Lautaro Martinez, attaccante dell'Inter, e sua moglie Agustina sono gli ospiti della quarta puntata di Mamma Dilettante 3 con Diletta Leotta. Il podcast e vodcast è disponibile su YouTube e sulle principali piattaforme di distribuzione.
LA CRESCITA DI LAUTARO COME UOMO E COME CALCIATORE
Diletta: “Dal 2018 ad oggi sei maturato tantissimo, come calciatore e come uomo. In questo processo quanto ti ha aiutato Agustina e quanto diventare papà?”
Lautaro: “Io dico sempre che ho avuto la fortuna di trovare lei. Lei mi ha tranquillizzato tanto, in tanti aspetti. Io ho sempre avuto un carattere forte e mi arrabbiavo facilmente, non parlavo con i miei genitori se perdevo o se giocavo male. Anche con lei all’inizio passavo ore senza parlare. Solo dopo la nascita dei bambini sono cambiato.”
D: “Adesso quando torni troppo arrabbiato da una partita o felice, arriva Nina e tutto torna alla normalità?”
L: “No, in realtà tutto torna alla normalità quando salgo in macchina allo stadio. Quando arrivo a casa sono un altro, perché so che ci sono altri problemi. Certo io gioco per vincere, però sai, adesso che ci sono i bambini, io lascio tutto al campo. Poi magari il giorno dopo quando vado all’allenamento sono lì, serio, se ho perso lavoro di più”.
D: “Quindi usi meglio il tempo, dividendoti nel miglior modo possibile tra figli e lavoro”
L: “Sì, nel tempo che trascorro con loro cerco di dare il mio 100%, non l’80 o il 70% perché magari sono arrabbiato dopo aver perso, per non aver fatto goal oppure perché ho sbagliato un rigore. Quelle cose le lascio in campo e quando arrivo a casa sono tutto felicità”
Augustina: “Prima quando le cose non andavano come avremmo voluto, Lautaro ed io passavamo due o tre giorni in cui non uscivamo nemmeno, restavamo in casa e lui non parlava.”
D: “Quindi hai tanta pazienza, anche, sei stata brava nel gestire questi momenti”
A: “In realtà lui è molto bravo però è anche una persona molto chiusa quindi ci vuole pazienza per fargli tirare fuori le cose. Prima non parlava e aveva tante cose dentro, poi piano piano ho cominciato a parlare di più con lui e le cose sono cambiate”.
MILANO È CASA GRAZIE AI TIFOSI DELL’INTER
Diletta: “Milano è casa un po’ per te, adesso?”
Lautaro: “Sì. Grazie al calore dei tifosi mi sono sentito a casa dal primo momento. Ci sono sicuramente tante cose simili all’Argentina e altre invece diverse. Ci abbiamo messo un po’ a capire questa cosa, però io mi sono sentito sempre a casa. Per me, ma in generale per un calciatore che arriva in un nuovo Paese, è importante sentire il calore dei tifosi o avere aiuto da tutta la gente che lavora per l’Inter. Ed e io questo l’ho avvertito dal primo giorno che sono arrivato. Questo per me è stato fondamentale, perché all’inizio non giocavo, ero giovane, quindi era importante avere questo supporto.”
L’AFFINITÀ ELETTIVA TRA DIEGO MILITO E LAUTARO MARTINEZ
Diletta: “Il giorno del tuo esordio nel Racing, sei entrato in campo al posto del principe Milito?”
Lautaro: “Sì”
D: “E lui ti ha consigliato di venire a Milano?”
L: “Sì. Quando giocavo nel Racing ho ricevuto proposte da due o tre club in Europa. L’Inter è stato quello più interessato. Ho parlato tanto con Diego (Milito), lui mi ha parlato tantissimo dell’Inter e della città. Lui mi ha sempre dato buoni consigli, anche adesso parliamo ogni settimana ed è un grande amico conosciuto grazie al calcio.”
IL NERVOSISMO DI LAUTARO NEL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO
Parlando del matrimonio.
