"Talvolta la violenza si manifesta in modalità meno evidenti, almeno per noi adulti. È la violenza gratuita della prepotenza, del bullismo, che denigra, emargina e aggredisce". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando a Napoli in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico. "I social vengono spesso utilizzati come armi che colpiscono in profondità. Il bullismo, la sopraffazione, vanno contrastati con tenacia: tanti giovani sanno che il sopruso non è prova di forza, ma di viltà", ha aggiunto.
"La nostra Costituzione stabilisce che la scuola è aperta a tutti: è l'affermazione di un diritto" come è un dovere quello di "integrare tutti, tutti, sconfiggendo l'abbandono. Occorre l'impegno che la scuola sia ovunque e l'impegno per includere chi è svantaggiato".
"La persona, ogni persona, non può realizzare sé stessa se condannata alla solitudine in una dimensione soltanto virtuale. Anche a questo riguardo si riafferma un basilare valore della scuola: costruire una comunità. I giovani hanno bisogno di amicizie. Insieme, guardandosi negli occhi, nascono idee e sgorgano sentimenti, si sperimenta la vita. L'assenza di questi elementi fa crescere disagio ed emarginazione". L'uso della tecnologia digitale non può avvenire, ha sottolineato il Capo dello Stato, "nel segno dell'incoscienza dei suoi potenziali effetti che possono portare all'appiattimento, alla omologazione. Occorre adoperarsi perché ogni ragazzo possa costruirsi una capacità critica, una struttura della conoscenza che gli consenta di scegliere, di avere autonomia".
"Le famiglie - ha aggiunto Mattarella - sono chiamate a costruire, anno per anno, un rapporto di fiducia con gli insegnanti, nella comune opera educativa. Con fiducia anche nei ragazzi. Hannah Arendt ha scritto che l'amore per i figli sta anche nel coraggio di non strappare loro di mano l'occasione per intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa di imprevedibile per noi. In questa stagione di profondi mutamenti epocali, è necessario pensare che saranno i giovani, diversi dagli adulti, a interpretarli e governarli. Un grande maestro dell'Università, vittima del terrorismo, Vittorio Bachelet, diceva: "Nel momento in cui l'aratro della storia scava a fondo… È importante gettare seme buono, seme valido. La scuola è una grande, preziosa seminatrice".
di Napoli Magazine
22/09/2025 - 22:24
"Talvolta la violenza si manifesta in modalità meno evidenti, almeno per noi adulti. È la violenza gratuita della prepotenza, del bullismo, che denigra, emargina e aggredisce". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando a Napoli in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico. "I social vengono spesso utilizzati come armi che colpiscono in profondità. Il bullismo, la sopraffazione, vanno contrastati con tenacia: tanti giovani sanno che il sopruso non è prova di forza, ma di viltà", ha aggiunto.
"La nostra Costituzione stabilisce che la scuola è aperta a tutti: è l'affermazione di un diritto" come è un dovere quello di "integrare tutti, tutti, sconfiggendo l'abbandono. Occorre l'impegno che la scuola sia ovunque e l'impegno per includere chi è svantaggiato".
"La persona, ogni persona, non può realizzare sé stessa se condannata alla solitudine in una dimensione soltanto virtuale. Anche a questo riguardo si riafferma un basilare valore della scuola: costruire una comunità. I giovani hanno bisogno di amicizie. Insieme, guardandosi negli occhi, nascono idee e sgorgano sentimenti, si sperimenta la vita. L'assenza di questi elementi fa crescere disagio ed emarginazione". L'uso della tecnologia digitale non può avvenire, ha sottolineato il Capo dello Stato, "nel segno dell'incoscienza dei suoi potenziali effetti che possono portare all'appiattimento, alla omologazione. Occorre adoperarsi perché ogni ragazzo possa costruirsi una capacità critica, una struttura della conoscenza che gli consenta di scegliere, di avere autonomia".
"Le famiglie - ha aggiunto Mattarella - sono chiamate a costruire, anno per anno, un rapporto di fiducia con gli insegnanti, nella comune opera educativa. Con fiducia anche nei ragazzi. Hannah Arendt ha scritto che l'amore per i figli sta anche nel coraggio di non strappare loro di mano l'occasione per intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa di imprevedibile per noi. In questa stagione di profondi mutamenti epocali, è necessario pensare che saranno i giovani, diversi dagli adulti, a interpretarli e governarli. Un grande maestro dell'Università, vittima del terrorismo, Vittorio Bachelet, diceva: "Nel momento in cui l'aratro della storia scava a fondo… È importante gettare seme buono, seme valido. La scuola è una grande, preziosa seminatrice".