Calcio
IL PARERE - Ravanelli: "Scudetto a tre, la Juve ha ottime chance in Champions"
12.06.2020 17:30 di Napoli Magazine

Fabrizio Ravanelli, ex attaccante di Juventus (con cui ha vinto la Champions League nel 1996) e Lazio, è stato ospite dell’ottavo appuntamento con #SportLabLive, il format web di sport-lab.it.

 

Il calcio italiano riparte con la Coppa Italia: che partite si aspetta?

 

Saranno due partite molto belle, i calciatori hanno tanta voglia di giocare una partita vera. Mi auguro che vinca la Juventus, però con il Milan è sempre una partita difficile; i rossoneri andranno a Torino senza nulla da perdere, consapevoli della differenza tecnica tra le due formazioni e “tranquillizzati” dallo stadio vuoto. Logico che la qualità dei bianconeri, espressa nella giocata di un singolo, potrebbe spostare gli equilibri. Non sarà facile, comunque, essere pronti, ritrovare quei meccanismi 11 vs 11 dopo due mesi di inattività e, soprattutto, senza aver fatto amichevoli di prova. Stesso discorso per Napoli e Inter.

 

Si ripartirà con delle riforme: 5 cambi e niente supplementari. Come le giudica?

 

Onestamente sono molto contento delle cinque sostituzioni, perché le rose sono ampie e ci sarà la possibilità di vedere più spettacolo e più agonismo in campo. Ci sarà un’impostazione della gara totalmente diversa, anche perché in pratica si può sostituire il 50% della formazione titolare, permettendo di cambiare e, di conseguenza, spingere nei ruoli più dispendiosi come gli esterni difensivi e offensivi. Giusto, poi, eliminare i supplementari: ci saranno tantissime partite da giocare.

 

Quante possibilità ha la Juventus di vincere la Champions League?

 

La Juve si è complicata un po’ la vita con il Lione, anche perché al ritorno un goal su calcio piazzato o disattenzione difensiva si può sempre prendere… La differenza tra le due squadre è evidente, amplificata anche dallo stop del campionato francese; credo, comunque, che il Lione farà una preparazione mirata per la gara di Torino. Se i bianconeri riusciranno a superare gli ottavi avranno sicuramente delle ottime chance di vincere la Champions. É difficile battere la Juve e il fatto di voler vincere a tutti i costi questo trofeo, su cui si sarà tanto ragionato nei due mesi di stop, potrebbe incidere parecchio. Sono ottimista.

 

Hai militato sia nella Juve che nella Lazio: come vede la lotta Scudetto?

 

Sono due grandissime squadre. Io sostengo che la Lazio sia molto forte da 4-5 anni, Lotito e Tare hanno dato a S. Inzaghi grandi formazioni in grado di centrale la qualificazione alla Champions League, poi sfumata spesso alle ultime giornate; forse non hai mai avuto una panchina lunghissima, ma i titolari sono sempre stati calciatori straordinari. Gli attuali sono formidabili, di grande qualità e la Lazio se la giocherà fino in fondo con la Juventus. Non bisogna, comunque, dimenticarsi dell’Inter; conosco bene Conte e lui terrà la tensione molto alta, giocando sul fatto che tutti si stiano dimenticando dei nerazzurri e spingendo sull’orgoglio dei suoi calciatori. Sarà una corsa a tre.

 

Se lo aspettava Conte sulla panchina dell’Inter?

 

Nelle prime interviste alla Juve Conte disse che, da professionista, avrebbe accettato qualsiasi panchina. Da parte dei tifosi bianconeri non c’è rabbia perché sia andato all’Inter, ma rammarico perché Antonio ha abbandonato la Juve poco dopo essere partiti con i tre scudetti consecutivi. Comunque Conte è stato ed è una bandiera della Juventus, non lo si può dimenticare. Noi juventini dobbiamo, ora, dare fiducia a Sarri sostenendolo; nell’ultima partita contro l’Inter abbiamo visto una Juve con grande carattere e intensità per tutti i 90 minuti e ciò ci fa ben sperare, nonostante i due mesi di stop.

 

Cosa farà Dybala?