Lautaro: “Io ero nervoso, sembrava che stesse per iniziare una partita di calcio. Anzi, ero più nervoso di quando gioco una partita”.
Diletta: “Cioè ti ha emozionato di più sposarti davanti a 100 persone che giocare una partita davanti a 80 mila tifosi?”
L: "Sì, ho sofferto tanto. Giuro, non sto scherzando. La notte prima del matrimonio e durante i preparativi non avevo nulla. Poi mentre eravamo in macchina e ci stavamo dirigendo in chiesa mi è venuto un nodo alla gola. Non riuscivo a respirare e Agustina mi guarda e mi dice: “Che succede?” e io le rispondo “Non ce la faccio”, allora lei mi chiede “Perché non ce la fai?” e io le dico che stavo per vomitare”.
A: “Sì e io gli ho risposto di non vomitarmi addosso perché ero vestita di bianco. Davvero, gli ho detto di aprire la porta se ne aveva bisogno”.
D: “È bello perché magari uno pensa che, facendo questo lavoro, abituato a stare davanti ad un pubblico di 70 o 80 mila persone, fai fatica a provare emozioni, invece è bello emozionarsi”.
L: “Il matrimonio succede una volta nella vita e lo vivi con tutte le emozioni, magari come la tua prima partita. Quando entro in campo, invece, non vedo quanta gente c’è, non penso a quanto è grande lo stadio. Per me scendere in campo è una cosa normale. ”
NON CHIAMATEMI WAGS!
Diletta: “Agustina, in un’intervista che hai rilasciato hai detto che non ti piace essere definita una WAGS”
Agustina: “No, in Argentina c’è una parola più forte che a me sinceramente non piace”
D: “Come si dice in Argentina?”
A: “Si dice Botinera, che vuol dire…”
L “Le scarpe da noi si dice “botines””
D: “Quindi sarebbe “scarpettina””
A: “Esatto. Io dico sempre che la persona che sta con un avvocato non ha un nome particolare. Insomma non ci piace molto”.
di Napoli Magazine
27/05/2024 - 17:40
Lautaro Martinez, attaccante dell'Inter, e sua moglie Agustina sono gli ospiti della quarta puntata di Mamma Dilettante 3 con Diletta Leotta. Il podcast e vodcast è disponibile su YouTube e sulle principali piattaforme di distribuzione.
LA CRESCITA DI LAUTARO COME UOMO E COME CALCIATORE
Diletta: “Dal 2018 ad oggi sei maturato tantissimo, come calciatore e come uomo. In questo processo quanto ti ha aiutato Agustina e quanto diventare papà?”
Lautaro: “Io dico sempre che ho avuto la fortuna di trovare lei. Lei mi ha tranquillizzato tanto, in tanti aspetti. Io ho sempre avuto un carattere forte e mi arrabbiavo facilmente, non parlavo con i miei genitori se perdevo o se giocavo male. Anche con lei all’inizio passavo ore senza parlare. Solo dopo la nascita dei bambini sono cambiato.”
D: “Adesso quando torni troppo arrabbiato da una partita o felice, arriva Nina e tutto torna alla normalità?”
L: “No, in realtà tutto torna alla normalità quando salgo in macchina allo stadio. Quando arrivo a casa sono un altro, perché so che ci sono altri problemi. Certo io gioco per vincere, però sai, adesso che ci sono i bambini, io lascio tutto al campo. Poi magari il giorno dopo quando vado all’allenamento sono lì, serio, se ho perso lavoro di più”.
D: “Quindi usi meglio il tempo, dividendoti nel miglior modo possibile tra figli e lavoro”
L: “Sì, nel tempo che trascorro con loro cerco di dare il mio 100%, non l’80 o il 70% perché magari sono arrabbiato dopo aver perso, per non aver fatto goal oppure perché ho sbagliato un rigore. Quelle cose le lascio in campo e quando arrivo a casa sono tutto felicità”
Augustina: “Prima quando le cose non andavano come avremmo voluto, Lautaro ed io passavamo due o tre giorni in cui non uscivamo nemmeno, restavamo in casa e lui non parlava.”
D: “Quindi hai tanta pazienza, anche, sei stata brava nel gestire questi momenti”
A: “In realtà lui è molto bravo però è anche una persona molto chiusa quindi ci vuole pazienza per fargli tirare fuori le cose. Prima non parlava e aveva tante cose dentro, poi piano piano ho cominciato a parlare di più con lui e le cose sono cambiate”.
MILANO È CASA GRAZIE AI TIFOSI DELL’INTER
Diletta: “Milano è casa un po’ per te, adesso?”
Lautaro: “Sì. Grazie al calore dei tifosi mi sono sentito a casa dal primo momento. Ci sono sicuramente tante cose simili all’Argentina e altre invece diverse. Ci abbiamo messo un po’ a capire questa cosa, però io mi sono sentito sempre a casa. Per me, ma in generale per un calciatore che arriva in un nuovo Paese, è importante sentire il calore dei tifosi o avere aiuto da tutta la gente che lavora per l’Inter. Ed e io questo l’ho avvertito dal primo giorno che sono arrivato. Questo per me è stato fondamentale, perché all’inizio non giocavo, ero giovane, quindi era importante avere questo supporto.”
L’AFFINITÀ ELETTIVA TRA DIEGO MILITO E LAUTARO MARTINEZ
Diletta: “Il giorno del tuo esordio nel Racing, sei entrato in campo al posto del principe Milito?”
Lautaro: “Sì”
D: “E lui ti ha consigliato di venire a Milano?”
L: “Sì. Quando giocavo nel Racing ho ricevuto proposte da due o tre club in Europa. L’Inter è stato quello più interessato. Ho parlato tanto con Diego (Milito), lui mi ha parlato tantissimo dell’Inter e della città. Lui mi ha sempre dato buoni consigli, anche adesso parliamo ogni settimana ed è un grande amico conosciuto grazie al calcio.”
IL NERVOSISMO DI LAUTARO NEL GIORNO DEL SUO MATRIMONIO
Parlando del matrimonio.
Lautaro: “Io ero nervoso, sembrava che stesse per iniziare una partita di calcio. Anzi, ero più nervoso di quando gioco una partita”.
Diletta: “Cioè ti ha emozionato di più sposarti davanti a 100 persone che giocare una partita davanti a 80 mila tifosi?”
L: "Sì, ho sofferto tanto. Giuro, non sto scherzando. La notte prima del matrimonio e durante i preparativi non avevo nulla. Poi mentre eravamo in macchina e ci stavamo dirigendo in chiesa mi è venuto un nodo alla gola. Non riuscivo a respirare e Agustina mi guarda e mi dice: “Che succede?” e io le rispondo “Non ce la faccio”, allora lei mi chiede “Perché non ce la fai?” e io le dico che stavo per vomitare”.
A: “Sì e io gli ho risposto di non vomitarmi addosso perché ero vestita di bianco. Davvero, gli ho detto di aprire la porta se ne aveva bisogno”.
D: “È bello perché magari uno pensa che, facendo questo lavoro, abituato a stare davanti ad un pubblico di 70 o 80 mila persone, fai fatica a provare emozioni, invece è bello emozionarsi”.
L: “Il matrimonio succede una volta nella vita e lo vivi con tutte le emozioni, magari come la tua prima partita. Quando entro in campo, invece, non vedo quanta gente c’è, non penso a quanto è grande lo stadio. Per me scendere in campo è una cosa normale. ”
NON CHIAMATEMI WAGS!
Diletta: “Agustina, in un’intervista che hai rilasciato hai detto che non ti piace essere definita una WAGS”
Agustina: “No, in Argentina c’è una parola più forte che a me sinceramente non piace”
D: “Come si dice in Argentina?”
A: “Si dice Botinera, che vuol dire…”
L “Le scarpe da noi si dice “botines””
D: “Quindi sarebbe “scarpettina””
A: “Esatto. Io dico sempre che la persona che sta con un avvocato non ha un nome particolare. Insomma non ci piace molto”.