Calcio
IL PENSIERO - Jacomuzzi: "Il problema dell'Italia? Non c'è il coraggio di lanciare i giovani"
25.06.2024 19:02 di Napoli Magazine

Carlo Jacomuzzi, presidente Aioc ed ex direttore sportivo di Napoli e Atalanta, ha parlato a Radio Marte: “Carenza di giovani di talento in Italia? Va di moda dalle nostre parti cercare i talenti stranieri e snobbare gli italiani. Gli osservatori ne scovano tanti, tra i giovanissimi l’Italia eccelle nelle competizioni ad alti livelli, eppure si va a scovare un Retegui - senza alcun giudizio di valore sul calciatore - dall’Argentina. Bisogna trovare il coraggio di far giocare i giovani, ma in Italia gli allenatori sono sempre in bilico e quindi preferiscono affidarsi a calciatori di esperienza, lasciando nelle retrovie i giovanissimi. L’Italia da tempo non è competitiva in Champions: non si propongono grandi squadre o grandi nomi. Cosa fare per risolvere il problema? Limitare il numero di stranieri nelle squadre italiane, ma poi l’Europa si ribella. L’origine del problema sta nel fatto che a dover giudicare dovrebbero essere uomini di calcio ed invece lasciamo fare alle multinazionali, agli algoritmi, dimenticando che il calcio è fatto di uomini e passione, di amore. È nei vicoli, per strada, nelle scuole calcio di provincia che si scovano i talenti, oggi invece si passano le giornate sui telefonini. Non c’è più l’idolo che attira le masse. Guardate il tennis italiano: oggi si segue molto di più perché ci sono gli idoli da seguire, da imitare. Nel calcio questo manca. Baggio aveva fatto scuola: i giovani volevano imitarlo, a partire dal codino. Tutti volevano diventare come Roberto Baggio".

ULTIMISSIME CALCIO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
IL PENSIERO - Jacomuzzi: "Il problema dell'Italia? Non c'è il coraggio di lanciare i giovani"

di Napoli Magazine

25/06/2024 - 19:02

Carlo Jacomuzzi, presidente Aioc ed ex direttore sportivo di Napoli e Atalanta, ha parlato a Radio Marte: “Carenza di giovani di talento in Italia? Va di moda dalle nostre parti cercare i talenti stranieri e snobbare gli italiani. Gli osservatori ne scovano tanti, tra i giovanissimi l’Italia eccelle nelle competizioni ad alti livelli, eppure si va a scovare un Retegui - senza alcun giudizio di valore sul calciatore - dall’Argentina. Bisogna trovare il coraggio di far giocare i giovani, ma in Italia gli allenatori sono sempre in bilico e quindi preferiscono affidarsi a calciatori di esperienza, lasciando nelle retrovie i giovanissimi. L’Italia da tempo non è competitiva in Champions: non si propongono grandi squadre o grandi nomi. Cosa fare per risolvere il problema? Limitare il numero di stranieri nelle squadre italiane, ma poi l’Europa si ribella. L’origine del problema sta nel fatto che a dover giudicare dovrebbero essere uomini di calcio ed invece lasciamo fare alle multinazionali, agli algoritmi, dimenticando che il calcio è fatto di uomini e passione, di amore. È nei vicoli, per strada, nelle scuole calcio di provincia che si scovano i talenti, oggi invece si passano le giornate sui telefonini. Non c’è più l’idolo che attira le masse. Guardate il tennis italiano: oggi si segue molto di più perché ci sono gli idoli da seguire, da imitare. Nel calcio questo manca. Baggio aveva fatto scuola: i giovani volevano imitarlo, a partire dal codino. Tutti volevano diventare come Roberto Baggio".