Calcio
L'ANALISI - De Paola: "Spalletti e Sinner? Si attende sempre il prossimo inciampo"
08.09.2024 17:35 di Napoli Magazine

Paolo De Paola, ex direttore di Tuttosport, è intervenuto col suo editoriale per Sportitalia: "La domanda da porsi è questa: si esulta più per il successo o per la caduta? È un discorso che si può estendere all’Italia, a Sinner, ma persino alla politica. La vittoria allarga i polmoni, ma la sconfitta allunga il respiro. Nel senso che fa parlare di più. C’è qualcosa di represso dietro le vittorie dell’Italia sulla Francia come quella di Sinner che va in finale agli US Open. Immaginate quanto veleno sarebbe stato vomitato su Spalletti e quanto astio avrebbe accompagnato Jannik in caso di sconfitte. Vincere non è solo esultare, ma placare, tamponare, schivare. Uno straordinario silenziatore di polemiche represse. Non solo lo sport, ma anche la politica, così come la vita stessa (degli altri soprattutto) stanno diventando un immenso Colosseo sociale di frustrazioni da scaricare sugli altri. Non ci bastano più le nostre, vogliamo quelle degli altri per giudicarle, bocciarle, strapazzarle fino a gettarle via quando ci siamo stufati. Una gigantesca centrifuga che ci regala solo la deprimente immagine di ciò che, in fondo, siamo. Manchiamo di qualsiasi competenza, ma interveniamo su tutto e vogliamo farci sentire. Per certi aspetti è anche giusto partecipare, ma senza esagerare. Stare sempre da una parte o dall’altra è troppo facile anche perché le cose cambiano e dovrebbero cambiare pure i giudizi. Invece no. Si parte con un’idea (solitamente negativa) e non si cambia anche a dispetto di una realtà diversa. È questo il corto circuito dal quale non si riesce ad uscire. Spalletti è stato bocciato per l’Europeo fallito e non basteranno vittorie per poterlo emendare. Dovesse persino vincere il mondiale rimarrà sempre con quella “macchia”. In un mondo così esasperato forse ci sta tutto, ma il punto non è solo la vittoria o la sconfitta. Magari si parlasse solo di quelle, invece prevale sempre l’idea che ci siamo fatti di un personaggio come Spalletti. Alla fine giudichiamo questo, non più l’evento. Non ci garba il “filosofo” Spalletti? Ebbene quell’immagine ci metterà molto tempo prima di essere scalfita indipendentemente dai risultati in campo. Guardate le critiche a Sinner, sono tutte extra campo. Razionalmente non si può non amare un campione come lui eppure c’è chi ci riesce trovando le strade più impervie facendo proseliti. Sembra assurdo, ma accade. Una volta i media riuscivano spesso a far amare l’immagine di un protagonista attraverso le sue imprese e il suo racconto umano. Non è più così. C’è un’onda social così forte e trasversale in grado di ribaltare qualsiasi immagine fino risaltarne gli aspetti più negativi. È una marea montante difficile da contenere. Spalletti vada pure avanti per la sua strada ma sappia che non si attende altro che il prossimo inciampo, più che la prossima vittoria. In quest’epoca è così. Prendere o lasciare, tensioni esagerate comprese".

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L'ANALISI - De Paola: "Spalletti e Sinner? Si attende sempre il prossimo inciampo"

di Napoli Magazine

08/09/2024 - 17:35

Paolo De Paola, ex direttore di Tuttosport, è intervenuto col suo editoriale per Sportitalia: "La domanda da porsi è questa: si esulta più per il successo o per la caduta? È un discorso che si può estendere all’Italia, a Sinner, ma persino alla politica. La vittoria allarga i polmoni, ma la sconfitta allunga il respiro. Nel senso che fa parlare di più. C’è qualcosa di represso dietro le vittorie dell’Italia sulla Francia come quella di Sinner che va in finale agli US Open. Immaginate quanto veleno sarebbe stato vomitato su Spalletti e quanto astio avrebbe accompagnato Jannik in caso di sconfitte. Vincere non è solo esultare, ma placare, tamponare, schivare. Uno straordinario silenziatore di polemiche represse. Non solo lo sport, ma anche la politica, così come la vita stessa (degli altri soprattutto) stanno diventando un immenso Colosseo sociale di frustrazioni da scaricare sugli altri. Non ci bastano più le nostre, vogliamo quelle degli altri per giudicarle, bocciarle, strapazzarle fino a gettarle via quando ci siamo stufati. Una gigantesca centrifuga che ci regala solo la deprimente immagine di ciò che, in fondo, siamo. Manchiamo di qualsiasi competenza, ma interveniamo su tutto e vogliamo farci sentire. Per certi aspetti è anche giusto partecipare, ma senza esagerare. Stare sempre da una parte o dall’altra è troppo facile anche perché le cose cambiano e dovrebbero cambiare pure i giudizi. Invece no. Si parte con un’idea (solitamente negativa) e non si cambia anche a dispetto di una realtà diversa. È questo il corto circuito dal quale non si riesce ad uscire. Spalletti è stato bocciato per l’Europeo fallito e non basteranno vittorie per poterlo emendare. Dovesse persino vincere il mondiale rimarrà sempre con quella “macchia”. In un mondo così esasperato forse ci sta tutto, ma il punto non è solo la vittoria o la sconfitta. Magari si parlasse solo di quelle, invece prevale sempre l’idea che ci siamo fatti di un personaggio come Spalletti. Alla fine giudichiamo questo, non più l’evento. Non ci garba il “filosofo” Spalletti? Ebbene quell’immagine ci metterà molto tempo prima di essere scalfita indipendentemente dai risultati in campo. Guardate le critiche a Sinner, sono tutte extra campo. Razionalmente non si può non amare un campione come lui eppure c’è chi ci riesce trovando le strade più impervie facendo proseliti. Sembra assurdo, ma accade. Una volta i media riuscivano spesso a far amare l’immagine di un protagonista attraverso le sue imprese e il suo racconto umano. Non è più così. C’è un’onda social così forte e trasversale in grado di ribaltare qualsiasi immagine fino risaltarne gli aspetti più negativi. È una marea montante difficile da contenere. Spalletti vada pure avanti per la sua strada ma sappia che non si attende altro che il prossimo inciampo, più che la prossima vittoria. In quest’epoca è così. Prendere o lasciare, tensioni esagerate comprese".