Calcio
IL COMMENTO - Pisanu: "Napoli? Come capita spesso chi paga è l’allenatore, mi dispiace per Ancelotti"
13.12.2019 11:54 di Napoli Magazine

La redazione di CasaNapoli.net ha intervistato in vista di Napoli-Parma per la rubrica “l’altra campana”, Andrea Pisanu. Pisanu è stato per molti anni un calciatore del Parma, club in cui ha collezionato il maggior numero di presenze in carriera. Uno dei primi italiani a provare l’esperienza in MLS, oggi è assistente tecnico del Balzan, squadra di Premier sull’isola di Malta.

 

Che effetto fa rivedere il Parma in Serie A tanto in alto dopo gli anni del fallimento?
“Avevo avuto modo di parlare della ricostruzione del Parma quando era ritornato in Serie A. Ho sempre detto che il Parma, toccando il fondo, aveva messo le basi per il futuro. La società era seria ed aveva messo le persone giuste al posto giusto, avevano programmato. Poi nel calcio ci vuole anche fortuna perché il Parma è passato dalla Serie C alla Serie A nel giro di tre anni, che è qualcosa di incredibile. Trovarlo là mi fa piacere ma non mi sorprende perché la società ha lavorato bene ed ha all’interno persone competenti, a partire dal Direttore Sportivo. Ha scelto un allenatore dalla Serie C che forse non aveva tanta esperienza ma aveva tanto entusiasmo e competenze. Stanno dimostrando di poterci stare. Anche gli acquisti fatti in questi anni non sono stati fatti tanto per ma sono stati mirati ed accurati per quello che serviva a Parma. La programmazione è stata fatta bene”.

 

L’altra campana: quali possono essere le differenze tra questo Parma e quello in cui giocavi tu?
“Bisogna fare una differenza rispetto ai tempi ed al livello del campionato. Sono arrivato a Parma nel 2004 e sono andato via nel 2010. In quegli anni oggettivamente il campionato italiano era superiore. Il Parma aveva degli ottimi giocatori ma c’erano delle squadre che erano formate da campionissimi. Nel giro dell’ultimo decennio forse la qualità del campionato si è abbassata e quindi riesci a trovare anche delle sorprese che prima non c’erano. Detto questo il Parma di ora è cambiato anche mentalmente. Sapendo cosa è passato, cosa vuol dire la Serie C, la Serie D e cosa vuol dire giocare nei campi dilettantistici, è stato qualcosa di veramente duro anche per la gente e i tifosi. Vedere la tua squadre del cuore giocare la Serie D perché fallisce è un qualcosa che ti tocca. Però ha dato qualcosa in più per apprezzare meglio quello che stai facendo adesso, riscoprendo un senso di appartenenza che forse si era un po’ perso. Anche l’ingresso in società di persone di Parma ha fatto sì che si sentisse ancora di più”.

 

“Il Parma è lì a ridosso della zona Europa e sta facendo un ottimo campionato. Al di là di una salvezza tranquilla può pensare di fare qualcosa in più. Ora sta facendo veramente bene. Chissà, finire il girone bene e fare qualche vittoria importante ti porta entusiasmo e convinzione. E magari te la vai anche a giocare”.

 

Il Napoli è entrato in un vortice. L’uscita si inizia a vedere con l’esonero di Ancelotti?
“Parto dal presupposto che sono al di fuori e che non so le dinamiche interne. Secondo me qualcosa tra Ancelotti, società e giocatori si è rotto quando De Laurentiis aveva ordinato il ritiro che non è stato fatto e l’allenatore non si era schierato. Sono sicuro che il problema non sia Ancelotti perché stiamo parlando di un allenatore di un livello umano, a parte quello professionale, molto alto. Il problema non solo del Napoli, ma delle squadre che ogni anno cercano di inseguire la Juventus, sono le aspettative che hai all’inizio del campionato. Magari pensi di essere una squadra pronta per giocarti lo scudetto con la Juventus ed invece non è vero. Ci sono stati degli acquisti ma bisognava capire se questi innesti andavano a colmare il gap con la Juventus. Questo è molto difficile perché la Juve parte da una base molto più alta di tutte le altre squadre della Serie A. Il pensiero era quello di essersi avvicinati, ma qualche risultato non positivo, qualche partita da gestire meglio e qualche punto di troppo hanno fatto sì che il Napoli si trovasse in questa posizione. Vedere ora il Napoli rincorrere la Champions, dopo 2/3 anni di campionato di vertice, è un malessere generale. Ricordiamoci però che adesso hanno passato il turno in Champions senza mai perdere contro il Liverpool campione d’Europa e andando a dominare sugli altri campi. Come capita spesso chi paga è l’allenatore, e mi dispiace per Ancelotti perché parliamo di uno degli allenatori migliori del mondo. Questo fa parte del gioco”.

