campionato che, guarda caso, neanche a farlo apposta, si era fermato per qualche mese come avviene da sempre in Russia a causa delle condizioni meteo. Una simpatia calcistica filorussa non ricambiata da nessuna bottiglia di vodka né tanto meno da fiori e telefonate dal Cremlino. Se in Italia c’è un Silvio che vaneggia e inanella gaffes, a Castel Volturno invece c’è un allenatore che sa quello che vuole. “Meno male che Luciano c’è“, ha scritto qualcuno sul muro di casa mia. E sono d’accordo. Ma meno male che anche Kvaratskhelia c’è. Uno così ti rende la vita più facile. E anche Luciano lo sa bene.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171267862SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Dotto', v'agg' fatt' 'o sconto"NAPOLI - Napoli-ajax (e credetemi stavolta non è una svista mettere la minuscola alle iniziali della squadra olandese) tra andata e ritorno è finita 10 a 3. Anche l’altra sera il risultato avrebbe potuto essere più rotondo se Osimhen non avesse sbracato. Ma siccome in tribuna c’era il nostro vecchio amico Rudy Krol, per rispetto al mitico fuoriclasse abbiamo fatto una piccola attenzione, dando sul 3 a 2 la sensazione che gli olandesi avrebbero potuto pareggiare. A Napoli lo chiamiamo “sconto”. “Dotto’, sarebbero 35 euro. Datemi, 30: v’aggiu fatto ‘o poco e’ sconto!“. Ecco così si è comportato il Napoli mercoledi sera nell’erba dove si sente ancora l’odore del Fenomeno a cui hanno dedicato lo stadio. Poi la gazzella nigeriana per farsi perdonare il clamoroso errore di pochi minuti prima, si è scaraventato sul bradipo Blind e davanti a una prateria lunga sette metri ha toccato non senza qualche patema il pallone liberatorio. Risultato finale 4 a 2 e tanti saluti ai tulipani. Ora le magliette non scambiate all’andata nel ventre della Cruijff Arena gli sprucidi olandesi se le possono anche tenere. Il Napoli oramai viaggia a tutta velocità su un rettilineo dove chi si trova davanti è costretto a scansarsi per non finire investito in pieno. Un ruolino di marcia che non conosce rivali tra coppa e campionato, con nove vittorie consecutive e una caterva di gol dei quali ho perso il conto. Certo la squadra con Raspa e il falso nueve mi sembra più equilibrata e quadrata. E non credo di esagerare dicendo che in questo momento l’ex gioiello del Sassuolo resta la prima scelta, Simeone la seconda e Osimhen la terza. Il problema per Spalletti sarà come gestire caratterialmente un protagonista che dovrà allinearsi alle preferenze dell’allenatore e forse vedersi messo ancora in panchina per tornare utile solo in certe occasioni. Una gestione certamente non facile e che rappresenta la curva pericolosa al termine di questo rettilineo a tutta velocità. Ma godiamoci questo momento corroborato da altre entrate nelle casse societarie (oltre 11 milioni solo in Champions) e concentriamoci sul Bologna. Per domenica ho già messo il piatto a tavola. Il menu prevede tagliatelle alla bolognese. Lo chef? Il Cannavacciuolo georgiano, che se non fosse venuto a Napoli, avrebbe anche lui detto a De Laurentiis: “No ssai che ti perdi!“.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-10-14T21:54:00ZNAPOLI - Napoli-ajax (e credetemi stavolta non è una svista mettere la minuscola alle iniziali della squadra olandese) tra andata e ritorno è finita 10 a 3. Anche l’altra sera il risultato avrebbe potuto essere più rotondo se Osimhen non avesse sbracato. Ma siccome in tribuna c’era il nostro vecchio amico Rudy Krol, per rispetto al mitico fuoriclasse abbiamo fatto una piccola attenzione, dando sul 3 a 2 la sensazione che gli olandesi avrebbero potuto pareggiare. A Napoli lo chiamiamo “sconto”. “Dotto’, sarebbero 35 euro. Datemi, 30: v’aggiu fatto ‘o poco e’ sconto!“. Ecco così si è comportato il Napoli mercoledi sera nell’erba dove si sente ancora l’odore del Fenomeno a cui hanno dedicato lo stadio. Poi la gazzella nigeriana per farsi perdonare il clamoroso errore di pochi minuti prima, si è scaraventato sul bradipo Blind e davanti a una prateria lunga sette metri ha toccato non senza qualche patema il pallone liberatorio. Risultato finale 4 a 2 e tanti saluti ai tulipani. Ora le magliette non scambiate all’andata nel ventre della Cruijff Arena gli sprucidi olandesi se le possono anche tenere. Il Napoli oramai viaggia a tutta velocità su un rettilineo dove chi si trova davanti è costretto a scansarsi per non finire investito in pieno. Un ruolino di marcia che non conosce rivali tra coppa e campionato, con nove vittorie consecutive e una caterva di gol dei quali ho perso il conto. Certo la squadra con Raspa e il falso nueve mi sembra più equilibrata e quadrata. E non credo di esagerare dicendo che in questo momento l’ex gioiello del Sassuolo resta la prima scelta, Simeone la seconda e Osimhen la terza. Il problema per Spalletti sarà come gestire caratterialmente un protagonista che dovrà allinearsi alle preferenze dell’allenatore e forse vedersi messo ancora in panchina per tornare utile solo in certe occasioni. Una gestione certamente non facile e che rappresenta la curva pericolosa al termine di questo rettilineo a tutta velocità. Ma godiamoci questo momento corroborato da altre entrate nelle casse societarie (oltre 11 milioni solo in Champions) e concentriamoci sul Bologna. Per domenica ho già messo il piatto a tavola. Il menu prevede tagliatelle alla bolognese. Lo chef? Il Cannavacciuolo georgiano, che se non fosse venuto a Napoli, avrebbe anche lui detto a De Laurentiis: “No ssai che ti perdi!“.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171262945SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, qui non si sbanda"NAPOLI - E' un Napoli che non sbanda, non esce di pista e non ha bisogno della Safety Car per vincere le gare. Forse di un palo si, che al Meazza è stato il migliore in campo insieme a Mario Rui. Ma da qui a dire che la squadra non avrebbe meritato la vittoria ce ne corre. E lo stesso Pioli, al quale consiglio confezioni di Acutil fosforo, dovrebbe ricordare come maturo’ la vittoria rossonera la scorsa stagione al Maradona. Anzi queste sono le vittorie che orientano i campionati e qualche volta gli scudetti, preziose perché arrivano contro una diretta avversaria per il titolo. Perché diciamolo francamente: in questo momento gli azzurri giocano il miglior calcio e da un punto di vista atletico sono due campionati avanti rispetto agli altri. Basti ricordare che nelle ultime 4 partite il Napoli ha fatto 12 punti realizzando 10 gol e ostentando i gioielli di famiglia esibiti dalle prodezze di Kvara, dalla applicazione minuziosa di Lobo e dallo stato di grazia di Politano. Senza dimenticare il portiere ritrovato e decisivo, che a Milano è stato imperforabile, e una difesa guidata da un coreano che ha già fatto dimenticare Kalidou. Poi anche la dea bendata ha dato una mano giocando una bolletta su San Gennaro e non su Sant’Ambrogiio. Ma il Napoli è squadra vera e compatta, che gioca senza stress e senza prime donne, ma solo con la forza del collettivo. E l'aiuto di qualche palo. Ma, si sa, la vita è anche una questione di cu*o: o ce l’hai o te lo fanno.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-09-21T21:00:00ZNAPOLI - E' un Napoli che non sbanda, non esce di pista e non ha bisogno della Safety Car per vincere le gare. Forse di un palo si, che al Meazza è stato il migliore in campo insieme a Mario Rui. Ma da qui a dire che la squadra non avrebbe meritato la vittoria ce ne corre. E lo stesso Pioli, al quale consiglio confezioni di Acutil fosforo, dovrebbe ricordare come maturo’ la vittoria rossonera la scorsa stagione al Maradona. Anzi queste sono le vittorie che orientano i campionati e qualche volta gli scudetti, preziose perché arrivano contro una diretta avversaria per il titolo. Perché diciamolo francamente: in questo momento gli azzurri giocano il miglior calcio e da un punto di vista atletico sono due campionati avanti rispetto agli altri. Basti ricordare che nelle ultime 4 partite il Napoli ha fatto 12 punti realizzando 10 gol e ostentando i gioielli di famiglia esibiti dalle prodezze di Kvara, dalla applicazione minuziosa di Lobo e dallo stato di grazia di Politano. Senza dimenticare il portiere ritrovato e decisivo, che a Milano è stato imperforabile, e una difesa guidata da un coreano che ha già fatto dimenticare Kalidou. Poi anche la dea bendata ha dato una mano giocando una bolletta su San Gennaro e non su Sant’Ambrogiio. Ma il Napoli è squadra vera e compatta, che gioca senza stress e senza prime donne, ma solo con la forza del collettivo. E l'aiuto di qualche palo. Ma, si sa, la vita è anche una questione di cu*o: o ce l’hai o te lo fanno.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171235393SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, il coraggio dei sogni"NAPOLI - Fra poche ore si archivia il campionato dei rimpianti, delle occasioni sprecate, dei gol mancati e degli svarioni difensivi, dei cali atletici e delle disattenzioni in panchina. Delle spaccature tra tifoseria e dirigenza e forse del mal di pancia tra panchina e presidenza al quale sembra aver posto rimedio con due comprese di Buscopan il portiere della reception dell’hotel dove Spalletti e DeLa si sarebbero incontrati. Si chiude una stagione dal cocktail velenoso, dalla cicuta calcistica che neanche la qualificazione in Champions riesce ad addolcire. Penso che il Napoli sia l’unica squadra al mondo che pur essendosi guadagnata la promozione nel parterre de roy europeo, lascia una coda di strascichi e di recriminazioni polemiche che non si ricordano dal dopoguerra. Eppure se per tredici volte consecutive abbiamo avuto diritto a un posto in Europa con una credibilità da far invidia al premier Draghi, vuol dire che certi programmi sono stati rispettati. Il punto è che il tifoso, da sempre abituato a sognare, aspetta da troppo tempo quello che oramai sembra essere diventato un miraggio: quel tricolore che manca da trentadue anni e che questa volta è sembrato alla portata degli azzurri più di quello perso a Firenze 4 anni fa. E invece come una maledizione primaverile ma anche per un principio di assuefazione a quell’Europa che “basta e avanza”, il club mostra un appagamento a differenza del supporter che lungi dall’essere “frustrato”, vuole vincere qualcosa e non solo vedere la propria squadra affacciarsi in Europa per poi uscirne a dicembre o al massimo agli ottavi a febbraio. E allora questa distanza tra club e tifoseria è il gap più grande da colmare all’alba della nuova stagione che partirà il 14 agosto. Non credo che tre mesi siano sufficienti ad accorciare le insofferenze, ma una campagna acquisti all’altezza, un blocco delle cessioni degli uomini più rappresentativi e un chiarimento trasparente sarebbero un buon viatico per negoziare una “pace”. Noi non pretendiamo che il presidente diventi improvvisamente un ultrà. Ma che regali un’emozione e uno spiraglio di ambizioni diverso, a gente che ha l’unico torto di essere mosso dalla fede e dalla passione, sì. Credo sia un legittimo e sacrosanto diritto di chi si abbona alla pay tv, acquista magliette, partite e biglietti allo stadio. E ha diritto a sognare. Non sempre i sogni muoiono all’alba: basta avere il coraggio di inseguirli. I tifosi il coraggio ce l’hanno. Speriamo che dall’altra parte sopravvenga anche la voglia. Alla prossima.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-05-19T19:30:00ZNAPOLI - Fra poche ore si archivia il campionato dei rimpianti, delle occasioni sprecate, dei gol mancati e degli svarioni difensivi, dei cali atletici e delle disattenzioni in panchina. Delle spaccature tra tifoseria e dirigenza e forse del mal di pancia tra panchina e presidenza al quale sembra aver posto rimedio con due comprese di Buscopan il portiere della reception dell’hotel dove Spalletti e DeLa si sarebbero incontrati. Si chiude una stagione dal cocktail velenoso, dalla cicuta calcistica che neanche la qualificazione in Champions riesce ad addolcire. Penso che il Napoli sia l’unica squadra al mondo che pur essendosi guadagnata la promozione nel parterre de roy europeo, lascia una coda di strascichi e di recriminazioni polemiche che non si ricordano dal dopoguerra. Eppure se per tredici volte consecutive abbiamo avuto diritto a un posto in Europa con una credibilità da far invidia al premier Draghi, vuol dire che certi programmi sono stati rispettati. Il punto è che il tifoso, da sempre abituato a sognare, aspetta da troppo tempo quello che oramai sembra essere diventato un miraggio: quel tricolore che manca da trentadue anni e che questa volta è sembrato alla portata degli azzurri più di quello perso a Firenze 4 anni fa. E invece come una maledizione primaverile ma anche per un principio di assuefazione a quell’Europa che “basta e avanza”, il club mostra un appagamento a differenza del supporter che lungi dall’essere “frustrato”, vuole vincere qualcosa e non solo vedere la propria squadra affacciarsi in Europa per poi uscirne a dicembre o al massimo agli ottavi a febbraio. E allora questa distanza tra club e tifoseria è il gap più grande da colmare all’alba della nuova stagione che partirà il 14 agosto. Non credo che tre mesi siano sufficienti ad accorciare le insofferenze, ma una campagna acquisti all’altezza, un blocco delle cessioni degli uomini più rappresentativi e un chiarimento trasparente sarebbero un buon viatico per negoziare una “pace”. Noi non pretendiamo che il presidente diventi improvvisamente un ultrà. Ma che regali un’emozione e uno spiraglio di ambizioni diverso, a gente che ha l’unico torto di essere mosso dalla fede e dalla passione, sì. Credo sia un legittimo e sacrosanto diritto di chi si abbona alla pay tv, acquista magliette, partite e biglietti allo stadio. E ha diritto a sognare. Non sempre i sogni muoiono all’alba: basta avere il coraggio di inseguirli. I tifosi il coraggio ce l’hanno. Speriamo che dall’altra parte sopravvenga anche la voglia. Alla prossima.