Fabio Simplicio, ex centrocampista, ha rilasciato un'intervista a SportWeek: "Il mio sogno è quello di fare il presidente di una squadra. Non sono uno a cui piace stare con le mani in mano. Mi sono dato da fare, un po' inseguendo le mie passioni e un po' cercando di fare gli investimenti giusti. Non immaginatemi con la giacca e la cravatta, non sono il tipo. Io mi presento agli appuntamenti così come sono. E con il mio sorriso e l'entusiasmo tendo a conquistare tutti. Appena arrivato parlai con Sacchi, che mi disse: 'Devi giocare più deciso rispetto al Brasile'. L'ho ascoltato e le prime tre partite ho preso tre gialli. Sono tornato da lui e gli ho detto: 'Arrigo, sei sicuro?'. Lui mi disse di fidarmi e stare tranquillo. A Parma ho imparato tantissimo, soprattutto a livello di ritmo e tempi di inserimento. Infatti l'ultimo anno ho superato quota 10 gol. Sugli anni a Parma vorrei anche fare il nome di Morfeo, era uno spettacolo. Gilardino nel 2004 fu il capocannoniere con 24 gol, le assicuro che almeno 20 erano assist di Morfeo. Tolti i brasiliani, è stato il più forte con cui ho giocato, dava del tu al pallone con una naturalezza disarmante. Se la gioca solo con Totti. Roma? Quanto mi manca, tornerò presto. Anche solo per mangiare. Eravamo un gruppo straordinario, allenato da un signore del calcio come Ranieri. In spogliatoio era una festa continua, eravamo sempre a scherzare. Avevamo anche tanti campioni, come Totti e De Rossi. Due brasiliani nati per sbaglio a Roma. Daniele, poi, aveva proprio l'animo carioca. Ho anche provato a portarlo in Brasile come allenatore, c'era stata una possibilità. Lui mi aveva dato la sua disponibilità e ne stavamo parlando. Chissà se in futuro succederà mai. Spero che il Parma si salvi e che la Roma raggiunga la Champions. Io non mi vedo allenatore o d.s., mi piace scovare giovani e un giorno magari diventare presidente. Mi sarebbe piaciuto andare all'Inter con Mourinho, ero davvero vicino a trasferirmi a Milano".
di Napoli Magazine
17/05/2025 - 21:49
Fabio Simplicio, ex centrocampista, ha rilasciato un'intervista a SportWeek: "Il mio sogno è quello di fare il presidente di una squadra. Non sono uno a cui piace stare con le mani in mano. Mi sono dato da fare, un po' inseguendo le mie passioni e un po' cercando di fare gli investimenti giusti. Non immaginatemi con la giacca e la cravatta, non sono il tipo. Io mi presento agli appuntamenti così come sono. E con il mio sorriso e l'entusiasmo tendo a conquistare tutti. Appena arrivato parlai con Sacchi, che mi disse: 'Devi giocare più deciso rispetto al Brasile'. L'ho ascoltato e le prime tre partite ho preso tre gialli. Sono tornato da lui e gli ho detto: 'Arrigo, sei sicuro?'. Lui mi disse di fidarmi e stare tranquillo. A Parma ho imparato tantissimo, soprattutto a livello di ritmo e tempi di inserimento. Infatti l'ultimo anno ho superato quota 10 gol. Sugli anni a Parma vorrei anche fare il nome di Morfeo, era uno spettacolo. Gilardino nel 2004 fu il capocannoniere con 24 gol, le assicuro che almeno 20 erano assist di Morfeo. Tolti i brasiliani, è stato il più forte con cui ho giocato, dava del tu al pallone con una naturalezza disarmante. Se la gioca solo con Totti. Roma? Quanto mi manca, tornerò presto. Anche solo per mangiare. Eravamo un gruppo straordinario, allenato da un signore del calcio come Ranieri. In spogliatoio era una festa continua, eravamo sempre a scherzare. Avevamo anche tanti campioni, come Totti e De Rossi. Due brasiliani nati per sbaglio a Roma. Daniele, poi, aveva proprio l'animo carioca. Ho anche provato a portarlo in Brasile come allenatore, c'era stata una possibilità. Lui mi aveva dato la sua disponibilità e ne stavamo parlando. Chissà se in futuro succederà mai. Spero che il Parma si salvi e che la Roma raggiunga la Champions. Io non mi vedo allenatore o d.s., mi piace scovare giovani e un giorno magari diventare presidente. Mi sarebbe piaciuto andare all'Inter con Mourinho, ero davvero vicino a trasferirmi a Milano".