Ai microfoni di Calcio Time, trasmissione a cura della redazione di EuropaCalcio.it, è intervenuto Carlo Nicolini, ex preparatore e dirigente attualmente svincolato. In compagnia del graditissimo ospite, abbiamo trattato diversi temi: dal possibile ritorno in Italia di Roberto De Zerbi, allenatore con il quale ha collaborato allo Shakhtar, ai singoli quali Neres, Dovbyk e Yildiz.
Sul passato al Galatasaray e al Besiktas: “Due grandissime squadre: nella mia carriera, ho avuto la fortuna di vincere titoli sia con una, che con l’altra squadra. Con il Galatasaray, il campionato della stella, mentre con il Besiktas lo Scudetto del centenario, del quale custodisco un bellissimo ricordo. In generale, l’atmosfera dello stadio del Galatasaray è incredibile e penso sia l’ambiente più caldo al mondo. Ho avuto modo di calcare diversi stadi, anche i più importanti al mondo, ma in casa del Galatasaray parti già in vantaggio 1-0″.
Non a caso, in quell’anno, registrammo 17 vittorie su altrettante partite tra le mura di questo pubblico clamoroso. L’amore col Besiktas è stato diverso, ma comunque molto, molto intenso: mi ha dato la consapevolezza che potevo stare nel mondo del calcio; il fatto che la rosa fosse composta da calciatori che parlavano anche italiano, mi aveva agevolato molto. Porto entrambe le esperienze nel cuore e il fatto che avessero chiamato il sottoscritto e Lucescu per rifondare la Nazionale turca, è motivo di grande onore. Un terzo del mio cuore è in Turchia, insieme all’Ucraina e all’Italia”.
Su un possibile contatto con Razvan Lucescu, figlio di Mircea e allenatore del PAOK: “Abbiamo un ottimo rapporto, siamo anche quasi coetanei. Si è sempre servito di collaboratori italiani nei propri staff e lo stesso Mircea aveva prospettato l’ipotesi di lavorare con suo figlio Razvan, una volta interrotta la nostra collaborazione. In generale, non ho nessuna preclusione su questa possibilità e sarei più che disponibile a qualsiasi tipo di confronto, ma credo abbia lo staff al completo: i risultati che sta ottenendo lo dimostrano”.
Su De Zerbi: “Lui ha sempre ribadito di voler tornare in Italia, ma a patto che ci sia un progetto duraturo e ben definito. Una società deve credere fermamente nel suo operato e deve lasciargli il tempo di poter incidere; ha le idee chiarissime, il suo punto di forza sta nel farsi seguire da tutti e lo dimostra il fatto che nessun calciatore si sia espresso negativamente sul suo conto. Al momento, in Serie A ci sarebbe bisogno di un allenatore del suo carisma, della sua grande esperienza nonostante la giovane età”.
“A differenza di altri contesti – prosegue Nicolini – mette in discussione anche il proprio lavoro ed è pronto a fare un passo indietro se sente di essere un problema dell’ambiente. La sua grande capacità e il suo pragmatismo lo portano a pensare di dover ambire a un progetto importante e nel quale si senta coinvolto in tutto e per tutto. Non è da sottovalutare la valorizzazione della rosa anche dal punto di vista economico”.
Su David Neres e dell’impatto con il calcio italiano: “Allo Shakhtar avevamo calciatori già molto importanti, ma decidemmo di puntare sulla grandissima qualità di Neres, convinti che la rosa potesse essere ancor più completa e forte, credibile anche a livello europeo. Il fatto stesso di riuscire a portare un calciatore in Ucraina dall’Ajax, reduce dalla semifinale di Champions League, significa aver lavorato alla grande anche a livello di coinvolgimento nel progetto. Il calciatore ha qualità importantissime e potrà emergere ancor di più in futuro”.
Sulla Juventus e una considerazione su Yildiz e Koopmeiners: “Squadra in crisi di identità e risultati ma, a differenza del contesto Milan, credo sia più semplice individuare i problemi e andare a risolverli. Probabilmente, i troppi infortuni stanno incidendo sul rendimento della squadra e il mercato di gennaio può consolidare la squadra a livello di competitività”.
“Credo sia facilmente intuibile in quali aspetti migliorare i risultati. Koopmeiners ha grandissimi valori, credo possa consacrarsi ulteriormente alla Juventus, ma al momento non riesce a incidere per determinati motivi. Lasciare l’Atalanta non è semplice, in quanto si tratta di un contesto che esalta il collettivo e non il singolo. Spesso, infatti, quando un calciatore lascia Bergamo non riesce a lasciare il segno se non supportato dalla squadra, proprio perché il contesto Atalanta funziona a prescindere dagli interpreti. In un top club, non sempre avviene. Yildiz è un calciatore importante, di grande qualità e sono sicurissimo potrà emergere. Ci sono momenti in cui non trova molto spazio, ma la tecnica non si discute e lo ritengo tra i calciatori più talentuosi dell’intero movimento turco”.
Su Dovbyk e la Roma: “Grande lavoratore, può consacrarsi anche in Italia. Purtroppo, paga lo scotto di una valutazione elevata, che comunque è figlia delle qualità dimostrate in Spagna. Le aspettative sono troppo alte e in un ambiente complicato come quello attuale della Roma, fanno mettere in discussione lo stesso calciatore. Nel momento in cui si verificano le rivoluzioni, come quelle che attendono la Roma, potrebbe pagarne anche chi non dovrebbe rientrare in queste situazioni. Io ritengo non ci siano tanti attaccanti con determinate caratteristiche tecniche: lo stesso Retegui sarebbe in serie difficoltà in questo contesto”.
di Napoli Magazine
17/12/2024 - 00:46
Ai microfoni di Calcio Time, trasmissione a cura della redazione di EuropaCalcio.it, è intervenuto Carlo Nicolini, ex preparatore e dirigente attualmente svincolato. In compagnia del graditissimo ospite, abbiamo trattato diversi temi: dal possibile ritorno in Italia di Roberto De Zerbi, allenatore con il quale ha collaborato allo Shakhtar, ai singoli quali Neres, Dovbyk e Yildiz.