 

L’altra campana: Malta nuova frontiera del calcio. Come si vive questo sport sull’isola? Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida?
“Quando sono tornato dalla mia esperienza in America ero quasi alla fine della mia carriera. Il Canada mi ha aiutato a capire che il calcio non ha soltanto una visione italiana o europea, ma che spazia a livello internazionale. Appena sono tornato in Italia volevo provare un’altra esperienza. Dopo Montreal ho deciso di venire a Malta per confrontarmi con una cultura diversa e permettere anche ai miei figli di frequentare le scuole in lingua inglese. Ci siamo trovati bene e sono passati cinque anni dal nostro arrivo. Ho smesso di giocare quattro anni fa. Ho allenato per due anni il Melita in Serie B e quest’anno faccio l’assistente in una squadra di Premier, il Balzan. Sto facendo anche il corso per allenatore Pro. Personalmente sto concludendo questo percorso ma sono aperto anche a tornare, ora che sono cresciuto anche a livello tecnico.

 

Il calcio maltese negli ultimi anni è cresciuto molto, grazie anche al boom economico che ha vissuto il Paese. Questo grazie anche agli allenatori italiani che sono venuti a lavorare a Malta. La cosa che mi inorgoglisce è che in Premier nelle prime sette squadre ci sono sei allenatori italiani, e questo non è un caso. Diamo una mano ad alzare il livello non perché loro non siano in grado, ma perché veniamo da una realtà completamente diversa. Mentre a loro arrivano dieci informazioni noi cresciamo con un milione. Il calcio sta crescendo e ci sono giocatori bravi. C’è un’aria di cambiamento anche in Federazione, dove tra poco cambieranno tutti i vertici ed anche gli allenatori e si vocifera sull’arrivo di altri tecnici italiani”. 

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IL COMMENTO - Pisanu: "Napoli? Come capita spesso chi paga è l’allenatore, mi dispiace per Ancelotti"

di Napoli Magazine

13/12/2024 - 11:54

La redazione di CasaNapoli.net ha intervistato in vista di Napoli-Parma per la rubrica “l’altra campana”, Andrea Pisanu. Pisanu è stato per molti anni un calciatore del Parma, club in cui ha collezionato il maggior numero di presenze in carriera. Uno dei primi italiani a provare l’esperienza in MLS, oggi è assistente tecnico del Balzan, squadra di Premier sull’isola di Malta.

 

Che effetto fa rivedere il Parma in Serie A tanto in alto dopo gli anni del fallimento?
“Avevo avuto modo di parlare della ricostruzione del Parma quando era ritornato in Serie A. Ho sempre detto che il Parma, toccando il fondo, aveva messo le basi per il futuro. La società era seria ed aveva messo le persone giuste al posto giusto, avevano programmato. Poi nel calcio ci vuole anche fortuna perché il Parma è passato dalla Serie C alla Serie A nel giro di tre anni, che è qualcosa di incredibile. Trovarlo là mi fa piacere ma non mi sorprende perché la società ha lavorato bene ed ha all’interno persone competenti, a partire dal Direttore Sportivo. Ha scelto un allenatore dalla Serie C che forse non aveva tanta esperienza ma aveva tanto entusiasmo e competenze. Stanno dimostrando di poterci stare. Anche gli acquisti fatti in questi anni non sono stati fatti tanto per ma sono stati mirati ed accurati per quello che serviva a Parma. La programmazione è stata fatta bene”.

