Calcio
L'EX - Paolo Cannavaro: "Napoli, si può continuare a vincere"
05.06.2023 00:58 di Napoli Magazine

Paolo Cannavaro, ex difensore e capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Mattino:

 

Cosa lascia questa magica stagione del Napoli?
«Tanto, tantissimo. Emozioni, gioia. Ma delusione per qualche addio che avverrà al di là dell’allenatore».

 

Ovvero?
«Per quello che ha fatto vedere Kim, e per la clausola del suo contratto, credo si tratti di un addio pesante».

 

Addio sarà anche con Spalletti: ma che eredità lascia questo allenatore vincente?
«Che se si riescono ad ottimizzare le qualità dei giocatori che hai a disposizione si può ancora tirar fuori qualcosa di buono. Luciano ci ha insegnato cosa vuol dire l’esaltazione dei singoli. Ma soprattutto si può continuare a vincere».

 

Ora cosa si aspetta?
«Tutto dipenderà dal gruppo. Bisogna mantenere quel livello alto sotto l’aspetto mentale. Penso a giocatori come Di Lorenzo, Zielinski, Mario Rui. Loro hanno già vissuto annate importanti pur senza vincere e mi auguro che possano portare avanti la mentalità vincente anche senza Spalletti».

 

Da napoletano cosa si aspetta per il futuro? 
«Non accontentarsi».

 

In che senso?
«È stata un’annata storica, ma non bisogna cadere nella trappola del “vabbè abbiamo vinto e uno scudetto vale per anni”... Ecco, pensare questo sarebbe un peccato per i ragazzi».

 


Per vincere si può puntare anche sui giovani napoletani?
«Non è che bisogna puntare sui giovani perché sono napoletani, ma perché sono forti. Credo sia riduttivo dire puntiamo sui giovani, ma dico che bisogna puntare su quelli che sono bravi e possono diventare fenomeni. Osimhen è la dimostrazione che un giocatore forte con fiducia può diventare fenomeno».

 

Intanto proprio quest’anno la Primavera del Napoli è retrocessa...
«Purtroppo si tratta dell’unica nota negativa della stagione. La Primavera del Napoli ha sfornato tanti talenti negli anni. Ma io credo che il problema non sia solo del Napoli, bensì più in generale dell’Italia. Ricordo di aver visto Ambrosino quando era in Primavera: pensai subito che avesse i numeri adatti per carriera. Ma anche su un talento come il suo bisogna lavorarci. Anche lui ha bisogno di migliorare. D’altra parte sta facendo parte con merito della spedizione dell’Italia al Modiale Under 20, arrivata alle semifinali. Non si arriva per caso tra le migliori quattro squadre del mondo».

 

E allora cosa bisogna fare?
«Sono convinto che i giovani forti ci siano, ma sembra quasi che non interessi a nessuno. Nella nazionale Under 20 ci sono ragazzi che da noi non giocano neanche nei loro club, e poi fanno così bene in quella che è la competizione più importante a livello giovanile».

 


Da cosa deve ripartire il Napoli di domani?
«Il calcio non si basa sui nomi. Questo deve essere il punto di partenza. Pensare di andare a comprare un giocatore affermato non so quanto conviene, si può puntare su calciatori meno conosciuti ma bravi: penso a Kim e Kvara che prima di quest’anno non li conosceva quasi nessuno. Kim giocava in Cina? È vero, ma nella mia squadra in Cina c’era Paulinho, capitano del Brasile, e c’era Talisca che in Portogallo e Turchia ha fatto la differenza. Insomma bisogna guardare sempre lontano».

 

Anche nei settori giovanili?
«Assolutamente sì. Anche perché andiamo a prendere giovani stranieri che sono cresciuti anche loro in settori giovanili: allora perché non cominciamo a far fruttare i nostri? Seguo da un po’ il mondo Primavera grazie ai miei figli e vedo cose che non hanno senso. In un momento dove c’è bisogno di risollevare il calcio italiano, la cosa peggiore da fare è non poter dare nemmeno una chance ai nostri ragazzi. Sembra quasi che l’essere italiano ti penalizzi».

 

Secondo lei qual è stata la vera forza di questo Napoli campione?
«Quelle figure come Simeone e Raspadori. Gente che entra e ti cambia le partite. Raspadori è il talento giovane sul quale punterà la Nazionale, vedere lui e Simeone partire dalla panchina fa un certo effetto. Ecco perché più che perdere un titolare mi auguro di non perdere quelli che hanno dato una mano nel momento del bisogno». 

