Calcio
IL COMMENTO - Prandelli: "Sia Insigne che Chiesa sono seconde punte, ti possono fare 15 goal e poi ti fanno tanti assist"
13.07.2020 18:18 di Napoli Magazine

Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale italiana, ha rilasciato un'intervista a Soccermagazine.it.

 

Mister, ormai siamo tornati nel vivo del calcio giocato. Lo scudetto sembra già assegnato, ma secondo Lei in Champions quale squadra avrà maggiori possibilità tra le italiane, considerando anche i sorteggi? "Io vedo l’Atalanta molto europea, quindi è una squadra che può mettere in difficoltà chiunque in una partita secca. Si è visto anche l’altra sera con la Juve, è una squadra che ormai ha consolidato il gioco, la mentalità, l’entusiasmo, la voglia di stupire. Quindi penso che possa essere protagonista".

 

In molti erano convinti che giocando ogni 3 giorni le squadre con le rose più lunghe sarebbero state avvantaggiate, ma ricordiamo che sia all’Europeo sia alla Confederations, sempre con partite ravvicinate a giugno e a luglio, Lei è arrivato alla conclusione quasi con gli uomini contati. Cosa pensa al riguardo?
"È un bel tema. È la prima volta che un allenatore può sfruttare 5 cambi e secondo me può veramente studiare durante la partita. Magari l’ultima mezzora, per mantenere un rimo alto magari con un sistema di gioco diverso, perché non tutti possono interpretare allo stesso modo il ruolo. È una cosa interessante, ma va programmata, non si può improvvisare durante la partita".

 

Oggi Insigne e Chiesa sono tra le prime scelte in Nazionale, eppure sembra sempre che la loro consacrazione definitiva tardi ad arrivare. Secondo Prandelli cosa manca ad entrambi per l’esplosione a livello internazionale?
"È sempre così: devono fare delle partite a livello internazionale importanti e da lì prendono – diciamo – il “passaporto”. Perché in campionato comunque stanno dimostrando di essere giocatori importanti, sono giocatori da Nazionale, che hanno una grande considerazione. Poi se tu guardi il rendimento, lo score, sono giocatori che hanno dato. È chiaro che se noi abbiamo delle grandi aspettative diventa difficile: secondo me sia Insigne sia Chiesa sono seconde punte, non sono prime punte, quindi non sono bomber. Sono giocatori che ti possono fare 10-12-15 goal e poi ti fanno tanti assist, si è visto anche ieri che sono stati determinanti per le loro squadre".

 

Ciro Immobile, che Lei ha fatto esordire in Nazionale, è stato capocannoniere col Torino e forse lo sarà anche con la Lazio, ma in questi anni ha incontrato difficoltà in Germania e in Spagna. Lei che ha allenato anche all’estero, come si spiega questo fenomeno?
"Quando si va all’estero bisogna avere la forza di cambiare completamente la mentalità, devi adattarti subito alle situazioni che trovi. Per un attaccante come lui che ha bisogno di movimenti, che ha bisogno di palle in profondità, che è bravissimo ad andare fuori linea dalla difesa, se si trovano squadre che giocano prevalentemente con la punta spalle alla porta diventa complicato. Anche per lui".

 

Un anno fa De Rossi lasciava la Roma, oggi Florenzi sembra non rientrare più nei piani e anche la permanenza di Zaniolo vacilla. È la conferma che non rivedremo più una storia come quella di Totti?
"Come quella di Totti sicuramente è irripetibile, però secondo me Roma ha bisogno di singoli, di persone che abbiano un attaccamento straordinario alla maglia e trasmettino i valori della Roma. Sarebbe un peccato non trovare ragazzi che crescono nel settore giovanile che riescano a confermarsi ed essere giocatori importanti come lo è stato Totti. Totti è inarrivabile, ma comunque anche lo stesso Daniele è stato straordinario e ha avuto una carriera meravigliosa. Mi dispiace molto per Florenzi, perché lui secondo me incarnava lo spirito della Roma. In questo momento vedo un Pellegrini che sta crescendo molto, anche dal punto di vista della personalità".

