Vedere senza essere visti. E’ la strategia di caccia utilizzata da un pesce predatore, il carango mediterraneo (Caranx crysos) che, nuotando nascosto sotto grandi squali grigi (Carcharhinus plumbeus), tende imboscate alle sue prede senza essere scoperto. Questo straordinario comportamento di predazione, chiamato shadowing (letteralmente “ombreggiante”), consente all’animale di avvicinarsi inosservato alla sua preda per poi sferrare attacchi ad alta velocità, ottimizzando così il successo di cattura.
Una tattica efficace, documentata in uno studio condotto da un team di ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Università di Palermo e CNR nell’ambito di spedizioni scientifiche finanziate da National Geographic Society e Blue Marine Foundation e pubblicato, oggi, sulla rivista scientifica "Ecology".
Lo studio si basa su osservazioni pluriennali effettuate intorno a Lampione, in Sicilia, un isolotto remoto e disabitato nel Mar Mediterraneo centrale, dove si verifica una rarissima aggregazione di squali grigi.
“Ogni anno, nei mesi estivi- affermano i ricercatori - quest’isola diventa il punto di incontro per decine di squali grigi che probabilmente scelgono quest’area come punto di aggregazione temporaneo per scopi alimentari. La presenza dell’’aggregazione è estremamente importante da un punto di vista ecologico e consente di osservare nuove interazioni tra le specie presenti”.
Utilizzando i sistemi Baited Remote Underwater Video (BRUV) e Dive Operated Video (DOV), il team di studiosi ha registrato 34 eventi di shadowing, in cui i carangidi nuotavano molto vicino al corpo degli squali. In quasi il 25% di questi eventi abbandonavano poi lo squalo per attaccare gruppi di prede inconsapevoli del pericolo imminente.
“Abbiamo notato – affermano gli autori dello studio - che quando i carangidi utilizzano questa tecnica, la vigilanza dei gruppi di prede è notevolmente ridotta, suggerendo che lo shadowing rappresenta un miglioramento della loro strategia predatoria e che può portare a un maggiore successo di cattura”.
A differenza della consueta caccia in branco, adottata da molte specie di carangidi e caratterizzata da attacchi coordinati di due o più individui, il comportamento di shadowing coinvolge singoli esemplari.
“Questa scoperta – continuano i ricercatori - suggerisce che i carango potrebbero dovere scegliere tra due strategie di caccia: attaccare in gruppo, con il rischio di essere visibili dalle prede ed ottenere un minore successo di predazione, oppure cacciare in solitaria sfruttando lo shadowing. Sebbene le nostre osservazioni suggeriscano che questa tattica li avvantaggia, riducendo la probabilità di essere avvistati dalle prede, non possiamo escludere che l'associazione agli squali possa determinare anche altri vantaggi, come la protezione da altri predatori (inclusi gli squali) o la riduzione dei consumi energetici da investire nel nuoto, grazie alla possibilità di sfruttare la scia lasciata dal movimento dello squalo stesso".
I risultati dello studio, oltre a dimostrare l’importanza delle interazioni tra specie nell’evoluzione di strategie di predazione alternative, evidenzia anche il ruolo degli squali, molti dei quali minacciati di estinzione in Mediterraneo, nel favorire processi ecologici mai descritti finora.
"Questa interazione unica – conclude il team di ricerca - sottolinea l'importanza ecologica delle ultime aggregazioni di squali rimaste nel Mediterraneo, che non solo influenzano la struttura delle comunità marine, ma possono anche facilitare l'evoluzione di nuove strategie predatorie. Il declino in atto delle popolazioni di squali dovuto alla pesca eccessiva potrebbe mettere a repentaglio queste interazioni e più in generale alterare gli equilibri ecologici. Comprendere queste dinamiche arricchisce la nostra conoscenza della biodiversità marina e sottolinea l'importanza di proteggere questi grandi e tra gli ultimi predatori presenti in Mediterraneo".
di Napoli Magazine
07/03/2025 - 12:50
Vedere senza essere visti. E’ la strategia di caccia utilizzata da un pesce predatore, il carango mediterraneo (Caranx crysos) che, nuotando nascosto sotto grandi squali grigi (Carcharhinus plumbeus), tende imboscate alle sue prede senza essere scoperto. Questo straordinario comportamento di predazione, chiamato shadowing (letteralmente “ombreggiante”), consente all’animale di avvicinarsi inosservato alla sua preda per poi sferrare attacchi ad alta velocità, ottimizzando così il successo di cattura.