 

Dybala è fenomenale, ha un grandissimo talento e, quest’anno, sta facendo un campionato incredibile. Gli consiglio di continuare così, perché lo scorso anno lo criticavo per l’atteggiamento molle; in questa stagione è cresciuto in mentalità, entrando con cattiveria dalla panchina e ribaltando le partite. Logico che in certe squadre come la Juve la panchina, in alcune partite, è d’obbligo, vedi con Higuain e Douglas Costa. Se fossi io l’allenatore, Costa lo farei giocare sempre perché crea superiorità numerica e fornisce tantissimi assist, non a caso Cristiano lo vuole sempre con sé; sono convinto che il brasiliano farà un grande finale di stagione. Mi auguro che lui e Dybala rimangano alla Juventus per tanti anni, magari aggiungendo un’altra pedina sul mercato senza perderne nessuna, neanche il Pipita.

 

Cosa ne pensa dell’attuale situazione in casa Milan?

 

Spero rimanga Pioli: è un allenatore giovane, con idee e personalità. Credo, però, che l’errore grande fatto dal Milan sia stato quello di non continuare con Gattuso, al di là delle sue dimissioni; Rino sta dimostrando anche a Napoli di essere un allenatore bravo, competente, trasparente, professionale, umano. Inoltre, c’è un problema in società: ci sono troppe persone e, quando è così, si creano sempre difficoltà nelle comunicazioni di, con e tra i calciatori. Alla Juve ci sono Nedved e Paratici che comandano con la forza di dire le cose come stanno, mentre al Milan ci sono diverse idee che non danno stabilità e serenità ai calciatori; ciò poi si riflette anche sulle prestazioni in campo.

 

Ravanelli e i ricordi del passato

 

Qual era il segreto della tua Juve del 1996?

 

Quella squadra era composta da 9 italiani su 11 e, senza togliere nulla all’attuale, resta inimitabile: era strepitosa sotto tutti i punti di vista, dell’intensità, della cattiveria, del carattere. Vincere lo Scudetto dopo 8 anni, battendo le fortissime sette sorelle del campionato italiano, è stato molto importante perché ci ha dato quella consapevolezza di essere una grande squadra. Volevamo a tutti i costi quella Champions: dal primo giorno in cui ci ritrovammo, noi calciatori avevamo chiaro l’obiettivo di vincerlo. Carattere, determinazione, voglia di mettere il cuore oltre l’ostacolo sono state le nostre armi vincenti. Eravamo un carro armato imbattibile.

 

Che ricordi hai del goal in finale di Champions League contro l’Ajax?

 

Mi emoziono ancora, ho i brividi a parlarne. Giocavamo a Roma, di fronte al nostro pubblico, avevo famiglia e amici tutti lì, l’avversario era, a detta di tutti, il più forte d’Europa e noi avevamo una grandissima determinazione. I calciatori dell’Ajax, spesso, abusavano della loro qualità, sbeffeggiando in Olanda l’avversario e quindi, in quella palla lunga, ho creduto nella superficialità di De Boer e Van der Sar; sono riuscito a rubargli la palla con grande intelligenza e, alzando la testa, ho deciso di calciare. Sono stato fortunato, perché la rotazione del corpo mi ha aiutato a calciare la palla verso la porta: è stato un goal pazzesco, tutti lo ricordano, è indelebile nel mio cuore e in quello di tutti gli juventini e dei tifosi che amano il calcio italiano.

 

Perché, secondo lei, l’Italia sta un po’ stentando con i centravanti?

 

Difficile dire il motivo, si va a periodi. Sono convinto che stiano emergendo tanti giovani, abbiamo un under21 veramente forte e credo che, nei prossimi anni, la nostra Nazionale ci regalerà grandi soddisfazioni.

 

Qual è stato il difensore che le ha creato più difficoltà in carriera?

 

Pietro Vierchowod quando giocava nella Sampdoria: era molto tosto, bravo di testa, forte fisicamente, veloce nei recuperi, non ti lasciava mai respirare.

 

Qual è stato il tuo compagno di squadra nella Juventus più forte?

 

Roberto Baggio. Era il giocatore più forte di quell’epoca in Italia; sapeva creare superiorità numerica, era bravo a fornire assist, a segnare, sui calci piazzati: un calciatore straordinario. La coppa UEFA al primo anno con la Juve è stata, in gran parte, merito suo.

 

Qual è stato l’evento o il personaggio sportivo che, in qualche modo, ha cambiato la storia degli uomini?

 

Cassius Clay. Lui è stato un esempio per il mondo sportivo e non solo, facendoci capire quanto sia importante la mente per il raggiungimento degli obiettivi. Cassius Clay non è solo un simbolo sportivo, ma anche sociale per tutta l’umanità.

