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NEWS - Criminalità minorile, On. Brambilla: "Grazie alla Polizia di Stato, necessari interventi di prevenzione già in fase preadolescenziale"
26.02.2025 15:45 di Napoli Magazine

“L’operazione contro la criminalità giovanile e minorile condotta su tutto il territorio nazionale dalla Polizia di Stato, che ringrazio, non solo dà un significativo contributo alla pubblica sicurezza, ma richiama ancora l’attenzione sulla condizione di disagio e di degrado tra i più giovani che è stata oggetto di indagine da parte della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza”. Lo ha detto la presidente della Commissione, on. Michela Vittoria Brambilla (Noi moderati), commentando il blitz che ha impegnato oltre mille agenti e ha portato alla denuncia di 142 giovani, di cui 29 minorenni, per una varietà di reati contro le persone e contro il patrimonio. “Dietro queste condotte criminali, che vanno punite senza se e senza ma – afferma - c’è un forte malessere che attraversa il mondo giovanile in tutte le fasce sociali e ha profonde radici tra le persone di minore età, private di adeguati modelli di riferimento e sempre più spesso vittime di vecchie e nuove dipendenze, strettamente correlate ad un aumento dell’aggressività e della violenza. Le politiche di prevenzione e contrasto, dicono gli esperti che abbiamo audito, non hanno dato i risultati sperati. Finora le campagne informative e le iniziative sul campo hanno riguardato per lo più adolescenti e giovani adulti, una fase dell’età evolutiva in cui si sono già manifestati comportamenti additivi o devianze. A quel punto non è facile cambiare direzione. Di qui la necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo e di “formare i formatori”: genitori, insegnanti, e tutte le figure che per il bambino/ragazzo rappresentano un punto di riferimento, per evitare che il disagio diventi devianza e la devianza si consolidi in comportamenti criminali. Ai minori si applica con il massimo rigore il principio del finalismo rieducativo della pena. Dover reprimere è già una sconfitta, perché rende il recupero ancora più difficile”.

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NEWS - Criminalità minorile, On. Brambilla: "Grazie alla Polizia di Stato, necessari interventi di prevenzione già in fase preadolescenziale"

di Napoli Magazine

26/02/2025 - 15:45

“L’operazione contro la criminalità giovanile e minorile condotta su tutto il territorio nazionale dalla Polizia di Stato, che ringrazio, non solo dà un significativo contributo alla pubblica sicurezza, ma richiama ancora l’attenzione sulla condizione di disagio e di degrado tra i più giovani che è stata oggetto di indagine da parte della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza”. Lo ha detto la presidente della Commissione, on. Michela Vittoria Brambilla (Noi moderati), commentando il blitz che ha impegnato oltre mille agenti e ha portato alla denuncia di 142 giovani, di cui 29 minorenni, per una varietà di reati contro le persone e contro il patrimonio. “Dietro queste condotte criminali, che vanno punite senza se e senza ma – afferma - c’è un forte malessere che attraversa il mondo giovanile in tutte le fasce sociali e ha profonde radici tra le persone di minore età, private di adeguati modelli di riferimento e sempre più spesso vittime di vecchie e nuove dipendenze, strettamente correlate ad un aumento dell’aggressività e della violenza. Le politiche di prevenzione e contrasto, dicono gli esperti che abbiamo audito, non hanno dato i risultati sperati. Finora le campagne informative e le iniziative sul campo hanno riguardato per lo più adolescenti e giovani adulti, una fase dell’età evolutiva in cui si sono già manifestati comportamenti additivi o devianze. A quel punto non è facile cambiare direzione. Di qui la necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo e di “formare i formatori”: genitori, insegnanti, e tutte le figure che per il bambino/ragazzo rappresentano un punto di riferimento, per evitare che il disagio diventi devianza e la devianza si consolidi in comportamenti criminali. Ai minori si applica con il massimo rigore il principio del finalismo rieducativo della pena. Dover reprimere è già una sconfitta, perché rende il recupero ancora più difficile”.