 

In queste settimane si fa un gran parlare di Mario Balotelli, che potrebbe aver concluso la sua esperienza al Brescia. Per spezzare una lancia a favore del ragazzo, possiamo chiederLe quale era il suo atteggiamento quando bisognava presentarsi al campo di allenamento?
"Io non ho mai avuto nessun tipo di problema sul campo, perché comunque in Nazionale – fortunatamente o sfortunatamente – rimanevano con noi poco, al di là dell’Europeo. Quindi non avevano il tempo di andare fuori dalle righe. In Nazionale sei lì e non puoi fare diversamente. Mi dispiace molto della situazione perché lui fondamentalmente è un ragazzo buono, ha un animo buono, però come sto dicendo da tanti anni dipende tutto da lui, dal suo modo di porsi, dal suo modo di fare, dal suo modo di integrarsi nel gruppo. Non saprei cosa dire perché sono anni che non lo sento, quindi non so cosa stia pensando".

 

La storia dei grandi allenatori parla anche di screzi con giocatori altrettanto importanti. Al Genoa avrà sicuramente avuto modo di chiarirsi con Criscito sul Mondiale in Brasile, ma come si spiega le ultime dichiarazioni di Osvaldo nei Suoi confronti?
"Mah, tante volte quando le persone non riescono a raggiungere determinati obiettivi cercano sempre di giustificare questo attaccando altre persone. Nella vita bisogna crescere, maturare e prendersi le proprie responsabilità".

 

Spesso la sensazione è che nel calcio la presunzione venga spacciata per personalità e l’incoscienza per coraggio: due anni fa ci disse che il calciatore viene visto quasi come un attore. Dopo l’esperienza del Coronavirus che ha messo tutti sullo stesso piano, Prandelli crede che sarà possibile avvicinare le dimensioni di giocatori e tifosi?
"Io penso che il Coronavirus abbia dimostrato a tutti quelli che magari pensavano di vivere in un mondo parallelo che siamo tutti sulla stessa barca. I problemi che possono avere i piccoli e grandi imprenditori o i negozianti e i commercianti ce li avranno anche le squadre di calcio. Ci sarà un ridimensionamento e penso che la professionalità pagherà. Nel momento in cui ci sono queste difficoltà vengono fuori le persone serie, competenti, soprattutto competenti, che possono dare un’immagine importante all’ambiente in cui lavorano. Quindi anche il calcio si dovrà adattare".

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IL COMMENTO - Prandelli: "Sia Insigne che Chiesa sono seconde punte, ti possono fare 15 goal e poi ti fanno tanti assist"

di Napoli Magazine

13/07/2024 - 18:18

Cesare Prandelli, ex ct della Nazionale italiana, ha rilasciato un'intervista a Soccermagazine.it.

 

Mister, ormai siamo tornati nel vivo del calcio giocato. Lo scudetto sembra già assegnato, ma secondo Lei in Champions quale squadra avrà maggiori possibilità tra le italiane, considerando anche i sorteggi? "Io vedo l’Atalanta molto europea, quindi è una squadra che può mettere in difficoltà chiunque in una partita secca. Si è visto anche l’altra sera con la Juve, è una squadra che ormai ha consolidato il gioco, la mentalità, l’entusiasmo, la voglia di stupire. Quindi penso che possa essere protagonista".

 

In molti erano convinti che giocando ogni 3 giorni le squadre con le rose più lunghe sarebbero state avvantaggiate, ma ricordiamo che sia all’Europeo sia alla Confederations, sempre con partite ravvicinate a giugno e a luglio, Lei è arrivato alla conclusione quasi con gli uomini contati. Cosa pensa al riguardo?
"È un bel tema. È la prima volta che un allenatore può sfruttare 5 cambi e secondo me può veramente studiare durante la partita. Magari l’ultima mezzora, per mantenere un rimo alto magari con un sistema di gioco diverso, perché non tutti possono interpretare allo stesso modo il ruolo. È una cosa interessante, ma va programmata, non si può improvvisare durante la partita".

 

Oggi Insigne e Chiesa sono tra le prime scelte in Nazionale, eppure sembra sempre che la loro consacrazione definitiva tardi ad arrivare. Secondo Prandelli cosa manca ad entrambi per l’esplosione a livello internazionale?
"È sempre così: devono fare delle partite a livello internazionale importanti e da lì prendono – diciamo – il “passaporto”. Perché in campionato comunque stanno dimostrando di essere giocatori importanti, sono giocatori da Nazionale, che hanno una grande considerazione. Poi se tu guardi il rendimento, lo score, sono giocatori che hanno dato. È chiaro che se noi abbiamo delle grandi aspettative diventa difficile: secondo me sia Insigne sia Chiesa sono seconde punte, non sono prime punte, quindi non sono bomber. Sono giocatori che ti possono fare 10-12-15 goal e poi ti fanno tanti assist, si è visto anche ieri che sono stati determinanti per le loro squadre".