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171232454SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "ADL e le cene terapeutiche, con quattro incontri a settimana l'anno prossimo si può vincere lo Scudetto!"NAPOLI - Dopo il successo delle cosiddette cene terapeutiche della scorsa settimana che hanno affondato il Sassuolo in sostituzione del paventato ritiro, la Società con in testa De La, d’accordo con lo chef di fiducia, starebbe già pensando di organizzare anche i pranzi con gli stessi ingredienti, a cominciare dal prossimo campionato. Perché se le cene hanno dato la qualificazione in Champions, con quattro pranzi insieme a settimana, la squadra dovrebbe vincere facilmente lo scudetto nella stagione 2022-23. “Se tanto mi dà tanto…“ deve aver pensato De Laurentiis, allora perché non provarci? Intanto la città, tra una voce sull’interessamento per Osimhen e Koulibaly, continua a domandarsi quali erano gli ingredienti usati per trasformare nel giro di pochi giorni l’armata Brancaleone di Empoli nel battaglione san Marco visto al Maradona. Il sospetto che alla cena si accompagnasse una letterina sotto al piatto di ciascun commensale, con tanto di promesse di Babbo Filmauro, comincia a farsi forte. A chi è stato assicurato il prolungamento del contratto, a chi il via libera per la Spagna, a chi un assopimento delle multe, fatto sta che gli azzurri sabato si sono presentati con un restyling insospettabile fino a poche ore prima. "La guerra non conviene a nessuno“ deve aver pensato qualcuno dopo aver sentito anche il Papa in tv. Per ora si sa che il generale Spalletti, forte della sua acciaieria di convinzioni, non cederà nemmeno una porzione del suo Donbass di principi e idee e che resterà al comando anche la prossima stagione, sebbene negli ultimi giorni abbia intercettato qualche missile e qualche granata sia dall’interno dello spogliatoio che dai quartieri alti. E questo è il punto. Convivenza sarà, ma in che modo e con quale clima? Quello delle ultime settimane con improvvisi cali di temperatura o più stabile come a inizio stagione quando le cose andavano per il meglio? Serve una cena franca tra presidente e allenatore toscano prima di proseguire il percorso insieme. Magari con la letterina sotto al piatto, nella quale ognuno dica quello che pensa dell’altro e chiarisca il rapporto con i soldati azzurri. Altrimenti a dicembre rischiamo di trovarci di nuovo senza Generale e con le truppe ammainate. E un epilogo del genere non giova a nessuno. Men che mai a una Società che si affaccia per la tredicesima volta consecutiva in una competizione europea. Perchè il prestigio è come un diamante: è per sempre.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-05-05T19:55:00ZNAPOLI - Dopo il successo delle cosiddette cene terapeutiche della scorsa settimana che hanno affondato il Sassuolo in sostituzione del paventato ritiro, la Società con in testa De La, d’accordo con lo chef di fiducia, starebbe già pensando di organizzare anche i pranzi con gli stessi ingredienti, a cominciare dal prossimo campionato. Perché se le cene hanno dato la qualificazione in Champions, con quattro pranzi insieme a settimana, la squadra dovrebbe vincere facilmente lo scudetto nella stagione 2022-23. “Se tanto mi dà tanto…“ deve aver pensato De Laurentiis, allora perché non provarci? Intanto la città, tra una voce sull’interessamento per Osimhen e Koulibaly, continua a domandarsi quali erano gli ingredienti usati per trasformare nel giro di pochi giorni l’armata Brancaleone di Empoli nel battaglione san Marco visto al Maradona. Il sospetto che alla cena si accompagnasse una letterina sotto al piatto di ciascun commensale, con tanto di promesse di Babbo Filmauro, comincia a farsi forte. A chi è stato assicurato il prolungamento del contratto, a chi il via libera per la Spagna, a chi un assopimento delle multe, fatto sta che gli azzurri sabato si sono presentati con un restyling insospettabile fino a poche ore prima. "La guerra non conviene a nessuno“ deve aver pensato qualcuno dopo aver sentito anche il Papa in tv. Per ora si sa che il generale Spalletti, forte della sua acciaieria di convinzioni, non cederà nemmeno una porzione del suo Donbass di principi e idee e che resterà al comando anche la prossima stagione, sebbene negli ultimi giorni abbia intercettato qualche missile e qualche granata sia dall’interno dello spogliatoio che dai quartieri alti. E questo è il punto. Convivenza sarà, ma in che modo e con quale clima? Quello delle ultime settimane con improvvisi cali di temperatura o più stabile come a inizio stagione quando le cose andavano per il meglio? Serve una cena franca tra presidente e allenatore toscano prima di proseguire il percorso insieme. Magari con la letterina sotto al piatto, nella quale ognuno dica quello che pensa dell’altro e chiarisca il rapporto con i soldati azzurri. Altrimenti a dicembre rischiamo di trovarci di nuovo senza Generale e con le truppe ammainate. E un epilogo del genere non giova a nessuno. Men che mai a una Società che si affaccia per la tredicesima volta consecutiva in una competizione europea. Perchè il prestigio è come un diamante: è per sempre.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171231137SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "ADL-Mertens, ecco la proposta"NAPOLI - Ci mancava solo la sconfitta dell’Inter per completare la settimana di cene, polemiche, comunicati, mancati ritiri e pellegrinaggi a casa. L’imprevedibile resa nerazzurra, in terra bolognese, mette altra benzina sul fuoco dei rimpianti, nella pentola delle delusioni e dei malumori destinati ad accompagnare il menu della stagione azzurra. Il povero Sinisa che ha sempre dichiarato la sua simpatia per il Napoli, non sapeva però che quando avrebbe affrontato l’Inter, gli azzurri avevano già deciso di tirarsi fuori dalla lotta scudetto. Personalmente, fossi in De Laurentiis, chiederei all’allenatore rossoblu una pianta di orchidee e un biglietto con su scritto: "Non opere di bene, ma fiori". Sarebbe, non dico assai, bastato non perdere contro l’Empoli sia all’andata che al ritorno, ed ora staremmo a parlare di un Napoli al vertice. Tralascio per motivi gastroenterici le sconfitte interne con Spezia, Atalanta, Fiorentina e i pareggi con Inter e Roma. Invece se Cristo si è fermato ad Eboli, qualcuno si è esaurito ad Empoli, complice una serie di cause che neanche la termodinamica riesce a decriptare. Intanto scienziati della Nasa domenica sera hanno scoperto il cratere più grande del mondo: la difesa del Napoli. Senza contare che tra una cena e l’altra i De Laurentiis stanno pensando di disfarsi di alcuni immobili, a cominciare da Fabian, particolarmente immobile nelle ultime partite. Intanto si registra un avvicinamento delle posizioni tra la Società e Dries. L’altra sera il patron si è recato nella lussuosa casa del belga a Palazzo Donn’Anna per l’allungamento del contratto. Dopo aver allungato la mancia al portiere che lo ha fatto parcheggiare all’interno del cortile, Giuntoli e De La avrebbero offerto a Mertens un contratto quinquennale, una scrivania a Castel Volturno, una cattedra all’Accademia delle Belle Arti, una poltrona alle prossime elezioni di marzo, un’amaca per il riposino pomeridiano e un divano letto estraibile per le trasferte in Champions. Oltre a uno sconto del 20% su tutti gli acquisti da Poltrone e Sofà. L’attaccante avrebbe chiesto anche un dondolo da giardino e l’abbonamento al Circolo Posillipo per tutto l’anno. De Laurentiis avrebbe detto no al dondolo. Per ora ci stanno pensando. Chi invece non ha nulla da pensare è lo United che per sostituire Ronaldo avrebbe messo sul piatto del Napoli 100 milioni per Osimhen. Il presidente ci sta pensando. Sul dondolo da giardino.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-04-29T21:04:00ZNAPOLI - Ci mancava solo la sconfitta dell’Inter per completare la settimana di cene, polemiche, comunicati, mancati ritiri e pellegrinaggi a casa. L’imprevedibile resa nerazzurra, in terra bolognese, mette altra benzina sul fuoco dei rimpianti, nella pentola delle delusioni e dei malumori destinati ad accompagnare il menu della stagione azzurra. Il povero Sinisa che ha sempre dichiarato la sua simpatia per il Napoli, non sapeva però che quando avrebbe affrontato l’Inter, gli azzurri avevano già deciso di tirarsi fuori dalla lotta scudetto. Personalmente, fossi in De Laurentiis, chiederei all’allenatore rossoblu una pianta di orchidee e un biglietto con su scritto: "Non opere di bene, ma fiori". Sarebbe, non dico assai, bastato non perdere contro l’Empoli sia all’andata che al ritorno, ed ora staremmo a parlare di un Napoli al vertice. Tralascio per motivi gastroenterici le sconfitte interne con Spezia, Atalanta, Fiorentina e i pareggi con Inter e Roma. Invece se Cristo si è fermato ad Eboli, qualcuno si è esaurito ad Empoli, complice una serie di cause che neanche la termodinamica riesce a decriptare. Intanto scienziati della Nasa domenica sera hanno scoperto il cratere più grande del mondo: la difesa del Napoli. Senza contare che tra una cena e l’altra i De Laurentiis stanno pensando di disfarsi di alcuni immobili, a cominciare da Fabian, particolarmente immobile nelle ultime partite. Intanto si registra un avvicinamento delle posizioni tra la Società e Dries. L’altra sera il patron si è recato nella lussuosa casa del belga a Palazzo Donn’Anna per l’allungamento del contratto. Dopo aver allungato la mancia al portiere che lo ha fatto parcheggiare all’interno del cortile, Giuntoli e De La avrebbero offerto a Mertens un contratto quinquennale, una scrivania a Castel Volturno, una cattedra all’Accademia delle Belle Arti, una poltrona alle prossime elezioni di marzo, un’amaca per il riposino pomeridiano e un divano letto estraibile per le trasferte in Champions. Oltre a uno sconto del 20% su tutti gli acquisti da Poltrone e Sofà. L’attaccante avrebbe chiesto anche un dondolo da giardino e l’abbonamento al Circolo Posillipo per tutto l’anno. De Laurentiis avrebbe detto no al dondolo. Per ora ci stanno pensando. Chi invece non ha nulla da pensare è lo United che per sostituire Ronaldo avrebbe messo sul piatto del Napoli 100 milioni per Osimhen. Il presidente ci sta pensando. Sul dondolo da giardino.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171229727SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Futuro? Sarà BarNapoli!"NAPOLI - “Se tene ‘o Bari!“, “Nun pazzià, ‘o Napule nun ‘o lascia…” rispondeva il cameriere all’angolo di piazza Sannazaro. Tra gli interrogativi più in voga in queste settimane prevale quello relativo alla scelta che De Laurentiis dovrà fare tra il Bari e il Napoli il prossimo anno, decisione improrogabile e non facile da prendere. Le suggestioni in proposito si susseguono e sono molti coloro che le sparano convinti di avere ragione. Chi sostiene che lascerà la piazza azzurra, chi viceversa che mollerà quella pugliese perchè il Napoli rende molto di più e chi fantascientificamente giura che saluterà entrambe le società per dedicarsi al cinema e al patrimonio. Fuori dal coro si leva la voce del mio tabaccaio, Peppe ‘A Muratti, che scommette a suon di stecche col doppio filtro che alla fine il presidente, per non scontentare nessune delle due tifoserie, aspetterà la promozione dei galletti in serie A e poi propenderà per la fusione di entrambe le società. Già avrebbe pronto il nome: BarNapoli, che più che a una squadra di calcio fa pensare a una caffetteria, un ristoro sul lungomare napoletano. Le partite in casa verrebbero giocate una volta al san Nicola e un’altra al Maradona con una notevole riduzione del costo dell’abbonamento e inoltre De Laurentiis capitalizzerebbe lauti guadagni dalle cessioni di ameno undici ventiduesimi delle due squadre. Gli allenamenti si farebbero una settimana a Castel Volturno e un’altra a Polignano a Mare, le magliette sarebbero azzurre con i risvolti biancorossi e la sede della società si sposterebbe al Grand Hotel della Regina Isabella di Ischia dove tra un’immersione e una impepata di cozze, Luigi e papà Aurelio deciderebbero strategie e futuro. A Edo verrebbe assegnata la vicepresidenza della squadra e la scelta dell’allenatore. Piace molto Italiano (che però costava molto meno quando militava allo Spezia) ma non si esclude la riconferma di Spalletti. Sempre che Sarri (legato ad Edo da grande affetto) non rompa con Lotito e decida di tornare nella terra dove è nato. Illazioni, congetture per sdrammatizzare un finale di stagione che i numeri della classifica non ci danno ancora per vinti. Si gioca a Empoli il giorno dopo Inter-Roma e prima di Lazio-Milan. E’ possibile realisticamente ipotizzare una vittoria delle romane o si è fuori di senno? E’ auspicabile pensare che gli azzurri in terra toscana ritroveranno lo smalto del mese scorso o siamo nel film d’animazione? Non chiamatemi folle, ma avrebbe detto Boskov “campionato finisce all’ultimo minuto dell’ultima partita”. E ci sono ancora quindici punti in palio. In attesa di BarNapoli per ora mi regalo un cocktail di fiducia e di ottimismo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-04-23T19:03:00ZNAPOLI - “Se tene ‘o Bari!