Calcio
L'ANALISI - Marino: "Neres come Lavezzi, è uno di quelli che piacciono al Maradona"
12.09.2024 14:19 di Napoli Magazine

Da lunedì 16 settembre alle 20:50 su Televomero (canale 11 dgt) torna il “Bello del Calcio”, e tra le new entry c’è Pier Paolo Marino, storico direttore generale del Napoli di Aurelio De Laurentiis, e direttore sportivo tra il 1984 ed il 1987 del Napoli di Diego Armando Maradona. Marino si racconta a CalcioNapoli24 in una lunga intervista.

Pierpaolo Marino nel mondo del calcio cos’è?

“Direi l'esperto, mi piace di più: l'esperto un po' di tante salse, però esperto”.

Una carriera infinita con al centro chiaramente Napoli: il il primo scudetto, la rinascita, i 20 anni della gestione De Laurentiis. Cosa ha lasciato Napoli in Pierpaolo Marino?

“Ha lasciato tutto, perché a Napoli io c'ho fatto l'università: tra università e lavoro col calcio ci sono stato 12 anni, e quindi è per me una seconda patria. Quello che mi ha dato è tantissimo, penso di aver dato anche io al Napoli perché abbiamo vinto tutto insieme, dalla C alla serie A, allo scudetto, alla B, la B più forte della storia con la Juventus, il Bologna, Genoa, Verona. Quindi sono ricordi e sono giorni importanti che uno si porta dentro, però per la verità quello che mi rimane è la la gratitudine, l'affetto della gente: perché io ora cammino a Napoli, e mi sembra di camminare ai tempi di quando ero direttore”.

In questi giorni tanti ex Napoli ci hanno raccontato la vigilia di quel Napoli-Cittadella: come la visse?

“L’ho vista con emozione: io ero preoccupatissimo perché la squadra l'avevo completata il lunedì prima della domenica della partita, e avevamo tesserato 25 giocatori in poco tempo: avevamo fatto un amichevole con la Cavese il giovedì e andammo allo stadio curiosi, sapevamo che il Cittadella era una squadra ostica, allora allenata da Maran che poi è diventato un allenatore importante anche in Serie A, e andai con una curiosità di capire anche come rispondeva la gente. Quando con l'auto seguivo il pullman della squadra da Paestum, arrivati allo stadio trovai una fila infinita ai botteghini e non mi sembrava possibile, mi vennero i brividi, sembrava una partita di Champions League ed erano Infatti 45.000 spettatori. Una cosa che mi fece capire che ci avrebbero trainato e fatti volare. Bastava fare quello che era giusto fare: c'era tanta aspettativa, tanta preoccupazione da parte mia, però in realtà dopo 3 anni avevamo lasciato quegli acquari della serie C e della B dove la balena Napoli, io dissi, era stata ingiustamente messa dentro. Eravamo già a giocare a Lisbona, al Da Luz”.

De Laurentiis ha sempre detto: quando ho preso il Napoli non capivo nulla di calcio. Pier Paolo Marino come presentò a De Laurentiis la serie C e poi la serie B?

“Effettivamente Aurelio sapeva poco di calcio in quel momento, ed un'altra preoccupazione mia era di non avere delle reazioni, diciamo così, incontrollate da parte di un uomo vulcanico come Aurelio, perché io l'avevo decifrato. Però riuscivo a trovare la giusta misura fra qualche volta contrastarlo un po' più decisamente, qualche volta parlargli in maniera più calma, più tranquilla. E soprattutto gli feci capire che vincere la C e la B era difficile come vincere lo scudetto, perché tutti i campionati, siccome li giochi con i giocatori di quelle categorie o giocatori della bassa classifica delle categorie superiori, sono difficili da vincere. Infatti ora Aurelio sta vedendo com’è difficile vincere a Bari, eppure stanno facendo grandi cose, grandi investimenti anche lì. Quindi non dimentichiamo che abbiamo vinto il campionato di Serie B più difficile della storia: quell'anno era una B ricca di bacino d'utenza e di squadroni”.