Una tattica efficace, documentata in uno studio condotto da un team di ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Università di Palermo e CNR nell’ambito di spedizioni scientifiche finanziate da National Geographic Society e Blue Marine Foundation e pubblicato, oggi, sulla rivista scientifica "Ecology".
Lo studio si basa su osservazioni pluriennali effettuate intorno a Lampione, in Sicilia, un isolotto remoto e disabitato nel Mar Mediterraneo centrale, dove si verifica una rarissima aggregazione di squali grigi.
“Ogni anno, nei mesi estivi- affermano i ricercatori - quest’isola diventa il punto di incontro per decine di squali grigi che probabilmente scelgono quest’area come punto di aggregazione temporaneo per scopi alimentari. La presenza dell’’aggregazione è estremamente importante da un punto di vista ecologico e consente di osservare nuove interazioni tra le specie presenti”.
Utilizzando i sistemi Baited Remote Underwater Video (BRUV) e Dive Operated Video (DOV), il team di studiosi ha registrato 34 eventi di shadowing, in cui i carangidi nuotavano molto vicino al corpo degli squali. In quasi il 25% di questi eventi abbandonavano poi lo squalo per attaccare gruppi di prede inconsapevoli del pericolo imminente.
“Abbiamo notato – affermano gli autori dello studio - che quando i carangidi utilizzano questa tecnica, la vigilanza dei gruppi di prede è notevolmente ridotta, suggerendo che lo shadowing rappresenta un miglioramento della loro strategia predatoria e che può portare a un maggiore successo di cattura”.
A differenza della consueta caccia in branco, adottata da molte specie di carangidi e caratterizzata da attacchi coordinati di due o più individui, il comportamento di shadowing coinvolge singoli esemplari.
“Questa scoperta – continuano i ricercatori - suggerisce che i carango potrebbero dovere scegliere tra due strategie di caccia: attaccare in gruppo, con il rischio di essere visibili dalle prede ed ottenere un minore successo di predazione, oppure cacciare in solitaria sfruttando lo shadowing. Sebbene le nostre osservazioni suggeriscano che questa tattica li avvantaggia, riducendo la probabilità di essere avvistati dalle prede, non possiamo escludere che l'associazione agli squali possa determinare anche altri vantaggi, come la protezione da altri predatori (inclusi gli squali) o la riduzione dei consumi energetici da investire nel nuoto, grazie alla possibilità di sfruttare la scia lasciata dal movimento dello squalo stesso".
I risultati dello studio, oltre a dimostrare l’importanza delle interazioni tra specie nell’evoluzione di strategie di predazione alternative, evidenzia anche il ruolo degli squali, molti dei quali minacciati di estinzione in Mediterraneo, nel favorire processi ecologici mai descritti finora.
"Questa interazione unica – conclude il team di ricerca - sottolinea l'importanza ecologica delle ultime aggregazioni di squali rimaste nel Mediterraneo, che non solo influenzano la struttura delle comunità marine, ma possono anche facilitare l'evoluzione di nuove strategie predatorie. Il declino in atto delle popolazioni di squali dovuto alla pesca eccessiva potrebbe mettere a repentaglio queste interazioni e più in generale alterare gli equilibri ecologici. Comprendere queste dinamiche arricchisce la nostra conoscenza della biodiversità marina e sottolinea l'importanza di proteggere questi grandi e tra gli ultimi predatori presenti in Mediterraneo".