Calcio
BOVE - Il dott. Evangelista: "Una vittoria per la sanità italiana"
11.12.2024 10:52 di Napoli Magazine

Intervenuto a Tele A, nella trasmissione tv "Si gonfia la rete" di Raffaele Auriemma, il Dottor Marco Evangelista, cardiologo ed endocrinologo e dirigente di Medicina Interna presso l'Ospedale Monaldi di Napoli, ha parlato del caso Bove.

“Innanzitutto va detto che la sopravvivenza di Bove è una vittoria per la sanità italiana e il merito è tutto da attribuire a chi gli ha prestato soccorso. E con questo intendo il personale medico, più che i calciatori intervenuti. In nessun contesto, infatti, si agisce cercando di prendere la lingua: è una cosa che non si dovrebbe mai fare. Se si trattasse di un attacco epilettico il rischio di lesioni anche gravi sarebbe altissimo. Piuttosto, esiste un’altra pratica: per scongiurare il soffocamento, il capo va esteso verso l'indietro, ed è una manovra che viene insegnata in qualsiasi corso di primo soccorso.”

Il caso Bove si poteva evitare?
“I calciatori sono sottoposti a controlli stringenti, in Italia in particolare è così. In Francia, per esempio, non c'è nemmeno l'ECG di base, serve che venga richiesto appositamente. Il protocollo in vigore è obbligatorio dal 1982 e il numero dei decessi nel campo sportivo, da quando lo si è adottato, si è ridotto del 98%. Si tratta di un numero enorme in medicina. L’Italia è un’eccellenza assoluta in tal senso, ma la medicina non è perfetta e mai lo sarà. Resta fondamentale la prevenzione.”

In campo col defibrillatore sottocutaneo: meglio il modello italiano o quello estero?
“La normativa italiana che lo nega non è molto chiara, perché non specifica il motivo di tale divieto. Semplicemente l’idea del legislatore è forse quella di prevenire ulteriori casi o altre aritmie, che non si possono escludere, e in tal senso sposo questa visione. Poi, in campo, tra contatti e pallonate… non ci si può sentire del tutto al sicuro con il dispositivo.”

Caso Bove, le cause:
“Quella di Bove sembra essere una patologia molto particolare: da ciò che si è saputo, pare abbia avuto un'aritmia da abbassamento di elettroliti, forse a causa della disidratazione. La miocardite di cui aveva sofferto in passato? Dopo il COVID i casi di miocardite sono aumentati, e sappiamo che può rappresentare un fattore di rischio per aritmie, anche a distanza di tempo. Tuttavia, è probabile che in questo caso l’episodio sia stato determinato da una combinazione di fattori, inclusi squilibri elettrolitici e altre condizioni preesistenti, piuttosto che dalla miocardite come unica causa.”

Fattori di rischio di questa aritmia?
“È trapelato che il ragazzo aveva un basso valore di potassio, ma non si può conoscere il motivo specifico: forse l'evento è stato scaturito da una condizione preesistente. In questi casi è come andare a cercare l'ago in un pagliaio. Ciò che conta è che oggi il ragazzo sta bene e il supporto che potrà dargli il defibrillatore è una vittoria in tutti i sensi per la Sanità italiana.”

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BOVE - Il dott. Evangelista: "Una vittoria per la sanità italiana"

di Napoli Magazine

11/12/2024 - 10:52

Intervenuto a Tele A, nella trasmissione tv "Si gonfia la rete" di Raffaele Auriemma, il Dottor Marco Evangelista, cardiologo ed endocrinologo e dirigente di Medicina Interna presso l'Ospedale Monaldi di Napoli, ha parlato del caso Bove.

“Innanzitutto va detto che la sopravvivenza di Bove è una vittoria per la sanità italiana e il merito è tutto da attribuire a chi gli ha prestato soccorso. E con questo intendo il personale medico, più che i calciatori intervenuti. In nessun contesto, infatti, si agisce cercando di prendere la lingua: è una cosa che non si dovrebbe mai fare. Se si trattasse di un attacco epilettico il rischio di lesioni anche gravi sarebbe altissimo. Piuttosto, esiste un’altra pratica: per scongiurare il soffocamento, il capo va esteso verso l'indietro, ed è una manovra che viene insegnata in qualsiasi corso di primo soccorso.”

Il caso Bove si poteva evitare?
“I calciatori sono sottoposti a controlli stringenti, in Italia in particolare è così. In Francia, per esempio, non c'è nemmeno l'ECG di base, serve che venga richiesto appositamente. Il protocollo in vigore è obbligatorio dal 1982 e il numero dei decessi nel campo sportivo, da quando lo si è adottato, si è ridotto del 98%. Si tratta di un numero enorme in medicina. L’Italia è un’eccellenza assoluta in tal senso, ma la medicina non è perfetta e mai lo sarà. Resta fondamentale la prevenzione.”

In campo col defibrillatore sottocutaneo: meglio il modello italiano o quello estero?
“La normativa italiana che lo nega non è molto chiara, perché non specifica il motivo di tale divieto. Semplicemente l’idea del legislatore è forse quella di prevenire ulteriori casi o altre aritmie, che non si possono escludere, e in tal senso sposo questa visione. Poi, in campo, tra contatti e pallonate… non ci si può sentire del tutto al sicuro con il dispositivo.”

Caso Bove, le cause:
“Quella di Bove sembra essere una patologia molto particolare: da ciò che si è saputo, pare abbia avuto un'aritmia da abbassamento di elettroliti, forse a causa della disidratazione. La miocardite di cui aveva sofferto in passato? Dopo il COVID i casi di miocardite sono aumentati, e sappiamo che può rappresentare un fattore di rischio per aritmie, anche a distanza di tempo. Tuttavia, è probabile che in questo caso l’episodio sia stato determinato da una combinazione di fattori, inclusi squilibri elettrolitici e altre condizioni preesistenti, piuttosto che dalla miocardite come unica causa.”

Fattori di rischio di questa aritmia?
“È trapelato che il ragazzo aveva un basso valore di potassio, ma non si può conoscere il motivo specifico: forse l'evento è stato scaturito da una condizione preesistente. In questi casi è come andare a cercare l'ago in un pagliaio. Ciò che conta è che oggi il ragazzo sta bene e il supporto che potrà dargli il defibrillatore è una vittoria in tutti i sensi per la Sanità italiana.”