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IL RACCONTO - Mazzarri: "I miei tre tenori: Cavani a Napoli perché l'ho voluto io, Lavezzi? Mi imposi per farlo restare, Hamsik innamorato della città, ma aveva proposte importanti anche dalla Juventus"
15.11.2025 10:46 di Napoli Magazine
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Walter Mazzarri, ex tecnico del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto sull'idea dei cosiddetti e indimenticabili "tre tenori":

Come nasce l'idea dei tre tenori al Napoli?

"In primis devi avere la fortuna di avere calciatori adatti al tuo gioco. La forza di Lavezzi era saltare l'uomo, per questo dovevo per forza farlo partire largo a sinistra. Se lo avessi messo al centro non sarebbe stato efficace, quando l'ho conosciuto l'ho capito subito ed ho cercato di esaltare le sue qualità. Il Pocho era esplosivo, nel breve era fortissimo ma poi a fine azione faceva fatica a recuperare. In quel caso c'era Hamsik, intelligente, completo e con grande gamba, si abbassava per fare il 3-5-2 'storto' come lo definisco io. Quando sono tornato a Napoli ho provato a fare una cosa simile che facevo con Lavezzi anche con Kvaratskhelia. Però avevo la mezzala che non aveva le caratteristiche idonee per il tipo di corsa che chiedevo e quindi abbiamo optato per qualcosa di diverso".

Aneddoto di Lavezzi, Cavani e Hamsik?

"Ho avuto la fortuna di allenarli quando non erano ancora campioni, ma ancora ragazzi ed erano giovanissimi. Lavezzi, ad esempio, con me è diventato atleta perchè l'ho fatto dimagrire. Quando firmai con il Napoli si vociferava che potesse andare via, io mi sono imposto per farlo restare in azzurro perchè sapevo che sarebbe diventato quello che poi abbiamo visto. I 'tre tenori' sono diventati tali dal secondo anno. Hamsik è rimasto a Napoli perchè era innamorato della città, ma aveva proposte importanti anche dalla Juventus".

Difficile allenare Lavezzi?

"Quando all'inizio me lo dissero, c'era Quagliarella e non Cavani. Il Pocho non pensava alla fase difensiva e se ti difendi in uno in meno cambia tutto. A Lavezzi dissi di migliorare la condizione atletica, poi quando finisce l'azione dopo cinque-sei dribbling devi tornare e metterti davanti al terzino. Lo obbligavo a rientrare, glielo dovevo ricordare sempre e lui me lo chiedeva perchè mi diceva che se lo dimenticava. Con lui ho avuto un grande rapporto, poi c'è l'aneddoto delle vacanze di Natale e dei ritorni dopo le soste. Noi dovevamo dare il programma per i giorni di permesso natalizi, sia per italiani che per i sudamericani. Io davo un giorno di differenza, un giorno i sudamericani vollero parlare con me perchè avevo deciso di farli rientrare prima dell'ultimo dell'anno visto che il 6 gennaio si giocava contro la Roma. Allora Lavezzi mi fa 'Mister, se non mi fa tornare il 2 gennaio diventa un problema'. Io li guardo tutti e decido di metterli alla prova per vedere quanto fossero uomini, nonostante la società non fosse d'accordo. Li feci tornare il 2, a quattro giorni dalla gara con la Roma. Lavezzi salutandomi e dandomi la mano disse 'Ti prometto che torniamo e ce li mangiamo". Morale della favola vincemmo con la Roma con una grande prestazione, davvero si mangiarono gli avversari. Nel post partita vengono nello spogliatoio e mi dicono 'hai visto mister?', lì ho capito che unione c'era in quel gruppo".

Su Cavani:

"Basta guardare i dati tra il passaggio a Palermo e Napoli. Quando arrivò tutti mi dicevano che aveva una forza incredibile, ma era frettoloso e sbagliava tanto sotto porta. Dopo l'allenamento mi fermavo con lui e gli dicevo sempre 'guarda la palla, rallenta e carica il tiro davanti al portiere'. Se vedete Maradona, quando calcia lui rallenta e guarda la palla perchè già sa dov'è la porta. Da quando Cavani ha iniziato a fare così è diventato un bomber pazzesco, segnava da tutte le parti. Cavani l'ho voluto io perchè, quando ero alla Sampdoria, affrontai il Palermo e lui riusciva a pressare tutti da solo. Mi rimase impresso, aveva una corsa pazzesca e si muoveva tanto. Segnava poco e non convinceva tutti. Dissi a Bigon di prenderlo e lo stesso dissi al presidente perchè volevamo fare uno step in più dopo il sesto posto. Cavani arriva a Napoli perché l'ho voluto io, loro avevano pensato ad un altro che secondo me in Serie A avrebbe fatto al massimo il quarto attaccante".

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IL RACCONTO - Mazzarri: "I miei tre tenori: Cavani a Napoli perché l'ho voluto io, Lavezzi? Mi imposi per farlo restare, Hamsik innamorato della città, ma aveva proposte importanti anche dalla Juventus"

di Napoli Magazine

15/11/2025 - 10:46

Walter Mazzarri, ex tecnico del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto sull'idea dei cosiddetti e indimenticabili "tre tenori":

Come nasce l'idea dei tre tenori al Napoli?

"In primis devi avere la fortuna di avere calciatori adatti al tuo gioco. La forza di Lavezzi era saltare l'uomo, per questo dovevo per forza farlo partire largo a sinistra. Se lo avessi messo al centro non sarebbe stato efficace, quando l'ho conosciuto l'ho capito subito ed ho cercato di esaltare le sue qualità. Il Pocho era esplosivo, nel breve era fortissimo ma poi a fine azione faceva fatica a recuperare. In quel caso c'era Hamsik, intelligente, completo e con grande gamba, si abbassava per fare il 3-5-2 'storto' come lo definisco io. Quando sono tornato a Napoli ho provato a fare una cosa simile che facevo con Lavezzi anche con Kvaratskhelia. Però avevo la mezzala che non aveva le caratteristiche idonee per il tipo di corsa che chiedevo e quindi abbiamo optato per qualcosa di diverso".

Aneddoto di Lavezzi, Cavani e Hamsik?

"Ho avuto la fortuna di allenarli quando non erano ancora campioni, ma ancora ragazzi ed erano giovanissimi. Lavezzi, ad esempio, con me è diventato atleta perchè l'ho fatto dimagrire. Quando firmai con il Napoli si vociferava che potesse andare via, io mi sono imposto per farlo restare in azzurro perchè sapevo che sarebbe diventato quello che poi abbiamo visto. I 'tre tenori' sono diventati tali dal secondo anno. Hamsik è rimasto a Napoli perchè era innamorato della città, ma aveva proposte importanti anche dalla Juventus".

Difficile allenare Lavezzi?

"Quando all'inizio me lo dissero, c'era Quagliarella e non Cavani. Il Pocho non pensava alla fase difensiva e se ti difendi in uno in meno cambia tutto. A Lavezzi dissi di migliorare la condizione atletica, poi quando finisce l'azione dopo cinque-sei dribbling devi tornare e metterti davanti al terzino. Lo obbligavo a rientrare, glielo dovevo ricordare sempre e lui me lo chiedeva perchè mi diceva che se lo dimenticava. Con lui ho avuto un grande rapporto, poi c'è l'aneddoto delle vacanze di Natale e dei ritorni dopo le soste. Noi dovevamo dare il programma per i giorni di permesso natalizi, sia per italiani che per i sudamericani. Io davo un giorno di differenza, un giorno i sudamericani vollero parlare con me perchè avevo deciso di farli rientrare prima dell'ultimo dell'anno visto che il 6 gennaio si giocava contro la Roma. Allora Lavezzi mi fa 'Mister, se non mi fa tornare il 2 gennaio diventa un problema'. Io li guardo tutti e decido di metterli alla prova per vedere quanto fossero uomini, nonostante la società non fosse d'accordo. Li feci tornare il 2, a quattro giorni dalla gara con la Roma. Lavezzi salutandomi e dandomi la mano disse 'Ti prometto che torniamo e ce li mangiamo". Morale della favola vincemmo con la Roma con una grande prestazione, davvero si mangiarono gli avversari. Nel post partita vengono nello spogliatoio e mi dicono 'hai visto mister?', lì ho capito che unione c'era in quel gruppo".

Su Cavani:

"Basta guardare i dati tra il passaggio a Palermo e Napoli. Quando arrivò tutti mi dicevano che aveva una forza incredibile, ma era frettoloso e sbagliava tanto sotto porta. Dopo l'allenamento mi fermavo con lui e gli dicevo sempre 'guarda la palla, rallenta e carica il tiro davanti al portiere'. Se vedete Maradona, quando calcia lui rallenta e guarda la palla perchè già sa dov'è la porta. Da quando Cavani ha iniziato a fare così è diventato un bomber pazzesco, segnava da tutte le parti. Cavani l'ho voluto io perchè, quando ero alla Sampdoria, affrontai il Palermo e lui riusciva a pressare tutti da solo. Mi rimase impresso, aveva una corsa pazzesca e si muoveva tanto. Segnava poco e non convinceva tutti. Dissi a Bigon di prenderlo e lo stesso dissi al presidente perchè volevamo fare uno step in più dopo il sesto posto. Cavani arriva a Napoli perché l'ho voluto io, loro avevano pensato ad un altro che secondo me in Serie A avrebbe fatto al massimo il quarto attaccante".