A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Tarallo, giornalista del quotidiano "La Verità".
Possiamo dire che, tutto sommato, in virtù del pareggio dell’Inter, sia andata bene al Napoli?
“Mi sento un diciassettenne, perché sono tornato agli anni ’90. Questo scudetto, se dovesse arrivare, tra scontri diretti e risultati incrociati assomiglia tanto al secondo. Io li ho vissuti tutti, e il secondo scudetto arrivò con la radiolina, col Milan che si fece infilzare a Verona e il Napoli che poi vinse con il gol di Baroni, attuale tecnico della Lazio che, ieri, ha fermato l’Inter. Quel gol aveva un valore simile a quello che abbiamo visto ieri a Milano. È un campionato molto vintage. I risultati arrivano dalla radiolina, il pareggio diventa una vittoria, ci sono polemiche arbitrali, tanta tensione… Se il Napoli dovesse vincere, vincerà perché ha fatto più punti di tutte le altre, non perché ha giocato meglio. E quindi sì, sarebbe comunque meritato, in barba a tutti i criticoni sparsi per l’Italia. Il campionato si vince sulle 38 partite, non con due o tre exploit. Puoi pure vincere due o tre partite, magari una Supercoppa, ma il campionato si vince solo con continuità. Le 38 partite sono la verità. E poi, se vogliamo parlare di fortuna o sfortuna… Ieri, come lo vogliamo chiamare quello che è successo? Palo clamoroso di Anguissa, traversa di McTominay con il miracolo di Suzuki, se dobbiamo mettere tutto sul piano della sorte, allora il Napoli ieri ha avuto tutto tranne che buona sorte. Il pareggio finale di Pedro a Milano può sembrare casuale, ma attenzione: andiamoci piano. Leggo troppe critiche a questa squadra, e mi sembra che anche il pubblico napoletano sia cambiato rispetto a quello che ricordavo. Stiamo friggendo il pesce con l’acqua, come si dice, con una squadra rimaneggiata,a cessione clamorosa di Kvaratskhelia a gennaio, una marea di infortuni… eppure siamo lì".
Che Napoli si aspetta contro il Cagliari?
“Mi auguro che contro il Cagliari si veda un Napoli diverso da quello visto con Genoa e Parma. Vorrei vedere in campo il Napoli del secondo tempo con l’Inter, quello contro la Juve, quello autorevole, se non autoritario. I ragazzi devono saperlo, e anche Conte: questa è una partita da vincere, punto. Non si può sperare che il Como fermi l’Inter all’ultimo minuto. Dobbiamo fare il nostro. Magari rivedere anche quel Simeone che andava a contrastare con la testa contro i piedi avversari, vorrei vedere quella fame, vorrei vedere quella squadra in campo".
Sarebbe bello anche vedere un gol di Lukaku, che è stato croce e delizia quest’anno. Che stagione è stata per lui?
“Non è stata una buona stagione. Sì, se guardi i numeri ha fatto quello che doveva fare: doppia cifra di gol e assist. Ma per me non è l’attaccante giusto per una squadra che vuole traguardi super ambiziosi. È stata una stagione più di bassi che di alti. Si è sempre aspettato quel ‘click’ che non è mai arrivato. Magari domenica fa doppietta e decide il campionato, ma nel complesso, dal mio punto di vista, non è l’attaccante ideale. Non è uno che mette sempre in difficoltà le difese, non è quello che ti fa reparto da solo. Poi, se vinci lo scudetto anche così, tanto di cappello".
Conte ieri si è definito stanco. Secondo lei sta mettendo le mani avanti per un eventuale addio?
“Ti do una notizia: non ha deciso ancora nulla. So che in settimana c’è stato un pranzo. C’erano De Laurentiis, sua moglie e la moglie di Conte. Conte non c’era perché stava preparando la partita. A lui Napoli piace tantissimo. Non ha comunicato né una decisione di restare, né di andare via. Secondo me dà troppo peso a certi opinionisti locali, ai professori da tastiera, alle critiche spesso ingenerose. Napoli è una piazza che ti stressa molto, ma lui ci sta bene. Deve solo pensare a sedersi col presidente e valutare: sia che si vinca, sia che non si vinca. Bisogna costruire una squadra più competitiva anche per la Champions, perché poi lo sappiamo: qui ci si esalta, ma poi si chiede sempre di più. Conte vuole la certezza di una rosa all’altezza delle aspettative della piazza".
Un chiarimento: quindi il pranzo c’è stato solo tra De Laurentiis e le rispettive consorti?
“Esatto. Conte non c’era. La moglie di Conte ha semplicemente espresso quanto si trova bene a Napoli. Non è stato mandato alcun messaggio formale, solo un segnale di serenità nei rapporti, non assolutamente deteriorati come ci raccontano. Il rapporto, per intenderci, non è come quello tra Spalletti e De Laurentiis. Quello che infastidisce Conte è il contorno, l’ambiente a volte autolesionista. Una parte della stampa, più quella locale che nazionale, lo ha preso di mira senza motivo. Non ha mai mancato di rispetto a nessuno, non è uno che si mette a fare polemiche. E poi, dai, le partite si vincono anche 1-0 o 2-1. Non serve giocare alla Guardiola per vincere".
di Napoli Magazine
19/05/2025 - 12:17
A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Tarallo, giornalista del quotidiano "La Verità".
