Calcio
L'EX - Altomare: "Questo Napoli mi stava piacendo: quadrato e motivato impersonifica Gattuso, Napoli è una parte della mia vita che porterò sempre nel mio cuore""
05.04.2020 16:00 di Napoli Magazine

Luca Altomare, ex calciatore del  Napoli,  ha rilasciato un’intervista in esclusiva a NapoliSoccer.NET in cui ha analizzato il momento attuale del calcio italiano e le conseguenze del blocco conseguente ai rischi di contagio da Covid-19. Non sono mancati i ricordi sull’avventura di Altomare all’ombra del Vesuvio ed il rammarico dell’ex azzurro per la Coppa Italia 1996/1997 persa contro il Vicenza e per la successiva fallimentare stagione  culminata nella retrocessione in Serie B. Di seguito l’intervista completa.



Coronavirus: come sta vivendo questo momento?
“Vivo a Cosenza e, da quando è iniziata l’emergenza, tutti stanno rispettando le regole. Rispetto a quello che si pensava all’inizio la soglia dei contagiati si sta mantenendo bassa. Le persone sono attente e stanno rispettando le restrizioni, hanno capito che al sud non ci sono le strutture in grado di curare tutti”.
 

Secondo lei il campionato riprenderà?
“Mi auguro che riprenda, perché significherebbe che la curva dei contagi è scesa, solo così penso che il governo possa dare il via libera affinché riprendano le attività sportive. La ripresa dei campionati sarebbe un segnale positivo rispetto alla fine di questa pandemia. Ma se rifletto  la vedo dura che il campionato possa ripartire, dato che le notizie provenienti dalla Cina non sono rassicuranti. Sono usciti dalla quarantena, da 6/7 giorni non ci sono più casi ma le immagini che vediamo fanno capire che sono ancora in allerta. La paura che possa spuntare qualche altro caso di contagio è tanta. Anche qui, quando riprenderemo piano piano la vita di tutti i giorni, dobbiamo mantenere la massima prudenza. Per questo motivo ritengo che quando verrà fatta una prima riapertura del campionato le partite saranno giocate a porte chiuse”.
 

Quale soluzione in caso non ripartisse il campionato di Serie A?
“Assegnarlo non credo sia lecito ma soprattutto non credo sia bello prendersi uno scudetto così, quando alla fine della stagione mancavano così tante gare, penso sarebbe tutto falsato. Quest’anno il campionato era molto più avvincente ed interessante con tre squadre in lotta per lo scudetto, se lo sarebbero conteso fino alla fine. Anche l’ipotesi di ripartire a porte chiuse non è così bella, l’adrenalina in campo te la portano i tifosi che ti sostengono per 90 minuti. Si può giocare una o due ma giocare l’intera fase finale del campionato a porte chiuse non è entusiasmante”.
 

Quale impressione le ha fatto il Napoli di Gattuso?
“Quella di una squadra operaia e quadrata, che rispecchia in pieno il suo allenatore. Ad esempio contro il Barcellona la squadra ha saputo ben leggere la gara, applicando in campo quanto precedentemente studiato in allenamento, giocando una gara di contenimento e sfruttando le situazioni di contropiede come successo nel gol di Mertens. Questo Napoli mi stava piacendo: quadrato e motivato impersonifica Gattuso, la sua grinta il suo modo di essere”.
 

Quali sono i ricordi della sua esperienza all’ombra del Vesuvio?
“A Napoli sono cresciuto, la gente mi ha adottato. Sono arrivato in città nell’89, c’era una squadra stellare e si è vinto uno scudetto ed una Coppa Uefa. Ho avuto la fortuna di allenarmi e giocare con campioni che hanno fatto la storia del Napoli. Piano piano mi sono ritagliato uno spazio negli anni del dopo Maradona. È stato bello l’esordio e condividere lo sport più bello con campioni sia dentro che fuori dal campo. Ho vissuto tanti anni a Napoli, ho lasciato amici, ho casa a Napoli e mia figlia è napoletana. Una parte del mio cuore è rimasta lì e ci torno spesso. Napoli è una parte della mia vita che porterò sempre nel mio cuore”.



Quattro gol all’attivo in maglia azzurra, qual è quello che ricorda con più piacere?
“Il primo sicuramente, perché oltre ad avere un sapore diverso è stato molto bello, da 30 metri al San Paolo contro l’Udinese, ci consentì di vincere. Farne così non capita tutte le domeniche. È quello che ricordo con più affetto anche perché nelle altre tre occasioni quei gol che segnai non ci evitarono la sconfitta”.



