Attualità
COVID - Ricciardi: "Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti, si uscirebbe dalla pandemia in 8 giorni"
21.01.2022 17:09 di Napoli Magazine

Walter Ricciardi, esperto di sanità pubblica, consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene Pubblica alla Cattolica di Roma, ha rilasciato un'intervista a Repubblica a proposito della pandemia di Covid-19.

 


Qual è stato l’errore più grande dell’Italia in questi due anni?
"Talvolta non si è avuto il coraggio di prendere misure impopolari per salvare vite. Il prezzo più alto lo abbiamo pagato per non aver fatto il lockdown ad ottobre 2020, e abbiamo avuto 70 mila morti. Io in quei giorni dissi che bisognava chiudere tutto a Napoli e Milano e i sindaci si ribellarono, scrivendo al ministro. A febbraio chiesi il lockdown generalizzato, e mi hanno assalito tutti".


Si è spesso parlato di una scarsa preparazione dell’Italia all’arrivo di una pandemia. È cambiato qualcosa?
"Sì ma non siamo ancora pienamente preparati, non abbiamo un adeguato sistema di testing e tracciamento. Se vuoi evitare i contagi, li devi identificare prima. È come un incendio, va spento quando c’è il piccolo fuocherello, sennò dilaga. Ma noi ancora non lo abbiamo capito. Così abbiamo una pandemia virale, economica, sociale e mentale. Andiamo verso ondate che si susseguono".


Quella in corso ha davvero imboccato una strada in discesa?
"Non è ancora chiaro ma forse sì, lentamente si va verso la fine. Speriamo che l’ondata si esaurisca a febbraio".


Poi cosa succederà?
"Avremo, se non allentiamo troppo le misure, una primavera discreta e un’estate ottima e quindi un autunno di difficoltà. Entreremo in un circolo vizioso se appunto le Regioni non migliorano il sistema di tracciamento e di testing".


Ma come si faceva a fermare Omicron, così contagiosa, solo con test e tracciamento?
"Ci sono due possibilità di fronte alla pandemia. O fai la mitigazione o il contenimento. Se scegli la prima sei sempre indietro. Ma una malattia come questa, con una tale mortalità e contagiosità non la devi inseguire, bensì anticipare, anche prendendo decisioni impopolari prima. È chiaro che tutti sono bravi a dire “al fuoco al fuoco”, quando il virus dilaga ma il pandemonio si evita solo intervenendo prima".


Ad esempio facendo cosa?
"Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti. Se ne uscirebbe in 8 giorni. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200mila potremmo ben testare 60 milioni di italiani".


L’Italia comunque le misure, vedi il Green Pass, le ha prese.
"Da questo punto di vista il nostro Paese ha fatto molto bene. Ora vanno rafforzate due cose: la vaccinazione a over 50 e i bambini. Bisogna fare le somministrazioni nelle scuole, come la Puglia che infatti ha le percentuali migliori".


E poi?
"Bisogna puntare sulla ventilazione nelle scuole. È giusto tenerle aperte, ma va fatto in sicurezza. Se la scuola è ben organizzata diventa un posto più sicuro di alcuni di quelli dove passano il loro tempo gli studenti, specie nei contesti più disagiati. In generale, fuori dalla scuola si possono creare più facilmente situazioni a rischio contagio".

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Walter Ricciardi, esperto di sanità pubblica, consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene Pubblica alla Cattolica di Roma, ha rilasciato un'intervista a Repubblica a proposito della pandemia di Covid-19.

 


Qual è stato l’errore più grande dell’Italia in questi due anni?
"Talvolta non si è avuto il coraggio di prendere misure impopolari per salvare vite. Il prezzo più alto lo abbiamo pagato per non aver fatto il lockdown ad ottobre 2020, e abbiamo avuto 70 mila morti. Io in quei giorni dissi che bisognava chiudere tutto a Napoli e Milano e i sindaci si ribellarono, scrivendo al ministro. A febbraio chiesi il lockdown generalizzato, e mi hanno assalito tutti".


Si è spesso parlato di una scarsa preparazione dell’Italia all’arrivo di una pandemia. È cambiato qualcosa?
"Sì ma non siamo ancora pienamente preparati, non abbiamo un adeguato sistema di testing e tracciamento. Se vuoi evitare i contagi, li devi identificare prima. È come un incendio, va spento quando c’è il piccolo fuocherello, sennò dilaga. Ma noi ancora non lo abbiamo capito. Così abbiamo una pandemia virale, economica, sociale e mentale. Andiamo verso ondate che si susseguono".


Quella in corso ha davvero imboccato una strada in discesa?
"Non è ancora chiaro ma forse sì, lentamente si va verso la fine. Speriamo che l’ondata si esaurisca a febbraio".


Poi cosa succederà?
"Avremo, se non allentiamo troppo le misure, una primavera discreta e un’estate ottima e quindi un autunno di difficoltà. Entreremo in un circolo vizioso se appunto le Regioni non migliorano il sistema di tracciamento e di testing".


Ma come si faceva a fermare Omicron, così contagiosa, solo con test e tracciamento?
"Ci sono due possibilità di fronte alla pandemia. O fai la mitigazione o il contenimento. Se scegli la prima sei sempre indietro. Ma una malattia come questa, con una tale mortalità e contagiosità non la devi inseguire, bensì anticipare, anche prendendo decisioni impopolari prima. È chiaro che tutti sono bravi a dire “al fuoco al fuoco”, quando il virus dilaga ma il pandemonio si evita solo intervenendo prima".


Ad esempio facendo cosa?
"Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti. Se ne uscirebbe in 8 giorni. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200mila potremmo ben testare 60 milioni di italiani".


L’Italia comunque le misure, vedi il Green Pass, le ha prese.
"Da questo punto di vista il nostro Paese ha fatto molto bene. Ora vanno rafforzate due cose: la vaccinazione a over 50 e i bambini. Bisogna fare le somministrazioni nelle scuole, come la Puglia che infatti ha le percentuali migliori".


E poi?
"Bisogna puntare sulla ventilazione nelle scuole. È giusto tenerle aperte, ma va fatto in sicurezza. Se la scuola è ben organizzata diventa un posto più sicuro di alcuni di quelli dove passano il loro tempo gli studenti, specie nei contesti più disagiati. In generale, fuori dalla scuola si possono creare più facilmente situazioni a rischio contagio".