“, “Nun pazzià, ‘o Napule nun ‘o lascia…” rispondeva il cameriere all’angolo di piazza Sannazaro. Tra gli interrogativi più in voga in queste settimane prevale quello relativo alla scelta che De Laurentiis dovrà fare tra il Bari e il Napoli il prossimo anno, decisione improrogabile e non facile da prendere. Le suggestioni in proposito si susseguono e sono molti coloro che le sparano convinti di avere ragione. Chi sostiene che lascerà la piazza azzurra, chi viceversa che mollerà quella pugliese perchè il Napoli rende molto di più e chi fantascientificamente giura che saluterà entrambe le società per dedicarsi al cinema e al patrimonio. Fuori dal coro si leva la voce del mio tabaccaio, Peppe ‘A Muratti, che scommette a suon di stecche col doppio filtro che alla fine il presidente, per non scontentare nessune delle due tifoserie, aspetterà la promozione dei galletti in serie A e poi propenderà per la fusione di entrambe le società. Già avrebbe pronto il nome: BarNapoli, che più che a una squadra di calcio fa pensare a una caffetteria, un ristoro sul lungomare napoletano. Le partite in casa verrebbero giocate una volta al san Nicola e un’altra al Maradona con una notevole riduzione del costo dell’abbonamento e inoltre De Laurentiis capitalizzerebbe lauti guadagni dalle cessioni di ameno undici ventiduesimi delle due squadre. Gli allenamenti si farebbero una settimana a Castel Volturno e un’altra a Polignano a Mare, le magliette sarebbero azzurre con i risvolti biancorossi e la sede della società si sposterebbe al Grand Hotel della Regina Isabella di Ischia dove tra un’immersione e una impepata di cozze, Luigi e papà Aurelio deciderebbero strategie e futuro. A Edo verrebbe assegnata la vicepresidenza della squadra e la scelta dell’allenatore. Piace molto Italiano (che però costava molto meno quando militava allo Spezia) ma non si esclude la riconferma di Spalletti. Sempre che Sarri (legato ad Edo da grande affetto) non rompa con Lotito e decida di tornare nella terra dove è nato. Illazioni, congetture per sdrammatizzare un finale di stagione che i numeri della classifica non ci danno ancora per vinti. Si gioca a Empoli il giorno dopo Inter-Roma e prima di Lazio-Milan. E’ possibile realisticamente ipotizzare una vittoria delle romane o si è fuori di senno? E’ auspicabile pensare che gli azzurri in terra toscana ritroveranno lo smalto del mese scorso o siamo nel film d’animazione? Non chiamatemi folle, ma avrebbe detto Boskov “campionato finisce all’ultimo minuto dell’ultima partita”. E ci sono ancora quindici punti in palio. In attesa di BarNapoli per ora mi regalo un cocktail di fiducia e di ottimismo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171227892SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Lo scudetto si vince stando uniti!"NAPOLI - Sono passati quattro giorni dal disastroso match con i viola e la città si chiede ancora come sia potuto succedere dopo il convincente exploit di Bergamo di appena sette giorni prima. Premesso che il Napoli degli ultimi due anni ci ha abituati a questa altalenante serie di contraddizioni (dalle nostre parti diciamo che spesso "viene meno nelle coseture"), restano gli interrogativi di fondo di fronte ai quali né nella mia fidelizzata trasmissione televisiva del lunedì sera con interlocutori di prestigio, né i giornali e i blog territoriali, hanno saputo dare risposta. Formazione sbagliata di Spalletti? Koulibaly e qualche altro che non sono al meglio? Il peso delle assenze di Di Lorenzo e di Anguissa? Una condizione atletica non ottimale che obbliga il trainer toscano a mandare in campo anche chi dovrebbe accomodarsi in panchina? Fino ad oggi risposte confortanti non ce ne sono state e il risultato è che ancora una volta siamo a piangere sul latte (toscano) versato, irrancidito dal mezzo passo falso del Milan a Torino. Vi confesso che sono combattuto tra il cuore e la ragione. Il primo mi dice che a sei giornate dal termine è cambiato davvero poco e l’artitmetica da ancora le stesse percentuali della scorsa settimana. La mente però è sulla stessa lunghezza d’onda delle probabilità di sopravvivenza che ha ancora il governo Draghi. Lì ci sono i mal di pancia di Conte e Salvini, qua, oltre ai dubbi di cui sopra, l’incertezza contrattuale di alcuni protagonisti e le voci di mercato che come sempre in questa fase della stagione cominciano a riscaldarsi come le giornate primaverili. Intanto il tassista mi preleva alla stazione centrale ed esordisce: “Dottò, facimme sempre chest'! Ma si nun ‘o vincimme chist’anno che Inter e Milan so’ scarsi, quanne cazz’ ‘o vincimme?!“. Cerco di spiegargli che nel calcio nulla è scontato  e che comunque ce la possiamo ancora fare. E lui di rimando: “Io penso che coccheduno nun ‘o  vo’ vencere 'o scudetto… o meglio, si arriva primo stappa na butteglia ‘e champagne, ma se arriva sicondo ne stappa doje!“. Per fortuna arrivo a destinazione e non ho il tempo di replicare né a lui né al tassametro che oramai aveva quasi raggiunto lo stesso prezzo dell’ingaggio di Insigne a Toronto. Scendo, lo saluto e gli dico solo: “Se vi riferite al presidente, vi assicuro che mai come quest’anno ha intenzione di vincerlo e mi risulta che domenica sera si sia molto incazzato dopo la sconfitta con la Fiorentina“. Lui replica dal finestrino semi abbassato. Per fortuna il venticello di aprile e il frastuono dei clacson del traffico napoletano mi risparmiano la risposta che mi sono immaginato. Ecco: evitiamo lezioni spicciole di sospettologia e complottismo. Gli scudetti si vincono anche stando tutti uniti: tifosi, squadra, società e… tassametri.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-04-14T20:19:00ZNAPOLI - Sono passati quattro giorni dal disastroso match con i viola e la città si chiede ancora come sia potuto succedere dopo il convincente exploit di Bergamo di appena sette giorni prima. Premesso che il Napoli degli ultimi due anni ci ha abituati a questa altalenante serie di contraddizioni (dalle nostre parti diciamo che spesso "viene meno nelle coseture"), restano gli interrogativi di fondo di fronte ai quali né nella mia fidelizzata trasmissione televisiva del lunedì sera con interlocutori di prestigio, né i giornali e i blog territoriali, hanno saputo dare risposta. Formazione sbagliata di Spalletti? Koulibaly e qualche altro che non sono al meglio? Il peso delle assenze di Di Lorenzo e di Anguissa? Una condizione atletica non ottimale che obbliga il trainer toscano a mandare in campo anche chi dovrebbe accomodarsi in panchina? Fino ad oggi risposte confortanti non ce ne sono state e il risultato è che ancora una volta siamo a piangere sul latte (toscano) versato, irrancidito dal mezzo passo falso del Milan a Torino. Vi confesso che sono combattuto tra il cuore e la ragione. Il primo mi dice che a sei giornate dal termine è cambiato davvero poco e l’artitmetica da ancora le stesse percentuali della scorsa settimana. La mente però è sulla stessa lunghezza d’onda delle probabilità di sopravvivenza che ha ancora il governo Draghi. Lì ci sono i mal di pancia di Conte e Salvini, qua, oltre ai dubbi di cui sopra, l’incertezza contrattuale di alcuni protagonisti e le voci di mercato che come sempre in questa fase della stagione cominciano a riscaldarsi come le giornate primaverili. Intanto il tassista mi preleva alla stazione centrale ed esordisce: “Dottò, facimme sempre chest'! Ma si nun ‘o vincimme chist’anno che Inter e Milan so’ scarsi, quanne cazz’ ‘o vincimme?!“. Cerco di spiegargli che nel calcio nulla è scontato  e che comunque ce la possiamo ancora fare. E lui di rimando: “Io penso che coccheduno nun ‘o  vo’ vencere 'o scudetto… o meglio, si arriva primo stappa na butteglia ‘e champagne, ma se arriva sicondo ne stappa doje!“. Per fortuna arrivo a destinazione e non ho il tempo di replicare né a lui né al tassametro che oramai aveva quasi raggiunto lo stesso prezzo dell’ingaggio di Insigne a Toronto. Scendo, lo saluto e gli dico solo: “Se vi riferite al presidente, vi assicuro che mai come quest’anno ha intenzione di vincerlo e mi risulta che domenica sera si sia molto incazzato dopo la sconfitta con la Fiorentina“. Lui replica dal finestrino semi abbassato. Per fortuna il venticello di aprile e il frastuono dei clacson del traffico napoletano mi risparmiano la risposta che mi sono immaginato. Ecco: evitiamo lezioni spicciole di sospettologia e complottismo. Gli scudetti si vincono anche stando tutti uniti: tifosi, squadra, società e… tassametri.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171226509SHOW TIME - Rivieccio su "NM": "Napoli, tutti i titoli destabilizzanti"NAPOLI - Dopo che un quotidiano la scorsa settimana aveva fatto stizzire Spalletti giustamente risentito siccome, invece di occuparsi della partita di Bergamo, aveva posto l’accento sul fantasioso malumore dello spogliatoio azzurro nei confronti di Osimhen per il ritardato rientro a Napoli, vediamo adesso quali posso essere gli obiettivi destabilizzanti di alcune testate sportive del nord in vista delle prossime sette finali che dovremo affrontare da qui al 22 maggio. Perché è inutile farsi illusioni: così sarà pur di far rimanere lo scudetto nella terra di Alessandro Manzoni. Il Corriere di Abbiategrasso s’inventerà che Mertens, per la nascita del figlio Ciro, pretende un ritocco dell’ingaggio, giustificato dall’aumento delle spese per il latte, i pannolini e gli omogeneizzati per il nuovo arrivato. La Mezza Cazetta sparerà che Fabian Ruiz vuole andare via da Napoli perché un cassiere di un noto bar del centro non gli ha voluto dare la chiave della toilette, motivando il rifiuto con il gol sbagliato contro l’Inter. Da qui la decisione di chiudere con Napoli e con quel bar. Il Resto di Cremona alimenterà le voci di una cessione della società da parte di De Laurentiis perchè il presidente sarebbe stanco dei napoletani che sanno solo criticarlo. Preferirebbe tenersi il Bari e mollare la società azzurra a un solido organizzatore di cerimonie divenuto ricco col remake di “Povero Gabbiano“. La Passera Sportiva (quotidiano di Prato) vomiterà che Insigne ha deciso di pubblicare un istant book con l’elenco di tutti gli improperi che in casa, insieme ai figli, direbbe ad ADL. E Koulibaly andrà sicuramente a giocare in Premier per onorare una promessa fatta a Carlo e Camilla in un whatsapp. Insomma si tenteranno tutte le strade per innervosire un ambiente che invece per fortuna sembra impermeabile a tutto ciò che succede intorno. La forza dei ragazzi mi sembra una ritrovata convinzione di forza e una consapevolezza che quel tricolore non è più solo il sogno da accarezzare prima di addormentarsi. Probabilmente c’intralcerà qualche arbitraggio “scientifico”, dei cartellini gialli di troppo e qualche episodio in area avversaria non attenzionato dal Var. Ma il Napoli che ho visto a Bergamo mi è parso finalmente la squadra pronta a contendersi fino all’ultimo il titolo con le milanesi. Certo, calendario alla mano, l’Inter sulla carta sembra favorita. Ma il 22 maggio è Santa Rita. E’ Santa Rita è conosciuta come la santa dei miracoli impossibili. E noi ai miracoli ci crediamo...     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-04-07T21:10:00ZNAPOLI - Dopo che un quotidiano la scorsa settimana aveva fatto stizzire Spalletti giustamente risentito siccome, invece di occuparsi della partita di Bergamo, aveva posto l’accento sul fantasioso malumore dello spogliatoio azzurro nei confronti di Osimhen per il ritardato rientro a Napoli, vediamo adesso quali posso essere gli obiettivi destabilizzanti di alcune testate sportive del nord in vista delle prossime sette finali che dovremo affrontare da qui al 22 maggio. Perché è inutile farsi illusioni: così sarà pur di far rimanere lo scudetto nella terra di Alessandro Manzoni. Il Corriere di Abbiategrasso s’inventerà che Mertens, per la nascita del figlio Ciro, pretende un ritocco dell’ingaggio, giustificato dall’aumento delle spese per il latte, i pannolini e gli omogeneizzati per il nuovo arrivato. La Mezza Cazetta sparerà che Fabian Ruiz vuole andare via da Napoli perché un cassiere di un noto bar del centro non gli ha voluto dare la chiave della toilette, motivando il rifiuto con il gol sbagliato contro l’Inter. Da qui la decisione di chiudere con Napoli e con quel bar. Il Resto di Cremona alimenterà le voci di una cessione della società da parte di De Laurentiis perchè il presidente sarebbe stanco dei napoletani che sanno solo criticarlo. Preferirebbe tenersi il Bari e mollare la società azzurra a un solido organizzatore di cerimonie divenuto ricco col remake di “Povero Gabbiano“. La Passera Sportiva (quotidiano di Prato) vomiterà che Insigne ha deciso di pubblicare un istant book con l’elenco di tutti gli improperi che in casa, insieme ai figli, direbbe ad ADL. E Koulibaly andrà sicuramente a giocare in Premier per onorare una promessa fatta a Carlo e Camilla in un whatsapp. Insomma si tenteranno tutte le strade per innervosire un ambiente che invece per fortuna sembra impermeabile a tutto ciò che succede intorno. La forza dei ragazzi mi sembra una ritrovata convinzione di forza e una consapevolezza che quel tricolore non è più solo il sogno da accarezzare prima di addormentarsi. Probabilmente c’intralcerà qualche arbitraggio “scientifico”, dei cartellini gialli di troppo e qualche episodio in area avversaria non attenzionato dal Var. Ma il Napoli che ho visto a Bergamo mi è parso finalmente la squadra pronta a contendersi fino all’ultimo il titolo con le milanesi. Certo, calendario alla mano, l’Inter sulla carta sembra favorita. Ma il 22 maggio è Santa Rita. E’ Santa Rita è conosciuta come la santa dei miracoli impossibili. E noi ai miracoli ci crediamo...     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171224858SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Caro Mertens, prepara la pastiera!"NAPOLI - Dopo la Waterloo azzurra torna il campionato con due sfide di grande interesse: Atalanta-Napoli e Juventus-Inter. Ma torna un torneo che si porta dietro tutti gli interrogativi e i dubbi per una volta non legati soltanto agli errori arbitrali, ma allo stato di salute del calcio italiano, in terapia intensiva dopo l’ennesima delusione di connazionali strapagati e probabilmente sopravvalutati. Ci rituffiamo nel campionato senza dimenticare le scorie di una settimana che segnerà in maniera indelebile il calcio italiota per i prossimi quattro anni, fin quando non riusciremo (e se ci riusciremo) nuovamente a qualificarci alla fase finale di un campionato del Mondo. Non sta a me qui classificare le colpe di una così ingloriosa fine. Ma una cosa è certa: alcune squadre del nostro campionato (e qui ci metto anche il mio Napoli) senza gli stranieri non sarebbero dove sono. Penso all’Inter della passata stagione con Hakimi e Lukaku, alla Juve attuale senza i gol di Ronaldo e a quelli ritrovati di Vlahovic e perché no anche alle prodezze decisive di Osimhen che tengono a galla il Napoli per la corsa scudetto. Una corsa che domenica incrocia l’Atalanta in un incontro che si preannuncia caldo come da tradizione in terra orobica. Dove trentadue anni fa grazie a una monetina sul capo di Alemao, mettemmo l’ipoteca sullo scudetto. All’epoca c’erano le lire perché l’euro sarebbe arrivato dodici anni dopo. Ma quelle 100 lire che tanto fecero incazzare Galliani e Berlusconi, che avevano la calcolatrice con le pile scariche e gridarono alla sceneggiata di Carmando e del brasiliano, ebbene quelle 100 lire però se al cambio si rivelarono salvifiche per la volata finale, alla fine decretarono lo spartiacque tra il nobile passato e quello deprimente che si sarebbe materializzato dall’anno dopo. Ma non è del passato che voglio parlare, piuttosto della sfida di domenica pomeriggio ai piedi della Val Brembana ospiti di Mister Simpatia Gasp, che probabilmente vede nella partita contro di noi l’ultimo bus utile per agganciarsi alla zona Champions. Ci arriviamo senza il Victor che a Palermo al posto di Berardi avrebbe risolto da solo la pratica Macedonia, ma soprattutto senza il Di Lorenzo la cui assenza si farà sentire fin dopo Pasqua. Ancora oggi mi convinco che se Mancini avesse avuto sulla fascia i cross “pastiera” e le incursioni a colomba del Giovanni partenopeo, probabilmente adesso staremmo a programmare il viaggio in Qatar a novembre. E invece non prendiamo il Qatar ma prendiamo per buona la resilienza di Mancini che decide di restare al timone della Nazionale anticipando la sorpresa di Pasqua. Intanto personalmente domenica a Bergamo mi aspetto una pastiera super profumata da papà Mertens, che ha ricevuto il regalo più dolce nella settimana più amara per il calcio italiano.