Stagione 1997/98: quali motivi dietro una stagione così fallimentare?
“Sono passati anni ma se, non ricordo male, quella brutta stagione 97-98 nasce l’anno precedente quando fu esonerato Gigi Simoni. Avevamo fatto un buon campionato ed eravamo in finale di Coppa Italia e ad un passo dal vincerla ma Ferlaino esonerò il tecnico a poche giornate dalla fine del campionato. Se non ricordo male prese questa decisione  perché  seppe che si era incontrato con Moratti ed accordato con l’Inter per la stagione successiva. Andammo a Vicenza, per giocare la finale di ritorno di Coppa Italia, con Montefusco in panchina e non c’era una situazione bella. Mister Simoni è una persona squisita, un allenatore eccezionale, che ci conosceva bene e che noi avevamo visto come un padre.  Avevamo vinto 1-0 la finale di andata in casa nostra ma nella gara di ritorno si erano incrinati i rapporti nello spogliatoio e perdemmo 3-0 in trasferta a Vicenza. L’anno dopo Ferlaino invece di fare una squadra che avrebbe disputato Coppa delle Coppe e Campionato fece una squadra al risparmio, non comprò giocatori prima fascia ma portò calciatori che non riuscirono a mantenere le attese e le aspettative. Fu un’annata maledetta iniziata con Mutti, proseguita da Mazzone, continuata da Galeone e conclusa da Montefusco. Ci fu un macello con giocatori che arrivarono e poi andarono via come Giannini. Sono le annate che nascono male e finiscono peggio. Fu un annata molto brutta. Napoli ti da tanto ma se non riesci a dare quello che merita una piazza come Napoli, il tifoso ti contesta e non ti fa vivere in modo tranquillo. È stato un peccato non aver vinto l’anno precedente la Coppa Italia. Se fosse rimasto Simoni magari avremmo vinto quella competizione meritatamente, dato che avevamo battute su tutte Inter e Lazio, e magari la stagione successiva non sarebbe stata così disastrosa. Successe un macello e ancora oggi mi dispiace tantissimo aver lasciato quella Coppa a Vicenza”.



Di cosa si stava occupando prima che per il Covid-19 si bloccasse tutto?
“Sono sempre nel mondo del calcio, faccio parte dell’AIC junior, che è sempre un dipartimento dell’Associazione Italiana Calciatori. Sono tecnico formatore delle scuole calcio, per tutte le società che vogliono partecipare a questo progetto AIC. Infine sono responsabile di una grande scuola calcio a Cosenza. Insomma corro sempre dietro ad un pallone. Speriamo solo di ritornare presto a fare il nostri lavoro”.  

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L'EX - Altomare: "Questo Napoli mi stava piacendo: quadrato e motivato impersonifica Gattuso, Napoli è una parte della mia vita che porterò sempre nel mio cuore""

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05/04/2024 - 16:00

Luca Altomare, ex calciatore del  Napoli,  ha rilasciato un’intervista in esclusiva a NapoliSoccer.NET in cui ha analizzato il momento attuale del calcio italiano e le conseguenze del blocco conseguente ai rischi di contagio da Covid-19. Non sono mancati i ricordi sull’avventura di Altomare all’ombra del Vesuvio ed il rammarico dell’ex azzurro per la Coppa Italia 1996/1997 persa contro il Vicenza e per la successiva fallimentare stagione  culminata nella retrocessione in Serie B. Di seguito l’intervista completa.



Coronavirus: come sta vivendo questo momento?
“Vivo a Cosenza e, da quando è iniziata l’emergenza, tutti stanno rispettando le regole. Rispetto a quello che si pensava all’inizio la soglia dei contagiati si sta mantenendo bassa. Le persone sono attente e stanno rispettando le restrizioni, hanno capito che al sud non ci sono le strutture in grado di curare tutti”.
 

Secondo lei il campionato riprenderà?
“Mi auguro che riprenda, perché significherebbe che la curva dei contagi è scesa, solo così penso che il governo possa dare il via libera affinché riprendano le attività sportive. La ripresa dei campionati sarebbe un segnale positivo rispetto alla fine di questa pandemia. Ma se rifletto  la vedo dura che il campionato possa ripartire, dato che le notizie provenienti dalla Cina non sono rassicuranti. Sono usciti dalla quarantena, da 6/7 giorni non ci sono più casi ma le immagini che vediamo fanno capire che sono ancora in allerta. La paura che possa spuntare qualche altro caso di contagio è tanta. Anche qui, quando riprenderemo piano piano la vita di tutti i giorni, dobbiamo mantenere la massima prudenza. Per questo motivo ritengo che quando verrà fatta una prima riapertura del campionato le partite saranno giocate a porte chiuse”.
 