Possiamo dire che, tutto sommato, in virtù del pareggio dell’Inter, sia andata bene al Napoli?
“Mi sento un diciassettenne, perché sono tornato agli anni ’90. Questo scudetto, se dovesse arrivare, tra scontri diretti e risultati incrociati assomiglia tanto al secondo. Io li ho vissuti tutti, e il secondo scudetto arrivò con la radiolina, col Milan che si fece infilzare a Verona e il Napoli che poi vinse con il gol di Baroni, attuale tecnico della Lazio che, ieri, ha fermato l’Inter. Quel gol aveva un valore simile a quello che abbiamo visto ieri a Milano. È un campionato molto vintage. I risultati arrivano dalla radiolina, il pareggio diventa una vittoria, ci sono polemiche arbitrali, tanta tensione… Se il Napoli dovesse vincere, vincerà perché ha fatto più punti di tutte le altre, non perché ha giocato meglio. E quindi sì, sarebbe comunque meritato, in barba a tutti i criticoni sparsi per l’Italia. Il campionato si vince sulle 38 partite, non con due o tre exploit. Puoi pure vincere due o tre partite, magari una Supercoppa, ma il campionato si vince solo con continuità. Le 38 partite sono la verità. E poi, se vogliamo parlare di fortuna o sfortuna… Ieri, come lo vogliamo chiamare quello che è successo? Palo clamoroso di Anguissa, traversa di McTominay con il miracolo di Suzuki, se dobbiamo mettere tutto sul piano della sorte, allora il Napoli ieri ha avuto tutto tranne che buona sorte. Il pareggio finale di Pedro a Milano può sembrare casuale, ma attenzione: andiamoci piano. Leggo troppe critiche a questa squadra, e mi sembra che anche il pubblico napoletano sia cambiato rispetto a quello che ricordavo. Stiamo friggendo il pesce con l’acqua, come si dice, con una squadra rimaneggiata,a cessione clamorosa di Kvaratskhelia a gennaio, una marea di infortuni… eppure siamo lì".
Che Napoli si aspetta contro il Cagliari?
“Mi auguro che contro il Cagliari si veda un Napoli diverso da quello visto con Genoa e Parma. Vorrei vedere in campo il Napoli del secondo tempo con l’Inter, quello contro la Juve, quello autorevole, se non autoritario. I ragazzi devono saperlo, e anche Conte: questa è una partita da vincere, punto. Non si può sperare che il Como fermi l’Inter all’ultimo minuto. Dobbiamo fare il nostro. Magari rivedere anche quel Simeone che andava a contrastare con la testa contro i piedi avversari, vorrei vedere quella fame, vorrei vedere quella squadra in campo".
Sarebbe bello anche vedere un gol di Lukaku, che è stato croce e delizia quest’anno. Che stagione è stata per lui?
“Non è stata una buona stagione. Sì, se guardi i numeri ha fatto quello che doveva fare: doppia cifra di gol e assist. Ma per me non è l’attaccante giusto per una squadra che vuole traguardi super ambiziosi. È stata una stagione più di bassi che di alti. Si è sempre aspettato quel ‘click’ che non è mai arrivato. Magari domenica fa doppietta e decide il campionato, ma nel complesso, dal mio punto di vista, non è l’attaccante ideale. Non è uno che mette sempre in difficoltà le difese, non è quello che ti fa reparto da solo. Poi, se vinci lo scudetto anche così, tanto di cappello".
Conte ieri si è definito stanco. Secondo lei sta mettendo le mani avanti per un eventuale addio?
“Ti do una notizia: non ha deciso ancora nulla. So che in settimana c’è stato un pranzo. C’erano De Laurentiis, sua moglie e la moglie di Conte. Conte non c’era perché stava preparando la partita. A lui Napoli piace tantissimo. Non ha comunicato né una decisione di restare, né di andare via. Secondo me dà troppo peso a certi opinionisti locali, ai professori da tastiera, alle critiche spesso ingenerose. Napoli è una piazza che ti stressa molto, ma lui ci sta bene. Deve solo pensare a sedersi col presidente e valutare: sia che si vinca, sia che non si vinca. Bisogna costruire una squadra più competitiva anche per la Champions, perché poi lo sappiamo: qui ci si esalta, ma poi si chiede sempre di più. Conte vuole la certezza di una rosa all’altezza delle aspettative della piazza".
Un chiarimento: quindi il pranzo c’è stato solo tra De Laurentiis e le rispettive consorti?
“Esatto. Conte non c’era. La moglie di Conte ha semplicemente espresso quanto si trova bene a Napoli. Non è stato mandato alcun messaggio formale, solo un segnale di serenità nei rapporti, non assolutamente deteriorati come ci raccontano. Il rapporto, per intenderci, non è come quello tra Spalletti e De Laurentiis. Quello che infastidisce Conte è il contorno, l’ambiente a volte autolesionista. Una parte della stampa, più quella locale che nazionale, lo ha preso di mira senza motivo. Non ha mai mancato di rispetto a nessuno, non è uno che si mette a fare polemiche. E poi, dai, le partite si vincono anche 1-0 o 2-1. Non serve giocare alla Guardiola per vincere".