Calcio
IL GRAFFIO - La Champions esclude la capolista del girone, questo Napoli che Ancelotti ha truccato da grande nell’impossibile girone C
12.12.2018 00:11 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Nel girone terribile di Champions svetta il testone nero di un gigantesco nano. Tutto gira intorno a Mohamed Salah. Il diabolico fantasista egiziano è al centro dei giochi: a lui s’aggrappa Klopp che lo manda a destra dove incrocia Mario Rui, sembra più basso nel confronto impossibile. Nell’azione del gol fallisce anche il soccorso di Koulibaly, che gioca quasi sempre a sinistra, che raddoppia finché può, perché è lì che scattano tutti gli allarmi, perché in campo sembra che ci sia solo Salah, con la sua maligna fantasia, ritmata e ossessiva come un tamburo, quella musica dell’Africa mediterranea che ti entra dentro e sconvolge, come ha sconvolto nel primo tempo il Napoli, più timido, più ambiguo, più distratto da arrivare sempre in ritardo sulle seconde palle, da perdere il coraggio dei suoi combattenti.

 

Che il Napoli dovesse tenere bassa la linea di difesa era prevedibile. Era persino logico. Era il più saggio dei possibili espedienti per resistere alla squadra che domina la Premier, che vince da dodici partite, che ha preso solo sei gol finora nella stagione e appena uno in questo travolgente Anfield Road.

 

Ma non era previsto che il Napoli mancasse di una protezione a centrocampo, dove solo Allan è l’ubiquo, tenace, rabbioso Allan. Vaga per il campo Fabian Ruiz, è un relitto nel mare grosso, galleggia senza prendere una direzione, gioca senza dare un senso alla sua missione, un contributo al collettivo. Incrocia un voluminoso Vynaldum a sinistra, ma non mette in volo le frecce del Napoli. Manca a centrocampo la lucidità di Hamsik, la sua cresta nera si muove nella malinconia di una partita profondamente vissuta e sofferta dal capitano, Hamsik non collabora, non dà un indirizzo, troppe volte restituisce a chi gli sta dietro.

 

Per un’ora la superiorità del Liverpool è così netta che Klopp non innesta una contromossa: vedendo Koulibaly spostato a sinistra nel dare coraggio e spessore alla difesa incerta di Mario Rui potrebbe mandare Firmino da prima punta nello spiraglio lasciato vuoto da Koulibaly, ma lascia Firmino tra le linee. In quella zona il Napoli soffre di più, perché stenta a ripartire. Per preoccupa Sadio Manè, defilato sulla sinistra del Liverpool e ben custodito da Maksimovic, largamente superiore al suo compagno difesa sull’altro versante, dove intanto si spegne lentamente, molto lentamente Salah che si sposta ora al centro e si agita ancora, fino ad essere ammonito.

 

L’1-0 sollecita una risposta al Napoli, non può darla Mertens toccato duro tra caviglia e tibia da Van Dijk il difensore da 75 milioni con codino e faccia cattiva. Vuol dire che il Napoli è fuori, deve rispondere Ancelotti, e ci prova, basta segnare un gol, solo un gol. I cambi appiccano il fuoco nel campo dove saltano le distanze, e Ospina interviene liberandosi dello scrupolo di aver subito il gol di Salah sul suo primo palo. Zielinski, Milik e addirittura Ghoulam appena restituito al calcio prendono il posto di Fabian Ruiz, Mertens, Mario Rui. Si eccita finalmente anche Hamisk trascinato in questo assedio, chiamato agli impegni di uomo di classe, di leader, di regista. L’impalpabile finora Insigne spostato alla sinistra di Milik ritrova estri e furore per reagire. Albiol sta male, ma combatte e resiste da campione, attacca anche Koulibaly. Alisson respinge l’ultimo colpo di Milik.Finale pazzesco e triste. È tardi, Europa amara che non legge nel cuore del Napoli, la Champions esclude la capolista del girone, questo Napoli che Ancelotti ha truccato da grande nell’impossibile girone C.

