Intervistato da La Stampa, lo juventino Francisco Conceicao ha parlato del suo momento alla Juve, del suo futuro, e del rapporto col padre Sergio, che lo ha allenato al Porto.
La permanenza alla Juve: “Non mi vedo di passaggio con questa maglia, altri discorsi non li posso fare perché non tocca a me farli. Ma il progetto Juve mi piace. Penso, fortemente, che vincere debba essere una esigenza: ho vissuto un po’ad Amsterdam, all’Ajax, un bel po’ al Porto e, ora, alla Juve. Club storici e club dove conta arrivare prima degli altri”.
Il rosso contro il Cagliari: “Sono stato toccato, l’arbitro poteva non concedere o concedere il rigore, ma non ho simulato. Io, in generale, vado sempre mille all’ora, cercando il dribbling”.
Sul rapporto col padre: “Non nego che non sia stato facile averlo come tecnico, ma, allo stesso tempo, questa situazione è stata una spinta a migliorarmi ogni giorno per dimostrare che non ero un raccomandato. Sono arrivato in Nazionale da solo. Ci sentiamo prima e dopo ogni partita, ma lui non interviene mai su temi tattici o situazioni strategiche che appartengono agli aspetti tecnici, se ne tiene alla larga. Nelle nostre telefonate parliamo di me, di come mi sento, di come devo affrontare la sfida dal punto di vista mentale”.
di Napoli Magazine
08/11/2024 - 12:46
Intervistato da La Stampa, lo juventino Francisco Conceicao ha parlato del suo momento alla Juve, del suo futuro, e del rapporto col padre Sergio, che lo ha allenato al Porto.
La permanenza alla Juve: “Non mi vedo di passaggio con questa maglia, altri discorsi non li posso fare perché non tocca a me farli. Ma il progetto Juve mi piace. Penso, fortemente, che vincere debba essere una esigenza: ho vissuto un po’ad Amsterdam, all’Ajax, un bel po’ al Porto e, ora, alla Juve. Club storici e club dove conta arrivare prima degli altri”.
Il rosso contro il Cagliari: “Sono stato toccato, l’arbitro poteva non concedere o concedere il rigore, ma non ho simulato. Io, in generale, vado sempre mille all’ora, cercando il dribbling”.
Sul rapporto col padre: “Non nego che non sia stato facile averlo come tecnico, ma, allo stesso tempo, questa situazione è stata una spinta a migliorarmi ogni giorno per dimostrare che non ero un raccomandato. Sono arrivato in Nazionale da solo. Ci sentiamo prima e dopo ogni partita, ma lui non interviene mai su temi tattici o situazioni strategiche che appartengono agli aspetti tecnici, se ne tiene alla larga. Nelle nostre telefonate parliamo di me, di come mi sento, di come devo affrontare la sfida dal punto di vista mentale”.