 

L’altra campana: quali possono essere le differenze tra questo Parma e quello in cui giocavi tu?
“Bisogna fare una differenza rispetto ai tempi ed al livello del campionato. Sono arrivato a Parma nel 2004 e sono andato via nel 2010. In quegli anni oggettivamente il campionato italiano era superiore. Il Parma aveva degli ottimi giocatori ma c’erano delle squadre che erano formate da campionissimi. Nel giro dell’ultimo decennio forse la qualità del campionato si è abbassata e quindi riesci a trovare anche delle sorprese che prima non c’erano. Detto questo il Parma di ora è cambiato anche mentalmente. Sapendo cosa è passato, cosa vuol dire la Serie C, la Serie D e cosa vuol dire giocare nei campi dilettantistici, è stato qualcosa di veramente duro anche per la gente e i tifosi. Vedere la tua squadre del cuore giocare la Serie D perché fallisce è un qualcosa che ti tocca. Però ha dato qualcosa in più per apprezzare meglio quello che stai facendo adesso, riscoprendo un senso di appartenenza che forse si era un po’ perso. Anche l’ingresso in società di persone di Parma ha fatto sì che si sentisse ancora di più”.

 

“Il Parma è lì a ridosso della zona Europa e sta facendo un ottimo campionato. Al di là di una salvezza tranquilla può pensare di fare qualcosa in più. Ora sta facendo veramente bene. Chissà, finire il girone bene e fare qualche vittoria importante ti porta entusiasmo e convinzione. E magari te la vai anche a giocare”.

 

Il Napoli è entrato in un vortice. L’uscita si inizia a vedere con l’esonero di Ancelotti?
“Parto dal presupposto che sono al di fuori e che non so le dinamiche interne. Secondo me qualcosa tra Ancelotti, società e giocatori si è rotto quando De Laurentiis aveva ordinato il ritiro che non è stato fatto e l’allenatore non si era schierato. Sono sicuro che il problema non sia Ancelotti perché stiamo parlando di un allenatore di un livello umano, a parte quello professionale, molto alto. Il problema non solo del Napoli, ma delle squadre che ogni anno cercano di inseguire la Juventus, sono le aspettative che hai all’inizio del campionato. Magari pensi di essere una squadra pronta per giocarti lo scudetto con la Juventus ed invece non è vero. Ci sono stati degli acquisti ma bisognava capire se questi innesti andavano a colmare il gap con la Juventus. Questo è molto difficile perché la Juve parte da una base molto più alta di tutte le altre squadre della Serie A. Il pensiero era quello di essersi avvicinati, ma qualche risultato non positivo, qualche partita da gestire meglio e qualche punto di troppo hanno fatto sì che il Napoli si trovasse in questa posizione. Vedere ora il Napoli rincorrere la Champions, dopo 2/3 anni di campionato di vertice, è un malessere generale. Ricordiamoci però che adesso hanno passato il turno in Champions senza mai perdere contro il Liverpool campione d’Europa e andando a dominare sugli altri campi. Come capita spesso chi paga è l’allenatore, e mi dispiace per Ancelotti perché parliamo di uno degli allenatori migliori del mondo. Questo fa parte del gioco”.

 

L’altra campana: Malta nuova frontiera del calcio. Come si vive questo sport sull’isola? Cosa ti ha spinto ad accettare questa sfida?
“Quando sono tornato dalla mia esperienza in America ero quasi alla fine della mia carriera. Il Canada mi ha aiutato a capire che il calcio non ha soltanto una visione italiana o europea, ma che spazia a livello internazionale. Appena sono tornato in Italia volevo provare un’altra esperienza. Dopo Montreal ho deciso di venire a Malta per confrontarmi con una cultura diversa e permettere anche ai miei figli di frequentare le scuole in lingua inglese. Ci siamo trovati bene e sono passati cinque anni dal nostro arrivo. Ho smesso di giocare quattro anni fa. Ho allenato per due anni il Melita in Serie B e quest’anno faccio l’assistente in una squadra di Premier, il Balzan. Sto facendo anche il corso per allenatore Pro. Personalmente sto concludendo questo percorso ma sono aperto anche a tornare, ora che sono cresciuto anche a livello tecnico.

 

Il calcio maltese negli ultimi anni è cresciuto molto, grazie anche al boom economico che ha vissuto il Paese. Questo grazie anche agli allenatori italiani che sono venuti a lavorare a Malta. La cosa che mi inorgoglisce è che in Premier nelle prime sette squadre ci sono sei allenatori italiani, e questo non è un caso. Diamo una mano ad alzare il livello non perché loro non siano in grado, ma perché veniamo da una realtà completamente diversa. Mentre a loro arrivano dieci informazioni noi cresciamo con un milione. Il calcio sta crescendo e ci sono giocatori bravi. C’è un’aria di cambiamento anche in Federazione, dove tra poco cambieranno tutti i vertici ed anche gli allenatori e si vocifera sull’arrivo di altri tecnici italiani”.