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IL GRAFFIO - La Champions esclude la capolista del girone, questo Napoli che Ancelotti ha truccato da grande nell’impossibile girone C

di Napoli Magazine

12/12/2024 - 00:11

Nel girone terribile di Champions svetta il testone nero di un gigantesco nano. Tutto gira intorno a Mohamed Salah. Il diabolico fantasista egiziano è al centro dei giochi: a lui s’aggrappa Klopp che lo manda a destra dove incrocia Mario Rui, sembra più basso nel confronto impossibile. Nell’azione del gol fallisce anche il soccorso di Koulibaly, che gioca quasi sempre a sinistra, che raddoppia finché può, perché è lì che scattano tutti gli allarmi, perché in campo sembra che ci sia solo Salah, con la sua maligna fantasia, ritmata e ossessiva come un tamburo, quella musica dell’Africa mediterranea che ti entra dentro e sconvolge, come ha sconvolto nel primo tempo il Napoli, più timido, più ambiguo, più distratto da arrivare sempre in ritardo sulle seconde palle, da perdere il coraggio dei suoi combattenti.

 

Che il Napoli dovesse tenere bassa la linea di difesa era prevedibile. Era persino logico. Era il più saggio dei possibili espedienti per resistere alla squadra che domina la Premier, che vince da dodici partite, che ha preso solo sei gol finora nella stagione e appena uno in questo travolgente Anfield Road.

 

Ma non era previsto che il Napoli mancasse di una protezione a centrocampo, dove solo Allan è l’ubiquo, tenace, rabbioso Allan. Vaga per il campo Fabian Ruiz, è un relitto nel mare grosso, galleggia senza prendere una direzione, gioca senza dare un senso alla sua missione, un contributo al collettivo. Incrocia un voluminoso Vynaldum a sinistra, ma non mette in volo le frecce del Napoli. Manca a centrocampo la lucidità di Hamsik, la sua cresta nera si muove nella malinconia di una partita profondamente vissuta e sofferta dal capitano, Hamsik non collabora, non dà un indirizzo, troppe volte restituisce a chi gli sta dietro.

 

Per un’ora la superiorità del Liverpool è così netta che Klopp non innesta una contromossa: vedendo Koulibaly spostato a sinistra nel dare coraggio e spessore alla difesa incerta di Mario Rui potrebbe mandare Firmino da prima punta nello spiraglio lasciato vuoto da Koulibaly, ma lascia Firmino tra le linee. In quella zona il Napoli soffre di più, perché stenta a ripartire. Per preoccupa Sadio Manè, defilato sulla sinistra del Liverpool e ben custodito da Maksimovic, largamente superiore al suo compagno difesa sull’altro versante, dove intanto si spegne lentamente, molto lentamente Salah che si sposta ora al centro e si agita ancora, fino ad essere ammonito.

 

L’1-0 sollecita una risposta al Napoli, non può darla Mertens toccato duro tra caviglia e tibia da Van Dijk il difensore da 75 milioni con codino e faccia cattiva. Vuol dire che il Napoli è fuori, deve rispondere Ancelotti, e ci prova, basta segnare un gol, solo un gol. I cambi appiccano il fuoco nel campo dove saltano le distanze, e Ospina interviene liberandosi dello scrupolo di aver subito il gol di Salah sul suo primo palo. Zielinski, Milik e addirittura Ghoulam appena restituito al calcio prendono il posto di Fabian Ruiz, Mertens, Mario Rui. Si eccita finalmente anche Hamisk trascinato in questo assedio, chiamato agli impegni di uomo di classe, di leader, di regista. L’impalpabile finora Insigne spostato alla sinistra di Milik ritrova estri e furore per reagire. Albiol sta male, ma combatte e resiste da campione, attacca anche Koulibaly. Alisson respinge l’ultimo colpo di Milik.Finale pazzesco e triste. È tardi, Europa amara che non legge nel cuore del Napoli, la Champions esclude la capolista del girone, questo Napoli che Ancelotti ha truccato da grande nell’impossibile girone C.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica