All'indomani della quarta sconfitta nelle prime nove gare stagionali (due in campionato e due in Champions), curiosamente stesso ruolino di marcia di Lopetegui con il West Ham, a Casa Milan tutto tace. Sul futuro di Paulo Fonseca non filtra un fiato: qualche sussurro e niente più, come se l'allenatore non fosse in questo momento centrale o un argomento da trattare. E il punto è proprio questo. La triade milanista - Furlani, Moncada e Ibrahimovic - per una volta viaggia decisamente nella stessa direzione: Fonseca, per ora, non si tocca. Sono i giocatori, colpevoli di un atteggiamento non all'altezza, a dover dare risposte precise e immediate. Tutti, nessuno escluso. Anche perché dentro la sconfitta di Firenze c'è stato proprio tutto il possibile: dall'aggressività molto rivedibile all'autogestione sui rigori fino agli errori personali e al nervosismo costato il rosso a Theo Hernandez dopo il triplice fischio. Un'esibizione fuori norma e fuori logica, inaccettabile e immatura. Grave, in una sola parola.
Non che Fonseca sia stato del tutto assolto, sia chiaro. Alcune sue scelte hanno certamente destato perplessità (perché le sostituzioni di Leao e Pulisic?) e contribuiscono ad allontanare la squadra, o parte della squadra, dal tecnico portoghese. E' vero però che i rigori non li ha tirati lui e che il clamoroso svarione di Tomori in occasione del gol partita di Gudmundsson non fa parte di uno di quei momenti di una partita che si possono studiare a tavolino. Per dirla diversamente, se salti a vuoto e prendi gol sul rinvio del portiere, beh, non è più questione di correggere la tattica, ma di capire quale sia il livello tecnico dei giocatori.
In fondo, però, anche queste "debolezze" passano in questo momento in secondo piano. La dirigenza rossonera si chiede semmai come sia possibile questa evidente autogestione e se vi sia uno scollamento reale e importante tra le idee di Fonseca e quelle della squadra. Squadra che a volte sembra al fianco del suo tecnico, altre volte sembra andare per la propria strada. Atteggiamento e concentrazione sono l'altro lato di questa medaglia. Il comportamento di Theo, per parlare solamente di quello maggiormente evidente, non è affatto piaciuto, ma quasi nessuno dei giocatori scesi in campo a Firenze si è salvato. Gabbia, certamente. In parte Pulisic. Fofana e Maignan. In alcuni momenti della partita - sempre troppo pochi - Rafa Leao. Per il resto, nulla da segnalare o quasi.
Per questo da Ibra a Moncada, passando per Furlani, questa volta il focus si sposta decisamente sulla squadra. Disattenzioni e mancanza di professionalità non saranno più tollerate. E al tecnico sarà confermata nuovamente la fiducia. Almeno fino alla prossima volta (la pausa di novembre potrebbe essere il momento buono per un primo bilancio) e a meno di cambi improvvisi di scena. Perché quando tutto tace, a volte, qualcosa si muove. E tutto diventa improvvisamente possibile.
di Napoli Magazine
07/10/2024 - 23:53
All'indomani della quarta sconfitta nelle prime nove gare stagionali (due in campionato e due in Champions), curiosamente stesso ruolino di marcia di Lopetegui con il West Ham, a Casa Milan tutto tace. Sul futuro di Paulo Fonseca non filtra un fiato: qualche sussurro e niente più, come se l'allenatore non fosse in questo momento centrale o un argomento da trattare. E il punto è proprio questo. La triade milanista - Furlani, Moncada e Ibrahimovic - per una volta viaggia decisamente nella stessa direzione: Fonseca, per ora, non si tocca. Sono i giocatori, colpevoli di un atteggiamento non all'altezza, a dover dare risposte precise e immediate. Tutti, nessuno escluso. Anche perché dentro la sconfitta di Firenze c'è stato proprio tutto il possibile: dall'aggressività molto rivedibile all'autogestione sui rigori fino agli errori personali e al nervosismo costato il rosso a Theo Hernandez dopo il triplice fischio. Un'esibizione fuori norma e fuori logica, inaccettabile e immatura. Grave, in una sola parola.
Non che Fonseca sia stato del tutto assolto, sia chiaro. Alcune sue scelte hanno certamente destato perplessità (perché le sostituzioni di Leao e Pulisic?) e contribuiscono ad allontanare la squadra, o parte della squadra, dal tecnico portoghese. E' vero però che i rigori non li ha tirati lui e che il clamoroso svarione di Tomori in occasione del gol partita di Gudmundsson non fa parte di uno di quei momenti di una partita che si possono studiare a tavolino. Per dirla diversamente, se salti a vuoto e prendi gol sul rinvio del portiere, beh, non è più questione di correggere la tattica, ma di capire quale sia il livello tecnico dei giocatori.
In fondo, però, anche queste "debolezze" passano in questo momento in secondo piano. La dirigenza rossonera si chiede semmai come sia possibile questa evidente autogestione e se vi sia uno scollamento reale e importante tra le idee di Fonseca e quelle della squadra. Squadra che a volte sembra al fianco del suo tecnico, altre volte sembra andare per la propria strada. Atteggiamento e concentrazione sono l'altro lato di questa medaglia. Il comportamento di Theo, per parlare solamente di quello maggiormente evidente, non è affatto piaciuto, ma quasi nessuno dei giocatori scesi in campo a Firenze si è salvato. Gabbia, certamente. In parte Pulisic. Fofana e Maignan. In alcuni momenti della partita - sempre troppo pochi - Rafa Leao. Per il resto, nulla da segnalare o quasi.
Per questo da Ibra a Moncada, passando per Furlani, questa volta il focus si sposta decisamente sulla squadra. Disattenzioni e mancanza di professionalità non saranno più tollerate. E al tecnico sarà confermata nuovamente la fiducia. Almeno fino alla prossima volta (la pausa di novembre potrebbe essere il momento buono per un primo bilancio) e a meno di cambi improvvisi di scena. Perché quando tutto tace, a volte, qualcosa si muove. E tutto diventa improvvisamente possibile.