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L'EX - Paolo Cannavaro: "Napoli, si può continuare a vincere"

di Napoli Magazine

05/06/2024 - 00:58

Paolo Cannavaro, ex difensore e capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Mattino:

 

Cosa lascia questa magica stagione del Napoli?
«Tanto, tantissimo. Emozioni, gioia. Ma delusione per qualche addio che avverrà al di là dell’allenatore».

 

Ovvero?
«Per quello che ha fatto vedere Kim, e per la clausola del suo contratto, credo si tratti di un addio pesante».

 

Addio sarà anche con Spalletti: ma che eredità lascia questo allenatore vincente?
«Che se si riescono ad ottimizzare le qualità dei giocatori che hai a disposizione si può ancora tirar fuori qualcosa di buono. Luciano ci ha insegnato cosa vuol dire l’esaltazione dei singoli. Ma soprattutto si può continuare a vincere».

 

Ora cosa si aspetta?
«Tutto dipenderà dal gruppo. Bisogna mantenere quel livello alto sotto l’aspetto mentale. Penso a giocatori come Di Lorenzo, Zielinski, Mario Rui. Loro hanno già vissuto annate importanti pur senza vincere e mi auguro che possano portare avanti la mentalità vincente anche senza Spalletti».

 

Da napoletano cosa si aspetta per il futuro? 
«Non accontentarsi».

 

In che senso?
«È stata un’annata storica, ma non bisogna cadere nella trappola del “vabbè abbiamo vinto e uno scudetto vale per anni”... Ecco, pensare questo sarebbe un peccato per i ragazzi».

 


Per vincere si può puntare anche sui giovani napoletani?
«Non è che bisogna puntare sui giovani perché sono napoletani, ma perché sono forti. Credo sia riduttivo dire puntiamo sui giovani, ma dico che bisogna puntare su quelli che sono bravi e possono diventare fenomeni. Osimhen è la dimostrazione che un giocatore forte con fiducia può diventare fenomeno».

 

Intanto proprio quest’anno la Primavera del Napoli è retrocessa...
«Purtroppo si tratta dell’unica nota negativa della stagione. La Primavera del Napoli ha sfornato tanti talenti negli anni. Ma io credo che il problema non sia solo del Napoli, bensì più in generale dell’Italia. Ricordo di aver visto Ambrosino quando era in Primavera: pensai subito che avesse i numeri adatti per carriera. Ma anche su un talento come il suo bisogna lavorarci. Anche lui ha bisogno di migliorare. D’altra parte sta facendo parte con merito della spedizione dell’Italia al Modiale Under 20, arrivata alle semifinali. Non si arriva per caso tra le migliori quattro squadre del mondo».

 

E allora cosa bisogna fare?
«Sono convinto che i giovani forti ci siano, ma sembra quasi che non interessi a nessuno. Nella nazionale Under 20 ci sono ragazzi che da noi non giocano neanche nei loro club, e poi fanno così bene in quella che è la competizione più importante a livello giovanile».

 


Da cosa deve ripartire il Napoli di domani?
«Il calcio non si basa sui nomi. Questo deve essere il punto di partenza. Pensare di andare a comprare un giocatore affermato non so quanto conviene, si può puntare su calciatori meno conosciuti ma bravi: penso a Kim e Kvara che prima di quest’anno non li conosceva quasi nessuno. Kim giocava in Cina? È vero, ma nella mia squadra in Cina c’era Paulinho, capitano del Brasile, e c’era Talisca che in Portogallo e Turchia ha fatto la differenza. Insomma bisogna guardare sempre lontano».

 

Anche nei settori giovanili?
«Assolutamente sì. Anche perché andiamo a prendere giovani stranieri che sono cresciuti anche loro in settori giovanili: allora perché non cominciamo a far fruttare i nostri? Seguo da un po’ il mondo Primavera grazie ai miei figli e vedo cose che non hanno senso. In un momento dove c’è bisogno di risollevare il calcio italiano, la cosa peggiore da fare è non poter dare nemmeno una chance ai nostri ragazzi. Sembra quasi che l’essere italiano ti penalizzi».

 

Secondo lei qual è stata la vera forza di questo Napoli campione?
«Quelle figure come Simeone e Raspadori. Gente che entra e ti cambia le partite. Raspadori è il talento giovane sul quale punterà la Nazionale, vedere lui e Simeone partire dalla panchina fa un certo effetto. Ecco perché più che perdere un titolare mi auguro di non perdere quelli che hanno dato una mano nel momento del bisogno».