Sul passato al Galatasaray e al Besiktas: “Due grandissime squadre: nella mia carriera, ho avuto la fortuna di vincere titoli sia con una, che con l’altra squadra. Con il Galatasaray, il campionato della stella, mentre con il Besiktas lo Scudetto del centenario, del quale custodisco un bellissimo ricordo. In generale, l’atmosfera dello stadio del Galatasaray è incredibile e penso sia l’ambiente più caldo al mondo. Ho avuto modo di calcare diversi stadi, anche i più importanti al mondo, ma in casa del Galatasaray parti già in vantaggio 1-0″.
Non a caso, in quell’anno, registrammo 17 vittorie su altrettante partite tra le mura di questo pubblico clamoroso. L’amore col Besiktas è stato diverso, ma comunque molto, molto intenso: mi ha dato la consapevolezza che potevo stare nel mondo del calcio; il fatto che la rosa fosse composta da calciatori che parlavano anche italiano, mi aveva agevolato molto. Porto entrambe le esperienze nel cuore e il fatto che avessero chiamato il sottoscritto e Lucescu per rifondare la Nazionale turca, è motivo di grande onore. Un terzo del mio cuore è in Turchia, insieme all’Ucraina e all’Italia”.
Su un possibile contatto con Razvan Lucescu, figlio di Mircea e allenatore del PAOK: “Abbiamo un ottimo rapporto, siamo anche quasi coetanei. Si è sempre servito di collaboratori italiani nei propri staff e lo stesso Mircea aveva prospettato l’ipotesi di lavorare con suo figlio Razvan, una volta interrotta la nostra collaborazione. In generale, non ho nessuna preclusione su questa possibilità e sarei più che disponibile a qualsiasi tipo di confronto, ma credo abbia lo staff al completo: i risultati che sta ottenendo lo dimostrano”.
Su De Zerbi: “Lui ha sempre ribadito di voler tornare in Italia, ma a patto che ci sia un progetto duraturo e ben definito. Una società deve credere fermamente nel suo operato e deve lasciargli il tempo di poter incidere; ha le idee chiarissime, il suo punto di forza sta nel farsi seguire da tutti e lo dimostra il fatto che nessun calciatore si sia espresso negativamente sul suo conto. Al momento, in Serie A ci sarebbe bisogno di un allenatore del suo carisma, della sua grande esperienza nonostante la giovane età”.
“A differenza di altri contesti – prosegue Nicolini – mette in discussione anche il proprio lavoro ed è pronto a fare un passo indietro se sente di essere un problema dell’ambiente. La sua grande capacità e il suo pragmatismo lo portano a pensare di dover ambire a un progetto importante e nel quale si senta coinvolto in tutto e per tutto. Non è da sottovalutare la valorizzazione della rosa anche dal punto di vista economico”.
Su David Neres e dell’impatto con il calcio italiano: “Allo Shakhtar avevamo calciatori già molto importanti, ma decidemmo di puntare sulla grandissima qualità di Neres, convinti che la rosa potesse essere ancor più completa e forte, credibile anche a livello europeo. Il fatto stesso di riuscire a portare un calciatore in Ucraina dall’Ajax, reduce dalla semifinale di Champions League, significa aver lavorato alla grande anche a livello di coinvolgimento nel progetto. Il calciatore ha qualità importantissime e potrà emergere ancor di più in futuro”.
Sulla Juventus e una considerazione su Yildiz e Koopmeiners: “Squadra in crisi di identità e risultati ma, a differenza del contesto Milan, credo sia più semplice individuare i problemi e andare a risolverli. Probabilmente, i troppi infortuni stanno incidendo sul rendimento della squadra e il mercato di gennaio può consolidare la squadra a livello di competitività”.
“Credo sia facilmente intuibile in quali aspetti migliorare i risultati. Koopmeiners ha grandissimi valori, credo possa consacrarsi ulteriormente alla Juventus, ma al momento non riesce a incidere per determinati motivi. Lasciare l’Atalanta non è semplice, in quanto si tratta di un contesto che esalta il collettivo e non il singolo. Spesso, infatti, quando un calciatore lascia Bergamo non riesce a lasciare il segno se non supportato dalla squadra, proprio perché il contesto Atalanta funziona a prescindere dagli interpreti. In un top club, non sempre avviene. Yildiz è un calciatore importante, di grande qualità e sono sicurissimo potrà emergere. Ci sono momenti in cui non trova molto spazio, ma la tecnica non si discute e lo ritengo tra i calciatori più talentuosi dell’intero movimento turco”.
Su Dovbyk e la Roma: “Grande lavoratore, può consacrarsi anche in Italia. Purtroppo, paga lo scotto di una valutazione elevata, che comunque è figlia delle qualità dimostrate in Spagna. Le aspettative sono troppo alte e in un ambiente complicato come quello attuale della Roma, fanno mettere in discussione lo stesso calciatore. Nel momento in cui si verificano le rivoluzioni, come quelle che attendono la Roma, potrebbe pagarne anche chi non dovrebbe rientrare in queste situazioni. Io ritengo non ci siano tanti attaccanti con determinate caratteristiche tecniche: lo stesso Retegui sarebbe in serie difficoltà in questo contesto”.