TONI AZZURRI
TONI AZZURRI - Toni Iavarone su "NM": "Allan, l’hardware dello spettacolo"
30.10.2017 23:58 di Napoli Magazine

NAPOLI - Nemmeno a frugare tra gli aggettivi usati per questa annata  - che appare già marchiata a fuoco dal Napoli – se ne possono trovano di nuovi. Come dire? Abbiamo già dato; non ha, invece, fornito ogni sua preziosità la Sarri band.  Ora, al di la dei magnifici in maglia azzurra – ovvero Mertens, Insigne, Callejon, Hamsik e così va – , è venuto il tempo di accennare a chi è diventato l’hardware, la macchina vera che col proprio ingranaggio e il proprio lavorio (duro e oscuro) permette all’automatismo napoletano, quasi perfetto, di esistere e crescere. Allan Marques Loureiro, detto Allan,  tiene su questo Napoli. Lo supporta, lo cementa, gli cuce gli strappi e lo lancia dove e più lontano possibile. Allan ha le spalle grandi di chi sopporta fatica e dedizione,  di chi troppe volte finisce nel cono d’ombra, perché il marketing del calciatore sempre sotto i riflettori non lo coglie. Tuttavia egli diventa quel mattoncino in più, che consente al Napoli di essere sempre padrone della partita. Allan riesce ad ammorbidire pure la frenesia che a volte – e sino a un anno fa – si è mostrata come una lama che impugnata con sfrontatezza gli si può rivolgere contro. Con il Sassuolo ha segnato il secondo gol della stagione in corso, perché la sua è una vita da mediano “da chi segna sempre poco che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco” come intona Ligabue. Perché credo che il mediano di un Napoli così totale, debba anche essere un uomo totale, se non un mastro operaio, che forse suona un po' retorico. Così come l’umiltà dell’antieroe. Allora meglio definirlo una specie di capitano morale, con quella qualità che si chiama autorevolezza. È lui che deve intervenire, nel bene e nel male, per correggere certi difetti. Terzo anno a Napoli. Arrivò con Sarri ed è cresciuto con il tecnico della trasformazione, per lui un miglioramento costante giorno dopo giorno con un rendimento molto elevato in questa stagione, sia in campionato che in Champions League. Prestazioni di spessore e il sogno di poter entrare a far parte del Brasile, tornato imbattibile come un tempo, qualificato a pieni voti per Russia 2018. Il ct verdeoro Tite lo tiene d’occhio, come per Jorginho, entrambi in odore di convocazione: anche il Brasile del fùtbol bailado cerca gregari, gente di corsa e d’avventura, che sa difendere e avanzare. Uno come Allan, marcatore mai sazio, non può limitarsi a fermare l’avversario. Sa che lo può sfidare nel duello uno contro uno, perché comunque se scappa e segna, egli ha fallito il suo compito. Il problema è dunque riservato ai solutori più che abili, ammesso che una soluzione esista. Insomma un  bomber forte non si marca, ma forse si isola. Bisogna provare a creargli il vuoto intorno, significa levargli l’ossigeno del pallone, impedire che i compagni lo passino a lui, mettendolo in banca. E allora , mai come stavolta, toccherà ai centrocampisti di fatica, prima ancora che ai difensori, scavargli la trincea attorno. Ecco perché uno come Allan ha le chiavi della stagione meravigliosa: l’impossibile dipende, anche e soprattutto, proprio da uno come lui.

 

 

Toni Iavarone

 

Napoli Magazine

 

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30/10/2024 - 23:58

NAPOLI - Nemmeno a frugare tra gli aggettivi usati per questa annata  - che appare già marchiata a fuoco dal Napoli – se ne possono trovano di nuovi. Come dire? Abbiamo già dato; non ha, invece, fornito ogni sua preziosità la Sarri band.  Ora, al di la dei magnifici in maglia azzurra – ovvero Mertens, Insigne, Callejon, Hamsik e così va – , è venuto il tempo di accennare a chi è diventato l’hardware, la macchina vera che col proprio ingranaggio e il proprio lavorio (duro e oscuro) permette all’automatismo napoletano, quasi perfetto, di esistere e crescere. Allan Marques Loureiro, detto Allan,  tiene su questo Napoli. Lo supporta, lo cementa, gli cuce gli strappi e lo lancia dove e più lontano possibile. Allan ha le spalle grandi di chi sopporta fatica e dedizione,  di chi troppe volte finisce nel cono d’ombra, perché il marketing del calciatore sempre sotto i riflettori non lo coglie. Tuttavia egli diventa quel mattoncino in più, che consente al Napoli di essere sempre padrone della partita. Allan riesce ad ammorbidire pure la frenesia che a volte – e sino a un anno fa – si è mostrata come una lama che impugnata con sfrontatezza gli si può rivolgere contro. Con il Sassuolo ha segnato il secondo gol della stagione in corso, perché la sua è una vita da mediano “da chi segna sempre poco che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco” come intona Ligabue. Perché credo che il mediano di un Napoli così totale, debba anche essere un uomo totale, se non un mastro operaio, che forse suona un po' retorico. Così come l’umiltà dell’antieroe. Allora meglio definirlo una specie di capitano morale, con quella qualità che si chiama autorevolezza. È lui che deve intervenire, nel bene e nel male, per correggere certi difetti. Terzo anno a Napoli. Arrivò con Sarri ed è cresciuto con il tecnico della trasformazione, per lui un miglioramento costante giorno dopo giorno con un rendimento molto elevato in questa stagione, sia in campionato che in Champions League. Prestazioni di spessore e il sogno di poter entrare a far parte del Brasile, tornato imbattibile come un tempo, qualificato a pieni voti per Russia 2018. Il ct verdeoro Tite lo tiene d’occhio, come per Jorginho, entrambi in odore di convocazione: anche il Brasile del fùtbol bailado cerca gregari, gente di corsa e d’avventura, che sa difendere e avanzare. Uno come Allan, marcatore mai sazio, non può limitarsi a fermare l’avversario. Sa che lo può sfidare nel duello uno contro uno, perché comunque se scappa e segna, egli ha fallito il suo compito. Il problema è dunque riservato ai solutori più che abili, ammesso che una soluzione esista. Insomma un  bomber forte non si marca, ma forse si isola. Bisogna provare a creargli il vuoto intorno, significa levargli l’ossigeno del pallone, impedire che i compagni lo passino a lui, mettendolo in banca. E allora , mai come stavolta, toccherà ai centrocampisti di fatica, prima ancora che ai difensori, scavargli la trincea attorno. Ecco perché uno come Allan ha le chiavi della stagione meravigliosa: l’impossibile dipende, anche e soprattutto, proprio da uno come lui.

 

 

Toni Iavarone

 

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