 

Ciro Immobile, che Lei ha fatto esordire in Nazionale, è stato capocannoniere col Torino e forse lo sarà anche con la Lazio, ma in questi anni ha incontrato difficoltà in Germania e in Spagna. Lei che ha allenato anche all’estero, come si spiega questo fenomeno?
"Quando si va all’estero bisogna avere la forza di cambiare completamente la mentalità, devi adattarti subito alle situazioni che trovi. Per un attaccante come lui che ha bisogno di movimenti, che ha bisogno di palle in profondità, che è bravissimo ad andare fuori linea dalla difesa, se si trovano squadre che giocano prevalentemente con la punta spalle alla porta diventa complicato. Anche per lui".

 

Un anno fa De Rossi lasciava la Roma, oggi Florenzi sembra non rientrare più nei piani e anche la permanenza di Zaniolo vacilla. È la conferma che non rivedremo più una storia come quella di Totti?
"Come quella di Totti sicuramente è irripetibile, però secondo me Roma ha bisogno di singoli, di persone che abbiano un attaccamento straordinario alla maglia e trasmettino i valori della Roma. Sarebbe un peccato non trovare ragazzi che crescono nel settore giovanile che riescano a confermarsi ed essere giocatori importanti come lo è stato Totti. Totti è inarrivabile, ma comunque anche lo stesso Daniele è stato straordinario e ha avuto una carriera meravigliosa. Mi dispiace molto per Florenzi, perché lui secondo me incarnava lo spirito della Roma. In questo momento vedo un Pellegrini che sta crescendo molto, anche dal punto di vista della personalità".

 

In queste settimane si fa un gran parlare di Mario Balotelli, che potrebbe aver concluso la sua esperienza al Brescia. Per spezzare una lancia a favore del ragazzo, possiamo chiederLe quale era il suo atteggiamento quando bisognava presentarsi al campo di allenamento?
"Io non ho mai avuto nessun tipo di problema sul campo, perché comunque in Nazionale – fortunatamente o sfortunatamente – rimanevano con noi poco, al di là dell’Europeo. Quindi non avevano il tempo di andare fuori dalle righe. In Nazionale sei lì e non puoi fare diversamente. Mi dispiace molto della situazione perché lui fondamentalmente è un ragazzo buono, ha un animo buono, però come sto dicendo da tanti anni dipende tutto da lui, dal suo modo di porsi, dal suo modo di fare, dal suo modo di integrarsi nel gruppo. Non saprei cosa dire perché sono anni che non lo sento, quindi non so cosa stia pensando".

 

La storia dei grandi allenatori parla anche di screzi con giocatori altrettanto importanti. Al Genoa avrà sicuramente avuto modo di chiarirsi con Criscito sul Mondiale in Brasile, ma come si spiega le ultime dichiarazioni di Osvaldo nei Suoi confronti?
"Mah, tante volte quando le persone non riescono a raggiungere determinati obiettivi cercano sempre di giustificare questo attaccando altre persone. Nella vita bisogna crescere, maturare e prendersi le proprie responsabilità".

 

Spesso la sensazione è che nel calcio la presunzione venga spacciata per personalità e l’incoscienza per coraggio: due anni fa ci disse che il calciatore viene visto quasi come un attore. Dopo l’esperienza del Coronavirus che ha messo tutti sullo stesso piano, Prandelli crede che sarà possibile avvicinare le dimensioni di giocatori e tifosi?
"Io penso che il Coronavirus abbia dimostrato a tutti quelli che magari pensavano di vivere in un mondo parallelo che siamo tutti sulla stessa barca. I problemi che possono avere i piccoli e grandi imprenditori o i negozianti e i commercianti ce li avranno anche le squadre di calcio. Ci sarà un ridimensionamento e penso che la professionalità pagherà. Nel momento in cui ci sono queste difficoltà vengono fuori le persone serie, competenti, soprattutto competenti, che possono dare un’immagine importante all’ambiente in cui lavorano. Quindi anche il calcio si dovrà adattare".