Il ritorno in Serie A: è rimasta nella storia quella presentazione di Hamsik e Lavezzi. Come li presentò a De Laurentiis al momento di firmarli. Come dire: presidente questi due valgono, e magari De Laurentiis non li conosceva fino in fondo

“De Laurentiis aveva piena fiducia: lui mi dava un tetto di spesa su un giocatore, che erano sei milioni. All'epoca non erano tanti ma nemmeno pochi, e poi mi lasciava fare. Onestamente io devo riconoscerglielo e credo di non averlo deluso. È chiaro che gli errori si fanno, chi opera li fa, però credo di aver fatto errori minori rispetto ai risultati ottenuti. Anche in termini economici: passammo da un bilancio di serie C che prevedeva 25 milioni di introiti di fatturato, che pure era tanto per la serie C; passammo in tre anni ai 150 della A, e senza esporre la società. In serie B eravamo già in utile. Quindi io credo che siano state le vere fondamenta per tutto quello che poi hanno costruito dopo i cinque anni miei. Non dimentichiamo: al debutto in Serie A siamo arrivati ottavi e andammo subito in Europa”.

Dei tanti calciatori che ha comprato nella sua esperienza: uno che l’ha stupita per il rendimento, sul quale magari c’erano magari minori aspettative, e un altro che invece l'ha delusa per il rendimento in campo.

“Diciamo che per fortuna molti mi hanno sorpreso o perlomeno si sono valorizzati: per esempio io penso a un giocatore, direte perché ti ricordi quello. Per esempio io ricordo i Grava e i Savini, quei giocatori che ci hanno portati in Coppa UEFA e che erano venuti in C come giocatori che dovevano farci vincere la C, e magari lottare per rimanere in B come giocatori del Napoli. Invece divennero competitivi nel Napoli di Serie A, e questi mi sorpresero come un'impresa dei poveri che riescono ad aggrapparsi e diventare ricchi. Chi mi ha deluso? Datolo era un giocatore su cui avrei scommesso che potesse arrivare molto ma molto più lontano, e invece poi quando venne a Napoli manifestò delle problematiche diverse che esulavano dal suo rendimento in campo. Per cui anche non facendo un flop clamoroso, era un giocatore che aveva un sinistro delizioso ma fece sicuramente meno di quello che mi aspettavo”.

È stato più forte l'impatto del Lavezzi del 2008 o del Kvaratskhelia del 2022?

“Lavezzi per me è il giocatore dei sogni, perché Lavezzi era un generoso, un Loco, un pazzo ma anche un fantasista ed era il giocatore che il San Paolo voleva: Kvaratskhelia è un giocatore fantastico, ma dei tempi moderni; io Lavezzi lo colloco ancora fra i fantasisti dell'epoca, dei Baggio, dei Del Piero. Un giocatore che proprio si sposava come il figlio di tutti gli spettatori dell'allora San Paolo”.

Passando all'attualità: Antonio Conte, Romelu Lukaku, un mercato da 150 milioni di euro nonostante l'assenza delle coppe. De Laurentiis ha cambiato proprio vista su quelli che sono gli investimenti da fare per tornare però in Champions.

“Al presidente non si può dire niente, perché lui ha preso Conte che è stato il vero spartiacque per la politica del Napoli. E quando l'ha preso sapeva che avrebbe dovuto fare degli investimenti, prendendo Conte ha fronteggiato anche il mancato introito di Osimhen e ha fatto grandissimi colpi. Quindi il Napoli lo vedo molto forte, e spero di commentare una stagione di felicità per i tifosi, per la società, per la squadra”.

Quando le chiederanno qual è il colpo di mercato che è piaciuto di più al direttore sportivo, Marino del Napoli chi sceglie?

“Io dico Neres perché appartiene a quei giocatori che piacciono al San Paolo: quelle ali che hanno fantasia, classe, l'abbiamo già visto negli spezzoni attuali. Però McTominay poi come giocatore fatto sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista tecnico… io questi due penso che daranno veramente un salto di qualità alla rosa del Napoli”.

I tre nomi del Napoli di Pierpaolo Marino a cui è più legato.

“Naturalmente Hamsik e Lavezzi: quando li presentai sembrava che presentavo due figli, avevano 41 anni in due e poi ci portarono subito all'ottavo posto in classifica. Poi tanti, però ad esempio uno che viene ricordato poco è Calaiò: un giocatore che ci aiutò facendo sempre il capocannoniere della squadra, a portarci in Serie A, sia in C che in B ha fatto il capocannoniere. Magari non era un attaccante da alta Serie A, però a Napoli ha dato tantissimo in termini di impegno, di serietà: ricordo che a volte dopo le partite che non andavano bene soffriva, piangeva, e quindi per questo lo ricordo con affetto. Poi il Pampa Sosa che è stato il mio primo acquisto della ricostruzione del Napoli: ha avuto il coraggio di seguirmi quando lo volevano nella Liga spagnola, è venuto con la stessa passione con cui ero tornato io”.