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IL PARERE - Ravanelli: "Scudetto a tre, la Juve ha ottime chance in Champions"

di Napoli Magazine

12/06/2020 - 17:30

Fabrizio Ravanelli, ex attaccante di Juventus (con cui ha vinto la Champions League nel 1996) e Lazio, è stato ospite dell’ottavo appuntamento con #SportLabLive, il format web di sport-lab.it.

 

Il calcio italiano riparte con la Coppa Italia: che partite si aspetta?

 

Saranno due partite molto belle, i calciatori hanno tanta voglia di giocare una partita vera. Mi auguro che vinca la Juventus, però con il Milan è sempre una partita difficile; i rossoneri andranno a Torino senza nulla da perdere, consapevoli della differenza tecnica tra le due formazioni e “tranquillizzati” dallo stadio vuoto. Logico che la qualità dei bianconeri, espressa nella giocata di un singolo, potrebbe spostare gli equilibri. Non sarà facile, comunque, essere pronti, ritrovare quei meccanismi 11 vs 11 dopo due mesi di inattività e, soprattutto, senza aver fatto amichevoli di prova. Stesso discorso per Napoli e Inter.

 

Si ripartirà con delle riforme: 5 cambi e niente supplementari. Come le giudica?

 

Onestamente sono molto contento delle cinque sostituzioni, perché le rose sono ampie e ci sarà la possibilità di vedere più spettacolo e più agonismo in campo. Ci sarà un’impostazione della gara totalmente diversa, anche perché in pratica si può sostituire il 50% della formazione titolare, permettendo di cambiare e, di conseguenza, spingere nei ruoli più dispendiosi come gli esterni difensivi e offensivi. Giusto, poi, eliminare i supplementari: ci saranno tantissime partite da giocare.

 

Quante possibilità ha la Juventus di vincere la Champions League?

 

La Juve si è complicata un po’ la vita con il Lione, anche perché al ritorno un goal su calcio piazzato o disattenzione difensiva si può sempre prendere… La differenza tra le due squadre è evidente, amplificata anche dallo stop del campionato francese; credo, comunque, che il Lione farà una preparazione mirata per la gara di Torino. Se i bianconeri riusciranno a superare gli ottavi avranno sicuramente delle ottime chance di vincere la Champions. É difficile battere la Juve e il fatto di voler vincere a tutti i costi questo trofeo, su cui si sarà tanto ragionato nei due mesi di stop, potrebbe incidere parecchio. Sono ottimista.

 

Hai militato sia nella Juve che nella Lazio: come vede la lotta Scudetto?

 

Sono due grandissime squadre. Io sostengo che la Lazio sia molto forte da 4-5 anni, Lotito e Tare hanno dato a S. Inzaghi grandi formazioni in grado di centrale la qualificazione alla Champions League, poi sfumata spesso alle ultime giornate; forse non hai mai avuto una panchina lunghissima, ma i titolari sono sempre stati calciatori straordinari. Gli attuali sono formidabili, di grande qualità e la Lazio se la giocherà fino in fondo con la Juventus. Non bisogna, comunque, dimenticarsi dell’Inter; conosco bene Conte e lui terrà la tensione molto alta, giocando sul fatto che tutti si stiano dimenticando dei nerazzurri e spingendo sull’orgoglio dei suoi calciatori. Sarà una corsa a tre.

 

Se lo aspettava Conte sulla panchina dell’Inter?

 

Nelle prime interviste alla Juve Conte disse che, da professionista, avrebbe accettato qualsiasi panchina. Da parte dei tifosi bianconeri non c’è rabbia perché sia andato all’Inter, ma rammarico perché Antonio ha abbandonato la Juve poco dopo essere partiti con i tre scudetti consecutivi. Comunque Conte è stato ed è una bandiera della Juventus, non lo si può dimenticare. Noi juventini dobbiamo, ora, dare fiducia a Sarri sostenendolo; nell’ultima partita contro l’Inter abbiamo visto una Juve con grande carattere e intensità per tutti i 90 minuti e ciò ci fa ben sperare, nonostante i due mesi di stop.

 

Cosa farà Dybala?