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-03-31T21:15:00ZNAPOLI - Dopo la Waterloo azzurra torna il campionato con due sfide di grande interesse: Atalanta-Napoli e Juventus-Inter. Ma torna un torneo che si porta dietro tutti gli interrogativi e i dubbi per una volta non legati soltanto agli errori arbitrali, ma allo stato di salute del calcio italiano, in terapia intensiva dopo l’ennesima delusione di connazionali strapagati e probabilmente sopravvalutati. Ci rituffiamo nel campionato senza dimenticare le scorie di una settimana che segnerà in maniera indelebile il calcio italiota per i prossimi quattro anni, fin quando non riusciremo (e se ci riusciremo) nuovamente a qualificarci alla fase finale di un campionato del Mondo. Non sta a me qui classificare le colpe di una così ingloriosa fine. Ma una cosa è certa: alcune squadre del nostro campionato (e qui ci metto anche il mio Napoli) senza gli stranieri non sarebbero dove sono. Penso all’Inter della passata stagione con Hakimi e Lukaku, alla Juve attuale senza i gol di Ronaldo e a quelli ritrovati di Vlahovic e perché no anche alle prodezze decisive di Osimhen che tengono a galla il Napoli per la corsa scudetto. Una corsa che domenica incrocia l’Atalanta in un incontro che si preannuncia caldo come da tradizione in terra orobica. Dove trentadue anni fa grazie a una monetina sul capo di Alemao, mettemmo l’ipoteca sullo scudetto. All’epoca c’erano le lire perché l’euro sarebbe arrivato dodici anni dopo. Ma quelle 100 lire che tanto fecero incazzare Galliani e Berlusconi, che avevano la calcolatrice con le pile scariche e gridarono alla sceneggiata di Carmando e del brasiliano, ebbene quelle 100 lire però se al cambio si rivelarono salvifiche per la volata finale, alla fine decretarono lo spartiacque tra il nobile passato e quello deprimente che si sarebbe materializzato dall’anno dopo. Ma non è del passato che voglio parlare, piuttosto della sfida di domenica pomeriggio ai piedi della Val Brembana ospiti di Mister Simpatia Gasp, che probabilmente vede nella partita contro di noi l’ultimo bus utile per agganciarsi alla zona Champions. Ci arriviamo senza il Victor che a Palermo al posto di Berardi avrebbe risolto da solo la pratica Macedonia, ma soprattutto senza il Di Lorenzo la cui assenza si farà sentire fin dopo Pasqua. Ancora oggi mi convinco che se Mancini avesse avuto sulla fascia i cross “pastiera” e le incursioni a colomba del Giovanni partenopeo, probabilmente adesso staremmo a programmare il viaggio in Qatar a novembre. E invece non prendiamo il Qatar ma prendiamo per buona la resilienza di Mancini che decide di restare al timone della Nazionale anticipando la sorpresa di Pasqua. Intanto personalmente domenica a Bergamo mi aspetto una pastiera super profumata da papà Mertens, che ha ricevuto il regalo più dolce nella settimana più amara per il calcio italiano.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171221518SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Avanti Napoli, senza pensare ad altro"NAPOLI - Una cosa l’abbiamo capita: il 4-3-3 mette tutti d’accordo. Anzi, se dipendesse da me, farei condurre al 4-3-3 le trattative per l’accordo tra Russia e Ucraina. Il negoziato lo farei avviare a Koulibaly e farei sedere al tavolo diplomatico Anguissa, Fabian e Lobotka, i più accreditati in questo momento a placare le acque. Purtroppo la guerra è una cosa ben più seria, nonostante qualche escremento veronese con lo striscione esposto all’esterno del Bentegodi avesse indicato nel golfo partenopeo un ghiotto bersaglio per Putin. L’obiettivo invece è stata la porta scaligera, colpita e affondata per ben due volte da un africano vestito d’azzurro. Mi auguro, ma ne sono abbastanza certo, che anche Spalletti finiti gli esperimenti, oramai fino alla fine della stagione, insista con lo schema tanto caro a Sarri e che permette assestati equilibri e maggiore sostegno all’invincibile centravanti nigeriano, a costo di sacrificare Insigne come è già successo domenica scorsa. Il Napoli deinsignizzato ha mostrato maggiore compattezza tra i reparti e soprattutto Fabian coperto e agevolato dai compagni di reparto, ha potuto esprimersi come sa fare meglio. Certo Lorenzo resta tra i maggiori fuoriclasse degli ultimi vent’anni ma personalmente ribadisco che, per le restanti nove partite, non sarà facile per lui trovare una collocazione iniziale in squadra. E il Canadà e la sua casetta c’entrano fino a un certo punto. Piuttosto c’è da chiedersi perché al Maradona la squadra, a differenza che in trasferta, continua a soffrire, come se la pressione di giocare in casa portasse a una stitichezza, a una ritenzione sotto porta inframezzata da improvvise amnesie e perdite di memoria. Una debolezza che né la scienza medica né Luciano Onder sanno spiegarsi. Un fenomeno che non si ripeterà contro l’Udinese sabato pomeriggio. Sarebbe un vero peccato, a tre punti dalla vetta, da qui alla fine sprecare punti in casa con squadre alla nostra portata. Vediamo quindi quali posso essere le contromosse che Spalletti da qui a maggio deve trovare per le prossime cinque partite fuorigrottesi per superare il mal di casa:   a) Giocare senza pubblico.   b) Giocare senza avversari.   c) Giocare senza palla.   d) Giocare solo con quelli che hanno sette palle.   e) Giocare senza quelli che fanno girare le palle.   f) Giocare senza inventarsi palle.   g) Giocare senza quelli che stanno sulle palle.   h) Giocare senza quelli che dicono le palle.   Il cammino da qui a maggio è ancora lungo. Ma la strada percorsa domenica scorsa nella città di Giulietta, mi sembra sia quella giusta. E non trascurando Mertens, che può essere l’uomo risolutivo al momento giusto.   Senza pensare al rinnovo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-03-17T16:03:00ZNAPOLI - Una cosa l’abbiamo capita: il 4-3-3 mette tutti d’accordo. Anzi, se dipendesse da me, farei condurre al 4-3-3 le trattative per l’accordo tra Russia e Ucraina. Il negoziato lo farei avviare a Koulibaly e farei sedere al tavolo diplomatico Anguissa, Fabian e Lobotka, i più accreditati in questo momento a placare le acque. Purtroppo la guerra è una cosa ben più seria, nonostante qualche escremento veronese con lo striscione esposto all’esterno del Bentegodi avesse indicato nel golfo partenopeo un ghiotto bersaglio per Putin. L’obiettivo invece è stata la porta scaligera, colpita e affondata per ben due volte da un africano vestito d’azzurro. Mi auguro, ma ne sono abbastanza certo, che anche Spalletti finiti gli esperimenti, oramai fino alla fine della stagione, insista con lo schema tanto caro a Sarri e che permette assestati equilibri e maggiore sostegno all’invincibile centravanti nigeriano, a costo di sacrificare Insigne come è già successo domenica scorsa. Il Napoli deinsignizzato ha mostrato maggiore compattezza tra i reparti e soprattutto Fabian coperto e agevolato dai compagni di reparto, ha potuto esprimersi come sa fare meglio. Certo Lorenzo resta tra i maggiori fuoriclasse degli ultimi vent’anni ma personalmente ribadisco che, per le restanti nove partite, non sarà facile per lui trovare una collocazione iniziale in squadra. E il Canadà e la sua casetta c’entrano fino a un certo punto. Piuttosto c’è da chiedersi perché al Maradona la squadra, a differenza che in trasferta, continua a soffrire, come se la pressione di giocare in casa portasse a una stitichezza, a una ritenzione sotto porta inframezzata da improvvise amnesie e perdite di memoria. Una debolezza che né la scienza medica né Luciano Onder sanno spiegarsi. Un fenomeno che non si ripeterà contro l’Udinese sabato pomeriggio. Sarebbe un vero peccato, a tre punti dalla vetta, da qui alla fine sprecare punti in casa con squadre alla nostra portata. Vediamo quindi quali posso essere le contromosse che Spalletti da qui a maggio deve trovare per le prossime cinque partite fuorigrottesi per superare il mal di casa:   a) Giocare senza pubblico.   b) Giocare senza avversari.   c) Giocare senza palla.   d) Giocare solo con quelli che hanno sette palle.   e) Giocare senza quelli che fanno girare le palle.   f) Giocare senza inventarsi palle.   g) Giocare senza quelli che stanno sulle palle.   h) Giocare senza quelli che dicono le palle.   Il cammino da qui a maggio è ancora lungo. Ma la strada percorsa domenica scorsa nella città di Giulietta, mi sembra sia quella giusta. E non trascurando Mertens, che può essere l’uomo risolutivo al momento giusto.   Senza pensare al rinnovo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171219894SHOW TIME - Gino Rivieccio su “NM”: “Napoli, ecco cosa immagino abbia detto Luciano Spalletti ai ragazzi alla ripresa degli allenamenti...”NAPOLI - Nella settimana in cui un ex ministro degli interni colleziona in terra polacca una delle più colossali brutte figure internazionali (a proposito ma in questo caso trattandosi di terra straniera la figurella vale doppio?), gli azzurri si accingono a sbarcare nella città di Giulietta per far dimenticare la sconfitta in casa col Milan e vendicare la mancata qualificazione in Champions proprio contro il Verona dello scorso 23 maggio. Ma avranno memoria lunga i nostri? Ricorderanno come veniamo sempre accolti al Bentegodi? E avranno riflettuto e meditato sugli errori commessi domenica sera al Maradona contro Pioli ed Hernandez? Da Castel Volturno non mi giungono voci di lavate di testa o intemerate da parte del tecnico toscano, che non deve aver preso molto bene questo passo falso che complica i piani. Poiché però gli spogliatoi sono muti e, come diceva Eduardo, quelle che contano sono le voci di dentro, proviamo ad immaginare che cosa avrà potuto dire Spalletti alla ripresa degli allenamenti ai ragazzi:   a) In campo si va per 90 minuti e con le natiche strette (le famose pacche toste).       b) Domenica sera eravamo senza benzina e il diesel è arrivato a 2 euro e 35 centesimi al litro. Ca**o!       c) Bisogna comincia a fare scorte di punti oltre che di pasta e olio di girasole.       d) Capisco i rincari energetici, ma spegnere la luce per 80 minuti mi è sembrato troppo!       e) Di questo passo al posto di Zielinski sarò costretto a convocare Zelensky!       f) Ho fatto i cambi in ritardo perché ero stanco: ho guardato per tutta la notte il Grande Fratello Vip.       g) Gli ucraini per attaccare i russi mi hanno chiesto Petagna. Ci sto facendo un pensiero.       h) Col Milan siamo partiti da un certo concetto ma mi sa che abbiamo sbagliato destinazione.       i) Domenica prossima ricordatevi che “Giulietta è sempe na’ zoccola!”     l) Non è vero che Totti e Ilary si separano.       Non so se la squadra abbia recepito il messaggio, so che domenica al Bentegodi ci giochiamo una bella fetta di credibilità. Come spesso ci accade, gli scaligeri rappresentano il crocevia della stagione. Vietato sbagliare. Questa volta non ce lo perdoneremmo. A Verona 10 anni fa all’Arena vidi uno dei più bei concerti ai quali abbia mai assistito: quello del Maestro Ennio Morricone con la sua Orchestra. Spero che domenica gli azzurri replichino la stessa musica.        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-03-10T22:00:00ZNAPOLI - Nella settimana in cui un ex ministro degli interni colleziona in terra polacca una delle più colossali brutte figure internazionali (a proposito ma in questo caso trattandosi di terra straniera la figurella vale doppio?), gli azzurri si accingono a sbarcare nella città di Giulietta per far dimenticare la sconfitta in casa col Milan e vendicare la mancata qualificazione in Champions proprio contro il Verona dello scorso 23 maggio. Ma avranno memoria lunga i nostri? Ricorderanno come veniamo sempre accolti al Bentegodi? E avranno riflettuto e meditato sugli errori commessi domenica sera al Maradona contro Pioli ed Hernandez? Da Castel Volturno non mi giungono voci di lavate di testa o intemerate da parte del tecnico toscano, che non deve aver preso molto bene questo passo falso che complica i piani. Poiché però gli spogliatoi sono muti e, come diceva Eduardo, quelle che contano sono le voci di dentro, proviamo ad immaginare che cosa avrà potuto dire Spalletti alla ripresa degli allenamenti ai ragazzi:   a) In campo si va per 90 minuti e con le natiche strette (le famose pacche toste).       b) Domenica sera eravamo senza benzina e il diesel è arrivato a 2 euro e 35 centesimi al litro. Ca**o!       c) Bisogna comincia a fare scorte di punti oltre che di pasta e olio di girasole.       d) Capisco i rincari energetici, ma spegnere la luce per 80 minuti mi è sembrato troppo!       e) Di questo passo al posto di Zielinski sarò costretto a convocare Zelensky!       f) Ho fatto i cambi in ritardo perché ero stanco: ho guardato per tutta la notte il Grande Fratello Vip.       g) Gli ucraini per attaccare i russi mi hanno chiesto Petagna. Ci sto facendo un pensiero.       h) Col Milan siamo partiti da un certo concetto ma mi sa che abbiamo sbagliato destinazione.       i) Domenica prossima ricordatevi che “Giulietta è sempe na’ zoccola!”     l) Non è vero che Totti e Ilary si separano.       Non so se la squadra abbia recepito il messaggio, so che domenica al Bentegodi ci giochiamo una bella fetta di credibilità. Come spesso ci accade, gli scaligeri rappresentano il crocevia della stagione. Vietato sbagliare. Questa volta non ce lo perdoneremmo. A Verona 10 anni fa all’Arena vidi uno dei più bei concerti ai quali abbia mai assistito: quello del Maestro Ennio Morricone con la sua Orchestra. Spero che domenica gli azzurri replichino la stessa musica.        Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171218309SHOW TIME - Rivieccio su “NM”: “Forza ragazzi, Diego da lassù vi guarda!”NAPOLI - Napoli-Milan evoca ricordi che non vanno mai in prescrizione, riportandomi indietro nel tempo, più precisamente agli anni ’90 quando l’Extraterrestre gasava la sfida con appelli al pubblico, alla geopolitica, alla questione meridionale. Da un lato c’erano Gullit e Van Basten, dall’altro Lui e Careca. Purtroppo oggi quei campioni non ci sono più, ma soprattutto non c’è più il Dio del calcio che tante emozioni ha disseminato negli anni napoletani e non solo nella sfida contro la squadra dell’amico di Putin. L’Extraterrestre la partita cominciava a vincerla dal giovedi quando si proiettava in interviste velenose sul “sistema”, provocando gli avversari e le gazzette del nord e mettendo, sempre con intelligenza, quel po’ di veleno che rendeva più saporita la battaglia. Poi la domenica ci pensava sempre Lui ad arginare Baresi e compagni e a beffare Galli con un repertorio di giocate che ancora oggi su Youtube eccitano i nostri ormoni più di un filmato di Porn Hub. Oggi però abbiamo una compagine consapevole che la partita di domenica sera al Maradona vale mezzo campionato, che sarebbe da immaturi nascondersi ancora dietro lo schermo Champions ma che si può nominare serenamente quella parola che sulle nostre tavole manca da 32 anni. Basta crederci, come c’hanno creduto Insigne e soci domenica scorsa all’Olimpico quando dopo il pareggio laziale qualcuno deve aver pensato “Vade Pedro Satana“ occupando nei minuti finali l’area avversaria fino all’assedio e al gol capolavoro di Fabian. Certo, il Milan è molto più attrezzato della Lazio, non esibisce in difesa le lacune biancocelesti e ha sulle fasce dei cursori che mettono in difficoltà qualsiasi difesa. Ma noi siamo in cattedra, giochiamo in casa e abbiamo la certezza che questo può essere il momento buono per allungare. Dopo aver sprecato punti con Inter e Cagliari ora il Napoli sa che tutto può succedere. Una vittoria significherebbe staccare di tre punti i rossoneri e tenere a bada l’Inter, ma soprattutto vorrebbe dire una partita in meno e l’autocertificazione che potrebbe essere l’anno giusto per redigere l’atto notarile tricolore. Ricordo che all’epoca dell’Extraterrestre ero in forza, televisivamente, alla Fininvest (attuale Mediaset), e questa partita veniva sentita in terra rossonera come uno spauracchio. Una sera a cena con Galliani e altri due dirigenti di Via Turati, a conoscenza dei buoni rapporti che avevo con la squadra e con Ferlaino, il caro Cesare Cadeo al tavolo cercò di intercettare dalle mie parole qualche anticipazione sulla formazione che Bianchi avrebbe mandato in campo dopo l’allenamento che il Napoli aveva tenuto in un campetto adiacente l’hotel alle porte di San Siro. La mia risposta fu: “Si,Cesare, il Napoli gioca con Diego in porta, Diego e Dieguito terzini, El Pibe stopper, El Nino mediano, Diego Armando sulla fascia destra, a centrocampo il Fenomeno, centravanti l’Extraterrestre, col n. 10 Maradona e all’ala La Mano de Dios“. Mi guardò interdetto e sbiancando rispose: “Buona fortuna!“. Probabilmente pensando ai rossoneri. Forza ragazzi, Diego da lassù vi guarda e col Milan più che mai ci tiene a fare bella figura.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-03-03T22:20:00ZNAPOLI - Napoli-Milan evoca ricordi che non vanno mai in prescrizione, riportandomi indietro nel tempo, più precisamente agli anni ’90 quando l’Extraterrestre gasava la sfida con appelli al pubblico, alla geopolitica, alla questione meridionale. Da un lato c’erano Gullit e Van Basten, dall’altro Lui e Careca. Purtroppo oggi quei campioni non ci sono più, ma soprattutto non c’è più il Dio del calcio che tante emozioni ha disseminato negli anni napoletani e non solo nella sfida contro la squadra dell’amico di Putin. L’Extraterrestre la partita cominciava a vincerla dal giovedi quando si proiettava in interviste velenose sul “sistema”, provocando gli avversari e le gazzette del nord e mettendo, sempre con intelligenza, quel po’ di veleno che rendeva più saporita la battaglia. Poi la domenica ci pensava sempre Lui ad arginare Baresi e compagni e a beffare Galli con un repertorio di giocate che ancora oggi su Youtube eccitano i nostri ormoni più di un filmato di Porn Hub. Oggi però abbiamo una compagine consapevole che la partita di domenica sera al Maradona vale mezzo campionato, che sarebbe da immaturi nascondersi ancora dietro lo schermo Champions ma che si può nominare serenamente quella parola che sulle nostre tavole manca da 32 anni. Basta crederci, come c’hanno creduto Insigne e soci domenica scorsa all’Olimpico quando dopo il pareggio laziale qualcuno deve aver pensato “Vade Pedro Satana“ occupando nei minuti finali l’area avversaria fino all’assedio e al gol capolavoro di Fabian. Certo, il Milan è molto più attrezzato della Lazio, non esibisce in difesa le lacune biancocelesti e ha sulle fasce dei cursori che mettono in difficoltà qualsiasi difesa. Ma noi siamo in cattedra, giochiamo in casa e abbiamo la certezza che questo può essere il momento buono per allungare. Dopo aver sprecato punti con Inter e Cagliari ora il Napoli sa che tutto può succedere. Una vittoria significherebbe staccare di tre punti i rossoneri e tenere a bada l’Inter, ma soprattutto vorrebbe dire una partita in meno e l’autocertificazione che potrebbe essere l’anno giusto per redigere l’atto notarile tricolore. Ricordo che all’epoca dell’Extraterrestre ero in forza, televisivamente, alla Fininvest (attuale Mediaset), e questa partita veniva sentita in terra rossonera come uno spauracchio. Una sera a cena con Galliani e altri due dirigenti di Via Turati, a conoscenza dei buoni rapporti che avevo con la squadra e con Ferlaino, il caro Cesare Cadeo al tavolo cercò di intercettare dalle mie parole qualche anticipazione sulla formazione che Bianchi avrebbe mandato in campo dopo l’allenamento che il Napoli aveva tenuto in un campetto adiacente l’hotel alle porte di San Siro. La mia risposta fu: “Si,Cesare, il Napoli gioca con Diego in porta, Diego e Dieguito terzini, El Pibe stopper, El Nino mediano, Diego Armando sulla fascia destra, a centrocampo il Fenomeno, centravanti l’Extraterrestre, col n. 10 Maradona e all’ala La Mano de Dios“. Mi guardò interdetto e sbiancando rispose: “Buona fortuna!“. Probabilmente pensando ai rossoneri. Forza ragazzi, Diego da lassù vi guarda e col Milan più che mai ci tiene a fare bella figura.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171216564SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Francia o Barca purché si marca"NAPOLI - “Francia o Spagna purchè se magna“ dicevano i nonni per indicare l’atteggiamento di chi a prescindere dalle proprie idee politiche si schierava con chi gli consentiva di mettere il piatto a tavola. “Francia o Barca purchè si marca“ dico io alla vigilia della sfida di stasera che ci vede contrapposti ai catalani. Questa storia di ripetere che “non sono più quelli di Messi e Neymar” sinceramente ha fatto il suo tempo ed è un rap che non funziona, almeno per le mie orecchie. Certo che il Barca non è quello di cinque anni fa, ma non è neanche il Pizzighettone o l’Entella. E’ una squadra quella di Piquet e soci, con almeno tre veterani che ti tolgono il sonno, un Dembelè che se decide di far scomparire la palla devi solo affidarti a un’agenzia di investigazioni e quattro giovani tra cui Pedri e Gavi che da soli possono mettere in crisi Putin e l’Armata Rossa. Senza contare il palmares e la storia di uno dei club più affascinanti al mondo. L’importante sarà affrontarli senza perderli mai d’occhio, giocare asfissiandoli e soprattutto arrivare prima sul pallone senza stravolgere l’assetto tattico. Insomma il contrario di quello che abbiamo visto a Cagliari lunedì sera dove mi sto ancora chiedendo il 3-5-2 (per qualcuno 3-4-2-1) che senso aveva contro una squadra che schierava in attacco il solo Joao Pedro. Attenzione non è una critica a Spalletti che probabilmente non ha ritenuto Ounas pronto a entrare dal 1’ minuto preferendo così un altro modulo e neppure rischiare Osimhen subito pur di chiudere la partita. Però l’approccio mentale e fisico è stato tra i più destabilizzanti degli ultimi due anni. Se per esempio avessimo avuto Mazzarri in campo al posto di Demme, vista la grinta che il tecnico sfoderava a bordo campo, forse la nostra pressione a centrocampo sarebbe stata migliore e quella di Walter meno alta (se avessero spento i riflettori il campo sarebbe stato lo stesso illuminato dalle gote fluorescenti del tecnico toscano). E’ un esame quello di stasera decisivo come la procedura civile a Giurisprudenza o anatomia a Medicina. Giochiamocela con Insigne e Politano senza pensare all’1 a 1 dell’andata. Giochiamocela con convinzione pensando al primo tempo esibito contro l’Inter e a quello visto al Camp Nou. Ma soprattutto giochiamocela con personalità e con i 42.000 sugli spalti che spingeranno la squadra verso quel passaggio del turno che, come la Bibbia, può aprire molte porte. Insomma: che sia una partita biblica!     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-02-24T16:33:00ZNAPOLI - “Francia o Spagna purchè se magna“ dicevano i nonni per indicare l’atteggiamento di chi a prescindere dalle proprie idee politiche si schierava con chi gli consentiva di mettere il piatto a tavola. “Francia o Barca purchè si marca“ dico io alla vigilia della sfida di stasera che ci vede contrapposti ai catalani. Questa storia di ripetere che “non sono più quelli di Messi e Neymar” sinceramente ha fatto il suo tempo ed è un rap che non funziona, almeno per le mie orecchie. Certo che il Barca non è quello di cinque anni fa, ma non è neanche il Pizzighettone o l’Entella. E’ una squadra quella di Piquet e soci, con almeno tre veterani che ti tolgono il sonno, un Dembelè che se decide di far scomparire la palla devi solo affidarti a un’agenzia di investigazioni e quattro giovani tra cui Pedri e Gavi che da soli possono mettere in crisi Putin e l’Armata Rossa. Senza contare il palmares e la storia di uno dei club più affascinanti al mondo. L’importante sarà affrontarli senza perderli mai d’occhio, giocare asfissiandoli e soprattutto arrivare prima sul pallone senza stravolgere l’assetto tattico. Insomma il contrario di quello che abbiamo visto a Cagliari lunedì sera dove mi sto ancora chiedendo il 3-5-2 (per qualcuno 3-4-2-1) che senso aveva contro una squadra che schierava in attacco il solo Joao Pedro. Attenzione non è una critica a Spalletti che probabilmente non ha ritenuto Ounas pronto a entrare dal 1’ minuto preferendo così un altro modulo e neppure rischiare Osimhen subito pur di chiudere la partita. Però l’approccio mentale e fisico è stato tra i più destabilizzanti degli ultimi due anni. Se per esempio avessimo avuto Mazzarri in campo al posto di Demme, vista la grinta che il tecnico sfoderava a bordo campo, forse la nostra pressione a centrocampo sarebbe stata migliore e quella di Walter meno alta (se avessero spento i riflettori il campo sarebbe stato lo stesso illuminato dalle gote fluorescenti del tecnico toscano). E’ un esame quello di stasera decisivo come la procedura civile a Giurisprudenza o anatomia a Medicina. Giochiamocela con Insigne e Politano senza pensare all’1 a 1 dell’andata. Giochiamocela con convinzione pensando al primo tempo esibito contro l’Inter e a quello visto al Camp Nou. Ma soprattutto giochiamocela con personalità e con i 42.000 sugli spalti che spingeranno la squadra verso quel passaggio del turno che, come la Bibbia, può aprire molte porte. Insomma: che sia una partita biblica!     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171213522SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli-Inter, io ci credo!"NAPOLI - Dunque il fatidico giorno sta per arrivare e già blog, siti e sitarelli si incartano nelle formazioni più sperticate con cui affrontare Inzaghi e i suoi boys, reduci dal successo in Coppa contro la Roma. Persino Biden, in una pausa di sonno, pare abbia suggerito di far giocare dal primo minuto Anguissa al posto di Lobotka partendo con Ghoulam sulla fascia sinistra, mentre il 62% degli italo americani scommetterebbe sulla vittoria del Napoli e sul ritorno di Bush alla Casa Bianca. Solo Putin, alle prese con un braccio di ferro con l’Europa, in una conversazione privata con Draghi pare si sia lasciato sfuggire una “bolletta” per l’Inter e qualcuno si è spinto a dire che avrebbe chiamato Suning per suggerirgli la coppia d’attacco Sanchez-Lautaro e ricordargli che in caso di passo falso al Maradona ci sarà un aumento indiscriminato di altre bollette, quelle di gas e luce nella zona della Pinetina. Rincari energetici e rappresaglie a parte, il Napoli ha l’occasione di presentarsi alla sfida più delicata nell’abito da sera esibito in questo inizio d’anno, la seconda migliore difesa del campionato e uno score di successi che hanno allontanato i fantasmi di novembre e delle assenze. Inoltre ritrova Koulibaly fresco laureato di Coppa d’Africa e una condizione atletica che in questo momento non ha rivali. Se aggiungiamo il mascherato Osimhen nominato da poco il Moro di Venezia e il clima dello stadio napoletano che indosserà la temperatura più calda, beh allora fossi Inzaghi non dormirei sonni tranquilli. Ma soprattutto la cosa che più mi piace di questa attesa, è la serenità con cui gli azzurri si stanno preparando al match clou. Non s’intercettano segni di tensione, di palpabile e giustificabile nervosismo e le voci di dentro da Castelvolturno parlano di una squadra consapevole di essere forte e di poter gestire la partita come sanno fare solo le grandi squadre. Match decisivo? In caso di vittoria nerazzurra (e qua scrivo con la mano sinistra perché la destra impegnata in riti scaramantici sotto al tavolo), probabilmente sì, tenendo presente che i nerazzurri dovranno anche recuperare una partita col Bologna. I nostri obiettivi resterebbero inalterati e la corsa col Milan si farebbe ancora più intraprendente visto che la squadra di Pioli il 6 marzo dovrà venire a giocarsela dalle nostre parti. Ripeto: io ci credo. E mentre lo scrivo interpello la mia amica maga per fare una fattura a Putin. Sicuramente più economica di quella che riceveremo il mese prossimo per luce e gas delle nostre case. Per ora importa solo che la "luce" ci sia sabato pomeriggio al Maradona. Di gas gli azzurri ne hanno in quantità.