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L'ANALISI - Marino: "Neres come Lavezzi, è uno di quelli che piacciono al Maradona"

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12/09/2024 - 14:19

Da lunedì 16 settembre alle 20:50 su Televomero (canale 11 dgt) torna il “Bello del Calcio”, e tra le new entry c’è Pier Paolo Marino, storico direttore generale del Napoli di Aurelio De Laurentiis, e direttore sportivo tra il 1984 ed il 1987 del Napoli di Diego Armando Maradona. Marino si racconta a CalcioNapoli24 in una lunga intervista.

Pierpaolo Marino nel mondo del calcio cos’è?

“Direi l'esperto, mi piace di più: l'esperto un po' di tante salse, però esperto”.

Una carriera infinita con al centro chiaramente Napoli: il il primo scudetto, la rinascita, i 20 anni della gestione De Laurentiis. Cosa ha lasciato Napoli in Pierpaolo Marino?

“Ha lasciato tutto, perché a Napoli io c'ho fatto l'università: tra università e lavoro col calcio ci sono stato 12 anni, e quindi è per me una seconda patria. Quello che mi ha dato è tantissimo, penso di aver dato anche io al Napoli perché abbiamo vinto tutto insieme, dalla C alla serie A, allo scudetto, alla B, la B più forte della storia con la Juventus, il Bologna, Genoa, Verona. Quindi sono ricordi e sono giorni importanti che uno si porta dentro, però per la verità quello che mi rimane è la la gratitudine, l'affetto della gente: perché io ora cammino a Napoli, e mi sembra di camminare ai tempi di quando ero direttore”.

In questi giorni tanti ex Napoli ci hanno raccontato la vigilia di quel Napoli-Cittadella: come la visse?

“L’ho vista con emozione: io ero preoccupatissimo perché la squadra l'avevo completata il lunedì prima della domenica della partita, e avevamo tesserato 25 giocatori in poco tempo: avevamo fatto un amichevole con la Cavese il giovedì e andammo allo stadio curiosi, sapevamo che il Cittadella era una squadra ostica, allora allenata da Maran che poi è diventato un allenatore importante anche in Serie A, e andai con una curiosità di capire anche come rispondeva la gente. Quando con l'auto seguivo il pullman della squadra da Paestum, arrivati allo stadio trovai una fila infinita ai botteghini e non mi sembrava possibile, mi vennero i brividi, sembrava una partita di Champions League ed erano Infatti 45.000 spettatori. Una cosa che mi fece capire che ci avrebbero trainato e fatti volare. Bastava fare quello che era giusto fare: c'era tanta aspettativa, tanta preoccupazione da parte mia, però in realtà dopo 3 anni avevamo lasciato quegli acquari della serie C e della B dove la balena Napoli, io dissi, era stata ingiustamente messa dentro. Eravamo già a giocare a Lisbona, al Da Luz”.

De Laurentiis ha sempre detto: quando ho preso il Napoli non capivo nulla di calcio. Pier Paolo Marino come presentò a De Laurentiis la serie C e poi la serie B?

“Effettivamente Aurelio sapeva poco di calcio in quel momento, ed un'altra preoccupazione mia era di non avere delle reazioni, diciamo così, incontrollate da parte di un uomo vulcanico come Aurelio, perché io l'avevo decifrato. Però riuscivo a trovare la giusta misura fra qualche volta contrastarlo un po' più decisamente, qualche volta parlargli in maniera più calma, più tranquilla. E soprattutto gli feci capire che vincere la C e la B era difficile come vincere lo scudetto, perché tutti i campionati, siccome li giochi con i giocatori di quelle categorie o giocatori della bassa classifica delle categorie superiori, sono difficili da vincere. Infatti ora Aurelio sta vedendo com’è difficile vincere a Bari, eppure stanno facendo grandi cose, grandi investimenti anche lì. Quindi non dimentichiamo che abbiamo vinto il campionato di Serie B più difficile della storia: quell'anno era una B ricca di bacino d'utenza e di squadroni”.