Quale soluzione in caso non ripartisse il campionato di Serie A?
“Assegnarlo non credo sia lecito ma soprattutto non credo sia bello prendersi uno scudetto così, quando alla fine della stagione mancavano così tante gare, penso sarebbe tutto falsato. Quest’anno il campionato era molto più avvincente ed interessante con tre squadre in lotta per lo scudetto, se lo sarebbero conteso fino alla fine. Anche l’ipotesi di ripartire a porte chiuse non è così bella, l’adrenalina in campo te la portano i tifosi che ti sostengono per 90 minuti. Si può giocare una o due ma giocare l’intera fase finale del campionato a porte chiuse non è entusiasmante”.
 

Quale impressione le ha fatto il Napoli di Gattuso?
“Quella di una squadra operaia e quadrata, che rispecchia in pieno il suo allenatore. Ad esempio contro il Barcellona la squadra ha saputo ben leggere la gara, applicando in campo quanto precedentemente studiato in allenamento, giocando una gara di contenimento e sfruttando le situazioni di contropiede come successo nel gol di Mertens. Questo Napoli mi stava piacendo: quadrato e motivato impersonifica Gattuso, la sua grinta il suo modo di essere”.
 

Quali sono i ricordi della sua esperienza all’ombra del Vesuvio?
“A Napoli sono cresciuto, la gente mi ha adottato. Sono arrivato in città nell’89, c’era una squadra stellare e si è vinto uno scudetto ed una Coppa Uefa. Ho avuto la fortuna di allenarmi e giocare con campioni che hanno fatto la storia del Napoli. Piano piano mi sono ritagliato uno spazio negli anni del dopo Maradona. È stato bello l’esordio e condividere lo sport più bello con campioni sia dentro che fuori dal campo. Ho vissuto tanti anni a Napoli, ho lasciato amici, ho casa a Napoli e mia figlia è napoletana. Una parte del mio cuore è rimasta lì e ci torno spesso. Napoli è una parte della mia vita che porterò sempre nel mio cuore”.



Quattro gol all’attivo in maglia azzurra, qual è quello che ricorda con più piacere?
“Il primo sicuramente, perché oltre ad avere un sapore diverso è stato molto bello, da 30 metri al San Paolo contro l’Udinese, ci consentì di vincere. Farne così non capita tutte le domeniche. È quello che ricordo con più affetto anche perché nelle altre tre occasioni quei gol che segnai non ci evitarono la sconfitta”.



Stagione 1997/98: quali motivi dietro una stagione così fallimentare?
“Sono passati anni ma se, non ricordo male, quella brutta stagione 97-98 nasce l’anno precedente quando fu esonerato Gigi Simoni. Avevamo fatto un buon campionato ed eravamo in finale di Coppa Italia e ad un passo dal vincerla ma Ferlaino esonerò il tecnico a poche giornate dalla fine del campionato. Se non ricordo male prese questa decisione  perché  seppe che si era incontrato con Moratti ed accordato con l’Inter per la stagione successiva. Andammo a Vicenza, per giocare la finale di ritorno di Coppa Italia, con Montefusco in panchina e non c’era una situazione bella. Mister Simoni è una persona squisita, un allenatore eccezionale, che ci conosceva bene e che noi avevamo visto come un padre.  Avevamo vinto 1-0 la finale di andata in casa nostra ma nella gara di ritorno si erano incrinati i rapporti nello spogliatoio e perdemmo 3-0 in trasferta a Vicenza. L’anno dopo Ferlaino invece di fare una squadra che avrebbe disputato Coppa delle Coppe e Campionato fece una squadra al risparmio, non comprò giocatori prima fascia ma portò calciatori che non riuscirono a mantenere le attese e le aspettative. Fu un’annata maledetta iniziata con Mutti, proseguita da Mazzone, continuata da Galeone e conclusa da Montefusco. Ci fu un macello con giocatori che arrivarono e poi andarono via come Giannini. Sono le annate che nascono male e finiscono peggio. Fu un annata molto brutta. Napoli ti da tanto ma se non riesci a dare quello che merita una piazza come Napoli, il tifoso ti contesta e non ti fa vivere in modo tranquillo. È stato un peccato non aver vinto l’anno precedente la Coppa Italia. Se fosse rimasto Simoni magari avremmo vinto quella competizione meritatamente, dato che avevamo battute su tutte Inter e Lazio, e magari la stagione successiva non sarebbe stata così disastrosa. Successe un macello e ancora oggi mi dispiace tantissimo aver lasciato quella Coppa a Vicenza”.



Di cosa si stava occupando prima che per il Covid-19 si bloccasse tutto?
“Sono sempre nel mondo del calcio, faccio parte dell’AIC junior, che è sempre un dipartimento dell’Associazione Italiana Calciatori. Sono tecnico formatore delle scuole calcio, per tutte le società che vogliono partecipare a questo progetto AIC. Infine sono responsabile di una grande scuola calcio a Cosenza. Insomma corro sempre dietro ad un pallone. Speriamo solo di ritornare presto a fare il nostri lavoro”.