Haiti torna a disputare il Mondiale di calcio, per la seconda volta nella sua travagliata storia. La prima risale al 1974, paese ospitante l'allora Germania Ovest. Contro ogni pronostico, si era qualificata sotto la guida di un allenatore triestino, Ettore Trevisan. Il 15 giugno, all'Olympiastadion di Monaco, in panchina sedeva però l'haitiano Antoine Tassy. Nel frattempo Trevisan era stato esonerato. I 'boomer' quella partita se la ricorda bene. Ci si aspettava il successo di goleada. Invece il primo tempo terminò 0-0. E dopo un paio di minuti della ripresa ad andare a segno furono loro, in contropiede, con lo sconosciuto Emmanuel Sanon. Alla fine, gli azzurri di Valcareggi - mandato platealmente a quel paese da Chinaglia al momento della sostituzione - vinsero 3-1. Haiti uscì di scena con zero punti. Ma Sanon aveva interrotto l'imbattibilità di Dino Zoff che durava da 1143 minuti. L'1-1 con l'Argentina ed il ko (2-0) con la Polonia rimanderanno presto a casa Rivera e compagni. Su quella disastrosa spedizione Giovanni Arpino avrebbe scritto un libro: 'Azzurro tenebra'. Chissà come il saggista e poeta fotograferebbe la situazione di oggi, quando per la terza edizione consecutiva saranno gli spareggi e decidere la sorte dell'Italia. Intanto, il suo posto se l'é guadagnato la piccola isola caraibica. Grazie allo 0-0 tra Costa Rica e Honduras ed al 2-0 sul Nicaragua, che le ha permesso di conquistare il primo posto nel gruppo C della Concacaf. Louicius Don Deedson, attaccante di Dallas, ha aperto le marcature all'11'. Ruben Providence, giocatore dell'Almere City (seconda divisione olandese), nel recupero ha firmato la qualificazione. E scatenato la festa nei bar della capitale Port-Au-Prince degli haitiani. Un traguardo nel calcio che porta un po' di gioia in un Paese afflitto da un quadro interno disastroso, reso apocalittico dopo il terremoto del 2010. Tra bande armate che imperversano - come quella potentissima guidata dal bandito soprannominato 'Barbecue', per l'abitudine di rosolare sulla graticola gli avversari - ed una popolazione stremata dalla fame (oltre il 60% vive sotto la soglia di povertà). E una crisi umanitaria che investe molto i bambini, reclutati, uccisi, mutilati. Le partite casalinghe Haiti le ha giocate a 800 chilometri di distanza, a Curaçao. L'uomo del miracolo è Sebastien Migné, francese, 52 anni. Sembra incredibile, ma non é mai stato ad Haiti da quando ha preso l'incarico di ct, 18 mesi fa. "E' impossibile, troppo pericoloso. Di solito vivo nei paesi in cui lavoro, ma qui non posso. Non ci sono più voli internazionali che arrivano lì", ha spiegato il tecnico. Migné ha telecomandato la squadra - composta interamente da giocatori residenti all'estero, compreso il centrocampista francese del Wolverhampton Jean-Ricner Bellegarde - sempre da remoto, affidandosi a telefonate e rapporti dei dirigenti della federazione per decidere tutto, dalle convocazioni agli allenamenti. Prima ha girato l'Africa sulle panchine, tra le altre, di Togo, Congo, Kenia. E' stato vice del Camerun all'ultimo Mondiale. Ora spera di convincere l'attaccante del Sunderland Wilson Isidor, nato in Francia da genitori haitiani, ad unirsi all'avventura nordamericana.
di Napoli Magazine
19/11/2025 - 14:09
Haiti torna a disputare il Mondiale di calcio, per la seconda volta nella sua travagliata storia. La prima risale al 1974, paese ospitante l'allora Germania Ovest. Contro ogni pronostico, si era qualificata sotto la guida di un allenatore triestino, Ettore Trevisan. Il 15 giugno, all'Olympiastadion di Monaco, in panchina sedeva però l'haitiano Antoine Tassy. Nel frattempo Trevisan era stato esonerato. I 'boomer' quella partita se la ricorda bene. Ci si aspettava il successo di goleada. Invece il primo tempo terminò 0-0. E dopo un paio di minuti della ripresa ad andare a segno furono loro, in contropiede, con lo sconosciuto Emmanuel Sanon. Alla fine, gli azzurri di Valcareggi - mandato platealmente a quel paese da Chinaglia al momento della sostituzione - vinsero 3-1. Haiti uscì di scena con zero punti. Ma Sanon aveva interrotto l'imbattibilità di Dino Zoff che durava da 1143 minuti. L'1-1 con l'Argentina ed il ko (2-0) con la Polonia rimanderanno presto a casa Rivera e compagni. Su quella disastrosa spedizione Giovanni Arpino avrebbe scritto un libro: 'Azzurro tenebra'. Chissà come il saggista e poeta fotograferebbe la situazione di oggi, quando per la terza edizione consecutiva saranno gli spareggi e decidere la sorte dell'Italia. Intanto, il suo posto se l'é guadagnato la piccola isola caraibica. Grazie allo 0-0 tra Costa Rica e Honduras ed al 2-0 sul Nicaragua, che le ha permesso di conquistare il primo posto nel gruppo C della Concacaf. Louicius Don Deedson, attaccante di Dallas, ha aperto le marcature all'11'. Ruben Providence, giocatore dell'Almere City (seconda divisione olandese), nel recupero ha firmato la qualificazione. E scatenato la festa nei bar della capitale Port-Au-Prince degli haitiani. Un traguardo nel calcio che porta un po' di gioia in un Paese afflitto da un quadro interno disastroso, reso apocalittico dopo il terremoto del 2010. Tra bande armate che imperversano - come quella potentissima guidata dal bandito soprannominato 'Barbecue', per l'abitudine di rosolare sulla graticola gli avversari - ed una popolazione stremata dalla fame (oltre il 60% vive sotto la soglia di povertà). E una crisi umanitaria che investe molto i bambini, reclutati, uccisi, mutilati. Le partite casalinghe Haiti le ha giocate a 800 chilometri di distanza, a Curaçao. L'uomo del miracolo è Sebastien Migné, francese, 52 anni. Sembra incredibile, ma non é mai stato ad Haiti da quando ha preso l'incarico di ct, 18 mesi fa. "E' impossibile, troppo pericoloso. Di solito vivo nei paesi in cui lavoro, ma qui non posso. Non ci sono più voli internazionali che arrivano lì", ha spiegato il tecnico. Migné ha telecomandato la squadra - composta interamente da giocatori residenti all'estero, compreso il centrocampista francese del Wolverhampton Jean-Ricner Bellegarde - sempre da remoto, affidandosi a telefonate e rapporti dei dirigenti della federazione per decidere tutto, dalle convocazioni agli allenamenti. Prima ha girato l'Africa sulle panchine, tra le altre, di Togo, Congo, Kenia. E' stato vice del Camerun all'ultimo Mondiale. Ora spera di convincere l'attaccante del Sunderland Wilson Isidor, nato in Francia da genitori haitiani, ad unirsi all'avventura nordamericana.