Il ritorno in Serie A: è rimasta nella storia quella presentazione di Hamsik e Lavezzi. Come li presentò a De Laurentiis al momento di firmarli. Come dire: presidente questi due valgono, e magari De Laurentiis non li conosceva fino in fondo

“De Laurentiis aveva piena fiducia: lui mi dava un tetto di spesa su un giocatore, che erano sei milioni. All'epoca non erano tanti ma nemmeno pochi, e poi mi lasciava fare. Onestamente io devo riconoscerglielo e credo di non averlo deluso. È chiaro che gli errori si fanno, chi opera li fa, però credo di aver fatto errori minori rispetto ai risultati ottenuti. Anche in termini economici: passammo da un bilancio di serie C che prevedeva 25 milioni di introiti di fatturato, che pure era tanto per la serie C; passammo in tre anni ai 150 della A, e senza esporre la società. In serie B eravamo già in utile. Quindi io credo che siano state le vere fondamenta per tutto quello che poi hanno costruito dopo i cinque anni miei. Non dimentichiamo: al debutto in Serie A siamo arrivati ottavi e andammo subito in Europa”.

Dei tanti calciatori che ha comprato nella sua esperienza: uno che l’ha stupita per il rendimento, sul quale magari c’erano magari minori aspettative, e un altro che invece l'ha delusa per il rendimento in campo.

“Diciamo che per fortuna molti mi hanno sorpreso o perlomeno si sono valorizzati: per esempio io penso a un giocatore, direte perché ti ricordi quello. Per esempio io ricordo i Grava e i Savini, quei giocatori che ci hanno portati in Coppa UEFA e che erano venuti in C come giocatori che dovevano farci vincere la C, e magari lottare per rimanere in B come giocatori del Napoli. Invece divennero competitivi nel Napoli di Serie A, e questi mi sorpresero come un'impresa dei poveri che riescono ad aggrapparsi e diventare ricchi. Chi mi ha deluso? Datolo era un giocatore su cui avrei scommesso che potesse arrivare molto ma molto più lontano, e invece poi quando venne a Napoli manifestò delle problematiche diverse che esulavano dal suo rendimento in campo. Per cui anche non facendo un flop clamoroso, era un giocatore che aveva un sinistro delizioso ma fece sicuramente meno di quello che mi aspettavo”.

È stato più forte l'impatto del Lavezzi del 2008 o del Kvaratskhelia del 2022?

“Lavezzi per me è il giocatore dei sogni, perché Lavezzi era un generoso, un Loco, un pazzo ma anche un fantasista ed era il giocatore che il San Paolo voleva: Kvaratskhelia è un giocatore fantastico, ma dei tempi moderni; io Lavezzi lo colloco ancora fra i fantasisti dell'epoca, dei Baggio, dei Del Piero. Un giocatore che proprio si sposava come il figlio di tutti gli spettatori dell'allora San Paolo”.

Passando all'attualità: Antonio Conte, Romelu Lukaku, un mercato da 150 milioni di euro nonostante l'assenza delle coppe. De Laurentiis ha cambiato proprio vista su quelli che sono gli investimenti da fare per tornare però in Champions.

“Al presidente non si può dire niente, perché lui ha preso Conte che è stato il vero spartiacque per la politica del Napoli. E quando l'ha preso sapeva che avrebbe dovuto fare degli investimenti, prendendo Conte ha fronteggiato anche il mancato introito di Osimhen e ha fatto grandissimi colpi. Quindi il Napoli lo vedo molto forte, e spero di commentare una stagione di felicità per i tifosi, per la società, per la squadra”.

Quando le chiederanno qual è il colpo di mercato che è piaciuto di più al direttore sportivo, Marino del Napoli chi sceglie?

“Io dico Neres perché appartiene a quei giocatori che piacciono al San Paolo: quelle ali che hanno fantasia, classe, l'abbiamo già visto negli spezzoni attuali. Però McTominay poi come giocatore fatto sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista tecnico… io questi due penso che daranno veramente un salto di qualità alla rosa del Napoli”.

I tre nomi del Napoli di Pierpaolo Marino a cui è più legato.

“Naturalmente Hamsik e Lavezzi: quando li presentai sembrava che presentavo due figli, avevano 41 anni in due e poi ci portarono subito all'ottavo posto in classifica. Poi tanti, però ad esempio uno che viene ricordato poco è Calaiò: un giocatore che ci aiutò facendo sempre il capocannoniere della squadra, a portarci in Serie A, sia in C che in B ha fatto il capocannoniere. Magari non era un attaccante da alta Serie A, però a Napoli ha dato tantissimo in termini di impegno, di serietà: ricordo che a volte dopo le partite che non andavano bene soffriva, piangeva, e quindi per questo lo ricordo con affetto. Poi il Pampa Sosa che è stato il mio primo acquisto della ricostruzione del Napoli: ha avuto il coraggio di seguirmi quando lo volevano nella Liga spagnola, è venuto con la stessa passione con cui ero tornato io”.