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-02-10T22:50:00ZNAPOLI - Dunque il fatidico giorno sta per arrivare e già blog, siti e sitarelli si incartano nelle formazioni più sperticate con cui affrontare Inzaghi e i suoi boys, reduci dal successo in Coppa contro la Roma. Persino Biden, in una pausa di sonno, pare abbia suggerito di far giocare dal primo minuto Anguissa al posto di Lobotka partendo con Ghoulam sulla fascia sinistra, mentre il 62% degli italo americani scommetterebbe sulla vittoria del Napoli e sul ritorno di Bush alla Casa Bianca. Solo Putin, alle prese con un braccio di ferro con l’Europa, in una conversazione privata con Draghi pare si sia lasciato sfuggire una “bolletta” per l’Inter e qualcuno si è spinto a dire che avrebbe chiamato Suning per suggerirgli la coppia d’attacco Sanchez-Lautaro e ricordargli che in caso di passo falso al Maradona ci sarà un aumento indiscriminato di altre bollette, quelle di gas e luce nella zona della Pinetina. Rincari energetici e rappresaglie a parte, il Napoli ha l’occasione di presentarsi alla sfida più delicata nell’abito da sera esibito in questo inizio d’anno, la seconda migliore difesa del campionato e uno score di successi che hanno allontanato i fantasmi di novembre e delle assenze. Inoltre ritrova Koulibaly fresco laureato di Coppa d’Africa e una condizione atletica che in questo momento non ha rivali. Se aggiungiamo il mascherato Osimhen nominato da poco il Moro di Venezia e il clima dello stadio napoletano che indosserà la temperatura più calda, beh allora fossi Inzaghi non dormirei sonni tranquilli. Ma soprattutto la cosa che più mi piace di questa attesa, è la serenità con cui gli azzurri si stanno preparando al match clou. Non s’intercettano segni di tensione, di palpabile e giustificabile nervosismo e le voci di dentro da Castelvolturno parlano di una squadra consapevole di essere forte e di poter gestire la partita come sanno fare solo le grandi squadre. Match decisivo? In caso di vittoria nerazzurra (e qua scrivo con la mano sinistra perché la destra impegnata in riti scaramantici sotto al tavolo), probabilmente sì, tenendo presente che i nerazzurri dovranno anche recuperare una partita col Bologna. I nostri obiettivi resterebbero inalterati e la corsa col Milan si farebbe ancora più intraprendente visto che la squadra di Pioli il 6 marzo dovrà venire a giocarsela dalle nostre parti. Ripeto: io ci credo. E mentre lo scrivo interpello la mia amica maga per fare una fattura a Putin. Sicuramente più economica di quella che riceveremo il mese prossimo per luce e gas delle nostre case. Per ora importa solo che la "luce" ci sia sabato pomeriggio al Maradona. Di gas gli azzurri ne hanno in quantità.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171211975SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, ci sono ottime prospettive per il girone di ritorno"NAPOLI - C’era un tempo in cui le partite si giocavano solo alle 14,30 nel periodo invernale e con l’arrivo della primavera alle 15. Solo le ultime due giornate di campionato si disputavano alle 17 per motivi climatici. Oggi col calcio spezzatino gli incontri sono frammentati. Ma con l’avvento di DAZN, che con la propria piattaforma non riesce a supportare contemporaneamente in streaming nemmeno la mia stanza di Facebook, lo spezzatino si è ancora più sfilacciato, con la variante che i piselli siamo noi che per seguire il Milan ci sintonizziamo il pomeriggio, l’Inter la sera del giorno prima, la Roma la sera del giorno dopo e la Lazio nel posticipo del lunedi. Per fortuna il Napoli domenica ritorna all’orario tradizionale, quello delle 15, come già era successo contro la Salernitana prima dell’inutile sosta per verificare in uno stage le condizioni del redivivo Balotelli. Giocare alle 15 significa organizzare e pianificare la santa domenica in un certo modo. I cattolici vanno alla messa di mezzogiorno, (durante la quale fanno anche una preghiera per la propria squadra o per la bolletta di Eurobet), tornano e pranzano da buoni cristiani alle 14, sorseggiano il caffè durante i primi piani della Leotta e sprofondano in poltrona per gustare le prodezze azzurre. Dopo aver fantasticato sulle fattezze della bionda giornalista in stivali. Prodezze e fattezze che ci auguriamo si ripetano domenica in laguna senza quelle… lacune che qualche volta anche quest’anno abbiamo visto in campo. In verità col prossimo ritorno di Koulibaly e di Anguissa il Napoli rientra nell’assetto titolare e soprattutto si ritrova a disputare il match clou contro l’Inter al Maradona il 12, senza le angustie di infortunati, squalificati e convocati in nazionale. Ma soprattutto senza aver perso terreno dalla più attrezzata squadra al titolo finale. Un’impresa non da poco se si considera che ai primi dicembre tra Covid e infortuni, mia madre ricevette due telefonate da Giuntoli, una da De Laurentiis e tre da Spalletti per sapere se fossi stato disponibile ad andare in panchina contro il Leicester. Purtroppo un improrogabile appuntamento con l’idraulico mi costrinse a rifiutare la convocazione e a lasciare nei guai la squadra che per fortuna anche senza il sottoscritto si guadagnò il passaggio al turno successivo di Europa League. Da allora il Napoli e il mio rubinetto non persero più. Oramai dopo aver confermato Mattarella manca solo la conferma di Spalletti e di una squadra che mi sembra confermi ottime prospettive per il girone di ritorno. Nonostante dal mercato di gennaio non sia arrivato nessuno, com’era prevedibile. Colpa dei rincari energetici che hanno obbligato la società a chiudere al tramonto gli uffici di Castel Volturno per risparmiare luce e gas del riscaldamento. Auguriamoci soprattutto che non cali il buio sulla strategia da adottare nei confronti dei giocatori in scadenza. In particolare nei confronti delle centrali energetiche Osimhen e Fabian Ruiz molto appetiti da sceicchi d'oltremanica, che in quanto a bollette da pagare non si farebbero troppi scrupoli. E a noi ci lascerebbero senza luce e senza gas al freddo di una stagione che invece dalla prossima partita si preannuncia molto calda...     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-02-03T16:33:00ZNAPOLI - C’era un tempo in cui le partite si giocavano solo alle 14,30 nel periodo invernale e con l’arrivo della primavera alle 15. Solo le ultime due giornate di campionato si disputavano alle 17 per motivi climatici. Oggi col calcio spezzatino gli incontri sono frammentati. Ma con l’avvento di DAZN, che con la propria piattaforma non riesce a supportare contemporaneamente in streaming nemmeno la mia stanza di Facebook, lo spezzatino si è ancora più sfilacciato, con la variante che i piselli siamo noi che per seguire il Milan ci sintonizziamo il pomeriggio, l’Inter la sera del giorno prima, la Roma la sera del giorno dopo e la Lazio nel posticipo del lunedi. Per fortuna il Napoli domenica ritorna all’orario tradizionale, quello delle 15, come già era successo contro la Salernitana prima dell’inutile sosta per verificare in uno stage le condizioni del redivivo Balotelli. Giocare alle 15 significa organizzare e pianificare la santa domenica in un certo modo. I cattolici vanno alla messa di mezzogiorno, (durante la quale fanno anche una preghiera per la propria squadra o per la bolletta di Eurobet), tornano e pranzano da buoni cristiani alle 14, sorseggiano il caffè durante i primi piani della Leotta e sprofondano in poltrona per gustare le prodezze azzurre. Dopo aver fantasticato sulle fattezze della bionda giornalista in stivali. Prodezze e fattezze che ci auguriamo si ripetano domenica in laguna senza quelle… lacune che qualche volta anche quest’anno abbiamo visto in campo. In verità col prossimo ritorno di Koulibaly e di Anguissa il Napoli rientra nell’assetto titolare e soprattutto si ritrova a disputare il match clou contro l’Inter al Maradona il 12, senza le angustie di infortunati, squalificati e convocati in nazionale. Ma soprattutto senza aver perso terreno dalla più attrezzata squadra al titolo finale. Un’impresa non da poco se si considera che ai primi dicembre tra Covid e infortuni, mia madre ricevette due telefonate da Giuntoli, una da De Laurentiis e tre da Spalletti per sapere se fossi stato disponibile ad andare in panchina contro il Leicester. Purtroppo un improrogabile appuntamento con l’idraulico mi costrinse a rifiutare la convocazione e a lasciare nei guai la squadra che per fortuna anche senza il sottoscritto si guadagnò il passaggio al turno successivo di Europa League. Da allora il Napoli e il mio rubinetto non persero più. Oramai dopo aver confermato Mattarella manca solo la conferma di Spalletti e di una squadra che mi sembra confermi ottime prospettive per il girone di ritorno. Nonostante dal mercato di gennaio non sia arrivato nessuno, com’era prevedibile. Colpa dei rincari energetici che hanno obbligato la società a chiudere al tramonto gli uffici di Castel Volturno per risparmiare luce e gas del riscaldamento. Auguriamoci soprattutto che non cali il buio sulla strategia da adottare nei confronti dei giocatori in scadenza. In particolare nei confronti delle centrali energetiche Osimhen e Fabian Ruiz molto appetiti da sceicchi d'oltremanica, che in quanto a bollette da pagare non si farebbero troppi scrupoli. E a noi ci lascerebbero senza luce e senza gas al freddo di una stagione che invece dalla prossima partita si preannuncia molto calda...     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171208830SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Saluti e Bezos, ecco come immagino il Napoli nelle mani di Amazon"NAPOLI - La voce di lunedi scorso secondo la quale Amazon, attraverso il suo fondatore e presidente Jeff Bezos, nel 2026 acquisterebbe il Napoli, è evaporata nei Regi Lagni nel giro di dodici ore e comunque non ha trovato fondamento sul litorale domitio e nel golfo di Napoli, un po’ come quando un acquisto online fallisce perché la carta di credito risulta scoperta o bloccata. Nel caso di Bezos il blocco si è attivato automaticamente, confortato dall’indifferenza generale del Napoli e dalle smentite di alcuni opinionisti che non hanno utilizzato giri di parole per commentarne la sostanza dell'indiscrezione. Molti però sono tifosi che per qualche ora hanno sognato la maglia azzurra nelle mani dell'azienda commerciale elettronica più solida e ricca al mondo e la presenza dei suoi capannoni ad Arzano ha alimentato il vagheggiamento.   Proviamo però per un attimo con l’aiuto della fantasia a immaginare i vantaggi del Napoli nelle mani di Amazon.      - L’ acquisto di un attaccante, un centrocampista o un difensore avverrebbe online, senza la mediazione di agenti, procuratori, faccendieri e mediazioni di fidanzate.      - Il risparmio sul cartellino oscillerebbe tra il 5 e il 10%, senza nessuna commissione.     I settori commerciali nella Home Page sarebbero così divisi: portieri handmade – difensori da giardinaggio  –  stopper bellezza – mediano buoni regalo - centrocampisti fai da te  – attaccanti da cancelleria e mezze punte per ufficio – capocannonieri casa e cucina - altro.     - Il neoacquisto arriverebbe nel giro di 48 ore direttamente a casa, imballato, sigillato, con tanto di garanzia, recapitato al portiere dello stabile che dovrebbe solo firmare la ricevuta di consegna.     - Il pagamento con carta di credito eviterebbe false fatturazioni per operazioni inesistenti, plusvalenze e valori di calciatori fraudolentemente maggiorati.     - La spedizione sarebbe gratuita.     - In caso di acquisto sbagliato basterebbe riportare il reso al più vicino ufficio postale e la restituzione dei soldi avverrebbe nel giro di poche ore. Quindi un crociato non in perfette condizioni, un continuo affaticamento muscolare sarebbero validi motivi per restituire il prodotto. Immaginate se il Napoli avesse acquistato Manolas o  Zuniga su Amazon.      - Tutte le partite del Napoli si vedrebbero gratis su Amazon Prime e sarebbero comprese nel costo dell’abbonamento.     Una cosa è certa. Anche se lunedì il corriere di Amazon avesse provato a bussare al centro di Castel Volturno non avrebbe trovato nessuno: erano tutti a Bologna. Con tanti saluti e Bezos a chi ha creduto al film di animazione del secolo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-01-20T22:42:00ZNAPOLI - La voce di lunedi scorso secondo la quale Amazon, attraverso il suo fondatore e presidente Jeff Bezos, nel 2026 acquisterebbe il Napoli, è evaporata nei Regi Lagni nel giro di dodici ore e comunque non ha trovato fondamento sul litorale domitio e nel golfo di Napoli, un po’ come quando un acquisto online fallisce perché la carta di credito risulta scoperta o bloccata. Nel caso di Bezos il blocco si è attivato automaticamente, confortato dall’indifferenza generale del Napoli e dalle smentite di alcuni opinionisti che non hanno utilizzato giri di parole per commentarne la sostanza dell'indiscrezione. Molti però sono tifosi che per qualche ora hanno sognato la maglia azzurra nelle mani dell'azienda commerciale elettronica più solida e ricca al mondo e la presenza dei suoi capannoni ad Arzano ha alimentato il vagheggiamento.   Proviamo però per un attimo con l’aiuto della fantasia a immaginare i vantaggi del Napoli nelle mani di Amazon.      - L’ acquisto di un attaccante, un centrocampista o un difensore avverrebbe online, senza la mediazione di agenti, procuratori, faccendieri e mediazioni di fidanzate.      - Il risparmio sul cartellino oscillerebbe tra il 5 e il 10%, senza nessuna commissione.     I settori commerciali nella Home Page sarebbero così divisi: portieri handmade – difensori da giardinaggio  –  stopper bellezza – mediano buoni regalo - centrocampisti fai da te  – attaccanti da cancelleria e mezze punte per ufficio – capocannonieri casa e cucina - altro.     - Il neoacquisto arriverebbe nel giro di 48 ore direttamente a casa, imballato, sigillato, con tanto di garanzia, recapitato al portiere dello stabile che dovrebbe solo firmare la ricevuta di consegna.     - Il pagamento con carta di credito eviterebbe false fatturazioni per operazioni inesistenti, plusvalenze e valori di calciatori fraudolentemente maggiorati.     - La spedizione sarebbe gratuita.     - In caso di acquisto sbagliato basterebbe riportare il reso al più vicino ufficio postale e la restituzione dei soldi avverrebbe nel giro di poche ore. Quindi un crociato non in perfette condizioni, un continuo affaticamento muscolare sarebbero validi motivi per restituire il prodotto. Immaginate se il Napoli avesse acquistato Manolas o  Zuniga su Amazon.      - Tutte le partite del Napoli si vedrebbero gratis su Amazon Prime e sarebbero comprese nel costo dell’abbonamento.     Una cosa è certa. Anche se lunedì il corriere di Amazon avesse provato a bussare al centro di Castel Volturno non avrebbe trovato nessuno: erano tutti a Bologna. Con tanti saluti e Bezos a chi ha creduto al film di animazione del secolo.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171207377SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, occhio alla giacchetta nera!"NAPOLI - Tra positivi, calciatori in isolamento, quelli che hanno frequentato un positivo, i falsi negativi, le ordinanze regionali e le disposizioni delle Asl territoriali impugnate dalle società di calcio, ormai il quadro generale si tinge di colori tra la rassegnazione e la disperazione. Chi chiede la chiusura degli stadi, chi l’arresto del campionato, chi quello di Berlusconi pur di non farlo candidare al Quirinale e chi addirittura invoca la mascherina FFP2 non solo per i cittadini e i calciatori, ma anche per Zorro alle prese con le ultime scene del nuovo film. Oramai il caos abita qui e il calcio non si sottrae a questa incognita pandemica. Spalletti recentemente guarito in tempo record, anche stasera al Maradona contro i viola avrà gli uomini contati. Al punto che sta pensando di schierare Pregliasco sulla destra, il Prof. Galli a centrocampo in coppia col generale Figliuolo, il prof. Locatelli come magazziniere in sostituzione di Starace e il virologo Bassetti al posto di Lozano appena negativizzatosi. Mi meraviglia ancora leggere che la partita sarà arbitrata dal famoso Ayroldi di Molfetta e non dal ministro Speranza, molto più a suo agio tra virus ed epidemiologi. Ma c’è un virus ancora più pericoloso dell’Omicron che ormai da anni si diffonde a tutte le latitudini: quello della stupidità che resta barricata dietro le imposte. La stoltezza anche nel calcio dilaga con dati allarmanti e non c’è bisogno di scomodare l’Oms per convincersi che anche in questo caso si tratta di pandemia. E gli stadi spesso sono una provetta per rilevare i campioni di stupidità che si annidano tra le persone civili. Non a caso quello che è successo a Torino la scorsa settimana con cori razzisti ai danni del bianconero Kean è la riprova che fin quando non si prenderanno seri provvedimenti in materia, ci sarà sempre qualche Solone che dirà che si trattava solo di quattro imbecilli, questa volta però purtroppo di casa nostra. E a maggior ragione non faremo sconti, proprio perché troppe volte siamo stati oggetto di insulti razzisti negli stadi del nord, da vittime non possiamo insinuare il dubbio di essere diventati carnefici, per cui stavolta dobbiamo sfoderare senza sconti le armi dell’indignazione e del disprezzo. Arriva la Coppa Italia con una Fiorentina imprevedibile e con quel Vlahovic che personalmente mette più paura dell’Omicron. Se proprio stasera dobbiamo temere qualcosa, è la giacchetta nera di Molfetta che contro il Verona fece strabuzzare gli occhi persino ai migliori specialisti di oculistica per quello che non vide ai danni di Osimhen. Una variante questa dell’arbitro, che mi auguro si sia declassata a semplice svista nella giornata storta di due mesi fa. Per il resto attendiamo conferme, consapevoli che siamo rimaneggiati, che in Coppa Italia o ci credi o rischi figuracce ma che una squadra di vertice gioca tutte le partite sempre con la stessa concentrazione. E questo Spalletti lo sa bene. Ecco perché stasera, reduce dalla convalescenza, per rimettersi in sesto ha chiesto ai suoi una Fiorentina al sangue…     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-01-13T15:25:00ZNAPOLI - Tra positivi, calciatori in isolamento, quelli che hanno frequentato un positivo, i falsi negativi, le ordinanze regionali e le disposizioni delle Asl territoriali impugnate dalle società di calcio, ormai il quadro generale si tinge di colori tra la rassegnazione e la disperazione. Chi chiede la chiusura degli stadi, chi l’arresto del campionato, chi quello di Berlusconi pur di non farlo candidare al Quirinale e chi addirittura invoca la mascherina FFP2 non solo per i cittadini e i calciatori, ma anche per Zorro alle prese con le ultime scene del nuovo film. Oramai il caos abita qui e il calcio non si sottrae a questa incognita pandemica. Spalletti recentemente guarito in tempo record, anche stasera al Maradona contro i viola avrà gli uomini contati. Al punto che sta pensando di schierare Pregliasco sulla destra, il Prof. Galli a centrocampo in coppia col generale Figliuolo, il prof. Locatelli come magazziniere in sostituzione di Starace e il virologo Bassetti al posto di Lozano appena negativizzatosi. Mi meraviglia ancora leggere che la partita sarà arbitrata dal famoso Ayroldi di Molfetta e non dal ministro Speranza, molto più a suo agio tra virus ed epidemiologi. Ma c’è un virus ancora più pericoloso dell’Omicron che ormai da anni si diffonde a tutte le latitudini: quello della stupidità che resta barricata dietro le imposte. La stoltezza anche nel calcio dilaga con dati allarmanti e non c’è bisogno di scomodare l’Oms per convincersi che anche in questo caso si tratta di pandemia. E gli stadi spesso sono una provetta per rilevare i campioni di stupidità che si annidano tra le persone civili. Non a caso quello che è successo a Torino la scorsa settimana con cori razzisti ai danni del bianconero Kean è la riprova che fin quando non si prenderanno seri provvedimenti in materia, ci sarà sempre qualche Solone che dirà che si trattava solo di quattro imbecilli, questa volta però purtroppo di casa nostra. E a maggior ragione non faremo sconti, proprio perché troppe volte siamo stati oggetto di insulti razzisti negli stadi del nord, da vittime non possiamo insinuare il dubbio di essere diventati carnefici, per cui stavolta dobbiamo sfoderare senza sconti le armi dell’indignazione e del disprezzo. Arriva la Coppa Italia con una Fiorentina imprevedibile e con quel Vlahovic che personalmente mette più paura dell’Omicron. Se proprio stasera dobbiamo temere qualcosa, è la giacchetta nera di Molfetta che contro il Verona fece strabuzzare gli occhi persino ai migliori specialisti di oculistica per quello che non vide ai danni di Osimhen. Una variante questa dell’arbitro, che mi auguro si sia declassata a semplice svista nella giornata storta di due mesi fa. Per il resto attendiamo conferme, consapevoli che siamo rimaneggiati, che in Coppa Italia o ci credi o rischi figuracce ma che una squadra di vertice gioca tutte le partite sempre con la stessa concentrazione. E questo Spalletti lo sa bene. Ecco perché stasera, reduce dalla convalescenza, per rimettersi in sesto ha chiesto ai suoi una Fiorentina al sangue…     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171205766SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Insigne e il Napoli, il triste addio"NAPOLI - “Dincello a papà: nuje ce ne turnamme ‘a casa!“. Credo che dietro l’epilogo della love story tra Dela e Insigne ci sia un genitore: non il padre di Lorenzo, spesso tirato in causa nelle scelte del figlio, ma questo avvertimento pronunciato il 5 novembre del 2019 a Edo De Laurentiis nel ventre del San Paolo dopo la partita col Paris St. Germain, che preludeva al famoso ammutinamento della squadra di cui il capitano si fece portavoce. Un comportamento mai metabolizzato dal presidente che sappiamo tutti quali conseguenze legali ed economiche ha avuto su alcuni giocatori e avrà anche sul fuoriclasse di Frattamaggiore appena metterà piede nella splendida villa di fronte al lago Ontario. Resta il dispiacere per una vicenda che andava gestita meglio e prima. Dalla società, che evidentemente non gli ha mai perdonato certi atteggiamenti e non lo ha mai considerato una bandiera, ma anche dall’entourage del calciatore che ha ostentato con tanto di firma sciorinata in un hotel di Roma il supermilionario accordo. Che per stile e forma si sarebbe potuto pure perfezionare 72 ore dopo nel lussuoso attico di via Orazio, lontano da telecamere e occhi indiscreti,  evitando l’ennesima spaccatura nella tifoseria, tra chi da oggi lo considera il nuovo Giudain e chi lo difenderà sempre dai diktat del presidente che lo avrebbe mortificato e non lo avrebbe mai considerato come avrebbe meritato. La vicenda si chiude tristemente con un finale che a poche ore dalla delicata sfida dell’Allianz si doveva evitare, per i tifosi e per la squadra, di cui posso immaginare lo stato d’animo. Ma soprattutto con innegabili e inevitabili strascichi velenosi che si protrarranno da qui alla fine del campionato a cominciare da domenica pomeriggio al Maradona quando Spalletti, tra un tampone e l’altro, contro la Samp per quieto vivere, preferirà presumibilmente rinunciare all’ex capitano del Napoli. Certo sbarazzarsi così di un campione europeo non sarà facile da digerire e credo che la vicenda questa volta segni una linea di demarcazione tra il passato e il futuro della società, che agli occhi di troppi tifosi ha sempre oscurato i leader e i capitani azzurri sia pure con modalità diverse. Un vero peccato nel momento in cui si deve difendere il piazzamento Champions e combattere i disagi del Covid oltre alle forzate assenze di quelli impegnati in Coppa d’Africa. Forse Omicron ha davvero salvato Spalletti che per due settimane sarà fuori dalla mischia e dalla cicuta e non dallo champagne che inesorabilmente si è versata in calce all’ultima pagina della separazione tra Insigne e il Napoli. Fossi in Lorenzo, toglierei dall’impiccio tecnico e squadra frequentando qualche “positivo” fino al 31  gennaio. Al posto del tecnico toscano mi augurerei che la Lega sospenda per 20 giorni il campionato con buona pace di tutti. Insomma anche in questa vicenda sarà il Covid a mettere in quarantena ripicche, fibrillazioni e veleni. Ma non un idillio tra la città e un suo figlio, considerato legittimo dagli altri ma non da tutti i napoletani.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2022-01-06T18:17:00ZNAPOLI - “Dincello a papà: nuje ce ne turnamme ‘a casa!“. Credo che dietro l’epilogo della love story tra Dela e Insigne ci sia un genitore: non il padre di Lorenzo, spesso tirato in causa nelle scelte del figlio, ma questo avvertimento pronunciato il 5 novembre del 2019 a Edo De Laurentiis nel ventre del San Paolo dopo la partita col Paris St. Germain, che preludeva al famoso ammutinamento della squadra di cui il capitano si fece portavoce. Un comportamento mai metabolizzato dal presidente che sappiamo tutti quali conseguenze legali ed economiche ha avuto su alcuni giocatori e avrà anche sul fuoriclasse di Frattamaggiore appena metterà piede nella splendida villa di fronte al lago Ontario. Resta il dispiacere per una vicenda che andava gestita meglio e prima. Dalla società, che evidentemente non gli ha mai perdonato certi atteggiamenti e non lo ha mai considerato una bandiera, ma anche dall’entourage del calciatore che ha ostentato con tanto di firma sciorinata in un hotel di Roma il supermilionario accordo. Che per stile e forma si sarebbe potuto pure perfezionare 72 ore dopo nel lussuoso attico di via Orazio, lontano da telecamere e occhi indiscreti,  evitando l’ennesima spaccatura nella tifoseria, tra chi da oggi lo considera il nuovo Giudain e chi lo difenderà sempre dai diktat del presidente che lo avrebbe mortificato e non lo avrebbe mai considerato come avrebbe meritato. La vicenda si chiude tristemente con un finale che a poche ore dalla delicata sfida dell’Allianz si doveva evitare, per i tifosi e per la squadra, di cui posso immaginare lo stato d’animo. Ma soprattutto con innegabili e inevitabili strascichi velenosi che si protrarranno da qui alla fine del campionato a cominciare da domenica pomeriggio al Maradona quando Spalletti, tra un tampone e l’altro, contro la Samp per quieto vivere, preferirà presumibilmente rinunciare all’ex capitano del Napoli. Certo sbarazzarsi così di un campione europeo non sarà facile da digerire e credo che la vicenda questa volta segni una linea di demarcazione tra il passato e il futuro della società, che agli occhi di troppi tifosi ha sempre oscurato i leader e i capitani azzurri sia pure con modalità diverse. Un vero peccato nel momento in cui si deve difendere il piazzamento Champions e combattere i disagi del Covid oltre alle forzate assenze di quelli impegnati in Coppa d’Africa. Forse Omicron ha davvero salvato Spalletti che per due settimane sarà fuori dalla mischia e dalla cicuta e non dallo champagne che inesorabilmente si è versata in calce all’ultima pagina della separazione tra Insigne e il Napoli. Fossi in Lorenzo, toglierei dall’impiccio tecnico e squadra frequentando qualche “positivo” fino al 31  gennaio. Al posto del tecnico toscano mi augurerei che la Lega sospenda per 20 giorni il campionato con buona pace di tutti. Insomma anche in questa vicenda sarà il Covid a mettere in quarantena ripicche, fibrillazioni e veleni. Ma non un idillio tra la città e un suo figlio, considerato legittimo dagli altri ma non da tutti i napoletani.      Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171203852SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "In Inghilterra oggi si gioca"NAPOLI - Si chiama Boxing Day. E’ quello che il giorno di Santo Stefano permette a milioni di tifosi inglesi di vedere in diretta una giornata di Premier League che non viene fermata neanche dalla nascita di Gesù Bambino. Anzi si tratta di un regalo che i Re Magi del calcio, rigorosamente anglosassoni, con la complicità del governo, portano avanti da anni accontentando così i tanti appassionati di calcio. In Italia l’esperimento ha avuto poco successo se siamo riusciti a realizzarlo solo tre anni fa e che per quanto ci riguarda ricordiamo con rabbia per la sventurata partita di Milano contro l’Inter e i cori razzisti ai danni di Koulibaly che venne anche espulso per proteste. Un tentativo che evidentemente ha dovuto incontrare le resistenze di sindacati, calciatori e sistema generale che contrariamente a quanto accade oltre Manica qui rappresentano un pezzo di potere inscalfibile. Scrivo questo pensando che oggi parecchi italiani orfani di prodezze di Dzeko, di acrobazie di Zielinski e di sbracciate di Mourinho, avrebbero potuto incorniciare la tre giorni natalizia e digerire le leccornie della vigilia con un passepartout televisivo distensivo. Poi ripenso alla scalcagnata partita dell’altra sera al Maradona contro lo Spezia e mi convinco che forse è meglio così: dopo essermi intussecato Natale non avrei gradito avvelenarmi anche la prima festa. Perché ormai sono arrivato a una convinzione: questa è una squadra che, almeno per gli uomini che Spallettone in questo frangente è obbligato a mandare in campo, non ce la fa a giocare ogni tre giorni. Forse si tratta di un problema di tenuta fisica oltre che mentale, di concentrazione, oppure di una preparazione accelerata che ora comincia a segnare il passo. Per cui dopo l’esaltante vittoria di Milano ci ritroviamo a sfigurare contro uno Spezia che non vinceva fuori casa dai tempi di Annibale e dei Cartaginesi. E allora mi convinco che il Boxing day non sarebbe stato adatto per i nostri eroi, spesso abituati in questi giorni a rilassarsi con le famiglie tra cenette, feste e premiazioni. Quest’anno, complice la famigerata pandemia e per alcuni l’incombente Coppa d’Africa, meglio starsene buoni a casa e aspettare l’arrivo della Befana che nella calza ci farà trovare la Juve. Se ci sarà carbone lo capiremo la sera del 6 gennaio quando l’Italia televisiva si dividerà tra il ritorno del campionato e il biglietto della lotteria di Capodanno. Augurandoci che i bianconeri all’Allianz non ci facciano il solito brutto scherzetto lasciandoci in mutande. In quel caso allora inaugureremmo il Boxer day. Dipende solo dai nostri.   Auguri a tutti di buon anno! Ne abbiamo davvero bisogno.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2021-12-26T19:40:00Z Copyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171201829SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, si può fare!"NAPOLI - Sono due le cose del Natale che temo di più: la pizza con la scarola di zia Peppina (bruciacchiata, rigida che qualche volta i ragazzi usano per giocare a frisbee) e il calo di rendimento del Napoli, un particolare che coincide quasi sempre con la visita al Meazza di Milano. Si giochi contro l’Inter o contro i rossoneri. Finanche ai tempi dell’Invincibile il semaforo di San Siro diventava rosso, comunque un piatto indigesto, che quasi sempre il dispettoso calendario della Lega collocava tra struffoli, casatielli e mercante in fiera. E più di una volta, sin dai tempi di Sivori e Altafini, nella calza della Befana i tifosi azzurri hanno trovato astucci di amarezze e confezioni di delusioni. Questa volta la trasferta meneghina precede la nascita del Bambino Gesù e questa potrebbe essere l’occasione per regalare al presepe azzurro una vigilia di sorrisi. Spezia permettendo. Certo non ci arriviamo nelle migliori condizioni fisiche e mentali, ammosciati sul piano delle energie e col sospetto che la dea bendata tra infortuni e pali abbia girato la vela verso i mari del nord. Ma vi sembrerà strano, resto fiducioso per domenica sera, nonostante i Re Magi finora non abbiano ancora regalato nulla a una squadra che tra malasorte e infortuni non riesce più a giocare come a inizio stagione e sembra imitare l’albero di Natale: si accende e si spegne a intermittenza. Bene col Leicester in Europa League, male con l’Empoli in campionato. Ottimo con l’Atalanta, ingenuo e colpevole col Sassuolo. Ora però è arrivato il momento che Babbo Natale Spalletti regoli al meglio cambi e formazione iniziale, che sulle fasce le renne Lozano e Politano corrano più degli avversari e che la Stella Cometa di Ibrahimovic perda l’orientamento nella notte di domenica. Certo la mangiatoia è molto appetibile e il Milan sa che battendo gli azzurri allontanerebbe di sei punti una pretendente al titolo confinando l’argomento all’ombra della Madunnina. D’altra parte anche i nostri sono consapevoli che un risultato positivo nella terra del panettùn consentirebbe di restare agganciati alla grotta scudetto tenendo a distanza il gregge del campionato. Insisto: si può fare. Basta avere la concentrazione giusta e ritornare al modulo tattico che nelle prime giornate aveva fatto sognare una città. La stessa che si appresta ad abbracciare il Natale sperando riapra la Galleria Vittoria. Io personalmente, come per domenica sera, firmerei per la galleria del Pareggio. Auguri!     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2021-12-16T09:49:00ZNAPOLI - Sono due le cose del Natale che temo di più: la pizza con la scarola di zia Peppina (bruciacchiata, rigida che qualche volta i ragazzi usano per giocare a frisbee) e il calo di rendimento del Napoli, un particolare che coincide quasi sempre con la visita al Meazza di Milano. Si giochi contro l’Inter o contro i rossoneri. Finanche ai tempi dell’Invincibile il semaforo di San Siro diventava rosso, comunque un piatto indigesto, che quasi sempre il dispettoso calendario della Lega collocava tra struffoli, casatielli e mercante in fiera. E più di una volta, sin dai tempi di Sivori e Altafini, nella calza della Befana i tifosi azzurri hanno trovato astucci di amarezze e confezioni di delusioni. Questa volta la trasferta meneghina precede la nascita del Bambino Gesù e questa potrebbe essere l’occasione per regalare al presepe azzurro una vigilia di sorrisi. Spezia permettendo. Certo non ci arriviamo nelle migliori condizioni fisiche e mentali, ammosciati sul piano delle energie e col sospetto che la dea bendata tra infortuni e pali abbia girato la vela verso i mari del nord. Ma vi sembrerà strano, resto fiducioso per domenica sera, nonostante i Re Magi finora non abbiano ancora regalato nulla a una squadra che tra malasorte e infortuni non riesce più a giocare come a inizio stagione e sembra imitare l’albero di Natale: si accende e si spegne a intermittenza. Bene col Leicester in Europa League, male con l’Empoli in campionato. Ottimo con l’Atalanta, ingenuo e colpevole col Sassuolo. Ora però è arrivato il momento che Babbo Natale Spalletti regoli al meglio cambi e formazione iniziale, che sulle fasce le renne Lozano e Politano corrano più degli avversari e che la Stella Cometa di Ibrahimovic perda l’orientamento nella notte di domenica. Certo la mangiatoia è molto appetibile e il Milan sa che battendo gli azzurri allontanerebbe di sei punti una pretendente al titolo confinando l’argomento all’ombra della Madunnina. D’altra parte anche i nostri sono consapevoli che un risultato positivo nella terra del panettùn consentirebbe di restare agganciati alla grotta scudetto tenendo a distanza il gregge del campionato. Insisto: si può fare. Basta avere la concentrazione giusta e ritornare al modulo tattico che nelle prime giornate aveva fatto sognare una città. La stessa che si appresta ad abbracciare il Natale sperando riapra la Galleria Vittoria. Io personalmente, come per domenica sera, firmerei per la galleria del Pareggio. Auguri!     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171198991SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Pezzuto, l'invertitore automatico"NAPOLI - Evidentemente la carica energetica data da Diego domenica sera non doveva essersi esaurita se al Mapei gli azzurri per 70 minuti hanno fatto una signora partita. Ma le partite durano 90 minuti e con il recupero anche 95. Purtroppo le uscite di Insigne, Mertens, Fabian e Kalidou, ma soprattutto l’arbitraggio di Pezzuto da Lecce che invertiva punizioni e ammonizioni finendo anche con l’espellere Spalletti, consentivano al Sassuolo di pareggiare una partita che senza il Var tre anni fa avrebbe addirittura vinto. Immeritatamente. Purtroppo al Mapei non ci gira mai bene. L’anno scorso ci pensò Manolas a intossicarci la digestione. Stavolta un arbitro, complice anche un atteggiamento finale incomprensibile del Napoli, rischiava di farmi fare la nottata in bianco. Se fosse successo a una delle milanesi quello che è capitato agli azzurri, questo signore da oggi andrebbe a dirigere il traffico all’imbocco delle Ztl. Sabato sera contro l’Atalanta sarà dura, soprattutto se non si recuperano gli infortunati. Di positivo c’è che si torna al Maradona e forse l’Altissimo darà l’energia per rimanere concentrati per tutti e 90 minuti. E per assegnarci un arbitro all’altezza della situazione. E non dei semafori agli incroci.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2021-12-02T15:15:00ZNAPOLI - Evidentemente la carica energetica data da Diego domenica sera non doveva essersi esaurita se al Mapei gli azzurri per 70 minuti hanno fatto una signora partita. Ma le partite durano 90 minuti e con il recupero anche 95. Purtroppo le uscite di Insigne, Mertens, Fabian e Kalidou, ma soprattutto l’arbitraggio di Pezzuto da Lecce che invertiva punizioni e ammonizioni finendo anche con l’espellere Spalletti, consentivano al Sassuolo di pareggiare una partita che senza il Var tre anni fa avrebbe addirittura vinto. Immeritatamente. Purtroppo al Mapei non ci gira mai bene. L’anno scorso ci pensò Manolas a intossicarci la digestione. Stavolta un arbitro, complice anche un atteggiamento finale incomprensibile del Napoli, rischiava di farmi fare la nottata in bianco. Se fosse successo a una delle milanesi quello che è capitato agli azzurri, questo signore da oggi andrebbe a dirigere il traffico all’imbocco delle Ztl. Sabato sera contro l’Atalanta sarà dura, soprattutto se non si recuperano gli infortunati. Di positivo c’è che si torna al Maradona e forse l’Altissimo darà l’energia per rimanere concentrati per tutti e 90 minuti. E per assegnarci un arbitro all’altezza della situazione. E non dei semafori agli incroci.     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171197280SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Napoli, solo gelo a Mosca"NAPOLI - Solo gelo. Gelo sul campo, gelo sugli spalti, gelo tra Spalletti e Rui Vittoria. Anzi il diniego del tecnico toscano di stringere la mano a quella specie di collega, deve essere stato figlio di mille motivi, molti dei quali parenti stretti della poca sportività con cui trainer e calciatori hanno giocato dopo il doppio vantaggio. I figli di Putin, con la complicità del mediocre arbitro francese, giocando 35 minuti su 90, hanno portato a casa a denti stretti una vittoria immeritata agganciando gli azzurri in classifica. Gelo tra i tifosi che in dieci giorni tra infortuni, Covid e malasorte, cominciano a essere meno ottimisti sulla stagione che invece era iniziata sotto i migliori auspici. Purtroppo non ci gira. Le avvisaglie si erano avute domenica scorsa al Meazza su quel pallone deviato da Handanovic che ribaltava tutte le regole della fisica quantitativa. Ieri sera nel freezer russo, la conferma che non è un momento a nostro favore. Colpa anche di un portiere, quel Selikhov, che a differenza di Meret due miracoli li ha compiuti. Mai come in questa sfortunata partita di Europa League sarebbero serviti l’estro di Politano e la lucidità del capitano. Senza contare la velocità di Osimhen che avrebbe messo a dura prova le coronarie infreddolite di difensori e supporter russi. Ma è inutile piangere sulla vodka versata. Solitamente preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Speriamo invece che la delusione nella terra dei girasoli non lasci strascichi per la delicatissima partita di domenica al Maradona nella settimana commemorativa del Pibe che niente ha potuto contro la cattiva sorte delle ultime due partite. Evidentemente il gelo deve aver paralizzato anche Lui, che non serbava un buon ricordo dello Spartak a Mosca in occasione di una Coppa dei Campioni col Napoli. Ripeto: non ci gira. Anche se rivedendo gli highlights, a me girano entrambe…     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T18:12:03Z2021-11-25T17:22:00ZNAPOLI - Solo gelo. Gelo sul campo, gelo sugli spalti, gelo tra Spalletti e Rui Vittoria. Anzi il diniego del tecnico toscano di stringere la mano a quella specie di collega, deve essere stato figlio di mille motivi, molti dei quali parenti stretti della poca sportività con cui trainer e calciatori hanno giocato dopo il doppio vantaggio. I figli di Putin, con la complicità del mediocre arbitro francese, giocando 35 minuti su 90, hanno portato a casa a denti stretti una vittoria immeritata agganciando gli azzurri in classifica. Gelo tra i tifosi che in dieci giorni tra infortuni, Covid e malasorte, cominciano a essere meno ottimisti sulla stagione che invece era iniziata sotto i migliori auspici. Purtroppo non ci gira. Le avvisaglie si erano avute domenica scorsa al Meazza su quel pallone deviato da Handanovic che ribaltava tutte le regole della fisica quantitativa. Ieri sera nel freezer russo, la conferma che non è un momento a nostro favore. Colpa anche di un portiere, quel Selikhov, che a differenza di Meret due miracoli li ha compiuti. Mai come in questa sfortunata partita di Europa League sarebbero serviti l’estro di Politano e la lucidità del capitano. Senza contare la velocità di Osimhen che avrebbe messo a dura prova le coronarie infreddolite di difensori e supporter russi. Ma è inutile piangere sulla vodka versata. Solitamente preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Speriamo invece che la delusione nella terra dei girasoli non lasci strascichi per la delicatissima partita di domenica al Maradona nella settimana commemorativa del Pibe che niente ha potuto contro la cattiva sorte delle ultime due partite. Evidentemente il gelo deve aver paralizzato anche Lui, che non serbava un buon ricordo dello Spartak a Mosca in occasione di una Coppa dei Campioni col Napoli. Ripeto: non ci gira. Anche se rivedendo gli highlights, a me girano entrambe…     Gino Rivieccio   Napoli Magazine   Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217