 

Dybala è fenomenale, ha un grandissimo talento e, quest’anno, sta facendo un campionato incredibile. Gli consiglio di continuare così, perché lo scorso anno lo criticavo per l’atteggiamento molle; in questa stagione è cresciuto in mentalità, entrando con cattiveria dalla panchina e ribaltando le partite. Logico che in certe squadre come la Juve la panchina, in alcune partite, è d’obbligo, vedi con Higuain e Douglas Costa. Se fossi io l’allenatore, Costa lo farei giocare sempre perché crea superiorità numerica e fornisce tantissimi assist, non a caso Cristiano lo vuole sempre con sé; sono convinto che il brasiliano farà un grande finale di stagione. Mi auguro che lui e Dybala rimangano alla Juventus per tanti anni, magari aggiungendo un’altra pedina sul mercato senza perderne nessuna, neanche il Pipita.

 

Cosa ne pensa dell’attuale situazione in casa Milan?

 

Spero rimanga Pioli: è un allenatore giovane, con idee e personalità. Credo, però, che l’errore grande fatto dal Milan sia stato quello di non continuare con Gattuso, al di là delle sue dimissioni; Rino sta dimostrando anche a Napoli di essere un allenatore bravo, competente, trasparente, professionale, umano. Inoltre, c’è un problema in società: ci sono troppe persone e, quando è così, si creano sempre difficoltà nelle comunicazioni di, con e tra i calciatori. Alla Juve ci sono Nedved e Paratici che comandano con la forza di dire le cose come stanno, mentre al Milan ci sono diverse idee che non danno stabilità e serenità ai calciatori; ciò poi si riflette anche sulle prestazioni in campo.

 

Ravanelli e i ricordi del passato

 

Qual era il segreto della tua Juve del 1996?

 

Quella squadra era composta da 9 italiani su 11 e, senza togliere nulla all’attuale, resta inimitabile: era strepitosa sotto tutti i punti di vista, dell’intensità, della cattiveria, del carattere. Vincere lo Scudetto dopo 8 anni, battendo le fortissime sette sorelle del campionato italiano, è stato molto importante perché ci ha dato quella consapevolezza di essere una grande squadra. Volevamo a tutti i costi quella Champions: dal primo giorno in cui ci ritrovammo, noi calciatori avevamo chiaro l’obiettivo di vincerlo. Carattere, determinazione, voglia di mettere il cuore oltre l’ostacolo sono state le nostre armi vincenti. Eravamo un carro armato imbattibile.

 

Che ricordi hai del goal in finale di Champions League contro l’Ajax?

 

Mi emoziono ancora, ho i brividi a parlarne. Giocavamo a Roma, di fronte al nostro pubblico, avevo famiglia e amici tutti lì, l’avversario era, a detta di tutti, il più forte d’Europa e noi avevamo una grandissima determinazione. I calciatori dell’Ajax, spesso, abusavano della loro qualità, sbeffeggiando in Olanda l’avversario e quindi, in quella palla lunga, ho creduto nella superficialità di De Boer e Van der Sar; sono riuscito a rubargli la palla con grande intelligenza e, alzando la testa, ho deciso di calciare. Sono stato fortunato, perché la rotazione del corpo mi ha aiutato a calciare la palla verso la porta: è stato un goal pazzesco, tutti lo ricordano, è indelebile nel mio cuore e in quello di tutti gli juventini e dei tifosi che amano il calcio italiano.

 

Perché, secondo lei, l’Italia sta un po’ stentando con i centravanti?

 

Difficile dire il motivo, si va a periodi. Sono convinto che stiano emergendo tanti giovani, abbiamo un under21 veramente forte e credo che, nei prossimi anni, la nostra Nazionale ci regalerà grandi soddisfazioni.

 

Qual è stato il difensore che le ha creato più difficoltà in carriera?

 

Pietro Vierchowod quando giocava nella Sampdoria: era molto tosto, bravo di testa, forte fisicamente, veloce nei recuperi, non ti lasciava mai respirare.

 

Qual è stato il tuo compagno di squadra nella Juventus più forte?

 

Roberto Baggio. Era il giocatore più forte di quell’epoca in Italia; sapeva creare superiorità numerica, era bravo a fornire assist, a segnare, sui calci piazzati: un calciatore straordinario. La coppa UEFA al primo anno con la Juve è stata, in gran parte, merito suo.

 

Qual è stato l’evento o il personaggio sportivo che, in qualche modo, ha cambiato la storia degli uomini?

 

Cassius Clay. Lui è stato un esempio per il mondo sportivo e non solo, facendoci capire quanto sia importante la mente per il raggiungimento degli obiettivi. Cassius Clay non è solo un simbolo sportivo, ma anche sociale per tutta l’umanità.