Calcio
NEWS - Abodi firma la svolta, ora i contratti sportivi potranno durare fino a otto anni
22.06.2025 15:33 di Napoli Magazine

Il mondo del calcio professionistico italiano è pronto a voltare pagina. Una piccola parola, un grande cambiamento: da “cinque” a “otto”. È quanto prevede il nuovo Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, fortemente sostenuto dal Ministro dello Sport Andrea Abodi, con l’obiettivo di modernizzare – finalmente – il sistema dei rapporti di lavoro sportivo. Basta andare a leggere il punto 4, lettera b, dell’articolo 11 del decreto: ora il vincolo massimo per un contratto sportivo professionistico potrà arrivare a otto anni. Una novità epocale, che manda in soffitta la durata massima dei contratti fissata a cinque stagioni, in vigore dalla storica legge 91 del 1981. Con questa mossa, le società avranno la possibilità di blindare i loro tesserati molto più a lungo, trasformando i contratti in veri e propri asset patrimoniali. Otto anni significano anche ammortamenti più lunghi nei bilanci, più margine di manovra sugli investimenti, e una maggiore stabilità nei progetti sportivi. Ma non è finita qui. Il decreto apre la porta anche al ritorno delle cosiddette “bandiere”: quei calciatori-simbolo che per anni hanno incarnato l’identità di un club. “Con otto anni di contratto – si ragiona negli ambienti sportivi – sarà più facile vedere un legame duraturo, solido, tra calciatore e tifoseria. Un investimento tecnico ma anche umano e d’immagine”. E questo potrebbe aumentare anche l’appeal dei club italiani verso giovani talenti o top player da blindare. Il vero nodo, però, si sposta adesso a livello internazionale. La FIFA – che con l’art. 17 del proprio regolamento consente oggi ad un calciatore di liberarsi dopo due o tre stagioni, semplicemente con un indennizzo – dovrà necessariamente adeguare le proprie regole. Altrimenti si rischia uno squilibrio: otto anni di contratto, sì, ma svincoli facili dopo appena due. Ipotesi sul tavolo? Periodo protetto a 4 anni per gli over 28, a 5 per gli under, o una formula legata a percentuali della durata. Di certo, cambia tutto anche nei rapporti di forza: le società riacquistano centralità, meno potere agli agenti e ai calciatori che cercano la “fuga” facile dopo una buona annata. Con questa riforma – una volta recepita a pieno regime – non basterà più pagare per rompere un contratto: servono motivazioni valide, altrimenti scatteranno squalifiche e sanzioni anche pesanti.

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NEWS - Abodi firma la svolta, ora i contratti sportivi potranno durare fino a otto anni

di Napoli Magazine

22/06/2025 - 15:33

Il mondo del calcio professionistico italiano è pronto a voltare pagina. Una piccola parola, un grande cambiamento: da “cinque” a “otto”. È quanto prevede il nuovo Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, fortemente sostenuto dal Ministro dello Sport Andrea Abodi, con l’obiettivo di modernizzare – finalmente – il sistema dei rapporti di lavoro sportivo. Basta andare a leggere il punto 4, lettera b, dell’articolo 11 del decreto: ora il vincolo massimo per un contratto sportivo professionistico potrà arrivare a otto anni. Una novità epocale, che manda in soffitta la durata massima dei contratti fissata a cinque stagioni, in vigore dalla storica legge 91 del 1981. Con questa mossa, le società avranno la possibilità di blindare i loro tesserati molto più a lungo, trasformando i contratti in veri e propri asset patrimoniali. Otto anni significano anche ammortamenti più lunghi nei bilanci, più margine di manovra sugli investimenti, e una maggiore stabilità nei progetti sportivi. Ma non è finita qui. Il decreto apre la porta anche al ritorno delle cosiddette “bandiere”: quei calciatori-simbolo che per anni hanno incarnato l’identità di un club. “Con otto anni di contratto – si ragiona negli ambienti sportivi – sarà più facile vedere un legame duraturo, solido, tra calciatore e tifoseria. Un investimento tecnico ma anche umano e d’immagine”. E questo potrebbe aumentare anche l’appeal dei club italiani verso giovani talenti o top player da blindare. Il vero nodo, però, si sposta adesso a livello internazionale. La FIFA – che con l’art. 17 del proprio regolamento consente oggi ad un calciatore di liberarsi dopo due o tre stagioni, semplicemente con un indennizzo – dovrà necessariamente adeguare le proprie regole. Altrimenti si rischia uno squilibrio: otto anni di contratto, sì, ma svincoli facili dopo appena due. Ipotesi sul tavolo? Periodo protetto a 4 anni per gli over 28, a 5 per gli under, o una formula legata a percentuali della durata. Di certo, cambia tutto anche nei rapporti di forza: le società riacquistano centralità, meno potere agli agenti e ai calciatori che cercano la “fuga” facile dopo una buona annata. Con questa riforma – una volta recepita a pieno regime – non basterà più pagare per rompere un contratto: servono motivazioni valide, altrimenti scatteranno squalifiche e sanzioni anche pesanti.